Il socialismo dei vaccini e la barbarie dell’esclusione

di Gianluca Cicinelli

Gli Stati Uniti hanno annunciato il proprio sostegno a una moratoria dei diritti di proprietà intellettuale sui vaccini contro il Covid-19 invocata dall’Organizzazione mondiale della sanità su impulso del Sudafrica e dell’India. Tempi straordinari richiedono misure straordinarie, hanno fatto sapere dal dipartimento statunitense per il Commercio, rovesciando l’impostazione dell’amministrazione Trump. Un impulso, quello che viene dal presidente Joe Biden, che ha costretto a un’inversione di marcia anche l’Unione Europea, che non ne voleva sapere fino a poche ore fa. Soltanto Angela Merkel per la Germania, al momento, resta una tenace oppositrice del progetto. 175 tra Premi Nobel ed ex capi di stato e di governo avevano inviato una lettera aperta al Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, invitandolo a sostenere la proposta per fermare la pandemia. Un appello a cui si sono unite 1 milione e mezzo di persone in tutto il mondo. Più di 100 paesi a basso e medio reddito, sulla spinta dell’iniziativa di India e Sud Africa, stanno chiedendo all’Organizzazione Mondiale del Commercio una sospensione della proprietà intellettuale sui vaccini anti Covid-19 fino a quando l’emergenza pandemia non sarà superata.

Sarebbe stato difficile fino a due anni fa immaginare immaginare il balzo al primo posto tra i beni comuni del vaccino contro il Covid. Perchè questo è diventato ormai il siero, un bene comune che non può essere sottoposto alle leggi di mercato. Immediata la reazione di Pfizer che, strano eh?, non è per niente d’accordo sulla revoca dei brevetti. Siccome a chi scrive piace l’onestà intellettuale, va detto che c’è comunque un problema reale da affrontare, che travalica l’approccio sciacallesco di Big Pharma al Covid. Il loro timore infatti è che il concetto di bene comune che verrebbe introdotto per un farmaco salvavita, quale può essere considerato il vaccino anti Covid, si estenda ad altri farmaci, cure e strumentazioni medicali. I danni per chi lavora alla ricerca potrebbero consistere nel quasi azzeramento degli investimenti delle imprese se non vengono garantiti loro i profitti. Ma può il profitto essere l’unica guida nella ricerca per salvare la vita delle persone? Secondo i calcoli di Oxfam e di Emergency, membri della People’s Vaccine Alliance, in occasione delle assemblee degli azionisti di Pfizer e Johnson & Johnson della scorsa settimana, Pfizer, Johnson & Johnson e AstraZeneca hanno remunerato i propri azionisti con 26 miliardi di dollari negli ultimi 12 mesi, una cifra sufficiente a vaccinare 1,3 miliardi di persone, l’intero continente dell’Africa. Rivediamo allora il concetto di bene comune.

Un bene comune è condiviso da tutti i membri di una specifica comunità per proprietà collettiva e uso civico. Il contrario della proprietà individuale, pensata come diritto esclusivo che preclude al resto del mondo la possibilità di disporre di quel bene. Consideriamo beni comuni quei beni che hanno come funzione il soddisfacimento dei diritti fondamentali dell’individuo. Secondo la Commissione parlamentare sui beni pubblici del 2007, guidata dal mai troppo compianto giurista Stefano Rodotà, vanno considerati beni comuni i fiumi, i torrenti e le loro sorgenti, i laghi e le altre acque, l’ aria, i parchi, le foreste e le zone boschive, le zone montane di alta quota, i ghiacciai e le nevi perenni, i lidi e i tratti di costa dichiarati riserva ambientale, la fauna selvatica e la flora tutelata, i beni archeologici, culturali, ambientali e le altre zone paesaggistiche tutelate. A questi vanno aggiunti i beni comuni sociali, quelli realitivi alla memoria storica e al sapere,quelli materiali come piazze e giardini publici, o immateriali come lo spazio comune del web. Come si può notare dall’impianto generale in questi casi il concetto tende a occuparsi in particolare di ciò che garantisce la vita. E’ quindi assolutamente lecito aggiungere alla lista i farmaci salvavita, non soltanto quelli per combattere il Covid. Questo teme Big Pharma perchè, sostengono le aziende, eliminare i brevetti dsarebbe un golpe contro la proprietà privata, proprietà intellettuale compresa.

Vediamo allora se hanno ragione gli iperliberisti, quelli che vedono gli interventi dello Stato come un vampiro l’aglio e il crocefisso. Uno studio della società di analisi dei dati scientifici Airfinity, reso noto a fine 2020 dalla Bbc https://www.bbc.com/news/business-55170756, ha calcolato che i governi hanno fornito 9,7 miliardi di euro, Le organizzazioni senza scopo di lucro hanno fornito quasi 2 miliardi di euro. 375 milioni di euro sono stati versati direttamente dal governo tedesco a Biontech, società con sede a Magonza, per assicurare l’infrastruttura necessaria all’operazione “Lightspeed”, l’accelerazione dello sviluppo del vaccino. L’accelerazione ha funzionato e infatti Pfizer, in società con Biontech, è stata la prima a ricevere per il suo siero l’approvazione delle agenzie per il farmaco di tutto il mondo. Pfizer stessa ha calcolato in 15 miliardi di dollari i ricavi aggiuntivi derivati dalla vendita del vaccino. Se Pfizer ha utilizzato un sistema misto pubblico/privato è invece completamente pubblico, 2 miliardi di euro, il contributo ricevuto da Moderna. Su 2 miliardi complessivi per Novavax, tre quarti sono soldi pubblici. Mezzo miliardo di soldi pubblici per Johnson & Johnson. Altri 2 miliardi per AstraZeneca. La pagina della Bbc è in costante aggiornamento, per chi vuole seguire gli sviluppi.
Vediamo adesso a quanto vengono venduti i vaccini per singola dose:
Moderna da 25 a 37 dollari;
Pfizer Biontech intorno ai 20 dollari;
AstraZeneca a 2 dollari (costava inizialmente tra i 4 e gli 8 dollari)
Johnson & Johnson 10 dollari per dose.

Gli elementi per trarre delle conclusioni economiche e morali ci sono tutti. Ma manca il dato più interessante, quello politico. Senza falsi entusiasmi possiamo dire che a essere messa in discussione dall’epidemia non è la proprietà intellettuale delle scoperte, che troverebbero comunque finanziamenti dal pubblico. A traballare è la teoria dell’eticità del profitto illimitato sulla salute umana. E su questa base, brevetto o no, una volta caduto il tabù secolare del profitto anche sulla pelle di chi muore, può innestarsi una nuova fase di rivendicazioni sociali. Certo, è difficile pensare che a guidare questa fase sarà il presidente della patria del liberismo sfrenato. Ma è un’occasione storica che non si presentava da decenni per creare senso comune intorno alla crisi di un modello di produzione che, mai come adesso, sta mostrando senza veli la sua disumanità e i limiti delle teorie di crescita illimitata vantate dai suoi profeti. Restiamo in attesa degli sviluppi.

ciuoti

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