Gli ominini hanno rischiato di estinguersi 900mila anni fa?

di Giorgio Chelidonio (*)

Una nuova tecnica denominata “FitCoal” [1] – fondata sull’analisi di dati genetici di popolazioni attuali – ha proposto che fra 930 e 813 mila anni fa circa fosse sopravvissuta una popolazione di soli 1.280 individui.
Secondo questo studio, una specie sconosciuta di primi esseri umani quasi si estinse circa 900.000 anni fa: potrebbero essere stati gli antenati dell’
Homo heidelbergensis, oppure una specie ancestrale alla nostra. Pubblicato su «Science» [2], una importante rivista scientifica internazionale, ha proposto che una popolazione di ominini africani sia stata portata sull’orlo dell’estinzione ben prima che emergesse la nostra specie, l’Homo sapiens.
Uno dei co-autori, Fabio Di Vincenzo dell’Università di Firenze, ha però precisato che la stima di una riduzione del 98% circa, avvenuta durante la transizione fra Pleistocene Inferiore e Medio, deve essere intesa come una dimensione statistica (demografica e filogenetica) minima per poter risultare rappresentativa dell’attuale variabilità genetica di
Homo sapiens.
Sulle cause che possono aver innescato questo “collo di bottiglia” evolutivo è stato evocato un picco climatico freddo arido iniziato circa 900.000 anni fa, sufficiente per produrre una crisi ecosistemica, quindi anche demografica. Tale evento si manifestò alle latitudini temperate euro-asiatiche come glaciazioni mentre in Africa come espansione dei deserti.
Le popolazioni di ominini di allora sono ad oggi classificate come
H. Erectus (in Asia), H. Ergaster (in Africa) e – forse – H. Floresiensis (in Indonesia) con persino gli antenati sudafricani del problematico H. Naledi.
Occorre inoltre evidenziare che durante un “collo di bottiglia” demografico i normali equilibri ecologici e genetici vengono sconvolti, aumentando così la probabilità che si producano varianti genetiche inattese, perciò innescando fenomeni speciativi da cui probabilmente poté emergere
Homo heidelbergensis.
Specularmente, poiché i reperti fossili di ominini in Africa ed Eurasia databili tra 950.000 e 650.000 anni fa sono assai pochi, gli autori del nuovo studio ne hanno dedotto che la scoperta di questo “collo di bottiglia” possa spiegare il coevo divario crono-demografico.
Durante tale evento evolutivo si stima che fino a due terzi della diversità genetica precedente siano andati perduti. Restano però ancora molte domande insolute.
Ad esempio, Nick Ashton, noto paleo-archeologo del British Museum di Londra, ha commentato [3] che le suddette piccole dimensioni della popolazione implicherebbero l’occupazione di un’area molto localizzata, oltreché dotata di una buona coesione sociale per sopravvivervi. Lo stesso ha inoltre commentato che «la cosa più sorprendente è il periodo di tempo stimato in cui questo piccolo gruppo è sopravvissuto», aggiungendo che se l’insieme interpretativo fosse corretto, allora sarebbe verosimile che la loro lunga sopravvivenza abbia potuto realizzarsi solo «in un ambiente stabile con risorse sufficienti e poche sollecitazioni».
In conclusione, Ashton vorrebbe che le suddette scoperte siano supportate da ulteriori prove archeologiche e fossili, aggiungendo: «sebbene gli autori del nuovo studio ritengano che il collo di bottiglia sia stato un crollo demografico globale, il numero dei siti archeologici coevi al di fuori dell’Africa suggerisce che non sia così. Potrebbe essere più probabile un collo di bottiglia regionale».
A queste perplessità pare plausibile aggiungerne altre, ad esempio sulla premessa che il suddetto
collo di bottiglia sarebbe stato innescato da una modifica della durata media dei cicli glaciali: mentre fino a un milione di anni fa duravano in media 40.000 anni, poi si allungarono a circa 100.000 anni l’uno. Però, una rapida verifica della cronologia glaciale relativa alla transizione “Pleistocene Inferiore-Medio” lascia non poche perplessità sullo schema crono-climatico suddetto.
Infatti, consultando le principali cronologie isotopiche disponibili “in rete” [4] risulta che la fase glaciale accaduta fra il MIS22 avviatasi 1030 ka (**) e il successivo MIS 21 (interglaciale iniziato 866 ka) passarono dunque quasi 170.000 anni. Invece, fra il MIS 20 (glaciale da 810 ka) al seguente MIS 19 (interglaciale da 790 ka) trascorsero appena 20.000 anni.
Successivamente (da 760 ka, glaciale MIS 18) all’inizio del seguente interglaciale (712 ka, MIS 17) meno di 50.000 anni. Infine, dal glaciale MIS 16 (676 ka) pare che si susseguissero altre 2 fasi glaciali, che terminarono solo 528.000 anni fa con un interglaciale durato circa 54.000 mila anni fino al successivo glaciale, MIS 12, iniziato 474 ka BP (***).
Insomma, per correlare crono-climaticamente le stime bio-informatiche ottenute con il metodo “FitCoal” saranno necessarie ulteriori analisi e più precise valutazioni sull’avvicendarsi geografico degli effetti eco-sistemici delle oscillazioni climatiche.
Infine, siccome la metodologia “
FitCoal” risulta, forse per la sua innovativa specificità, solo citata nominalmente, provo a delinearne una breve scheda:
– Si tratta di un innovativo metodo bioinformatico, con cui un gruppo internazionale di paleoantropologi e di genetisti (due) hanno esaminato i genomi completi di 3.154 individui attuali, appartenenti a 50 diverse popolazioni umane (10 africane e 40 non-africane). Combinando questi dati con informazioni paleo-ambientali (climatiche) e paleoantropologiche (reperti ossei fossili) che consentissero di risalire a periodi
preistorici precedenti all’apparizione della nostra specie.
Parlare di “coalescenza” implica una sintetica nota:
– sull’etimologia e sul significato attuale : derivata da latino
coalescensentis, participio del verbo coalescere, significante “unirsi insieme strettamente” (https://www.etimo.it/?term=coalescenza );
– sulla sua attuale applicazione in genetica, disciplina in cui è stata elaborata la cosiddetta “teoria della coalescenza”, un modello matematico della “genetica delle popolazioni”. Tale modello viene impiegato per rintracciare tutti gli “alleli” di un gene comune a tutti i membri di una popolazione derivante dal più recente antenato evolutivo comune.
Nella genetica evolutiva i modelli di coalescenza vengono ricostruiti a ritroso, basandosi sulle mappe e sugli alberi filogenetici.
https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_della_coalescenza#:~:text=Le%20relazioni%20di%20ereditariet%C3%A0%20tra,mappe%20e%20sugli%20alberi%20filogenetici
Per completezza, riporto anche la definizione di “allele”: derivato
dal greco állos, “altro”, è una delle diverse forme in cui può presentarsi un gene. L’insieme di tutti gli alleli per un particolare carattere costituisce la totalità delle informazioni genetiche che definiscono un gene; cfr https://it.wikipedia.org/wiki/Allele


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
1)
https://zenodo.org/record/7857456
2)
Hu W. et alii, 2023 : Genomic inference of a severe human bottleneck during the Early to Middle Pleistocene transition, in «Science », numero 381, pp. 979–984. https://www.science.org/doi/10.1126/science.abq7487
3
) Ashton N. & Stringer C., 2023: Did our ancestors nearly die out? In “Science”, numero 381”, pp. 947–948.
4)
https://www.thoughtco.com/marine-isotope-stages-climate-world-171568
https://www.researchgate.net/publication/339030980_The_missing_glaciations_of_the_Middle_Pleistocene
https://quaternary.stratigraphy.org/stratigraphic-guide/climatostratigraphy/
https://en.wikipedia.org/wiki/Marine_isotope_stages

FRA GLI ALTRI LINKS CONSULTATI
https://www.unifimagazine.it/alle-origini-dellantenato-cui-si-evoluta-la-nostra-specie/1.9.2023

(*) testo rielaborato a partire da https://www.nature.com/articles/d41586-023-02712-4?utm_term=Autofeed&utm_campaign=nature&utm_medium=Social&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR3A8swbB3MJItn8ZeutQ-bFRHNVmDGi0IBcVoUDMWbbq-R5lBNc7NkQvyI#Echobox=1693754153 )

(**) https://www.raiplaysound.it/audio/2023/09/Radio3-Scienza-del-05092023-6affce59-c12a-4e57-8c56-efbca0d43a04.html

(***) Per questa sigla vedi su Wikipedia la voce Before Present: può essere considerata un’abbreviazione di Before Physics (prima della fisica)… parliamo insomma di datazioni con il radiocarbonio [NdR ]

Giorgio Chelidonio

2 commenti

  • Chelidonio Giorgio

    – Dizionarietto paleo-antropologico (integrazione tardiva)
    1) ominini : per chi non è abituato a questi temi suona quasi buffo, come se fosse un diminutivo per
    identificare “omini” piccini. Questa definizione (inglese “hominin”) identifica due specie, gli umani e
    gli scimpanzè (con cui condividiamo circa il 98,6% del DNA) per distinguerli dalle altre scimmie
    antropomorfe (dette “ominidi”)
    https://it.wikipedia.org/wiki/Hominini#:~:text=Hominini%20 (Gray%2C%201825)%20%C3%A8,considerabili%20come%20i%20nostri%20antenati.&text=Uomo%20e%20scimpanz%C3%A9%20appartengono%20alla%20trib%C3%B9%20Hominini.

    2) MIS : stadio isotopico marino (dall’inglese Marine Isotope Stages), o più precisamente stadio
    dell’isotopo marino dell’ossigeno, è uno dei periodi del clima terrestre, dedotti dalle variazioni del
    rapporto tra gli isotopi 16O e 18O dell’ossigeno rilevate nei sedimenti ottenuti da carotaggi estratti
    dai fondali marini. Ne sono stati individuati 104 relativi agli ultimi 6,35 milioni di anni (Ma)
    https://it.wikipedia.org/wiki/Stadio_isotopico_marino

    3) ka : (kiloannum : 1000 anni) https://it.wikipedia.org/wiki/Annum

  • Andrea ET Bernagozzi

    Grazie per la disamina di questo importante lavoro, che certo sarà approfondito negli anni a venire.

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