Gli sbirri cambiano (grazie al jazz?)

di Pabuda

 

scena sgranata in bianco e nero:

sembra un vecchio film,

un cattivissimo hard boiled,

ma è un fottuto sfratto tutto vero:

la sbirraglia incalza

Charlie Mingus colla figlioletta

per tirarli fuori dallo studio

– ch’è un pieno magazzino polveroso –

e gettarli in strada in tutta fretta.

su un camion caricano anche tre

vecchi vestiti, degli scatoloni di spartiti,

un po’ di settantotto giri e dei trentatrè,

pezzi di corda, giochi, stracci,

un fucile e il contrabbassone

poderoso e screpolato

come il suo padrone.

..

scena a colori (valanghe di pixel):

due file di garbatissimi sbirri

colla divisa della festa

regolano l’accesso ordinato

del pubblico anzianotto

alla New York Town Hall

per la prima mondiale di Epitaph:

uno sbirro giovane

spinge una vecchietta in sedia a rotelle.

la vedo sorridere proprio in questo momento

e ci scommetterei:

lo sbirretto manco immagina:

lei faceva parte dell’ala tostissima

del movimento:

leggermente più a sinistra delle Pantere:

senza giustizia niente pace.

viene da sorridere anche a me e il mio sorriso

mi piace.

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Pabuda
Pabuda è Paolo Buffoni Damiani quando scrive versi compulsivi o storie brevi, quando ritaglia colori e compone collage o quando legge le sue cose accompagnato dalla musica de Les Enfants du Voudou. Si è solo inventato un acronimo tanto per distinguersi dal suo sosia. Quello che “fa cose turpi”… per campare. Tutta la roba scritta o disegnata dal Pabuda tramite collage è, ovviamente, nel magazzino www.pabuda.net

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