I giornalisti e le bombe
di Antonio Fantozzi
Conversazione immaginaria tra un giornalista (che esiste: i giornalisti esistono sempre) e uno scrittore (che non esiste: non ce n’è più)
Giornalista: Quando ha cominciato a scrivere?
Scrittore: Quando ho smesso di parlare.
Giornalista: Lei chiama le cose che scrive favole nere. Piene di efferatezze. Sa un po’ di Tarantino?
Scrittore: Tarantino indulge, io svelo. Senta: lei è seduto nella distesa del bar Cavour. Le foglie dei platani sussurrano. Con lei c’è una bella ragazza sorridente. Vi servono il gelato, il gusto che volete, con sopra tre dita di panna montata. Magari immagina quello che verrà dopo, più dolce ancora. Be’, la vita non è così e ha un altro sapore. Ricorda quella bomba, a Brindisi, davanti alla scuola? Scoppiava se qualcuno ci passava vicino. Una bomba particolare nel panorama delle bombe italiane. Un avvertimento: stai attento a come ti muovi perchè, d’ora in avanti, potrebbe scoppiare una bomba e sarai stato tu a farla scoppiare. E poi lo spettacolo della stampa e della televisione, le piste seguite e subito abbandonate, le affermazioni e le smentite, il nome e cognome di un sospettato e il suo indirizzo di casa. Un invito al linciaggio? Una bailamme, una gazzarra di menzogne. Ecco, menzogne, che non temono vergogna alcuna. Perchè? Ma perchè, tanto, non c’è nient’altro, così è. E lei mi parla di efferatezze. Efferato è il mondo così com’è. Mettono in scena una strage e la vittima ignara, o più d’una, ne è l’artefice, le ho detto. E la folla, al funerale, ininterrotta applaude. Che spettacolo! Mi sorge il dubbio che anche a lei, di quella ragazzina, non freghi un cazzo. Io scrivo quello che scrivo perchè a me, invece, importa. Vede, i ragazzini di tutto il mondo sono figli miei. Piuttosto, andando a casa, stia attento a dove mette i piedi. Lo sa?, a partire da ora, sta camminando su un terreno minato. Chissà, forse lei sarà il prossimo, confido.
