Emily Dickinson in scena

di Susanna Sinigaglia  

EMILY  Rossana Gay Spettacolo di Milena Costanzo

La scena rappresenta l’interno di casa Dickinson, un allestimento essenziale composto da tre sedie e un tavolo, più tre imponenti lampadari che scendono in primo piano dal soffitto. Sono soprattutto questi a dare l’idea di un interno dallo stile borghese e ingessato, reso ancor più palese dal manierismo caricaturale dei personaggi: la sorella di Emily Dickinson, Vinnie, il fratello Austin e la madre, Emily anche lei. E qui si potrebbe fare una prima osservazione: la biografia della poetessa non ritrae una vita in un ambiente di vedute ristrette o un’educazione soffocante, anzi. Emily era cresciuta in un clima di libertà intellettuale che le aveva dato modo di sviluppare le sue grandi doti letterarie. Aveva semplicemente il carattere bizzarro e un po’ schivo del genio, che non può adattarsi a una routine quotidiana. Vero è che si tratta di un adattamento teatrale e perciò andiamo oltre.

All’inizio dello spettacolo e per un certo tempo, allo spettatore viene il dubbio che Emily sia solo evocata e non si veda mai in scena, rinchiusa in camera a scrivere poesie. Invece a un tratto compare, interpretata da Milena Costanzo: si dice di lei – fra l’altro – che uccida i gatti per fare dispetto alla sorella, la ridondante e infantile Vinnie di Alessandra de Santis. Ma sarà proprio Vinnie, dopo la morte di Emily secondo la biografia corrente, a trovarne le poesie e a farle pubblicare. Si ha – anche qui – l’impressione che si voglia piegare la figura della Dickinson a una interpretazione arbitraria, a una lettura della sua personalità e dell’ambiente che la circondava secondo gli schemi un po’ stereotipi della gabbia familiare.

Nella rappresentazione non c’è trama e il racconto si snoda alternando due registri: attraverso scene un po’ buffe e un po’ banali di nevrosi – che si accentua in crescendo nello svolgimento dello spettacolo – cui fanno da contrappunto le apparizioni drammatiche di Emily, fisicamente intense e impegnative, accompagnate da suoni riecheggianti quelli degli spiritual.

Tuttavia i due registri sono sfasati: il personaggio Emily si prende troppo sul serio e gli altri troppo poco; soprattutto all’inizio, quando Emily non è in scena, la loro sembra una parodia datata del teatro ottocentesco o del primo Novecento. Poi i due registri si avvicinano mano a mano che i comportamenti ridicoli e ripetitivi si rivelano per quello che sono, pura nevrosi; ma restano comunque distanti. Lo stile graffiante e grottesco tipico del Teatro delle Moire viene depotenziato e non si coniuga con quello di Milena Costanzo; si muovono su pianeti diversi. L’unica che riesce a unire i due registri è la brava Rossana Gay, la madre, svelandoci così l’intenzione che anima l’autrice e i performer. Purtroppo però, non basta a salvare un intero spettacolo che non può reggersi sull’interpretazione, per quanto virtuosa, di un’unica attrice.

Conosco il Teatro delle Moire da molti anni; non sempre i loro spettacoli mi sono piaciuti ma certamente quello che li ha sempre contraddistinti è la ricerca del grottesco fino alle sue estreme conseguenze, fino a rivelare cioè la brutalità e la perfidia che si nasconde nel nostro quotidiano. Se invece il ridicolo descrive il ridicolo e non raggiunge il deforme, resta ridicolo e si affloscia su se stesso.

Fattore K in collaborazione con Olinda e Danae Festival presenta
«EMILY No!»
liberamente tratto dalla vita e le opere di Emily Dickinson
di Milena Costanzo
con Milena Costanzo, Alessandra De Santis, Rossana Gay e Alessandro Mor
assistente alla regia Chiara Senesi, costumi Elena Rossi
organizzazione Antonella Miggiano, ufficio stampa Renata Viola
foto Paola Codeluppi

al PimOff di Milano dal 20 al 22 marzo

Per maggiori info vai al link

http://www.pimoff.it/emily/

 


Susanna Sinigaglia
Non mi piace molto parlare in prima persona; dire “io sono”, “io faccio” questo e quello ecc. ma per accontentare gli amici-compagni della Bottega, mi piego.
Quindi , sono nata ad Ancona e amo il mare ma sto a Milano da tutta una vita e non so se abiterei da qualsiasi altra parte. M’impegno su vari fronti (la questione Israele-Palestina con tutte le sue ricadute, ma anche per la difesa dell’ambiente); lavoro da anni a un progetto di scrittura e a uno artistico con successi alterni. È la passione per la ricerca che ha nutrito i miei progetti.

Un commento

  • Gentile Susanna Sinigaglia,
    volevo precisare a lei e agli eventuali lettori che lo spettacolo Emily No! di cui scrive non è uno spettacolo del Teatro delle Moire. Lo spettacolo è stato comprodotto da Danae Festival e una delle attrici è Alessandra De Santis, ma la regia è esclusivamente di Milena Costanzo.
    Capisco che la presenza della De Santis che fa parte della compagnia delle Moire possa portare ad eventuali fraintendimenti, ma il progetto e lo spettacolo è imputabile solo a Milena Costanzo come sta effettivamente scritto nei crediti.
    Cordiali Saluti
    Milena Costanzo

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