Come vivremo? ammesso e non concesso che vivremo

Mercoledì 21 febbraio a Bologna, alle ore 21 nella sala per la pace di Via del Pratello 53, si tiene la Conferenza di presentazione dell’iniziativa Liberando l’immaginazione: Palestina 2023-2048

  vedi su contropiano  con Jeremy Lester, Franco Berardi “Bifo”, Giuseppe Palumbo, Alberto Masala e Carlo Rovelli.

L’evento su FB  beppe.bottaro

L’iniziativa proseguirà a marzo con l’apertura di una mostra.

Franco Berardi “Bifo” ha anticipato alcune sue considerazioni, che riprendiamo, dalla sua pagina FB.

Come vivremo? ammesso e non concesso che vivremo

Pensando all’incontro pubblico che si terrà a Bologna Mercoledì sera, mi è venuta l’idea di scrivere alle persone che ho conosciuto dopo la fine della pandemia di COVID, da quando, il 20 febbraio del 2022, con alcuni amici convocai in un locale bolognese un incontro che si chiamava COME VIVREMO?

Arrivarono molto più persone di quante ne aspettavamo, e fummo costretti ad aprire una seconda sala per contenerle: erano soprattutto ragazzi che non avevo mai visto: la generazione post-COVID che rispondeva a un timido appello interrogativo, al quale non fummo capaci di dare risposta.

Pochi giorni dopo però la risposta venne dal confine orientale d’Europa.

La guerra è la risposta che danno i poteri del mondo, se chiedete (e chiediamo): come vivremo?

La Russia di Putin invase allora l’Ucraina di Zelenskyy.

Un’invasione brutale illegittima che rispondeva all’accerchiamento brutale e illegittimo con cui i guerrafondai d’Occidente stavano minacciando la Russia, in violazione di tutte le promesse e di tutti gli accordi precedenti.

Il nazionalismo russo aggrediva il nazionalismo ucraino, e da allora la morte aleggia su quelle contrade. Quanti giovani ucraini sono morti da allora, quanti giovani russi? Centomila? Duecentomila, cinquecentomila?

Non lo sapremo mai e non importa, perché la loro vita di ventenni non conta niente. Contano solo i dollari che entrano nelle casse dei produttori di armi.

Sono passati due anni da quella sera, e ho continuato a incontrare ragazze e ragazzi che si chiedono: come vivremo?

Il lavoro precario e i salari di merda non permetteranno loro di vivere una vita decente, e l’ambiente nel quale sono stati messi al mondo promette di soffocarli con un clima infernale, con la siccità che ormai si diffonde nello stesso continente europeo, e soprattutto con la guerra che si avvicina da sud e da est, e rischia di concludersi con il fungo atomico.

Negli ultimi mesi, poi, l’orrore dilaga sotto i nostri occhi.

Gli europei, che il secolo scorso uccisero sei milioni di ebrei (e molti altri: rom, omosessuali, comunisti), sostengono un nuovo genocidio, questa volta per interposta persona.

Dodicimila bambini semiti palestinesi sono stati massacrati dagli antisemiti dell’esercito israeliano, armato e sostenuto da coloro che il secolo scorso massacrarono milioni di bambini ebrei.

Come talvolta è accaduto nell’orribile storia dell’uomo, le vittime di ieri si sono trasformate in carnefici, e perseguono un nuovo genocidio, sotto l’occhio terrorizzato di tutti noi spettatori.

La razza predatrice scatena la forza delle sue armi e dei suoi danari, perché ha perduto il controllo dei popoli che per cinque secoli hanno subito il colonialismo.

L’asse del genocidio unisce la razza bianca invecchiata, infertile, declinante, ma decisa a non perdere il proprio privilegio.

In tutto il mondo i giovani hanno risposto col grido Free Palestine.

Ma cosa vuol dire quel grido? Significa forse che ci identifichiamo con i regimi islamici che uccidono le ragazze se non piegano la testa sotto il velo? Non credo. Nessuno si identifica più con nessun futuro.

Ciò che ci rende vicini alla Palestina è solo la disperata consapevolezza che non c’è più alcun futuro nel quale la vita sia vivibile.

La disperazione è quel che ci unisce, dalla Palestina ai quartieri periferici delle metropoli bianche.

Penso alla disperazione del diciassettenne Muhammad Nasser Tarayrah, che si introdusse nottetempo in una casa di Kyriat Arba per uccidere a coltellate una ragazzina ebrea di 13 anni che stava dormendo nel suo letto, ed essere ucciso a sua volta pochi istanti dopo un soldato israeliano.

Sul suo profilo Facebook aveva scritto: “Death is a right, and I demand this right”. La morte è un diritto che io rivendico.

Anche Marek Edelman, l’unico dirigente del ZOB (Jewish Combat Organisation) che sopravvisse alla rivolta del Ghetto di Varsavia e alla repressione nazista, a chi gli chiedeva cosa sperassero di ottenere gli ebrei ribelli, rispose: “decidemmo di rivoltarci per poter decidere il momento e il luogo della nostra morte.”

La possibilità di decidere dove e quando morire, e soprattutto in che modo morire, sembra la sola libertà che ci hanno lasciato.

Ma ci deve essere qualcosa d’altro, oltre il suicidio e l’oppressione feroce della razza bianca agonizzante.

Io non so quale altro futuro ci aspetti e vi aspetti. Il mio futuro è breve, il vostro è lungo, se la guerra iniziata in Ucraina non lo accorcerà brutalmente.  Per questo la sola cosa che mi viene in mente è chiedere ancora: come vivremo, ammesso e non concesso che vivremo?

Cercare in modo collettivo la risposta è meglio che deprimersi in solitudine.

A Bologna, alla sala della Pace di via del Pratello 5

mercoledì 21 febbraio si terrà un altro incontro per chiederci insieme:

COME VIVREMO, AMMESSO E NON CONCESSO CHE VIVREMO?

franco berardi bifo

Per Info: +39 3463487713

 

I bimbi di Gaza che provano a sorridere in mezzo all’orrore (cercare risposte in modo collettivo è meglio che deprimersi in solitudine), assieme ai clown che resistono e continuano a dare un sorriso e una speranza (dalla pagina FB di Claun Il Pimpa, Marco Rodari)

https://www.facebook.com/claunilpimpa

Vivono di un loro equilibro strano i clown.
Barcollano scossi, a volte stravolti, da tutto ciò che gli “accade addosso”, ma hanno la forza di restare traballanti in piedi, per poi cadere solo… per far Sorridere i Bimbi.
Il Pimpa
Grazie a tutti gli straordinari clown che in questi giorni, grazie all’aiuto di tutti, riescono a portare Meraviglia e Sorrisi ai Bimbi di Gaza.
Thanks Ciss Ong
Redazione
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