Chi era Domenico Guerrisi, morto di nazifascismo

di Mauro Sonzini (*)

Domenico Rocco Guerrisi nasce da papà Vincenzo e da mamma Concetta Pronestì alle ore 13 di venerdì 26 agosto 1921 a Polistena in provincia di Reggio Calabria dove abita in via Timpa 251.

Domenico esercita professione di lavoratore agricolo2.

Sabato 18 maggio 1940 il diciottenne Domenico sposa la sarda Concetta Dieni3.

Nel 1941 al circa ventenne Domenico nasce il primo figlio Vincenzo che però muore nel suo primo anno di vita4.

Giovedì 30 aprile 1942 al quasi ventunenne Domenico nasce il secondo figlio Francesco5.

Negli ultimi mesi del 1942 il ventunenne Domenico viene chiamato alle armi e inquadrato come soldato nel 52° reparto servizi del 52° reggimento artiglieria della divisione fanteria “Torino”6, al momento impegnata in Russia nell’ARMIR (Armata Italiana in Russia).

Dopo qualche tempo, probabilmente mercoledì 9 dicembre 1942 a Bolzano7, forse preso dalla nostalgia della famiglia o magari temendo l’invio in Russia, il ventunenne soldato Domenico fugge verso casa ma viene fermato, arrestato e messo in prigione8. Occorre considerare che per molti giovani il servizio militare costituiva la prima occasione di consistente lontananza da casa, resa in questi anni ancor più gravosa da difficoltà e pericoli ingenerati dalla guerra in corso. Oltre che diserzione il ventunenne Domenico sarà accusato di insubordinazione: è probabile che Domenico reagisca o rifiuti un ordine. Chiarimenti possono emergere dagli atti processuali.

Martedì 12 gennaio 1943 il ventunenne Domenico invia una cartolina postale allo zio Francesco Mercuri che abita anch’egli in via Timpa9.

 

Vi si legge:

Bolzano li 12-1-43

Carissimo zio, vi do notizia della mia ottima salute, e così spero sentire da voi e parenti. Vi do purtroppo una notizia poco allegra, cioè che mi trovo in prigione denunziato il perché sono scapato a casa. Vi prego da casa di spedirmi un po’ di moneta, perché mi trovo senza un soldo, e non so neanche quando mi condurranno al carcere giudiziario. Basta, porgete i miei più cari saluti in famiglia da me vi ricevete i più affettuosi abbracci, e sono vostro aff.so nipote. Guerrisi Domenico”.

Da successivi documenti in Germania però Domenico risulterebbe analfabeta al punto da firmar formulari con la croce. Sarebbe perciò possibile, come in quegli anni avveniva non di rado, che tale lettera sia stata scritta, magari sotto sua dettatura, da un conoscente. Ciò non esclude tuttavia, come ritiene il nipote Vincenzo10, che in tale occasione egli abbia scelto di passare per analfabeta e pertanto questa lettera potrebbe esser stata scritta di suo pugno.

Di certo interesse risultano anche i dati del mittente che evidenziano inquadramento militare differente da quello segnalato: a dimostrazione della destinazione prevista, nel nome del battaglione di riferimento spicca la denominazione “Armir”.

Mercoledì 31 marzo 1943 il ventunenne Domenico viene condannato dal tribunale territoriale di guerra di Verona per i reati di diserzione e insubordinazione a sei anni e sei mesi11. Domenico viene quindi recluso nel carcere militare di Gaeta12.

Domenica 23 maggio 1943 in carcere a Gaeta il ventunenne Domenico incontra il trentunenne ennese di Piazza Armerina Filippo Monasteri13.

Domenica 1° agosto 1943 molti detenuti sono trasferiti in treno dal carcere militare di Gaeta a quello di Peschiera del Garda, dal febbraio 1943 entrato in funzione nella caserma XXX maggio e già riempito da circa un migliaio di detenuti ribellatisi l’anno prima nel romano forte Boccea. A Bologna, lungo il tragitto, il convoglio è attaccato dall’ennesimo bombardamento alleato: nessuno pare prendersi cura dei detenuti, poco contano le loro vite. Riferisce il ventinovenne novarese nato nella foggiana Bovino Marco Apruzzese: “Volevano lasciarci sui treni. Ma, anche se con una mano legata e l’altra no, abbiamo reclamato tutti, o slegarci o portarci in qualche ricovero. Così, dopo un po’, hanno preso la decisione di portarci in un ricovero14. L’ennese di Piazza Armerina Filippo Monasteri scrive d’aver compiuto lunedì 2 agosto 1943 insieme a Domenico il trasferimento Gaeta-Peschiera del Garda: é probabile che si tratti dello stesso viaggio, forse intercorrono più giorni fra partenza e arrivo15.

Mercoledì 8 settembre 1943 almeno inizialmente all’annuncio dell’armistizio italiano la notizia dell’armistizio induce un’atmosfera d’allegria e festa anche nel carcere militare di Peschiera del Garda: nel vento risuonano le campane e gli animi s’aprono alla speranza. “Anche se la guerra continuava, speravamo in una rapida conclusione grazie all’avanzata degli americani da sud ammette il ventenne bersagliere carpigiano Adamo Salati di guardia al carcere16. Anche fra i detenuti s’aprono speranze: il parroco, più probabilmente il ventinovenne cappellano sloveno di S. Pietro di Madrasso don Alessandro Mettigli che è pure ufficiale dell’esercito, li rassicura che usciranno tutti, devono star calmi e uniti17. Ma il comandante del carcere tenente colonnello Strada avrebbe ribattuto: “Ragazzi, state calmi che il momento è brutto. Noi non possiamo prendere nessunissima decisione se non viene dai superiori. Perciò non mettetevi in testa che possiamo liberarvi”. E fa accrescere la sorveglianza esterna e rinforzare con catene i cancelli18.

Giovedì 9 settembre 1943 subito dopo la colazione l’ansia individuale per l’imminente arrivo dei nazisti si fa esigenza collettiva e, dopo il rifiuto opposto, fra i detenuti s’innesca la rivolta. Melodia ricostruisce: “La massa di detenuti si lanciò contro il cancello principale, un altro gruppo corse verso quello secondario, situato subito a fianco dell’abitazione del comandante, lo sfondò con l’aiuto di un’ascia prelevata in cucina da un graduato milanese. Ma il cancello grande non cedette all’assalto disordinato mentre i pochissimi ch’erano riusciti a varcare quello secondario, furono quasi tutti bloccati dai drappelli attorno alla fortezza o furono ripresi poco dopo19. Fallita la rivolta, dinanzi alla minaccia nazista, la componente più politica dei detenuti torna a reclamar libertà chiedendo d’esser almeno armata contro i nazisti:Se arrivano i tedeschi – dicono – dateci le armi. Combatteremo per il nostro Paese. Poiché dobbiamo morire, vogliamo che sia da soldati. Almeno chiuderemo bene questa nostra vita disgraziata”20. Ma il tenente colonnello Strada ha altro in mente. Poco dopo arrivano i nazisti: inizialmente due soli carri armati provenienti da Verona. Se s’armassero i militari in servizio e, a maggior ragione, gran parte dei 1800 detenuti, finirebbero in condizione d’insostenibile inferiorità. Invece nulla accade. I nazisti prendono possesso del carcere di Peschiera del Garda: oltre ai detenuti finiscono imprigionati pure graduati e soldati. Un maresciallo lamenta: “Ci hanno disarmato peggio di detenuti21. Si registrano diverse fughe individuali ma molte vengono riprese. A detenuti e personale in servizio si chiederà disponibilità a armarsi e passar a combattere con l’imminente Repubblica di Salò collaborando con l’armata nazista. In caso contrario saranno inviati in Germania. Di guerra nessuno vuol più saperne: se per tornar a casa tocca attender fine guerra, almeno sino ad allora essi saranno al riparo dalle alee dei combattimenti. “Andare a fare i prigionieri” emerge dunque soluzione migliore22. I detenuti credono però d’andar in un campo di prigionia più o meno grosso dove poter star tranquilli, con poco mangiare e sotto ferrea disciplina ma sotto tutela delle regole internazionali stabilite in accordo con la Croce Rossa. D’altro canto i nazisti non possono svelare l’efferata realtà della detenzione nei campi di concentramento. Salvo una decina, la gran massa dei detenuti sceglierà d’andar in Germania: giudicati pochi, anche i favorevoli saranno ugualmente spediti in Germania23.

Alle ore 10 di lunedì 20 settembre 1943 i nazisti fanno uscire dal carcere di Peschiera i detenuti scortati da due fila di SS e, sotto gli sguardi della popolazione, li conducono in stazione dove vengono stipati e chiusi in vagoni merci. Solo a sera muove il convoglio24 (trasporto n° 2 secondo la numerazione Tibaldi): dal treno piovono alcuni biglietti. Uno è del torinese Giovanni Fioris: “Cara mamma, guarda son prigioniero dei tedeschi e vado in Germania”. Qualcuno lo raccoglierà e riuscirà a farlo avere ai suoi cari25. Il treno sosta a Verona dove altri prigionieri vengono caricati26, poi con diverse soste risale la valle Adige. Finché arranca in territori italiani, si susseguono numerosi tentativi di fuga, non si sa con quanto successo. Poi cessano quando dal Brennero scende su Innsbruck dove sosta prima di dirigersi ancora a nord verso Monaco di Baviera27. Facendo una sintesi sommaria l’ennese di Piazza Armerina Filippo Monasteri scriverà che il 20 settembre con Domenico sono catturati dai nazisti e deportati a Dachau28.

All’alba di mercoledì 22 settembre 1943 il treno entra sotto una leggera pioggia in stazione a Dachau. All’arrivo si scoprono diversi morti: “In questi vagoni, quando siamo arrivati, sette, otto, dieci erano morti perché per respirare c’era solo una finestrella. Eravamo come le sardine” rievoca Salvatore Casagrande29. Vengono inquadrati da un gruppo di giovani e assai armate SS e fatti marciare per quattro chilometri fino al campo che appare loro tutto ordinato, con fiori, piante, baracche30. Raggiungono il grande piazzale. Cinque minuti dopo arriva ordine di spogliarsi totalmente sotto la pioggia e all’aperto: restano a lungo nudi. Mentre iniziano le operazioni d’immatricolazione e dopo che alcuni addetti arrivano a portar via i loro bagagli, alcuni cominciano ad accender fuocherelli per scaldarsi bruciando carte e indumenti, subito imitati da altri. Nessuno l’ha mai fatto: gli altri deportati li avvisano che stanno rischiando la fucilazione. Infatti appena se n’avvedono, le SS fanno volare alla rinfusa le prime violentissime botte e li dichiarano sabotatori. Per questo sarà loro praticata la “strasse”, striscia rasata da fronte a nuca. Dopo la depilazione in cui rasano l’intero loro corpo e la disinfezione in cui lo spennellano, li suddividono fra prigionieri (Schutz) e lavoratori forzati (AZR) attribuendo loro matricole comprese fra 53.669 e 55.458: il ventiduenne Domenico è registrato con matricola n° 54230 e status di lavoratore forzato italiano e dichiara mestiere di bauer, contadino. Domenico viene però erroneamente registrato come Guerresi. Dai dati della sua scheda personale Domenico risulta alto cm. 162, di corporatura smilza, viso ovale, occhi grigi, naso piccolo, bocca piccola, orecchie sporgenti, dentatura incompleta, capelli neri e parla italiano31. Poi, tra le botte, vanno alle docce, li vestono con la casacca a righe e un paio di zoccoli e li portano quasi al fondo del campo, dietro un cancello, al block 25,c’era un corridoio d’entrata, da una parte c’era lavandini e gabinetti, dall’altra parte c’era dove s’andava a dormire, c’era la branda del capo della baracca, il capo baracca, lo stubendienst, che dormiva insieme a coloro che erano fissi a far servizio di pulizia, … e tutti i giorni s’era fuori dalla baracca” ricorda Marco Apruzzese32 e Vincenzo Forino aggiunge: “castelletti di legno, di legname, primo, secondo e terzo piano, ogni castelletto una coperta, … e facemmo lì la quarantena33.

Mercoledì 13 ottobre 1943 termina il periodo di quarantena e i detenuti sono man mano inviati a lavorare duramente nei kommando dipendenti da Dachau o dai sottocampi da esso dipendenti oppure in altri campi di concentramento. L’ennese di Piazza Armerina Filippo Monasteri scriverà che il ventiduenne Domenico rimane nei kommando strettamente dipendenti da Dachau mentre egli viene inviato al sottocampo dipendente di Kottern presso Kempten34 da dove i detenuti si recano a lavorare in una fabbrica semidistrutta dai bombardamenti distante 7 chilometri nei cui piani sotterranei si costruiscono parti di motore per cacciabombardieri Messerschmitt. Proprio a Kottern a inizio novembre 1943 era morto, di cancrena e setticemia per esser stato selvaggiamente picchiato dopo un fallito tentativo di fuga, il primo dei loro compagni di Peschiera del Garda, il trentino Mario Moranduzzo.

 

Martedì 7 marzo 1944 – scriverà il trentaduenne ennese di Piazza Armerina Filippo Monasteri il quasi ventitreenne Domenico lo raggiunge al sottocampo di Kottern35. Ciò tuttavia non emerge dalla carta personale di Domenico a Dachau.

Venerdì 25 agosto 1944 – scriverà l’ennese di Piazza Armerina Filippo Monasteri il ventitreenne Domenico e lui rientrano dal sottocampo di Kottern al campo principale di Dachau36.

Martedì 17 ottobre 1944 l’ennese di Piazza Armerina Filippo Monasteri viene inviato ad altro campo non identificato che chiama “Tirolo superiore”37. Non è chiaro se vi giunga pure il ventitreenne Domenico.

Domenica 29 ottobre 1944 – scriverà l’ennese di Piazza Armerina Filippo Monasteri egli viene riportato a Dachau mentre forse il ventitreenne Domenico forse resta nel sottocampo non identificato chiamato “Tirolo superiore”. Da allora – scrive Monasteri – non si rivedranno più38. In realtà Filippo Monasteri risulta partito domenica 22 ottobre 1944 per il campo di Neuengamme nei pressi di Amburgo.

Ammesso che vi sia andato, il ventitreenne Domenico rientra dal sottocampo non identificato chiamato “Tirolo superiore” al campo principale di Dachau.

 

Lunedì 4 dicembre 1944 il ventitreenne Domenico viene trasferito da Dachau al campo di concentramento di Buchenwald dove all’arrivo tra martedì 5 e mercoledì 6 dicembre viene registrato con matricola n° 101172, status di deportato politico. Con Domenico ci sono nove ex detenuti di Peschiera del Garda: il napoletano Giovanni Avino, il trentino Marco Bellante, i fiorentini Marcello Bruni e Giuseppe Ranfagni, il sassarese Agostino Campus, l’aquilano Antonio Cardarelli, il catanzarese di Guardavalle Salvatore Garzaniti, il catanese Giuseppe Leonardi e il cosentino di Bianchi Italo Marchio39. A causa d’imprecisione all’atto dell’immatricolazione Domenico viene registrato come Domenico Waris. Domenico dichiara professione di landarbeiter, lavoratore agricolo, religione non credente, padre di due figli (1 e 3 anni), istruzione analfabeta, militare in artiglieria dal 1940 al 1943, alto cm. 160, di corporatura media, viso spigoloso, occhi verdi, naso diritto, bocca normale, orecchie sporgenti, dentatura incompleta, capelli neri e parla italiano. Dichiara inoltre d’esser stato arrestato il 9 dicembre 1943 a Bolzano, intendendo però 194240. Alcuni documenti di questo periodo sono da lui firmati con croci41. Per alcuni giorni Domenico sarebbe sistemato nella parte chiamata “piccolo accampamento”42.

 

Mercoledì 13 dicembre 1944 infatti il ventitreenne Domenico viene trasferito da Buchenwald al campo S III ad Ohrdruf in Turingia43. Nato come sottocampo, nel dicembre 1944 per poco tempo funziona come campo indipendente ma rimane caotico e precario e tanto che da gennaio 1945 torna sottocampo di Buchenwald44. Probabilmente il ventitreenne Domenico vi riceve nuovo numero di matricola che forse identificabile nel “Blechnummer 195345.

Lunedì 18 dicembre 1944 viene effettuata una nuova istruzione della pratica d’immatricolazione del ventitreenne Domenico e in vari documenti diviene Domenico Varis. Un documento riporta la sua paternità di un unico figlio46.

Venerdì 12 o lunedì 15 gennaio 1945 il ventitreenne Domenico con un gruppo di detenuti malati e invalidi47 da Ohrdruf è trasferito di nuovo al campo principale di Buchenwald dove riceve matricola n° 106504 e status di prigioniero politico48. A causa di una nuova imprecisione all’atto dell’immatricolazione Domenico viene ora registrato come Domenico Gvarisi49. Domenico ora inoltre si dichiara celibe e senza figli50. Dichiara anche professione di holzhauer, taglialegna, e talora zimmermann, falegname51 che a lui torna forse più utile in occasioni di lavoro e quindi di sopravvivenza. La sua firma continua ad esser una serie di croci da analfabeta52. Viene sistemato nel blocco 67 e lavora nell’Unità 20a53 che raccoglie gli invalidi destinati a lavori fisicamente semplici e facili54.

A questo punto del ventitreenne Domenico come di molti suoi compagni si perdono le tracce. Il deportato Giovanni Floris, altro ex detenuto di Peschiera, così racconta l’11 aprile 1945, giorno della liberazione di Buchenwald: “M’ero nascosto sotto il letto perché venivano dentro i blocchi e portavano via nelle foreste magari mille persone al giorno, poi li mitragliavano; per loro era testimonianza di ciò che era successo”. E prosegue: “Ero ancora nascosto quando alle quattro del pomeriggio ho sentito un urlo nel campo che gridava “Siamo liberi, siamo liberi” perché avevano visto scappare dalle garitte. “Siamo liberi: scappano! scappano!”. Allora abbiamo capito che era la fine55. E’ perciò probabile che nell’aprile 1945 Domenico sia stato costretto dai nazisti a lasciar il campo in una delle marce della morte a piedi o in treno e che in essa sarebbe finito eliminato. Sulle schede personali dei detenuti la morte nel campo di Buchenwald veniva contrassegnata da timbro o scritta “Verstorben” e da un’emblematica croce: nessuno di tali segni compare su alcun documento di Domenico. Ciò rafforza l’ipotesi che non sia deceduto nel campo di Buchenwald e che ciò possa esser avvenuto in una delle marce della morte durante le quali delle morti non si teneva registro. In assenza di riscontri non si può comunque escludere che, pur se improbabile, come altri detenuti di Peschiera, temendo di dover scontare il resto della pena al rientro in Italia, con l’appoggio di donne tedesche timorose di restar sole nel dopoguerra, Domenico tenti di rifarsi vita altrove.

Martedì 14 dicembre 1948 il distretto militare di Reggio Calabria emette un primo verbale di irreperibilità che martedì 19 dicembre 1950 sarà sostituito da uno nuovo56.

La famiglia Guerrisi riceve la lettera del compagno di Domenico, l’ennese di Piazza Armerina Filippo Monasteri che però la famiglia Guerrisi legge erroneamente Albanasteri. La lettera racconta la cattura da parte dei nazisti e l’invio in data 20 settembre 1943 al campo di concentramento di Dachau e la prigionia in parte trascorsa insieme57.

 

Gentilissimo Signore,

Prima di tutto (chiedo) mille volte s(cusa) per il mio ritardo (non per) … … ma perché sono stato (ammalato a let)to nell’ospedale di Enna e (quindi a casa) non ci sono stato, questo è il regalo (lascia)tomi dalla malefica Germa(nia,) quella terra maledetta.

Ora mi trovo a casa e (scrivo per informare) il signore per quanto so. Riguardo il mio caro amico Domenico lo incontrai il giorno 23 maggio del 1943 a Gaeta, poi partimmo il 2 agosto (ci portar)ono a Peschiera nella caserma (XXX) Maggio dove il giorno 20 settembre (fummo) caturatti dai Tideschi portandoci al campo di Dacao fummo assieme fino il giorno 13 Ottobre dello stesso anno.

(Poi) io sono partito per il campo Coten (in realtà Kottern), lui rimase, dopo il 7 marzo di 1944 (ven)ne al mio campo e fummo assieme fino al (25) Agosto. Lo stesso giorno partimmo da Coten e rientrammo nello stesso campo Dacao e fino il 17 (otto)bre fummo insieme, mi condussero (al campo) Tirolo Superiore il giorno …o stesso … mi venne a trovare (era il) 29 Ottobre … … e mi portarono nuovamente a Dacao. Da quel giorno che ci siamo se(parati) non lo vidi più. Dopo nel campo di S. Pastes chiesi ad un compagno se (si fosse) visto un certo Trebasto(ne) … paesano di Cristaldi di Enna, Palmieri da Vita e Guerrisi Domenico da Reggio mi fu detto per il tuo paesano e morto e diffatti fu così. Per gli altri non ne sapeva

(manca una parte, forse una pagina)

poiché anch’io desidero notizie del vostro caro nipote.

Termino saluto … con affettosi

il prigioniero Monasteri Filippo via S. Martino n. 71. Piazza Armerina

Il figlio Francesco tenta di rintracciare Filippo Monasteri ma, cercandolo come Albanasteri non riesce a reperirlo. Inoltre non sa o non s’accorge che Piazza Armerina non è indirizzo domiciliare ma comune di residenza. Per tutta la vita Francesco continuerà invano a cercarlo acquistando persino ogni settimana “Cronaca vera” nella speranza di trovar riscontri58.

Nel 2011 esce il libro di Giovanni Russo, ex bibliotecario di Polistena, “Non dimenticateci! Caduti e dispersi polistenesi nella seconda guerra mondiale” che cita Domenico e lo zio Francesco Guerrisi, sei anni più anziano. Su Domenico scrive: “Guerrisi Domenico Rocco di Vincenzo e di Pronestì Concetta – nato a Polistena: 26.08.1921 – Forza Armata: Esercito Italiano – Grado: Soldato – Reparto: 52° Reggimento Artiglieria, Divisione Fanteria “Torino” – Arma o Unità: Artiglieria – Fronte: Territorio Metropolitano – Disperso – Data di morte: 08.09.1943 – Luogo di sepoltura: sconosciuto59.

A febbraio 2017 Vincenzo Guerrisi, nipote di Domenico, interpella il ricercatore storico militare Roberto Zamboni che lo informa del transport Peschiera del Garda-Dachau60.

In seguito negli schedari ANED Vincenzo scopre che a Dachau nonno Domenico era stato erroneamente registrato come Guerresi e che successivamente era stato trasferito a Buchenwald dove probabilmente poteva esser morto61.

Giovedì 16 marzo 2017 Vincenzo Guerrisi riceve una comunicazione dall’appassionato di storia militare Michele Ceddia che ha contattato direttamente il Memoriale di Buchenwald. Dalla risposta emerge che in gran parte dei documenti Domenico è stato erroneamente registrato Domenico Waris (o Gvarisi), che per pochi giorni è stato ospitato nel “piccolo accampamento” ma poi è stato inviato a Ohrdruf che in quella fase funzionava come campo indipendente ma da gennaio 1945 tornerà sottocampo di Buchenwald. Il 15 gennaio 1945 Domenico torna a Buchenwald, è sistemato al blocco 67 e lavora nell’Unità 20a riservata ad invalidi destinati a facili lavori all’interno del campo. Qui si perdono le sue tracce: è probabile che Domenico sia stato costretto dai nazisti a lasciar il campo in una delle marce della morte a partire dall’inizio di aprile62.

Venerdì 2 giugno 2017 in una cerimonia ufficiale in piazza Vittorio Emanuele II a Reggio Calabria il prefetto di Reggio Calabria Michele Di Bari consegna alla famiglia Guerrisi la medaglia d’onore alla memoria concessa dal presidente della Repubblica a Domenico Rocco Guerrisi63.

Mercoledì 28 ottobre 2020 nasce l’associazione culturale “Domenico Rocco Guerrisi”.

FONTI:

VINCENZO GUERRISI

Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

GIOVANNI MELODIA

Giovanni Melodia, La quarantena, Mursia, Milano, 1988.

GIOVANNI MELODIA

Giovanni Melodia, Di là da quel cancello, Mursia, Milano, 1997.

AROLSEN ARCHIVES

Documenti sui campi di concentramento di Dachau e Buchenwald.

IL LIBRO DEI DEPORTATI

Francesco Cassata, Giovanna D’Amico, Giovanni Villari, Il libro dei deportati: I deportati politici 1943-1945, Mursia, Milano, 2009, p. 1079 e p. 2258.

STEVEMORSE.ORG

Dachau Concentration Camp Records, Guerresi Domenico.

DAVERONAAILAGER.COM

Trasporto n° 2 – Peschiera del Garda (Verona)/Dachau, Guerrisi, Guerresi o Waris Domenico.

DIMENTICATIDISTATO.COM

Roberto Zamboni, Nonno Domenico è finalmente uscito dall’oblio, 12 febbraio 2017.

ARCHIVIO DEPORTAZIONE PIEMONTESE

AA.VV., Interviste a Marco Apruzzese, Giovanni Fioris, Vincenzo Forino e Michele Lupoli, anni 1982-1983.

LAGER E DEPORTAZIONE

AA.VV., Intervista ad Ambrogio Ciceri, 18 gennaio 2004, in lageredeportazione.org.

TRIANGOLO ROSSO

Teo Ducci, “Due anni ai forni crematori. La cenere concime per patate”, marzo 1993, pp. 10-12.

DIARIO DI ADAMO SALATI

Testimonianza di Adamo Salati, in digilander.libero.it/fronte del deserto/diari/salati.htm.

(*) ultimo aggiornamento del testo il 6.7.2023. La scheda è elaborata in base ai documenti finora analizzati: ulteriori documenti possono rivelare errori, inesattezze e carenze. La collaborazione per perfezionarla è gradita.

1 Comune di Polistena, ufficio stato civile, anno 1921, atto n° 266, citato in Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

2 Waris Domenico, in F. Cassata-G. D’Amico-G. Villari, Il libro dei deportati, Mursia, Milano, 2009, p. 2258.

3 Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

4 Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

5 Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

6 Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

7 Domenico Waris, formulario d’ingresso Buchenwald, 5 dicembre 1944, in Arolsen Archives.

8 Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

9 Domenico Guerrisi, Cartolina postale allo zio Francesco Mercuri, 12 gennaio 1943, in Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

10 Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

11 Distretto militare Reggio Calabria, Verbale irreperibilità soldato Guerrisi Domenico, 19 dicembre 1950, in Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

12 Filippo Monasteri, Lettera alla famiglia Guerrisi, dopoguerra data ignota, in Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

13 Filippo Monasteri, Lettera alla famiglia Guerrisi, dopoguerra data ignota, in Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

14 F. Colombara-G. Magenes, intervista a Marco Apruzzese, 18 maggio 1983, in Archivio deportazione piemontese.

15 Filippo Monasteri, Lettera alla famiglia Guerrisi, dopoguerra data ignota, in Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

16 Testimonianza di Adamo Salati, in digilander.libero.it./frontedeserto/diari/salati.htm.

17 Sergio Vizio, intervista a Vincenzo Forino, 27 marzo 1983, in Archivio deportazione piemontese.

18 F. Colombara-G. Magenes, intervista a Marco Apruzzese, 18 maggio 1983, in Archivio deportazione piemontese.

19 Giovanni Melodia, La quarantena, in Di là da quel cancello, Mursia, Milano, 1988/1997, p. 53.

20 Giovanni Melodia, La quarantena, in Di là da quel cancello, Mursia, Milano, 1988/1997, p. 53.

21 F. Colombara-G. Magenes, intervista a Marco Apruzzese, 18 maggio 1983, in Archivio deportazione piemontese.

22 Maurizio Gentile, intervista a Giovanni Fioris, 19 dicembre 1982, in Archivio deportazione piemontese.

23 Giovanni Melodia, La quarantena, in Di là da quel cancello, Mursia, Milano, 1988/1997, p. 54.

24 Lilia Davite, intervista a Michele Lupoli, 1° febbraio 1983, in Archivio deportazione piemontese.

25 Maurizio Gentile, intervista a Giovanni Fioris, 19 dicembre 1982, in Archivio deportazione piemontese.

26 Intervista ad Ambrogio Ciceri, 18 gennaio 2004, in lageredeportazione.org.

27 Giovanni Melodia, La quarantena, in Di là da quel cancello, Mursia, Milano, 1988/1997, p. 54.

28 Filippo Monasteri, Lettera alla famiglia Guerrisi, dopoguerra data ignota, in Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

29 Teo Ducci, “Due anni ai forni crematori. La cenere concime per patate” in Triangolo rosso, marzo 1993, pp. 10-12.

30 F. Colombara-G. Magenes, intervista a Marco Apruzzese, 18 maggio 1983, in Archivio deportazione piemontese.

31 Guerresi Domenico, Dachau Personal Karte, 22 settembre 1943, poi aggiornato, in Arolsen Archives.

32 F. Colombara-G. Magenes, intervista a Marco Apruzzese, 18 maggio 1983, in Archivio deportazione piemontese.

33 Sergio Vizio, intervista a Vincenzo Forino, 27 marzo 1983, in Archivio deportazione piemontese.

34 Filippo Monasteri, Lettera alla famiglia Guerrisi, dopoguerra data ignota, in Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

35 Filippo Monasteri, Lettera alla famiglia Guerrisi, dopoguerra data ignota, in Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

36 Filippo Monasteri, Lettera alla famiglia Guerrisi, dopoguerra data ignota, in .Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

37 Filippo Monasteri, Lettera alla famiglia Guerrisi, dopoguerra data ignota, in Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

38 Filippo Monasteri, Lettera alla famiglia Guerrisi, dopoguerra data ignota, in Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

39 Lista trasporto Dachau-Buchenwald, 4 dicembre 1944, in Arolsen Archives.

40 Domenico Waris, formulario d’ingresso Buchenwald, 5 dicembre 1944, in Arolsen Archives.

41 Domenico Waris, lista degli effetti consegnati, 5 dicembre 1944, in Arolsen Archives.

42 Michele Ceddia, Lettera a Vincenzo Guerrisi, 16 marzo 2017, in Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328..

43 Domenico Waris, cartellino personale, 6 dicembre 1944, poi aggiornato, in Arolsen Archives.

44 Michele Ceddia, Lettera a Vincenzo Guerrisi, 16 marzo 2017, in Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

45 Gvarisi Domenico, Personal Karte, 22 settembre 1943, poi aggiornato, in Arolsen Archives.

46 Varis Domenico, Buchenwald Personal Karte, 18 dicembre 1943, poi aggiornato, in Arolsen Archives.

47 Michele Ceddia, Lettera a Vincenzo Guerrisi, 16 marzo 2017, in Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

48 Gvarisi Domenico, 2 Personal Karte, s.d., in Arolsen Archives.

49 Gvarisi Domenico, formulario d’ingresso Buchenwald, s.d., 2 Personal Karten, s.d., in Arolsen Archives.

50 Gvarisi Domenico, 2 Personal Karte, s.d., in Arolsen Archives.

51 Gvarisi Domenico, 2 Personal Karte, s.d., in Arolsen Archives.

52 Gvarisi Domenico, formulario d’ingresso Buchenwald, s.d., lista degli effetti consegnati, s.d., in Arolsen Archives.

53 Gvarisi Domenico, cartellino personale, s.d., in Arolsen Archives.

54 Michele Ceddia, Lettera a Vincenzo Guerrisi, 16 marzo 2017, in Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

55 Maurizio Gentile, intervista a Giovanni Fioris, 19 dicembre 1982, in Archivio deportazione piemontese.

56 Distretto militare Reggio Calabria, Verbale irreperibilità soldato Guerrisi Domenico, 19 dicembre 1950, in Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

57 Filippo Monasteri, Lettera alla famiglia Guerrisi, dopoguerra data ignota, in Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

58 Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

59 Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

60 Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

61 Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

62 Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

63 Vincenzo Guerrisi, Monografia da Altanum a Polistena, territorio degli Itali-Morgeti, BookSprint, 2021, pp. 314-328.

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