Il Politecnico, Frontex e l’etica della ricerca

di Maria Chiara Acciarini (*)
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Circa due anni fa, il 14 luglio 2021, il titolo di un comunicato stampa del Politecnico di Torino informava che l’ateneo torinese e Ithaca erano «insieme per la produzione di cartografia per l’Agenzia Europea Frontex».
In realtà, come si poteva capire meglio proseguendo nella lettura, l’accordo con Frontex – la cui denominazione più recente è “agenzia europea della guardia di frontiera e costiera” – era stato stipulato da un Consorzio costituito da tre soggetti, così indicati: Ithaca srl, Associazione Ithaca e Dipartimento interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio del Politecnico (DIST), i cui vertici non mancavano di esprimere la propria soddisfazione:
«La fornitura di prodotti cartografici all’Agenzia europea Frontex ci rende orgogliosi di una serie di collaborazioni con le maggiori organizzazioni internazionali» (prof. Boccardo – presidente di Ithaca srl);
«La collaborazione con Frontex rappresenta il primo esempio di come l’ecosistema del Politecnico di Torino, rappresentato dai suoi Dipartimenti e dal sistema delle società partecipate, possa essere pienamente funzionale alla piena integrazione tra le attività di ricerca e quelle di trasferimento tecnologico» (prof. Corgnati, presidente dell’Associazione Ithaca no profit);
«Questo progetto si inquadra perfettamente nell’obiettivo strategico del Dipartimento, di sviluppare un laboratorio capace di elaborare e gestire dati spaziali anche di grande complessità» (prof. Bocco, direttore del DIST).

Attraverso proprie strutture facenti parte di un “ecosistema”, PoliTo siglava un contratto che ne metteva in risalto l’eccellenza, posta al servizio di istituzioni internazionali e che poteva portare nelle sue casse un milione di euro all’anno per quattro anni. Comprensibile, da quanto veniva illustrato, l’entusiasmo. Poteva solo stupire che, nello stendere il comunicato, ci si fosse dimenticati che il DIST nel suo stesso nome – come sempre in questi casi – indicava la presenza di un rapporto con un altro ateneo della stessa città, l’Università di Torino.

Ben più gravi problemi, però, si profilavano all’orizzonte. Su Frontex si stavano accumulando, proprio negli stessi giorni, accuse che la rendevano un partner non raccomandabile: l’agenzia era oggetto di documentate denunce che ne attestavano il coinvolgimento nei violenti respingimenti dei migranti alle frontiere europee.
All’interno di PoliTo stesso, si levavano voci di dissenso.
In particolare, il professor Michele Lancione esprimeva una posizione coraggiosa, precisa e documentata. Sottolineando, innanzitutto, che «nessun dato è mai innocuo», il docente metteva in risalto le conseguenze della collaborazione con Frontex da parte di un’istituzione pubblica con un approccio scientifico, quale è il Politecnico di Torino:
«Perché quando si collabora si aiuta l’apparato violento e espulsivo dell’Unione europea a legittimarsi, a rivestirsi di oggettività scientifica, a ridurre tutto a una questione tecnica che riproduce il suo male riducendolo a un passaggio di carte tra le mani. In Europa la storia dovrebbe averci insegnato qualcosa in tal senso, ma chiaramente non abbiamo imparato nulla».

Al Rettore, al Consiglio di Amministrazione, al Senato Accademico giungevano inoltre altre fondate segnalazioni che illustravano e documentavano le numerose infrazioni per le quali Frontex era sottoposta a pesanti indagini da parte di vari soggetti, quali il Parlamento Europeo, l’Ufficio Antifrode europeo (Olaf), European Ombudsman, nonché a denunce di fronte alla Corte di Giustizia europea.
Ma Senato Accademico di PoliTo, il 14 dicembre del 2021, decideva di proseguire imperterrito nella collaborazione, inserendo solo, con cautela, una clausola relativa alla tutela dei diritti umani, che, però, non è mai stata accettata da Frontex e, quindi, si è rivelata priva di ogni efficacia.

Fu in queste circostanze che un gruppo di docenti, studenti e studentesse, persone che a vario titolo facevano – e fanno – parte delle due comunità accademiche torinesi cominciarono a ragionare insieme sul caso Frontex e sulle difficoltà che stavano incontrando nel richiamare l’attenzione sulle conseguenze a cui erano esposti i due atenei se persistevano nella scelta di collaborare con l’agenzia.
Anche perché, nei primi mesi del 2022, su Frontex continuavano a giungere notizie non certo rassicuranti. Anzi, notizie che si stavano dimostrando di una tale gravità da condurre, il 29 aprile 2022, alle dimissioni del direttore esecutivo Fabrice Leggeri, a cui succedeva, in una prima fase durata quasi un anno, la lettone Aijka Kalnaja che, davanti alla Commissione per le libertà civili e per gli Affari interni del Parlamento, dichiarava:
«È ora di ammetterlo: Frontex ha un problema di credibilità che è difficile da ricostruire».
Si potrebbe dire che la cosa poteva essere difficile dappertutto tranne che a Torino.

L’anno trascorso non ha certo rappresentato una svolta nel percorso dell’agenzia, anche perché la stessa Kalnaja è stata a sua volta indagata dall’Ufficio europeo antifrode (Olaf), che ha anche stilato al riguardo un rapporto di 120 pagine.
Tre giornali – Der Spiegel, Le Monde e Lighthouse – sono riusciti a portarlo a conoscenza del pubblico nel luglio 2022. Da esso emerge «il coinvolgimento di Frontex nelle attività illegali della Guardia costiera greca responsabile di scaricare sistematicamente i richiedenti asilo alla deriva nel mare Egeo, su barche traballanti o su zattere di salvataggio».

Il dossier sull’attività di Frontex si arricchiva sempre più di dati e notizie preoccupanti e ciò spingeva il Consiglio di Amministrazione di UniTo, che già aveva espresso forti perplessità sull’intera vicenda, a votare, il 27 ottobre, una nuova mozione in cui si chiedeva agli organi competenti di PoliTo di sospendere ogni collaborazione con l’agenzia.
Ma il Senato Accademico di PoliTo, riaffermava, seppure a maggioranza (con il voto contrario dello stesso rettore, prof. Saracco), la volontà di proseguire nel rapporto di collaborazione. Una decisione grave, che non ha voluto tenere nel dovuto conto la volontà del Consiglio di Amministrazione di UniTo, che attraverso il Dipartimento Interateneo fa parte del Consorzio, anche se qualcuno sembra volerlo dimenticare.

Nei primi mesi del 2023 sono avvenuti due fatti importanti.
Anzitutto gli organi di PoliTo hanno lasciato decorrere, senza alcuna ulteriore discussione, i termini entro i quali sarebbe stato possibile manifestare la volontà di non procedere al rinnovo automatico del contratto, che scade, a quanto consta, il 17 giugno 2023.
Un successivo rinnovo – l’ultimo – potrebbe avvenire il prossimo anno. In secondo luogo, alcuni mesi fa è stato nominato un nuovo direttore di Frontex, Hans Leijtens, definito “il superpoliziotto olandese”. Al di là delle scontate, buone intenzioni inizialmente dichiarate, sarebbe importante che egli fornisse, ad esempio, delle risposte ad alcuni interrogativi che gli sono stati posti da Human Rights Watch (Hrw). In particolare, l’organizzazione umanitaria ha richiesto attenzione per le prove che ha pubblicato e che dimostrano la complicità dell’agenzia nell’intercettazione di migliaia di migranti e il loro respingimento in Libia. E ha invitato il nuovo direttore a intraprendere azioni coraggiose anche in Grecia e Croazia dove i maltrattamenti sono ben documentati.
Infine, Hws ha chiesto a Leijtens di riformare Frontex e fare sì che le operazioni siano in linea con il suo mandato e le sue responsabilità per la protezione dei diritti umani.
Ma i dubbi dimostrati da importanti organizzazioni e dallo stesso Parlamento europeo, non sembrano scalfire minimamente le scelte di PoliTo e l’azione del Consorzio, nel quale, peraltro, all’Associazione Ithaca è subentrata la Fondazione Links. Una notizia che è pervenuta quasi incidentalmente al Consiglio di Amministrazione di UniTo, che ha avuto modo di sollevare, nel corso di una commissione istruttoria, il problema costituito dalla scarsità di informazioni di cui è in possesso sul Consorzio.

Il caso Frontex ha dimostrato che le criticità che accompagnano le collaborazioni degli atenei con altri soggetti possono essere molte e anche per affrontarle è nato CERTO, Coordinamento per l’Etica della Ricerca – Torino, il cui manifesto, uscito da pochi giorni, si conclude con l’indicazione di due obiettivi principali:

Primo. Informare con continuità le comunità accademiche di PoliTo e UniTo e l’opinione pubblica sui temi più sensibili che investono l’Università, la ricerca, le collaborazioni, i finanziamenti e le loro proiezioni nella società, così che chiunque possa essere consapevole delle implicazioni che le attività svolte all’interno dell’Università e del Politecnico comportano.
Secondo. Creare momenti di incontro e di confronto sui temi etici che sono alla base del lavoro di ricerca e che, allo stesso tempo, emergono costantemente come sfide intellettuali e concrete da affrontare.

(*) Tratto da Volere la Luna.

Qui il resoconto del Centro Studi Sereno Regis sul primo appuntamento organizzato da CERTO il 24 maggio, al Campus Luigi Einaudi: “Intorno al caso Frontex. L’Università alle frontiere dell’etica”.

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alexik

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