Dietro il palazzo di cristallo

di Maria G. Di Rienzo

Non fosse per il festival canoro europeo, che quest’anno si tiene a Baku, capitale dell’Azerbaijan, probabilmente non avremmo mai sentito nominare Pervana Mammadova e Yuva, l’organizzazione che ha fondato con altre donne nel 1997, nonostante la mole e la qualità del loro lavoro. Sul loro statuto si legge: «La nostra visione è una società che favorisce e incoraggia eguaglianza, dignità, rispetto, autodeterminazione, giustizia sociale e pace. Riconosciamo la posizione diseguale di donne e uomini nella nostra società e vogliamo cambiare tale situazione». Femminismo e nonviolenza sono i principi nominati nello statuto quali basi fondanti per l’azione di Yuva.

«Sin dall’inizio» dice Pervana «il nostro scopo è stato quello di contribuire alla costruzione di una società civile in Azerbaijan concentrando i nostri sforzi sui diritti umani, l’eguaglianza di genere, la risoluzione dei conflitti, la costruzione di pace e l’intercultura. Yuva è un gruppo che si muove per progetti, a breve e lungo termine. Dal 2006 quello a lungo termine riguarda l’empowerment delle giovani donne: all’interno del nostro Centro Umanitario le giovani hanno creato un loro spazio per incontrarsi, imparare e agire».

Per il festival dell’Eurovisione è stato costruito a Baku uno stadio scintillante, nuovo di zecca, chiamato la Sala di Cristallo. La sua luce riflessa dovrebbe abbagliare gli spettatori, sostiene Pervana, nascondendo loro quel che c’è dietro i cristalli: violazioni dei diritti umani, violenza di genere, matrimoni di bambine, aborti selettivi di feti femminili, tasso di scolarizzazione femminile in caduta libera. «La struttura patriarcale permea l’intera società nel nostro Paese e le vite delle donne sono soggette a uno stretto controllo familiare» dice ancora Pervana: «Ma i passi indietro nell’eguaglianza di genere, sancita per legge, sono dovuti per lo più alla crescente influenza delle religioni su tutto quel che concerne i diritti delle donne».

Naturalmente l’attivista avrebbe anche preferito veder impiegati meglio i soldi spesi per la costruzione dello stadio: «L’Azerbaijan è ricco di petrolio, ma i guadagni relativi finiscono in progetti come lo stadio, in bellissimi inutili palazzi e nell’incessante rinnovamento della capitale. E’ danaro che il governo farebbe bene a spendere per migliorare la situazione in cui il suo popolo si trova». Ma ciò detto, ne’ Pervana Mammadova ne’ le altre donne dell’organizzazione intendono boicottare l’evento: «Abbiamo deciso di usare il festival canoro come un’opportunità. Quando i giornalisti, locali e stranieri, arriveranno a Baku per coprire l’evento parleremo con loro. Chiederemo loro di intervistare la gente comune: chiedete ai cittadini qualsiasi se hanno accesso o meno a questi splendidi edifici di cristallo. E fate un viaggetto fuori dall’area della festa, fate esperienza dell’Azerbaijan reale».

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