Il diritto annegato?

di romano mazzon

 Dai bassifondi del lavoro precario non si alza alcun urlo, al massimo un fragore di macchina o di macerie.

Due notizie mi hanno colpito questa settimana. Mi hanno colpito non tanto per il contenuto, ormai la pornografia ha superato l’immaginazione, ma per il tono.

Entrambe si richiamavano a un modo nuovo, non un mondo nuovo, non ho sbagliato a scrivere, richiamavano con rispetto e dovuto onore un nuovo modo di fare.

Il primo articolo era sulla versione on-line (ma penso anche quella cartacea se non ricordo male) de IlMattino di Padova – gruppo L?Espresso. La notizia riportava il glorioso trasferimento dalle strade di Padova ai CIE di Milano e Torino di 12 Tunisini. L’articolo annunciava trionfalmente che in quei luoghi i tunisini non avrebbero potuto avvalersi né di avvocati né di giudici, sarebbero stati semplicemente rinchiusi in attesa di essere identificati ed espulsi. Insomma finalmente si può rinchiudere uno e privarlo di qualunque diritto, pure di quello di essere detenuto.

Lo stesso giorno leggo che Equitalia finalmente potrà bloccare conti correnti, ipotecare case, pignorare mezzi, senza che la vittima possa fare ricorso. Strano il dato per cui la maggior parte dei ricorsi contro Equitalia vedevano la Nostra perdere. Comunque nessuna paura finalmente, grazie all’innovazione tecnologica, Equitalia avrà potere di vita e di morte sulla proprietà privata degli italiani, senza la possibilità per il cittadino di difendersi.

Sarà strano associare le due notizie: la prima riguarda gente cattiva che vaga per la mia città, la seconda parla di bravi artigiani veneti, leghisti.

La morale che ne ho ricavata è che il diritto è per tutti oppure non è diritto ma puro arbitrio, un dono, un premio elargito da qualcuno più in alto a qualcuno più in basso. Riconosciuto che punire uno senza lasciargli la possibilità di difesa (l’immigrato nei CIE) è non solo giusto ma doveroso allora perché non negare quel diritto a tutti e fottersi tutto?

Rom Vunner

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