Il sabotaggio del Nord Stream 1 e 2 è un atto di guerra contro la popolazione europea

di Giorgio Ferrari

 

Nella notte tra il 26 e il 27 settembre, a distanza di 6 ore una dall’altra, sono state registrate dall’istituto di sismologia svedese due forti esplosioni localizzate a sud est dell’isola di Bornholm appartenente alla Danimarca. Enormi bolle di gas sono apparse sulla superficie del mare nel mentre che i tecnici della AG, società danese che gestisce il terminale di arrivo dei gasdotti Nord Stream 1 e 2, vedevano ridursi drasticamente la pressione nei tubi. Scartata l’ipotesi di un terremoto e di una esplosione sotto il fondo del mare, le autorità militari svedesi e danesi sono arrivate a concludere che la rottura delle tubazioni dei due gasdotti è stata causata da una esplosione in acqua e dunque da un atto deliberato di sabotaggio che ha definitivamente messo fuori servizio i due gasdotti.

Fin da subito i commenti apparsi sulla stampa internazionale hanno alluso alla possibilità che il sabotaggio fosse opera dei russi (l’Ukraina lo ha sostenuto senza mezzi termini) sulla falsariga di quanto accaduto con la centrale nucleare di Zaporizhia: i russi non sono solo perversi -dato che bombardano una centrale da loro occupata e difesa per motivi che ho spiegato più volte – ma anche incredibilmente stupidi dato che, invece di chiuderne semplicemente i rubinetti, fanno esplodere i tubi di due gasdotti che gli sono costati decine di miliardi di dollari.

A smentire questa ennesima manipolazione, sono intervenuti due fattori: il primo è dato dal fatto che le coordinate geografiche del sabotaggio lo collocano in acque controllate scrupolosamente da Svezia e Danimarca. Il secondo riguarda le dichiarazioni dell’ex ministro degli esteri polacco (ora europarlamentare)  Radoslaw Sikorski e dello stesso presidente USA Joe Biden.

Sikorski, con riferimento al sabotaggio del Nordstream, ha scritto un tweet1 in cui ringrazia gli USA per quella che definisce “Una piccola cosa, ma di grande gioia” arrivando a citare quanto detto da Biden in una intervista del 7 febbraio 2022 a proposito del Nordsteam 2.

In questa intervista, riproposta dal settimanale Newsweek, Biden dichiara che se i russi avessero invaso l’Ukraina, gli USA avrebbero messo fine al Nordstream 2 e rispondendo all’obiezione di un giornalista che gli faceva presente essere questo gasdotto sotto il controllo della Germania, Biden rincarava la dose dicendo: “Te lo prometto: saremo in grado di farlo”.2

A corollario di questa orchestrazione va sottolineato che, contemporaneamente alla esternazione del segretario di stato Blinken, il quale  ha dichiarato che il danneggiamento dei gasdotti non giova a nessuno, l’ambasciata USA di Mosca invitava tutti cittadini statunitensi ad abbandonare immediatamente la Russia.

Nulla di tutto ciò compare sui mezzi di informazione, tanto meno le dichiarazioni della portavoce del ministero degli esteri russo che invita il presidente USA a smentire ogni suo coinvolgimento in questo sabotaggio,3 ma soprattutto non si tiene conto che con la distruzione dei due gasdotti si preclude ulteriormente la via del negoziato e si consegna l’Europa intera alla dipendenza prolungata dalle importazioni di gas statunitense con conseguenze incalcolabili sul tenore di vita della popolazione.

Anche volendo prescindere dalla premeditazione di questo atto di sabotaggio da parte degli USA, è sempre più evidente che i paesi della Nato e la stessa Unione Europea, non solo non intendono parlare di pace, ma operano concretamente per la continuazione della guerra. L’aumento delle spese militari e delle forniture di armi all’Ukraina (così si era espresso Draghi e così ha annunciato la presidente del consiglio in pectore, Giorgia Meloni), al pari del richiamo all’austerità e ai sacrifici, non avviene, peraltro, sulla base di un consenso popolare diffuso e consapevole, ma di una campagna mediatica intimidatoria e fuorviante che è divenuta parte integrante della guerra. Attribuire il sabotaggio dei gasdotti russi alla stessa Russia fa parte di questa logica, ma l’atto in sé del sabotaggio è un atto di guerra indirizzato, non tanto contro la Russia,  ma contro tutte e tutti noi che ne dovremo sopportare i costi. Sarebbe ora di prenderne atto e agire di conseguenza.

 

1 https://tass.com/world/1514367

 

2 https://www.newsweek.com/video-biden-saying-end-nord-stream-resurfaces-after-pipeline-leak-1747005

 

3 https://tass.com/politics/1514731

 

 

 

1 https://tass.com/world/1514367

 

2 https://www.newsweek.com/video-biden-saying-end-nord-stream-resurfaces-after-pipeline-leak-1747005

 

3 https://tass.com/politics/1514731

Redazione
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3 commenti

  • Gian Marco Martignoni

    A conferma di quanto scrive Giorgio, è molto chiaro in questa direzione in particolare l’articolo di Alberto Negri su Il manifesto di ieri, titolato ” La guerra delle pipeline premessa del conflitto ucraino “, che evidenzia le vere cause del conflitto Usa- Russia e le inevitabili ricadute nella guerra per procura ( con il grande contributo degli inglesi ) in Ucraina. Ovviamente la Germania e in subordine l’Europa vengono completamente marginalizzate come attori politici sulla scena mondiale.Il mondo dell’informazione e quello dei social ovviamente suonano l’orchestra a senso unico come sempre.

  • Piergiorgio Simonetta

    La UE è uno degli Stati USA. Presidente è bideT, governatore stoltenberg, segretaria la nanerottola alemanna. Italia, Francia, Spagna, ecc. sono semplici contee del nuovo stato

  • leandro locatelli

    Chi non conosce la Verità è uno sciocco, ma chi conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente
    Petizione diretta al Presidente Mario Draghi e al ministro Cartabia
    Andrea Rocchelli, fotogiornalista italiano era andato a documentare gli orrori della guerra in Ucraina, precisamente nel Donbass, ed è stato ucciso per questo. E’ stato assassinato insieme all’attivista per i diritti umani (e interprete) Andrej Nikolaevič Mironov, dal fuoco ucraino, il 24 maggio 2014. William Roguelon, unico sopravvissuto all’attacco, dichiarerà che il gruppo è stato bersagliato da numerosi colpi di mortaio e armi automatiche dalla collina Karachun, dove era stanziata la Guardia nazionale dell’Ucraina e l’esercito ucraino. Gli assassini non sono i russi ma i nostri alleati, addestrati e armati da noi. I “buoni”. Quelli che difendono la libertà. Nel luglio 2017 le indagini hanno portato all’arresto di Vitaly Markiv mentre rientrava in Italia, militare della Guardia nazionale ucraina col grado di vice-comandante al momento dell’arresto ma soldato semplice all’epoca dei fatti, con cittadinanza italiana. Markiv è stato sottoposto a misure detentive di custodia cautelare in attesa del processo che si è aperto a Pavia nel maggio 2018. Durante lo svolgimento del processo, Markiv viene anche accusato dentro e fuori l’aula di simpatie neonaziste. Si legge su Wikipedia: “Il 12 luglio 2019 la corte penale di Pavia ha giudicato Vitaly Markiv colpevole per concorso di colpa nell’omicidio di Rocchelli e Mironov e lo ha condannato a 24 anni di reclusione. Lo stato Ucraino è stato anch’esso giudicato colpevole nella medesima sentenza quale responsabile civile”. Markiv però se la cava, dopo l’intervento delle autorità dell’Ucraina che prendono le sue difese. Ed ecco il colpo di scena: “Il 3 novembre 2020 la Corte d’Assise d’appello di Milano, pur ritenendo colpevoli le forze armate ucraine dell’omicidio dei giornalisti, ha assolto Vitaly Markiv con formula piena escludendo alcune testimonianze chiave dall’impianto accusatorio per un vizio di forma”. Sul tablet e sullo smartphone sequestrati a Markiv, secondo i Ros, sono conservate oltre duemila fotografie. Alcuni scatti mostrano un uomo incappucciato, con una catena di ferro al collo, rinchiuso nel bagagliaio di un’automobile, una Skoda Octavia. In alcune immagini scattate poco dopo, si vede lo stesso uomo, con il volto ancora coperto, gettato in una fossa mentre qualcuno non inquadrato nella ripresa lo ricopre di terra. Altre fotografie ritraggono Markiv davanti alla stessa Skoda Octavia. Quando nell’aula è stata mostrata una foto di agenti della guardia nazionale ucraina con alle spalle una bandiera nazista, Markiv ha chiesto di prendere la parola e ha detto: «Non voglio che la guardia nazionale sia presentata come nazista. La bandiera ritratta in quella foto è soltanto un bottino di guerra» Peccato che il nemico fossero gli autonomisti del Donbass. Non c’è pace senza giustizia, non si annulla una sentenza per vizio di forma, dopo l’intervento delle autorità Ucraine che hanno parlato di complotto e di processo politico, intervento supportato anche da politici di lungo corso italiani. Chiediamo al presidente del consiglio Draghi ed al ministro della Giustizia Cartabia la revisione del processo. Ci sono due vittime innocenti, assassinate perché testimoniavano con il loro lavoro verità scomode, non ci possono essere colpevoli in libertà. La responsabilità penale è personale, indicare come responsabile l’intero esercito ucraino è inutile e sbagliato. Verità e giustizia per Andrea e Andrej.
    Puoi firmare la petizione qui: https://chng.it/J4kY6Zdj

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