Giorgio Chelidonio: L’Aquila e Verona, 14 mesi dopo

 

«In un Paese come il nostro la percezione pubblica del rischio sismico e la prevenzione dei danni dovrebberoessere la  principale missione della Protezione Civile» scrive Giorgio Chelidonio in questo articolo-montaggio. Stimolato dal crescere dell’inchiesta che sta incriminando la Commissione grandi rischi (per aver sottostimato la sismicità de L’Aquila) e partendo dal blog di M. Cattaneo sul sito di «Le Scienze», Giorgio ha assemblato questo articolo, alcuni link e un suo commento. Mi sembra utile per stimolare una discussione. (db)

http://www.6aprile2009.it/?p=13662

Enzo Boschi (dell’Ingv cioè Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) accusa la Protezione Civile: il verbale della commissione grandi rischi è “un falso”.

Boschi conferma quanto già comunicato altre volte, ad esempio nell’intervista video presente nel film «Draquila» di Sabina Guzzanti. Il  verbale della commissione grandi rischi è “un falso”, redatto dopo il sisma del 6 aprile. Pesanti le accuse nei confronti della Protezione Civile.

Sisma e prevenzione, l’accusa di Boschi. «Quel verbale fatto dopo la tragedia»

Interrogato all’Aquila il presidente dell’Ingv: «Un falso della Commissione Grandi Rischi».

 (Articolo estratto da Repubblica.it  – http://www.repubblica.it/cronaca/2010/06/07/news/sisma_accusa_boschi-4626440/)

C’è una prova «chiave » – secondo i magistrati della procura dell’Aquila – che dà corpo alla «negligenza fatale», «l’imprudenza e imperizia» dei vertici della Protezione civile nella tragedia del terremoto, prima della scossa mortale del 6 aprile. Ovvero, durante lo sciame sismico che fece tremare per tre mesi, quasi ogni giorno, la città. Una prova che ora è raccolta nel fascicolo d’indagine (aperto dai magistrati Alfredo Rossini e Fabio Picuti) per «omicidio colposo». Fra le carte, oltre alle ricerche scientifiche che «annunciavano» da anni il terremoto aquilano, i rapporti sugli edifici che «segnalavano» (con tanto di numero civico) quali palazzi in caso di sisma sarebbero venuti giù – come il censimento sulla vulnerabilità del patrimonio edilizio pubblico, pagato quasi centomila euro proprio dalla Protezione Civile e nel quale era evidenziata anche la Casa dello Studente – ci sono diversi interrogatori. Interrogatori fino ad oggi coperti da segreto.

Già, perché tutti i componenti della Commissione Grandi Rischi (organo tecnico-scientifico della Protezione Civile) che, secondo gli inquirenti, cinque giorni prima del terremoto tranquillizzarono la popolazione (e che adesso sono indagati per «omicidio colposo»), sono già stati ascoltati dagli agenti della squadra mobile dell’Aquila. Nei mesi scorsi, infatti sono stati interrogati come «persone informate sui fatti», Franco Barberi (presidente vicario della Commissione al cui vertice c’è Guido Bertolaso), Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Mauro Dolce e Claudio Eva. Ma l’interrogatorio «chiave» è stato quello reso da Enzo Boschi, presidente dell’Ingv.

E’ stato lui a raccontare alla Polizia che ci fu un «falso» nella stesura del verbale della riunione della Commissione Grandi Rischi all’Aquila. Un “falso” in quanto il verbale fu redatto solo dopo la tragedia. Cinque giorni dopo, quindi. La firma su quel documento, datato 31 marzo, fu chiesta a Boschi da Mauro Dolce (capo dell’ufficio rischio sismico della Protezione Civile) proprio il 6 aprile, quando L’Aquila era già crollata, nel pieno del caos di tendopoli, vigili del fuoco e centinaia di persone sotto le macerie. Questo ha raccontato Boschi agli agenti della squadra mobile. Precisando che «convocare una riunione della Commissione Grandi Rischi, chiamata a valutare un’emergenza, e non stendere nell’immediato un verbale equivale a non farla». E per la prima volta – invece di stendere un verbale – si decise di fare una conferenza stampa per “rassicurare la popolazione” alla quale “io non venni invitato”, ha messo sempre a verbale Boschi davanti agli inquirenti. A quell’incontro con la stampa locale De Bernardinis e Barberi (quest’ultimo consulente della Protezione Civile) rassicurarono la popolazione: «La comunità scientifica conferma che non c’è pericolo, perché c’è uno scarico continuo di energia; la situazione è favorevole».

La riunione della commissione durò meno di 60 minuti. «Una seduta del genere – ha aggiunto nella sua deposizione il presidente dell’Ingv – fatta con serietà, dura almeno alcune ore. Figuriamoci se si fosse voluto davvero capire la vicenda aquilana, prendendo in esame tutte le ricerche e i parametri geologici e scientifici. Sarebbe durata ore…». Invece, andò tutto diversamente. «L’Ingv – ha spiegato Boschi alla Polizia – ha sempre fatto il suo dovere, inviando alla Protezione Civile tutte le informazioni utili sullo sciame sismico ed evidenziandone la pericolosità. Non spetta ai sismologi prendere decisioni su evacuazioni o stato d’allerta». E’ nei compiti della Protezione Civile, dice la legge.

altri link:  http://temi.repubblica.it/espresso-terremoto-in-abruzzo/tag/enzo-boschi/

http://temi.repubblica.it/espresso-terremoto-in-abruzzo/2009/12/21/e-sullallarme-negato-volano-le-accuse/

http://cattaneo-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/06/05/evacuare-labruzzo-ora-e-per-sempre/comment-page-1/#comment-43912

La morale di questa storia é chiaramente leggibile nel libro pubblicato nel 1999 dallo stesso Enzo Boschi («Terremoti d’Italia: il rischio sismico, l’allarme degli scienziati, l’indifferenza del potere» scritto con Franco Bordieri) e ripubblicato da Baldini Castoldi Dalai, guarda caso, nel giugno 2009.

Infatti vi si spiega:

– un secolo di attivo disinteresse dei politici per la prevenzione dei danni e delle vittime dei sismi a venire;

– un ricorrente occhiuto calcolo (elettorale ed economico) di intervenire a catastrofe avvenuta e farne un business;

Inoltre vi si cita L’Aquila come uno dei pochi centri urbani italiani attraversati direttamente da faglie ritenute sismicamente attive.

Aggiungo a futura memoria – ma con la speranza di non essere citato né come Cassandra né come vittima preveggente – due parole sul caso Verona, praticamente sconosciuto ai veronesi stessi: il sisma del 1117, storicamente noto come «terremoto di Verona» e stimato del IX grado Mcs (scala Mercalli-Cancani-Sieberg) come il più grande a sud delle Alpi in età medievale.

Sebbene non se ne sia ancora individuato con precisione l’epicentro, il centro storico veronese coincide con una faglia sepolta lunga oltre 15 chilometri (da Domegliara a S. Bonifacio), che segna la discontinuità fra la pianura atesina e i rilievi collinari prealpini ed è connessa con numerose risorgive termali (Caldiero ecc.).

La rischiosità del potersi ripetere un evento sismico di tali proporzioni (citato in più carte geologiche – compresa quella del Comune di Verona –  e dal Piano Provinciale di Emergenza 2006 della Provincia di Verona –  http://portale.provincia.vr.it/files/newweb/Manut/Protezione-Civile/PIANO-PROVINCIALE-DI-EMERGENZA/PIANO-EMER/Relazione-PEP-2005.pdf) – è stata del tutto ignorata nelle ristrutturazioni edilizie degli ultimi 20 anni. Compresa quella dell’appartamento in cui vivo, a dispetto delle mie sollecitazioni all’impresa che nel 1986 eseguì i lavori di ristrutturazione.

Solo in un recente convegno alla Fiera di Verona pare si sia parlato di «nuove norme antisismiche», naturalmente da applicarsi alle nuove costruzioni. Ma in una “città d’arte” prevalgono gli edifici storici: che fare per questi?

Non sappiamo quando questo sisma tornerà a manifestarsi, ma in un convegno del 2008 alcuni geologi – http://www.regione.veneto.it/Ambiente+e+Territorio/Protezione+Civile/Convegno+Verona.htm – hanno azzardato un tempo di ritorno di circa 7 secoli, peraltro già scaduto. Non voglio sapere il “quando”, che la sismologia attuale dice di non poter predire, ma mi è chiaro che, senza costruire e/o ristrutturare in modo antisismico, anno dopo anno potenzialmente si avvicina l’eventualità di danni sismici ben maggiori di quelli subiti dal territorio aquilano. Insomma il riproporsi di un terremoto sismico in grado di abbattere gran parte degli edifici della mia città e provocare molte migliaia di vittime.

Qualcuno per favore ne parli all’ottusità speculativa dei veronesi, amministratori e non.

In un Paese come il nostro la percezione pubblica del rischio sismico e la prevenzione dei danni dovrebbero essere la  principale missione della Protezione Civile.

Redazione
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