Genova 2001: una testimonianza

di Sergio Mambrini

Questi fatti mi sono stati riferiti da una persona reale. Il mio vizio di imbrattacarte ve li propone come fossero il frutto di un’invenzione letteraria. Ma non è stato così, purtroppo.   

Tenevano la radio accesa per sentire la cronaca delle manifestazioni di Genova. A un certo punto si fermarono entrambi ad ascoltare la voce emozionata dell’annunciatrice che interrogava un manifestante, che ripeteva sconsolato:

  • ……una camionetta della polizia o dei carabinieri……non so……ha investito in retromarcia un ragazzo.
  • Dove questo? In piazza Alimonda?
  • Sì, Alimonda…piazza Alimonda.
  • ……voi l’avete visto?
  • E’ lì per terra coperto da un lenzuolo. C’è un cordone di carabinieri che fa di tutto perché i giornalisti non si avvicinino.
  • ……che sia stato investito da chi l’avete saputo?
  • Da un ragazzo che era di fianco a lui.
  • ……quindi, è confermato che è stato investito?
  • Direi di sì.

Dario scambiò un’occhiata interrogativa con la figlia, che a sua volta lo scrutava.

  • Stento a crederlo……l’hanno ammazzato?
  • Pare di sì. – rispose Dario – Dai, prepariamoci qualcosa da mangiare.

Non voleva spaventarla, ma era impensierito. Pensava al giorno dopo, quando anche lei, senza di lui, sarebbe stata proprio in quella città a sfilare in corteo.

Domenica all’ora di pranzo erano seduti a tavola..

  • Ho dei ricordi per immagini……arrivati a Genova siamo scesi, non mi ricordo dove, più o meno sul lungo mare. Non conosco la città, ma eravamo nella parte orientale. Fatti pochi passi ci siamo trovati insieme con tanta, tanta gente, ferma. Poi abbiamo cominciato a muoverci per questo stradone.
  • Quando siete arrivati, siete partiti subito?
  • Sì, tutti i pullman arrivavano, scaricavano le persone, che poi s’incamminavano. Nei fatti, in poco tempo si è formato un corteo imponente. Subito, dall’inizio, per la difficoltà del deflusso umano, ci si doveva fermare. C’era questa strada larga……piena……piena di tanta gente. Gli elicotteri che passavano molto bassi……questo rumore degli elicotteri……questo silenzio…
  • Gli elicotteri della polizia?
  • Sì, gli elicotteri della polizia….e poi abbiamo proseguito……
  • Lì non c’era ancora la polizia schierata?
  • No, non lì……lì no. Quando siamo arrivati sul lungomare……non so come si chiami……il lungomare di Genova……lì sì, era il vero e proprio corteo. Si vedeva la polizia, però abbastanza lontana. Si vedevano questi elicotteri passare da vicino. A un certo punto, in fondo……come si chiama……il piazzale……il corteo avrebbe dovuto fare il lungomare e poi girare a destra per via……non so, se avessi una cartina, mi ricorderei anche……comunque ci sono stati i primi scontri. In lontananza, a un certo punto, si vedeva che c’erano……
  • Eri con il corteo dei lavoratori?
  • Sì, erano vari spezzoni. Vicino a me c’era un gruppo di inglesi in bicicletta. Non so chi erano. Era molto eterogeneo come……come corteo. In fondo, a un certo punto……penso che fosse via Torino, via Torino……non so……a un certo punto il corteo avrebbe dovuto girare per andare dove doveva andare. Beh, sulla sinistra c’era il mare……c’era il mare, gli stabilimenti balneari, le rocce. Invece sulla destra c’erano queste scalinate, queste stradine che salivano verso la città……a un certo punto eravamo fermi e si sono visti sparare dei lacrimogeni, giù in fondo. Metà del corteo era già passata. A un certo punto non si andava più avanti e in lontananza si vedevano questi primi lacrimogeni, a tre quattrocento metri. Poi comunque, non so……un po’ forse si è ripreso a camminare, qualcuno saliva……
  • Tu cos’hai pensato quando hai visto i gas……
  • No, lì niente. Ero ancora abbastanza tranquilla, perché nonostante……
  • ……il corteo era tutto tranquillo, comunque……
  • ……sì, il corteo era tutto tranquillo. Probabilmente……
  • C’erano striscioni……bandiere di partiti, o no?
  • C’erano striscioni. Bandiere di partiti, forse, anche, probabilmente sì. Gridavano anche gli slogan contro la polizia quando arrivavano gli elicotteri che volavano bassi……“assassini, assassini”……ci saranno stati quelli……comunque il corteo è andato avanti. Si era ……non so, a……probabilmente c’era del fumo, perché qualche……quelli che chiamano black block, avevano incendiato qualche macchina e sfondato le vetrine di una banca……
  • ……tu li hai visti ‘sti black block?
  • No, però in fondo si vedeva il fumo.
  • C’era una battaglia.
  • Sì……e a un certo punto la polizia ha deciso di caricare. Sembravano lontani inizialmente……
  • ……per disperdere il corteo……
  • Sì, però non per disperderlo, perché non potevano disperderlo. Proprio per “il caricare” fine a se stesso, perché il corteo non poteva disperdersi. Da una parte c’era il mare e dall’altra parte c’erano le stradine strette. Era abbastanza pericoloso muoversi, perché c’erano decine di migliaia di persone che non potevano andare da nessuna parte, quindi non era neanche un’offensiva di alleggerimento. Quella era proprio……siccome metà corteo era già passato, i black block lì non c’erano, perché quelli erano già andati via……dopo……non hanno attaccato loro, perché fin che erano lì sono stati fermi un bel po’. Non hanno caricato, fin che c’erano lì i black block. Tiravano i lacrimogeni e gli altri tiravano le pietre. Dopo hanno aggredito proprio il corteo, con l’idea, di caricare il corteo. Mi ricordo tutta la gente che correva più indietro……
  • Hai avuto paura?
  • Sì……ho avuto paura……ho corso……non sapevo ben cosa fare. Ho visto gente che saliva, che si accalcava su per le stradine verso l’interno. Sulla destra, quindi sulla mia sinistra, ho visto gente che si pigiava su per la salita e andavano verso l’interno, mentre sulla destra……tornando indietro……sulla destra c’era questa strada che era stata scavata……avevano spianato la costa……quindi lì c’era una parete di roccia di……non so, non altissima……sarà stata due o tre metri……
  • Cosa c’era, il mare dietro?
  • Sì, dietro c’era il mare. E’ come quando ci sono certe strade di montagna……quando il bordo rimane sospeso. Da quella parte lì……in cima c’erano degli alberi, delle piante giovani ed io con questa mia collega ci siamo……
  • ……siete salite sopra?
  • ……siamo salite di sopra……
  • ……e come hai fatto?
  • Arrampicandoci. Non eravamo le uniche. Il solo posto dove andare era arrampicarsi. Siamo riuscite ad arrampicarci. E lì c’era……
  • Arrampicarvi? Com’era? Una parete dritta……
  • Non era di terra. Era come spaccata, quindi si riusciva……c’erano gli appigli, come uno scoglio. Non era liscia, non era tagliata in modo regolare. Poi lì sopra c’erano gli alberi……
  • Sei salita anche sugli alberi?
  • Sì sulle acacie……
  • Acacie?
  • Eh sì, erano alberelli. Sotto si sentiva……sotto……io la polizia non l’ho vista da vicino. Ho sentito……ho respirato tutti i lacrimogeni che arrivavano da tutte le parti……giù si sentivano i colpi delle manganellate……però queste cose non si vedevano da sopra……
  • Non vedevi la polizia perché c’era fumo.
  • C’era fumo…… poi perché ero in alto, con gli occhi che non ci vedevano per le lacrime……in basso……un metro sotto di me si sentiva ancora tutta la confusione e poi……
  • Quindi nemmeno la polizia vedeva voi, che eravate sulle piante?
  • Ci vedeva, però, ce n’erano talmente tanti che non stava a guardare, in quel momento, chi pestare ……no, lì si era spaventati. Ho anche pianto lacrime vere, mi è venuto proprio da piangere. C’era un ragazzo, non so chi fosse, che mi ha dato un fazzoletto dicendomi……”non piangere”……e mi ha allungato il suo fazzoletto per asciugarmi gli occhi……
  • Era scappato su anche lui?
  • Sì era sul ramo……eravamo abbastanza in tanti……
  • Un bel gruppo è andato lì su, allora?
  • Eh, sì……molti sono rimasti giù e sono quelli che se le sono prese……Dopo, passata l’ondata, la polizia l’avevamo……non so se era la polizia o erano finanzieri……
  • ……quindi con questi gas facevi fatica a respirare……
  • ……sì, fatica……soprattutto mi lacrimavano gli occhi, più che la fatica a respirare……facevano lacrimare.
  • Come ti senti adesso, ne risenti ancora? – le chiese accarezzandole i capelli.
  • No, non fisicamente, però mi hanno ferito nello spirito e straziato la mente. Questa notte……

La figlia di Dario aveva serrato le labbra. Con l’indice e il pollice della mano destra premeva le palpebre chiuse, nello sforzo di non piangere. Le labbra le tremavano, come le parole spezzate con le quali si era espressa. Aveva abbassato leggermente il capo nello sforzo di trattenersi. Non voleva mostrarsi ferita nell’anima, ma lo era.

Dario era lì, muto, incapace di sussurrare discorsi inutili. Aveva sbagliato a farsi raccontare quegli avvenimenti? No, non lo pensava, anzi, era stato un bene per lei aprirsi, svuotarsi dell’angoscia, condividere la propria vicenda. Solo così avrebbe potuto elaborare le esperienze più dure. Rievocandole. Le sarebbe stato vicino per aiutarla a superare il trauma. Pian piano la sua esistenza avrebbe ripreso il giusto ritmo consueto. Non subito, ma col tempo sì, sperava.

Nel linguaggio di sua figlia leggeva lo spavento, la paura e l’ansia. Ogni sua parola diventava non adeguata a formulare un pensiero definito con sufficiente chiarezza, seppur semplice. Le sue pause aggiungevano drammaticità al vivo racconto, mostrando tutta la sua sofferta esperienza spirituale. Era in questi momenti che Dario doveva sospendere il fiato per non far trasparire la propria apprensione. Versò del the tiepido nelle due tazze. Appoggiò il bricco e allungò la mano a incontrare quella di lei. Accarezzandole il dorso riprese con le domande.

  • Cos’hai fatto? Pensavi a casa?
  • No, in quel momento che succedeva il pandemonio, non pensavo. Avevo una paura irrazionale……così. Quando sono scesa dal mio riparo, ho visto che il corteo era tutto sbandato. Non sapevo più cosa fare. Avrei dovuto riprendere a camminare e finire il percorso. Il pullman ci aspettava nei pressi del cimitero……di Staglieno, credo…………dall’altra parte……e lì non capivo più, dove andare……perché……non sapevo cosa fare. Assieme ad altri ho deciso di tornare indietro……
  • ……e il telefonino?
  • L’avevo, ma era inutilizzabile perché avevano spento il segnale. A questo punto siamo andati lungo gli scogli……no, una parte dei ragazzi è scappata verso gli stabilimenti balneari e anche nel mare. Una parte su……un’altra è tornata indietro. Alla fine, superata la paura più forte, in realtà avevo……non sapevo cosa fare, ma avevo ancora una certa fiducia nella polizia. Ho chiesto a……forse era un finanziere, non era neanche un poliziotto……vestito come tutto protetto da un guscio, una seconda pelle corazzata, e armato……e gli ho chiesto dove……”cosa faccio…… da che parte vado?”. A me, no, a me ha detto “Vai da quella” e io sono andata. Altri a fianco che chiedevano le stesse cose, li legnavano. Non mi hanno picchiato, per fortuna, però……
  • Ti sei fidata a chiedere, insomma. Ti fidavi delle forze dell’ordine.
  • Sì, perché altrimenti non sapevo……lì eri in mano loro. Non sapevi da che parte andare. Continuare verso la direzione del corteo non era……e allora……mi ha detto “Vai da quella”.
  • Era uno giovane anche lui?
  • Non so, erano tutti coperti. Mi ricordo che era uno grande……comunque era grigio, secondo me era della guardia di finanza.
  • Aveva la maschera antigas che lo copriva?
  • Sì.
  • Quindi non gli vedevi la faccia, niente. Erano tutti come dei bestioni.
  • Sì.
  • Aggressivi…
  • Sì, sì, sotto sentivi le manganellate. Un ragazzo con i capelli lunghi, con la testa coperta di sangue, è stato anche fotografato. Era sul pullman con me, però non lo conosco. Dopo è venuta la parte più……cioè altrettanto……ci siamo riorganizzati in un gruppo. Saremo stati una cinquantina.
  • Tutto quest’inferno cos’è durato?
  • La parte della carica sarà stata lunga dieci minuti, neanche forse. La carica in sé……
  • ……voi siete scesi dal pullman e siete partiti. Avete camminato per……
  • ……quello sarà durato un paio d’ore, perché si andava lenti, piano…
  • ……avete camminato un paio d’ore, poi avete avuto questi dieci minuti di scossa……
  • ……e dopo eravamo sbandati……
  • ……dispersi……
  • Sì. La carica è stata veloce perché sono partiti anche con le camionette, lanciando prima i lacrimogeni. Erano le prime cose che vedevi, però è stato tutto molto rapido. Sembravano lontani, all’inizio. In realtà in un minuto saranno stati lì. E dopo la parte più……quello che è successo dopo è stato proprio brutto. Siamo riusciti a riorganizzarci, in qualche modo……
  • ……vi siete ritrovati……
  • ……ci siamo ritrovati un gruppo, non tutti tra l’altro, di Mantova. Tutte le varie corriere si concentravano nello stesso posto, comunque. Bisognava riuscire a raggiungerle……c’era qualcuno che conosceva Genova……bisognava riuscire raggiungere i pullman, sostanzialmente, senza farsi trovare dalla polizia. E quello è stato proprio brutto. Fra l’altro non sapevo a chi chiedere informazioni per andare per la strada giusta.
  • Ma genovesi non ce n’erano in giro?
  • Sì, però non in giro per strada. Chiedevo informazione ai balconi delle case. Me le davano, però……dicevano «no, non andate di là, perché c’è la polizia.». Avevo paura……
  • Erano solidali con voi o……
  • Sì, i genovesi sì. C’erano tanti……forse erano poliziotti……questi qua andavano in giro con i motorini ad offrire informazioni. «No, andate di là.»
  • ……e poi dopo, invece……
  • ……per fortuna c’era qualcuno che conosceva Genova e non abbiamo mai seguito le indicazioni di questi tipi, che ci avrebbero mandati, probabilmente……
  • ……in bocca alla polizia.
  • Sì, questo è stato proprio brutto. La paura di……è la paura vera, che non è lo shock del momento.
  • Hai tutte le mani rovinate. – e le strinse dolcemente tra le proprie palme.
  • Sì, mi sono ferita quando scappavo, per arrampicarmi.
  • Ti sei sentita in trappola.
  • Sì, perdi ogni, ogni……
  • Ma i negozi erano aperti? I bagni……
  • All’inizio sì. Quando avevamo cominciato a sfilare, sì. Dopo no. Sono riuscita a fare……attraverso……
  • La città com’era?
  • Era abbastanza distrutta.
  • Quindi, ci sono stati scontri dappertutto.
  • Sì. A un certo punto mi sono ritrovata nella stradona a fianco alla ferrovia. Era deserta, ma con la polizia in fondo. Si vedevano i blocchi. Abbiamo continuato per i carrugi, su per queste stradine, un giro lunghissimo per arrivare nella piazza dei pullman. Poi quando la corriera è partita, il peggio era ormai passato.
  • ……quindi, quanto tempo sei rimasta a Genova? Tre ore, quattro ore?
  • Sì, anche di più. Altri del nostro gruppo, ma di un altro pullman, si sono nascosti in un cortile. La polizia li ha trovati, li ha divisi tra maschi e femmine e poi hanno preso a picchiarli……
  • Tu sei partita alla mattina presto……
  • Sì, come sai, erano quasi le quattro. Siamo arrivati a Genova che saranno state le nove o le dieci e poi quest’attacco, secondo me……la carica sarà stata verso mezzogiorno, massimo l’una.
  • Poi avete girato……
  • ……ore e ore per riuscire ad arrivare……era proprio butto……
  • …… avete girato fino a sera, quindi?
  • ……fino al tempo d’arrivare al pullman. Il raduno sarebbe stato verso le sei o le sette di sera e non sono arrivata tanto prima. Almeno quattro ore per cercare di scappare alla polizia. Dopo, sulla strada del ritorno, non ci hanno bloccato il pullman.
  • ……e sei arrivata all’una di notte?
  • Sì.
  • C’erano tutti, anche la gente ferita?
  • Sì, non gravemente, però sì……il sangue in testa……però sì…
  • Ti eri portata dei panini?
  • Sì, ma non ho mai mangiato.
  • Non hai mai mangiato?
  • Non ce l’ho fatta, Anche se ho visto un bel forno che esponeva la focaccia genovese. E mi aveva attirato parecchio, addirittura. Fino a quel punto ho avuto un’impressione molto bella di Genova, che poi non ho neanche visto. Non sono stata nel centro della città. Ero sul lungo mare, però, lo stesso, mi ha fatto una bella impressione.
  • ……ma dove hai pisciato?
  • All’autogrill. All’inizio c’erano anche dei bar aperti.
  • Visto che il giorno prima era morto quel ragazzo, nessuno aveva valutato che potessero esserci incidenti?
  • Paura della polizia l’avevamo, ma non andavamo a manifestare con violenza. Abbiamo sfilato in una maniera ben differente, molto civile comunque.
  • Pure tu immaginavi un comportamento diverso della polizia, perché voi eravate pacifici.
  • Ho creduto di non finirci dentro, negli scontri. Non è che avessi fiducia nella polizia, però credevo che, volendo, sarei riuscita ad evitare gli scontri.
  • Non ti eri premunita?
  • Mi ero portata dei fazzoletti, del limone……per i gas.
  • Li hai usati?
  • No, ho soltanto bagnato il fazzoletto con l’acqua.
  • Tu non hai mai visto i black block?
  • Sì c’erano. Cercavano d’infilarsi nel corteo.
  • Cosa facevano? Erano tutti vestiti di nero……
  • ……avevano il casco, lo zainetto……rompevano qualche vetrina……
  • ……non li fermavate?
  • Sì, a parole……ma la carica non è stata per prendere loro, che erano mischiati a noi. Con loro non c’è stata connivenza. Erano le forze dell’ordine che avrebbero dovuto proteggerci da questi……
  • Quelli che sfilavano con te erano pacifici? Ti sono sembrati tranquilli?
  • Sì, assolutamente. C’erano tante donne, giovani, anziani, anche persone sulle sedie a rotelle, bambini nei passeggini, gente da tutta Europa.

La polizia ha fatto proprio paura a tutti. Era armata fino ai denti, mentre noi eravamo totalmente indifesi, senza alcuna protezione. Prima di partire non pensavo che ci fosse un pericolo concreto. Invece non è stato come immaginavo. Non credevo che la pula avrebbe aggredito delle persone inermi. Così tante.

La manifestazione stava venendo bene, numerosa, piena di entusiasmo. Comunicava speranza. Come sai, fa sempre piacere ritrovarsi con qualcun altro che la pensa, più o meno, come te. Dà forza.

La vicenda che mi ha colpito di più è stata la solidarietà di quel ragazzo gentile, che mi ha allungato un fazzoletto quando piangevo dalla paura in cima all’albero……scusami se adesso sento il bisogno di raccontarti anche questi episodi, che ti possono sembrare marginali. Cerco di farti capire l’enorme e violenta ingiustizia che abbiamo subito tutti, anche tu, che addirittura non c’eri. Questa è la verità.

Di notte ho gli incubi. Quell’orrore che ho vissuto mi è penetrato nella cavità profonda della mente. Spero che non rimanga lì a lungo. Desidero tornare a dormire tranquilla con tutte le mie cellule. Comunque, non riusciranno impedirmi di partecipare alla vita democratica del nostro Paese. Non sono intimorita, anzi questa disavventura mi ha fatto crescere. Purtroppo penso che il movimento, invece, si sgonfierà. La repressione ha funzionato, non c’è che dire. Per loro è stata utile, ma per me è stata una vicenda molto brutale. Non sono abituata a confrontarmi con la violenza. Non imparerò mai.

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

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