Il Come Eravamo del Come Saremo: Guerre future-2 più…

… più Leonardo Da Vinci e i saluti (si chiude infatti la prima serie)

di Mauro Antonio Miglieruolo

La Fantascienza come poesia per immagini, puntata numero 92

Concludiamo questa prima tornata della fantascienza per immagini citando un classico della letteratura (pittura, scultura e scienza) italiana: Leonardo Da Vinci.

Mi affretto a fornire quelle che credo siano le prove (alcune prove) delle mia affermazione; prima di essere sommerso da veementi proteste. Presento subito l’attestazione più bella, la descrizione del primo volo a cui l’ispirazione assegna (involontariamente?) l’andamento d’una composizione poetica:

IL PRIMO VOLO

Piglierà il primo volo il grande uccello

sopra del dosso del suo magno Cecero,

empiendo l’universo di stupore,

empiendo di sua fama tutte le scritture,

e groria eterna al nido dove nacque.

(dagli “Scritti Letterari”)

Il secondo è dato dal suo bestiario, dal quale abbiamo scelto a caso 5 definizioni:

CATOPLEA. Questa nasce in Etiopia vicina al fonte Nigricapo. È animale non troppo grande, è pigra in tutte le membra e ha ’l capo di tanta grandezza che malagevolmente lo porta in modo che sempre sta chinato inverso la terra, altrementi sarebbe di somma peste alli omini, perché qualunque è veduto da sua occhi, subito more.

BASILISCO. Questo nasce nella provincia cirenaica, e non è maggiore che dodici dita e ha in capo una macchia bianca a similitudine di diadema. Col fischio caccia ogni serpente; ha similitudine di serpe ma non si move con torture, anzi ma ritto dal mezzo innanzi. Dicesi che uno di questi essendo morto con un’aste da uno che era a cavallo, che ’l suo veneno discorrendo su per l’aste, e nonché l’omo ma il cavallo morì. Guasta le biade, e non solamente quelle che tocca, ma quelle dove soffia. Seccal’erba, spezza i sassi.

ANPHESIBENE. Questa ha due teste, l’una nel suo loco, l’altra nella coda, come se non bastassi che da uno solo loco gittassi il veneno.

IACULO. Questa sta sopra le piante e si lancia e passa attraverso le fiere e l’uccide.

ASPIDO. Il morso di questo animale non ha rimedio se non di subito tagliare le parti morse. Questo sì pestifero animale ha tale affezione nella sua compagna che sempre vanno accompagnati; che se per disgrazia l’uno di loro è morto, l’altro con incredibile velocità seguita l’ucciditore, ed è tanto attento e sollecito alla vendetta che vince ogni difficultà passando ogni esercito, solo il suo nemico cerca offendere, e passa ogni spazio e non si può schifarlo se non col passare l’acque o con velocissima fuga. Ha gli occhi in dentro e grandi orecchi, e più lo move l’aldito che ’l vedere.

Credeva in tali bestialità Leonardo? Non lo so. Ai miei fini non è neppure importante saperlo. Quel che m’importa è sapere che la sua lucidità mentale non aveva timore di affrontare l’altra lucidità che è del fantasticare, delle illusioni e dei sogni.

Il terzo brano è un piccolo estratto dai suoi bellissimi scritti sul diluvio:

Vedeasi la oscura e nubolosa aria essere combattuta dal corso di diversi e avviluppati venti, misti collagrav[e]zza della continua pioggia, li quali or qua ora là portavano infinita ramificazione delle stracciate piante,miste con infinite foglie dell’altonno. Vedeasi le antiche piante diradicate e stracinate dal furor de’ venti. Vedevasi le ruine de’ monti, già scalzati dal corso de’ lor fiumi, ruinare sopra e medesimi fiumi e chiudere le loro valli; li quali fiumi ringorgati allagavano e sommergevano le moltissime terre colli lor popoli. Ancora aresti potuto vedere, nelle sommità di molti monti, essere insieme ridotte molte varie spezie d’animali, spaventati e ridotti al fin dimesticamente in compagnia de’ fuggiti omini e donne colli lor figlioli. E le campagne coperte d’acqua mostravan le sue onde in gran parte coperte di tavole, lettiere, barche e altri vari strumenti fatti dalla necessità e paura della morte, sopra li quali era donne, omini colli lor figliuo[li] misti, con diverse lamentazionie pianti, spaventati dal furor de’ venti, li quali con grandissima fortuna rivolgevan l’acque sottosopra e insieme colli morti da quella annegati. E nessuna cosa più lieve che l’acqua era, che non fussi coperta di diversi animali,e quali, fatta tregua, stavano insieme con paurosa collegazione, infra’ quali era lupi, volpe, serpe e d’ogni sorte, fuggitori della morte. E tutte l’onde percuotitrice [de’] lor liti combattevon quelli, colle varie percussioni di div[e]rsi corpi annegati, la percussion de’ quali uccidevano quelli alli quali era restato vita. Alcune congregazione d’uomini aresti potuto vedere, li quali con ar[m]ata mano difende[va]no li piccoli siti, che loro eran rimasi, con armata mano da lioni e lupi e animali rapaci, che quivi cercavan lor salute. O quanti romori spaventevoli si sentiva per l[a] scura aria, percossa dal furore de’ tuoni e delle fùlgore da quelli scacciate, che per quella ruinosamente scorrevano, percotendo ciòche s’oppone[a] al su’ corso! O quanti aresti veduti colle propie mani chiudersi li orecchi per ischifare l’immensi romori, fatti per la tenebrosa aria dal furore de’ venti misti con pioggia, tuoni celesti e furore di saette!Altri, non bastando loro il chiuder li occhi, ma collepropie mani ponen[do] quelle l’una sopra dell’altra, più se li coprivano, per non vedere il crudele strazio fatto della umana spezie dall’ira di Dio.

C’è molta fantascienza in Leonardo, come in ogni scienziato che si rispetti. Credo di possa affermare che scienza e fantasia procedano appaiati, finché non diventano convergenti in coloro che non vergognano e non troppo si oppongono al miracolo di tale convergenza.

Forse è proprio in questo il genio di Leonardo, la sua fonte.

 

 

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Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

3 commenti

  • Andrea Ettore BERNAGOZZI

    Grazie per l’incredibile, inattesa e graditissima, cavalcata fantascientifica. Bellissima la considerazione finale sulla convergenza tra scienza e fantasia “in coloro che non si vergognano e non troppo si oppongono al miracolo di tale convergenza”. Chapeau!

  • Francesco Masala

    grazie Leonardo Miglieruolo 🙂

  • Mariano Rampini

    Come non unirmi nei ringraziamenti alle argute citazioni dell’amico (me lo consentirai, non fosse altro che per militanza comune nel mondo del fandom di qualche anno fa… peccato non esserci conosciuti di persona…) Mauro Miglieruolo. Tutto ciò che ha a che fare con la speculative fiction (termine più ampio della pur sempre amata fantascienza) è cosa che mi riempie di piacere. Soprattutto se a portarla alla nostra attenzione è qualcuno che sa – e lo sa bene – di cosa parla. Grazie ancora e un abbraccio fraterno!!!

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