Femminicidi? Incapaci e colpevoli
Il 23 luglio 2025 il Senato ha approvato all’unanimità, un disegno di legge molto importante. Molto atteso.
Finalmente in Italia viene introdotto il reato di femminicidio. Passerà ora alla Camera, ma nessun ostacolo.
L’articolo 577 bis del Codice Penale prevede l’ergastolo per chi commette l’omicidio di una donna. Specifica.
L’omicidio deve avvenire per motivi di odio, possesso, controllo o rifiuto. Elementi che caratterizzano il reato.
Il femminicidio e la violenza di genere sono un’emergenza nazionale, insieme alle morti sul lavoro. Sono 2 guerre.
Nel 2023 sono state uccise 117 donne. Nel 2024 sono state 113 e nei primi 6 mesi del 2025 sono 40 i femminicidi.
A queste fonti del Viminale, vanno aggiunti 29 tentativi e numerosi casi di violenza di genere. Donne dai 14 ai 93 anni.
Nel 90% dei casi, le donne vengono uccise da chi conoscono. Nel 93,7% dei casi l’assassino è un uomo. Ci tornerò.
E’ un dato allarmante, l’abbassamento dell’età anagrafica delle vittime e di chi commette il reato. Serve interrogarsi.
Sono in aumento i casi di violenza sessuale e psicologica nei confronti delle donne. Mancano le risposte necessarie.
Le risposte sociali e culturali messe in campo dallo Stato sono insufficienti. Sono molto carenti gli interventi strutturali.
I Centri Antiviolenza (CAV), le Case di Rifugio ed i servizi di assistenza psicologica e legale costituiscono la risposta utile.
Sono la risposta concreta ed immediata al bisogno di protezione delle vittime. Un’efficacia preventiva che va supportata.
In Italia esistono 404 CAV. Sono 220 in meno di quelli previsti dalla Convenzione di Istanbul. L’italia vi ha aderito da subito.
I CAV hanno presenza non uniforme sul territorio nazionale. Nel 2024 accolte 23.851 donne. 800 in meno nel 2023. Si sale.
Attualmente, sono insufficienti i posti letto nelle Case di Rifugio per accogliere tutte le persone che ne hanno bisogno. Perchè?
Il lavoro viene svolto principalmente da volontari, viste le insufficienti risorse economiche che vengono messe a disposizione.
Il nostro Paese ha una storia di arretratezza culturale che pochi conoscono e che invece merita di essere raccontata. Eccola.
Lo stupro diviene reato contro la libertà personale nel 1996. Prima di ciò lo stupro era considerato un delitto contro la morale.
Prima dell’introduzione dell’articolo 609 bis del codice penale, esisteva il “matrimonio riparatore” a seguito della violenza.
Il “matrimonio riparatore” era una pratica legale prevista dall’articolo 544 del codice penale. Codice Rocco dell’epoca fascista.
Se l’autore del reato di violenza carnale o sequestro di persona sposava la vittima, veniva estinto il reato da lui commesso.
Oggi apparentemente incomprensibile, in realtà nel clima culturale di provenienza fascista, tutto ciò aveva un suo perché.
La donna era rappresentante di un “onore“, che solo il matrimonio poteva ripristinare, preservandola dal disprezzo sociale.
La donna vittima subiva tali pressioni sociali e familiari, da convincerla ad accettare il “matrimonio riparatore“. Tutto a posto.
Franca Viola nel 1966 fu la prima donna italiana a rifiutare pubblicamente il “matrimonio riparatore”. Un gesto clamoroso.
Questa “donna svergognata”, ebbe il coraggio di mettere in discussione un tabù e denunciò chi l’aveva rapita e violentata.
Il “matrimonio riparatore” fu abolito solo nel 1981, ma segnò una svolta di costume riguardante l’emancipazione femminile.
E’ solo nel 1996 che la violenza sessuale diventa un reato contro la persona. Non è più un reato contro la moralità pubblica.
COSA SUCCEDE IN EUROPA
Esiste un’indagine fatta da Eurostat nel novembre 2024, riguardante la violenza sulle donne nei Paesi dell’Unione Europea.
E’ stato utilizzato un questionario, su un campione di 114.023 intervistate di vari Paesi UE. Un’indagine di valore pregevole.
Il 30,7% delle donne intervistate ha sperimentato nel corso della vita violenza fisica, minacce e/o violenza sessuale.
La quota più alta di donne che ha dichiarato di aver subito violenze sessuali è in Svezia (40%). La più bassa in Bulgaria (3,4%).
Per quanto riguarda altri tipi di violenza, ma non sessuale. La percentuale più alta in Ungheria (31,2%). In Bulgaria (8,5%).
In Italia il 18,8% dichiara di aver subito violenza sessuale. Il 12,9% violenze di altro tipo, ma non violenze sessuali. Avanti così.
Il 63,7% delle donne UE, a seguito della violenza subita, hanno raccontato il loro dramma a persona amica. Il 36,3% ha taciuto.
Esiste poi un 20,5% che ha contattato i servizi sociali preposti, come i Centri antiviolenza. Solo il 13,9% si è rivolta alla Polizia.
La violenza subita, continua ad essere vissuta dalle donne con estremo pudore. Magari raccontano, ma poche denunciano.
Hanno subito violenza fisica , minacce e/o violenza sessuale dal partner il 17,7% delle donne UE. Violenza psicologica 31,8%.
in Italia, il primo elemento sopracitato è al 13,6%, che diventa il 25,9% includendo i casi dove si è subita violenza psicologica.
E’ significativo che le intervistate abbiano dichiarato che la violenza dichiarata non è confinata ad episodi isolati. Più volte.
Il 20,2% delle donne intervistate, hanno dichiarato di aver subito varie violenze sopracitate, da persona che non era il partner.
In Finlandia il 46,5%. In Svezia il 42%. Repubblica Ceca, Polonia e Bulgaria il 10%. In Italia il 24,5%. Una donna su quattro.
Esistono poi le molestie sul luogo di lavoro. Nei 27 Paesi UE il 30,8% delle donne. La discrepanza fra i vari Paesi è notevole.
Svezia il 55,4%. Finlandia il 53%. Bulgaria il 12,2%. Lituania il 11%. Italia il 14,8%. Sono sorpreso dai dati dei Paesi scandinavi.
Mi rendo conto che fini analisti avrebbero molto da disquisire su questi numeri. Certamente esistono sensibilità diverse in UE.
Culture diverse a confronto e quindi, anche la percezione di violenza da parte delle donne intervistate può fare la differenza.
Rimane la certezza, che la cultura e la consapevolezza sono elementi imprescindibili per contrastare la violenza sulle donne.
TORNIAMO A CASA NOSTRA
Mi è capitato di incontrare persone che manifestano perplessità. Era davvero necessaria una legge specifica sui femminicidi?
Si parla sempre e solo di violenza sulle donne. Ma forse non esistono violenze perpetrate nei confronti degli uomini? Eh già..
Voglio riportare dei dati ISTAT che risalgono al 2023. Sono gli ultimi che ho trovato, ma non credo che il mondo sia cambiato.
Se l’autore dell’omicidio è noto, l’88,9% delle donne è vittima di un uomo. Vittima un uomo? 80,6% dei casi l’omicida è uomo.
Ho già espresso parere favorevole, sull’approvazione all’unanimità di questo disegno legge sul femminicidio. Ma non basta.
C’è da chiedersi, se si vuole privilegiare una risonanza mediatica o se invece si vogliano destrutturare veramente le cause.
Molto c’è da investire nei CAV, che hanno bisogno di risorse economiche e di tutti i supporti necessari per funzionare bene.
Parallelamente, occorre una formazione specifica per gli operatori del sistema giudiziario, sanitario e delle Forze dell’Ordine.
Un intervento realmente efficace richiede di spostare il focus. E’ dimostrato, che l’inasprimento sanzionatorio non risolve.
Occorre mettere in campo politiche educative capaci di promuovere modelli relazionali fondati sulla parità. Non è uno slogan.
Se è vero che la violenza di genere si alimenta di dipendenza economica e disparità di potere, allora la strada è tracciata.
Gli interventi proficui saranno quelli mirati a favorire l’autonomia economica, politiche di conciliazione vita lavoro e il welfare.
Misure di sostegno all’occupazione e un buon welfare, possono incidere in profondità sulle dinamiche di subordinazione.
Questo approccio integrato, che agisca simultaneamente sul piano culturale, educativo, economico è la sfida che ci attende.
Tutto ciò richiede investimenti economici e questo disegno di legge non li prevede. Tranne che per gli orfani di femminicidio.
Stanziati 10 milioni di euro. Apprezzabile, ma il Governo vuole utilizzare una parte di questo fondo per finanziare un evento.
Per finanziare le Olimpiadi Invernali di Cortina 2026, verranno tolti fondi da qui e dal fondo destinato alle vittime di usura.
LE MISURE PREVENTIVE
Tra il 2024 e il 2025 la cronaca registra femminicidi, in cui il braccialetto era applicato all’assassino. Non ha impedito l’omicidio.
A fine 2024 i braccialetti attivi erano 10.458 (4.677 quelli anti stalking). Come funzionano questi strumenti di prevenzione?
Il fornitore unico è Fastweb dal 28/12/2022. Contratto di 45 mesi, con attivazioni regolamentate al costo di 139 euro cadauna.
Sulla carta tutto fila, ma sul campo restano elementi di vulnerabilità. Tra il provvedimento del Giudice e l’effettiva operatività.
Fastweb dovrebbe installare il dispositivo entro 4 giorni dall’ordinanza del Giudice. A volte capita che passino intere settimane. E’ una criticità che ha già seminato alcune vittime, che si sarebbero potute salvare se i tempi previsti fossero stati rispettati.
Per i casi di violenza, il sistema è duale e prevede cavigliera all’autore della violenza e device alla vittima. Sono una garanzia?
Sì, se funzionassero al meglio batterie, GPS e rete mobile. Purtroppo può bastare una zona d’ombra o batteria scarica o altro..
Si generano silenzi o falsi positivi. Arrivano segnalazioni, ma spesso è difficile riconoscere il caso critico da falsi allarmi.
Mettendo insieme le criticità tecnologiche, i ritardi di installazione, l’insufficienza di braccialetti e cavigliere, calano le tutele.
Se aggiungiamo la scarsa efficienza del sistema di controllo, ecco che i rischi per le probabili vittime aumentano moltissimo.
Sembra che il sistema di monitoraggio in Italia sia una chimera. Mi rifiuto di accettare tutto ciò, come un problema irrisolvibile.
Basterebbe copiare come funzionano questi dispositivi in altri Paesi. Ma occorre l’umiltà di voler imparare e soprattutto costa.
In Spagna, si usano questi dispositivi per il monitoraggio dal 2004. Con sistema telematico, il controllo avviene in tempo reale.
La Francia adotta invece, un approccio fondato su valutazioni multidisciplinari e centrali operative funzionanti 24 ore su 24.
In Gran Bretagna esiste una figura dedicata, che supervisiona gli allarmi e coordina gli interventi con le Forze dell’Ordine.
In Italia, affinchè il dispositivo elettronico non sia una mera illusione, servono protocolli più precisi e meno improvvisazione.
Esperti formati e risorse umane ed economiche in aggiunta alla Polizia Giudiziaria. Serve una struttura capillare e competente.
CONCLUSIONI
Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, in un question time al Senato, ebbe a dichiarare quanto vi voglio riportare testualmente.
“Il dispositivo molto spesso è incompatibile con i mezzi di trasporto delle persone. Nel momento dell’allarme, spesso la vittima
si trova ad una distanza troppo lunga rispetto alla possibilità di intervento degli agenti. La vittima deve trovare delle forme di
autodifesa, magari rifugiandosi in una chiesa o in una farmacia, in un luogo più o meno protetto.” ANSA 16 maggio 2025.
E’ la dichiarazione di un fallimento. Si istituzionalizza la scorciatoia del si salvi chi può. Neppure si ipotizzano correttivi. Scappa.
“Adesso che è stato istituito il reato di femminicidio, le nostre coscienze sono a posto”. Credo sia il pensiero di molti politici.
Io credo invece, che la strada da percorrere per ridimensionare drasticamente queste morti ingiuste sia ancora lunga e difficile.
Nessuno di noi può chiamarsi fuori. A partire dall’educazione e dai valori di rispetto che vanno insegnati ai nostri figli e nipoti.
Dalle istituzioni pretendo invece il massimo impegno, perchè le possibili vittime vanno protette e tutelate nel migliore dei modi.
Inutile sottolineare che senza investire le risorse necessarie, la protezione e la prevenzione saranno impossibili da praticare.
Rimane la certezza, che la cultura e la consapevolezza sono elementi imprescindibili per contrastare la violenza sulle donne.
“Femminicidi? Incapaci e colpevoli“. Credo sarà questo il titolo che darò a questo mio articolo. Possiamo solo fare meglio.
L’IMMAGINE IN EVIDENZA è di ANARKIKKA.