Dal governo italiano schiaffo in faccia a Cuba
Chi ci (s)governa, al colmo dell’ingratitudine, vota a favore delle sanzioni contro l’isola ribelle.
Articoli ripresi da “Il Fatto Quotidiano”, da “il manifesto” e da “Articolo 21” con una nota indignata della redazione della “bottega”
Foto: http://www.cubadebate.cu/
Un anno fa, in pieno lockdown, arrivò in Italia una brigata con 53 medici cubani (*). In completa emergenza le autorità dichiararono eterna gratitudine a Cuba. Ma ieri, in occasione del voto sull’embargo all’isla rebelde da parte del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, il nostro Paese (insieme ad Austria, Brasile, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Paesi Bassi e Polonia) si è dichiarato di nuovo favorevole all’embargo per compiacere la richiesta degli Stati Uniti.
Perché i cubani erano eroi quando ci avevano inviato i medici e adesso li puniamo confermando l’embargo?
La redazione della “Bottega del Barbieri” esige spiegazioni dal governo italiano per questo voto… e subito! La nostra voce è piccolissima ma speriamo che a questo appello si uniscano tante e tanti.
L’Italia ingrata vota a favore delle sanzioni contro Cuba: uno schiaffo in faccia, di Fabio Marcelli – fonte: Il Fatto Quotidiano
L’Italia all’Onu a favore delle sanzioni a Cuba – fonte: il manifesto
VEDI ANCHE www.articolo21.org/2021/03/lisola-che-ce
(*) In “bottega” cfr Cuba: dopo l’intervento in Italia di due brigate mediche ma anche Cuba, Covid-19 e Che Guevara e Cuba: medicina, scienza e rivoluzione, 1959-2014
Consiglio di leggere anche questo intervento, che presenta i fatti in modo molto diverso da quanto diffuso in questi giorni da altri organi d’informazione, fra cui quelli da voi citati: https://www.huffingtonpost.it/entry/cuba-e-la-fake-news-sul-ruolo-dellitalia_it_60643590c5b6d34efbc6ee67
Ho letto il testo e i documenti evidenziati. IL dato è che la sostanza NON CAMBIA. La mozione presentata è molto chiara. In uno dei docuumenti evidenziati nell’articolo ( Nota Di Luiss- Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale , del 29 marzo), si legge, tra l’altro:
“In tale contesto, il 23 marzo, il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha approvato, con 30 voti a favore, 15 contro e 2 astenuti, una risoluzione riguardante “l’impatto negativo delle misure coercitive unilaterali sul godimento dei diritti umani” presentata dall’Azerbaigian, insieme a Cina e Territori Palestinesi. L’Italia è uno dei 15 Paesi che ha votato contro la misura, insieme a: Austria, Brasile, Bulgaria, Corea del Sud, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Isole Marshall, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Ucraina. La posizione di Roma in seno alle Nazioni Unite ha generato scandalo in Italia, considerato il supporto dei medici cubani al Paese, durante la prima ondata di infezioni da nuovo coronavirus del 2020.”
Si consiglia di leggere questo documento nella stesura integrale.
Segnaliamo, sempre sullo stesso, argomento questi due articoli:
https://www.kulturjam.it/politica-e-attualita/integrita-moral-medici-cubani/
https://transform-italia.it/sanzioni-dopo-la-solidarieta-ingratitudine-italia-cuba/
Condividiamo inoltre con piacere questa lettera aperta a Mario Draghi da parte della sindaca di Crema Stefania Bonaldi:
“*****
Caro Presidente del Consiglio
Prof. Mario Draghi,
chi Le scrive è una sindaca di Provincia, che si spende per una comunità di 35mila persone e che può solo immaginare cosa significhi governare un Paese di 60milioni di abitanti, a maggior ragione in un momento così drammatico. Tuttavia, come donna, come madre, come cittadina e, infine, come sindaca, sento di dovere aggiungere un piccolo peso a quelli che già incombono sulla sua figura, perché ritengo che il nostro Paese, pochi giorni fa, abbia violato in modo grave codici di civiltà decisivi, come la riconoscenza, la lealtà, la memoria, la solidarietà.
Un anno fa la Brigata Henry Reeve, con 52 medici ed infermieri cubani, è arrivata in soccorso della mia città, Crema, della mia gente, del nostro Ospedale, aggrediti e quasi piegati dalla prima ondata pandemica.
I sanitari cubani si sono presentati in una notte di marzo dalle temperature rigidissime, in maniche di camicia, infreddoliti ma dignitosi. Avevano attraversato l’Oceano per condividere un dramma che allora ci appariva quasi senza rimedio e le giornate si consumavano in un clima di morte. Anche oggi è così, ma dodici mesi fa il nemico era oscuro e sembrava onnipotente, la scienza non aveva ancora trovato le contromisure. Oggi vediamo la luce, allora eravamo in un racconto dall’esito incerto.
In una sola notte, grazie alla solidarietà dei cremaschi e delle cremasche, li abbiamo vestiti ed equipaggiati. Da quel momento e per oltre due mesi si sono sigillati in un Ospedale da campo, montato di fianco al nostro ospedale, gomito a gomito coi nostri sanitari, per prestare cure e supporto alla popolazione colpita dal virus, generando una risposta di coraggio nelle persone, che in quei mesi si è rivelata decisiva. È stato quello il primo vaccino per noi cremaschi!
E non appena la pressione sull’ospedale è diminuita, gli stessi amici cubani si sono immediatamente convertiti all’intervento sul territorio. La medicina a Cuba si fa casa per casa, una dimensione che noi abbiamo coltivato poco, e le debolezze di questa scelta le abbiamo misurate tutte, durante la pandemia, attraversando strade ostili e non presidiate.
È bastato il suggerimento della Associazione Italia-Cuba al Ministro Roberto Speranza, perché partisse una richiesta di aiuto, e lo Stato di Cuba, in una manciata di giorni, il 21 marzo del 2020, rispondeva inviando a Crema 52 operatori sanitari, mentre altri 39 sarebbero arrivati il 13 aprile successivo a Torino, per svolgere la stessa missione umanitaria, riscrivendo la parola solidarietà nelle vite di molti italiani, abbattendo ogni barriera e depositando un lascito civile e pedagogico, per le nostre comunità ed i nostri figli. Solo allora abbiamo capito che il virus avrebbe perso la sua battaglia, e ancora oggi viviamo di quella rendita, per questo abbiamo meno paura.
Mi rendo conto che esistono “equilibri” internazionali e che vi sono tradizionali posizioni “atlantiste” del nostro Paese, ma quando ci si imbatte nello spirito umanitario dei cubani “situati”, che come ognuno di noi ambiscono a una vita migliore, quando, superati i muri ideologici, ci si trova di fronte ad un altro segmento di umanità, capace di guadagnarsi la gratitudine e la riconoscenza di tanti italiani, si finisce per trovare inqualificabile la posizione assunta dal nostro Paese in seno al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, laddove era in discussione una risoluzione che condannava l’impatto sui diritti umani di sanzioni economiche unilaterali ad alcuni stati, fra cui appunto Cuba.
“La nostra Patria è l’umanità”, con queste parole ci avevano salutato i nostri Hermanos de Cuba arrivando a Crema ed io le chiedo, caro Presidente, qual è la nostra, di Patria, se l’opportunismo e la realpolitik ci impediscono di rispondere in termini di reciprocità ai benefici ricevuti ed alla solidarietà che un Popolo assai più umile, più povero e con molti meno mezzi del nostro, ma ricco di dignità, umanità ed orgoglio, ci ha donato in uno dei momenti più drammatici della nostra storia repubblicana.
Questa presa di posizione dei nostri rappresentanti alle Nazioni Unite, peraltro su un atto dalla forte valenza simbolica, doveva essere diversa, perché era necessario rispondere con maturità politica a un’azione gratuita e generosa, che aveva salvato vite vere di italiani in carne ossa. Mi domando che senso pedagogico e politico possa avere invece avuto il nostro voto contrario. Non è così che si favorisce il cambiamento delle relazioni, persino di quelle internazionali.
Era l’occasione giusta per reagire con un atto di lungimiranza, capace di spezzare posizioni cristallizzate, vecchie di oltre mezzo secolo, proprio per dimostrare il desiderio di affratellarsi con tutte le genti, in un Pianeta in cui i confini e le ideologie appaiono ogni giorno più lontani dallo spirito delle nuove generazioni.
Chiedo a lei, signor Presidente, di fare giungere un positivo gesto istituzionale e un grazie ai nostri fratelli cubani, un atto che, dopo l’improvvida presa di posizione, li rassicuri sul nostro affetto e la nostra vicinanza, che apra la strada a un consolidamento dell’amicizia e che permetta alla democrazia di guadagnarsi una possibilità.
Con stima,
Stefania Bonaldi
Sindaca di Crema”
#HermanosDeCuba
#CremaCuba
#BrigataHenryReeve
Dalla pagina fb dell’amico della Bottega Gian Luigi Deiana
CRITICA DELLA RAGIONE IMPURA
italia-cuba: il servilismo e la moralità da un punto di vista trascendentale (!)
è passata ormai una settimana da quell’indicibile scena di vergogna che ha visto la rappresentanza italiana alle nazioni unite votare contro una dichiarazione di condanna delle sanzioni unilaterali; la politica delle sanzioni, in modo particolare in un contesto mondiale di pandemia, non opera certo alla cieca: essa anzi ci vede benissimo, se è vero che colpisce paesi non ricchi e in pace, come cuba e il venezuela, mentre trascura visibilmente paesi in ascesa nella provocazione internazionale e attori di perenni guerre di aggressione, come l’arabia saudita e la turchia;
è stata diffusa ieri la lettera con la quale la sindaca della città di crema, stefania bonaldi, scrive al presidente del consiglio mario draghi che con quel voto l’italia ha violato principi fondamentali di lealtà e riconoscenza, in obbedienza ad un servilismo atlantico ottuso e sconsiderato; la sindaca ricorda che proprio un anno fa, nel pieno della paura scatenata dalla prima espansione del covid 19, il governo italiano chiese aiuto ai paesi disponibili, rivolgendosi in particolare a cuba, e il governo cubano inviò immediatamente in italia due missioni mediche, con 53 operatori immediatamente assegnati all’ ospedale di crema e poi ancora 39 medici assegnati a torino; una missione che durò tre mesi e che ha lasciato un ricordo e una lezione morale indelebile in ospedali allora allo stremo e nelle comunità coinvolte;
i fra i commenti?
questa la cronaca; ma si tratta di uno di quei casi nei quali la cronaca diventa storia e lo diventa in modo talmente intenso che la storia necessita di filosofia, ovvero di un quadro adeguato per la comprensione dell’assurdo;
la celebre opera del grande filosofo kant, edita in pieno illuminismo e nei fulgori della rivoluzione francese, si intitola “critica della ragione pura”; kant era mosso dal convincimento che la ragione umana, sia nella sua funzione conoscitiva, sia nella condotta morale, sia nella propensione estetica, è illuminata e guidata da una valenza “trascendentale”; ovvero, alla domanda su cosa sia l’uomo nella sua essenza, kant risponderebbe che l’uomo è un animale trascendentale, vincolato cioè all’ autonomia a prescindere, nel giudizio e nella condotta, attraverso le forme della ragione; altrimenti non vi è uomo; l’accusa della sindaca di crema così come spiegata al capo del governo mario draghi, e cioè la trasgressione dei principi fondamentali di lealtà e riconoscenza, delinea questo venir meno e quindi questo auto- tradimento, laddove il soggetto che ne è responsabile assomiglia paurosamente, come scrisse un poeta, a un vestito senza uomo e a una scarpa senza piede;
immaginiamo ora di portare questa vicenda in una scuola e di farne argomento di educazione civica, con in mano la costituzione della repubblica e con l’opera di kant sul carattere trascendentale della ragione e il carattere imperativo dell’autonomia morale; situiamo la scena in teatro di pandemia con in giro qualche milione di morti e con l’invocazione ancora ripetuta invano da papa bergoglio e dal presidente delle nazioni unite gutierrez di una moratoria generale sui conflitti in corso, e cerchiamo di spiegare ai nostri studenti per quale ragione siamo giustificati a chiedere aiuto alla disponibilità sanitaria di un paese straniero e contestualmente ribadire che quel paese deve restare al bando della comunità internazionale; come si spiega? proviamo:
il voto italiano sulle sanzioni è stato dettato da una disposizione “servile”; non è frutto di una autonoma valutazione, e nemmeno dell’ obbedienza a una costrizione superiore; risponde piuttosto alla più pigra rinuncia all’esercizio dell’autonomia razionale propria e della propria autonomia morale; in termini letterali, si tratta della più profonda “infingardaggine”;
il contrassegno più eclatante della condotta infingarda è il bullismo, cioè il carattere esibitorio e violento dell’appartenenza a una parte dominante e del ripudio violento di una parte sofferente ed esclusa; ciò che è avvenuto con quel voto è un atto di bullismo internazionale; ma ciò che quel voto anche rivela, in termini di de-menza ovvero di atrofia della ragione, è la perdita della facoltà trascendentale, cioè l’annichilimento della soggettività;
l’esempio storico offerto anche in questa vicenda di cronaca dalla nazione cubana, bullizzata da più di mezzo secolo dai bulli atlantici, presenta in modo palmare la condizione antitetica, che non è primariamente l’esaltazione retorica di una patria o di un sistema politico, ma è invece la tenuta strenua della soggettualità trascendentale, quindi dell’autonomia conoscitiva e morale; la controprova di questo è l’esatto contrario del bullismo e della sanzione: è la disponibilità alla cura e all’aiuto medico, quando questo è necessario, a prescindere dalle convenienze contingenti;
mi passano in mente fra queste righe le sembianze ed i nomi del ministro italiano degli esteri, del grigio ministro della difesa, e del grasso presidente del partito dei fratelli d’italia, a sua volta primo referente politico dell’industria militare, che in una garbata intervista resa qualche settimana fa giustifica la necessità che l’industria italiana degli armamenti approfitti delle opportunità di questa epoca di guerre, di milioni di sfollati, di opportunità di nuovi contratti e di concertazione tra industria privata ed esercito nella spartizione militare dei recovery fund;
e suvvia, dedichiamo al sorridente di maio, al grigio guerini e al corpulento crosetto qualche verso di una vecchia canzone, scritta tanto tempo fa proprio negli anni in cui l’embargo su cuba cominciava:
“come giuda dei tempi antichi
voi mentite e ingannate
ma io vedo attraverso le vostre maschere
e vedo attraverso il vostro cervello
come vedo l’acqua che scorre giù nella fogna:
voi non valete il sangue
che scorre nelle vostre vene”
…..
ma vi è “una” questione più propriamente filosofica che è fondamentale considerare: si tratta della condizione rigidamente antitetica fra “pensiero unico” e “io trascendentale”;
se è l’essenza trascendentale umana che crea l’interpretazione del mondo, che determina la qualificazione dei bisogni della vita, la scala dei valori e la risolvibilità dei problemi, l’assuefazione ad un “pensiero unico” (precostituito ideologicamente, autoregolato militarmente e automatizzato dallo scambio monetario e dalla gabbia tecnologica) annichilisce l’essenza trascendentale e riduce l’uomo in una cosa che esegue altre cose; la conseguenza bullistica ne è solo il riflesso condizionato, utile a conservare l’illusione di essere sè;
e cosa ne è di un soggetto umano simile, di una collettività simile, quando gli usuali parametri di sicurezza sono saltati, come è oggi in questa emergenza pandemica? come può una società simile riconfigurare se stessa e il suo mondo se non ha più la capacità di pensare i principi fondamentali, come il riconoscimento e lealtà, e più propriamente non è più capace di autoriflessione e di visione?
questa è la vera lezione di cuba e del suo popolo: una nazione ripudiata dal novero delle nazioni non tanto per il peccato originale di comunismo, ma per il peccato originale di ragione trascendentale, di autonomia morale e di insopprimibile amore estetico per il mondo; cuba, espulsa da oltre mezzo secolo persino dalla tecnologia elementare della filettatura dei rubinetti e dagli elementari approvviggionamenti di elementi di ricambio negli utensili di ogni tipo, non si è persa in un disorientamento disperante: no affatto, ha invece reinventato la condizione materiale e spirituale della propria vita:
cuba è il tesoro in terra della grande filosofia di kant, e del grande sogno illuministico della pace, perpetua e senza guerre, tra i popoli della terra.
Lettera aperta a Pietro Del Soldà, conduttore di Tutta La Città ne parla, sui Radio Ra
di Nino Lisi
Egregio Del Soldà,
sono un assiduo ascoltatore della sua trasmissione che apprezzo molto. Nei giorni scorsi ho diffuso per posta elettronica su alcune centinaia di indirizzi il link alla edizione della trasmissione dedicata alla situazione di Cuba, l’Isola che c’è a dispetto degli Stati Uniti. L’ho trovata equilibrata, veritiera ed efficace, esempio di “corretta informazione”. Descriveva la situazione complessa e complicata di Cuba senza nascondere le pecche (dal nostro punto di vista) del regime ed indicando con chiarezza nel blocco cui l’isola è sottoposta da tanti decenni la causa del malcontento popolare , nel quale, come ha sottolineato la giornalista di Avvenire intervenuta nella discussione, è difficile non vedervi anche la mano degli Usa.
Nella trasmissione del 23 scorso lei è tornato sull’argomento ricordando pure questa volta i gravi danni del “blocco” imposto dagli USA ed ha fatto un rapido cenno alla questione dei diritti umani. Da quel cenno quel cenno è partita una riflessione che mi piacerebbe condividere con lei e le sue ascoltatrici ed ascoltatori.
Non intendo negare che in un regime politico a partito unico vi siano delle restrizioni alle libertà politiche che da noi non vi sono, ma vorrei provare ad inquadrare quel problema e la questione dei Diritti Umani, in una luce a mio avviso giusta.
Partiamo dal concetto di Libertà. Personalmente sono gelosissimo della mia e l’unico caso in cui, da pacifista e non violento, sarei stato disponibile da giovane (ma se occorresse e facendocela, anche ora a novant’anni) ad imbracciare le armi sarebbe stato quello di dover per difendere il Paese da un attacco grave alla Libertà e alla Democrazia, come ci fu motivo di temere nei primi anni settanta dello scorso secolo
Dico Libertà e Democrazia come li intendiamo noi, in Occidente, perché non in tutto il mondo a questi termini si dà il medesimo significato che da noi.
Ho infatti imparato anni fa dalla rivista Intercultura diretta da Arrigo Chieregatti e Bruno Amoroso, e discutendone oltre che con loro con Pietro Barcellona e Giuseppe Stoppiglia nel “Gruppo di Lugano”, che il nostro punto di vista su questi temi è per l’appunto “nostro” e che noi, con il radicato nostro eurocentrismo, pensiamo che possa essere universale e quindi condivisibile e condiviso in tutto il mondo. Ma non è così. Vi sono lingue e quindi culture nelle quali mancano persino le parole per esprimere il concetto di diritto come noi lo intendiamo, in quanto i diritti sono della collettività, non dei singoli individui. Non dico se è bene o è male , dico che vi sono culture, sensibilità, esperienze diverse dalla nostra di cui va preso atto, che vanno prese in considerazione con rispetto, senza voler assumere il nostro modello a misura di quelli degli altri. Anche perché così facendo provochiamo anche disastri, come quando avemmo, noi occidentali, la splendida idea di esportare la democrazia con le armi e al suo seguito anche i nostri prodotti e modalità di consumo. Ci fu all’epoca chi previde reazioni terribili ed addebitò poi proprio a quella follia il sorgere del terrorismo islamico, sciagura nella quale la religione non entra in gioco che come fattore identitario.
Con questo non voglio dire che non dobbiamo tenerci cara la “nostra” Libertà, ma solo che dovremmo sforzarci di capire che in altri contesti quella parola può assumere contenuti e qualità diverse, come ad esempio Libertà dallo straniero, Libertà dall’ingiustizia, dalla sopraffazione di classe, dallo sfruttamento, prima e più che poter scegliere tra diverse opzioni politiche. Può dipendere dalla storia di un Paese e di un Popolo.
Ma – mi si dirà – a Cuba in questi giorni ci sono manifestazioni che contestano il potere ed invocano Libertà. E’ Vero. Ma è noto che quando il disagio è troppo grande e l’ esasperazione cresce le popolazioni scendono in piazza e contestano il potere indipendentemente dalle sue effettive responsabilità. In questi giorni anche in Italia sono numerosissime le manifestazioni nelle quali Li-ber-tà viene scandita a gran voce per contestare la decisione del Governo di istituire il passaporto verde. Ma non è detto che questa misura, a differenza ad esempio di certe proposte di modifica della Costituzione degli scorsi anni, abbia davvero a che vedere con la deriva che mira al rafforzamento dei poteri governativi a scapito delle libertà.
Occorre dunque discernimento nel considerare ed interpretare il clima delle manifestazioni. In Italia come a Cuba.
Quanto alle possibili violazioni dei Diritti Umani non c’è da sorvolarvi. Tutt’altro! Vanno denunziate ovunque si verifichino. Ma appunto: ovunque! Non in alcuni casi sì ed in tanti altri no.
In questi tempi sembrerebbe, a seguire la maggior parte dei media nostrani, che Cuba sia il Paese in cui si verifichino le più gravi violazioni; nel contempo si continua a considerare Israele quale “unica democrazia del Medio Oriente” nonostante che eserciti discriminazioni su basi etniche e nazionali sia al proprio interno che nei territori della Cisgiordania che ha illegittimamente occupato da 54 anni e cosparso di insediamenti di coloni che ai termini dello Statuto della Corte Penale Internazionale sono crimini di guerra.
Perché tale eclatante disparità di giudizi? Vi è una sola spiegazione plausibile: perché, cioè a Washington. Il che porterebbe ad impiegare un termine che infastidisce le nostre orecchie bene educate: l’imperialismo! .
Ma io invece, che sono impertinente,di domando continuo a farne. E chiedo se non sia il caso, per prendere bene le misure delle cose, di considerare l’approccio che la polizia cubana ha con i cittadini dell’isola e confrontarlo con quello della nostra. Scopriremmo forse che sia mediamente più rispettoso di quanto lo sia abitualmente quello delle nostre forze dell’ordine , che siano assenti casi limiti come quello di Genova o del carcere di Santa Maria Capuavetere, venuto alla luce per puro caso, grazie ad una telecamera dimenticata accesa.
E vorrei anche domandare se da noi si rispettano i diritti umani quando si lasciano all’addiaccio tanti senza tetto, si rinchiudono gli nei campi nomadi , o li si “sgombera ” mandandoli sotto i ponti e distruggendo le loro povere cose, come è avvenuto a Roma qualche anno fa con il Camping River e la scorsa settimana con il campo della Monachina. Senza dire che le “morti bianche” , quelle sul lavoro, non sono un bell’esempio di rispetto dei diritti dei lavoratori.
Non voglio certo dire che i nostri deprecabili comportamenti autorizzino a chiudere gli occhi se violazioni avvengono altrove , ma che l’espressione Diritti Umani, che a me è cara quanto Libertà e Democrazia, è lo scudo dietro il quale gli USA si nascondono per violare impunemente il Diritto Internazionale ai danni di Cuba e che molti nostri media – non è il caso della sua trasmissione, egregio Pietro Del Soldà ed è per questo che mi rivolgo a lei – si accodano supinamente. Il che se danneggia Cubani e non giova certo alla nostra Democrazia.