Il sogno di Sofia e il maledetto Rio Bravo

Il viaggio degli indigeni chortis dal Guatemala verso il sogno americano interrotto nelle acque del Rio Bravo.

di Maria Teresa Messidoro (*)

Nella regione di Chiquimula, in Guatemala, a quasi 1500 metri di altezza, si trova la splendida laguna di Ipala, formatasi nel cratere del vulcano omonimo.

Secondo gli indigeni chortis , la laguna è un mistero già di per sé, perché ha la forma di un imbuto e non si è mai riusciti a misurare la profondità al centro.

Ma i misteri della laguna non finiscono qui

La laguna ha avuto periodi di siccità nella sua storia millenaria e questi sono collegati ad una leggenda che si tramanda di generazione in generazione.

Narrano infatti gli abitanti di Santa Catarina Mita che vivevano nella zona alcune streghe che, invidiose dell’immenso bacino di acqua di Ipala, quasi tutte le notti, rubavano l’acqua della laguna tra risate di burla e grida di collera.

Gli abitanti di Ipala si rifugiavano di notte nelle proprie case, spaventati, pregando le divinità delle ombre della notte di recuperare l’acqua, ma niente: al mattino, il cratere si risvegliava vuoto, dopo il passaggio delle streghe.

Per porre fine a questa lotta, dopo essersi rivolti senza risultati ai maghi di Ipala, dovettero ricorrere all’intervento di un sacerdote che santificò le acque e le battezzò con il nome di Laguna Candelaria, nome che esiste ancora oggi per indicare la laguna.

Solo così le streghe furono sconfitte. (1)

Sofía ama questa leggenda, che sua mamma l’ha imparata dalla nonna di Sofia, che l’ha appresa dalla bisnonna: una leggenda che si racconta ogni volta con nuovi particolari e inedite descrizioni delle streghe, las brujas de Ipala.

Sofía ha cinque anni, le piace molto ascoltare le storie del suo villaggio; Julio, suo fratello, non sempre capisce ciò che le donne della sua famiglia raccontano, è un ragazzo dolcissimo, ma non è come tutti gli altri, a volte sembra assente, nel suo mondo.

Silvia García, la loro mamma, non ha studiato, fin da giovane ha dovuto occuparsi dei figli, il suo compagno l’ha abbandonata troppo presto. Per questo Silvia ha deciso di partire, soltanto con Sofia però, Julio è rimasto con altri familiari che si prenderanno cura di lui.

Silvia e Sofía intraprendono un lungo viaggio, insieme a tanti altri indigeni chortis, tante altre donne maya che si mettono in cammino verso il sogno americano.

Sofía ha ascoltato mille volte la mamma, mentre le racconta di quel paese lontano, dove si parla una lingua “strana”, ancora più difficile dello spagnolo, che pure è già così complicato, ma che eppure bisogna conoscere.

Perché ormai in Guatemala sempre meno persone parlano il chorti, nel vicino Honduras e in El Salvador ormai quasi nessuno lo parla più.

Sofía sogna, sogna questo paese con le persone dalla pelle bianca, con i grattacieli, quelle strade che sembrano enormi, quelle città dove ci si perde ma dove si possono racimolare quattro dollari, per mantenere Julio e chi della famiglia è rimasto con lui.

Sofia sogna anche mentre cammina, ma adesso deve concentrarsi, perché la mamma le ha spiegato che devono attraversare questo grande fiume, che non è tranquillo come la laguna a cui sono abituate. Solo se lo attraversano potranno finalmente arrivare a El Paso, in Texas, dove inizieranno una nuova vita.

Ma mentre Sofía immagina, e sorride, e pensa a Julio che l’aspetta per ascoltare i suoi racconti nella terra del sogno americano, nel punto noto come La Compuerta, una forte corrente d’acqua la strappa dal braccio fermo della madre e la fa precipitare per vari chilometri, giù, giù, sempre più giù.

In un punto, in una intersezione del Rio Bravo nota come Juan Pablo II e Rafael Pérez Serna, ritroveranno il suo corpo.

E’ lunedì 19 agosto.

I sogni di Margaret Sofía García finiscono qui, nel Rio Bravo.

Le autorità messicane hanno accompagnato Silvia in un centro di assistenza, il corpo di Sofia è in freddo obitorio del Servizio Medico Forense.

Probabilmente Silvia riporterà a casa, a Ipala, il corpo di Sofía, perché Julio possa salutarla ancora una volta..

Secondo i dati del del Proyecto Migrantes Desaparecidos della Organización Internacional para las Migraciones (OIM), nel 2022 sono morte 121 persone lungo la frontiera tra Messico e USA. Di queste, 86 sono morte per affogamento e 14 erano minorenni.

Come Sofía.

NOTE

  1. Liberamente tratto da https://aprende.guatemala.com/cultura-guatemalteca/leyendas/leyenda-laguna-volcan-ipala/, da cui sono tratte anche le foto
  2. La notizia qui https://www.resumenlatinoamericano.org/2022/08/24/migrantes-una-nina-guatemalteca-de-5-anos-muere-ahogada-cuando-cruzaba-junto-a-su-madre-el-rio-bravo-hacia-estados-unidos/ 

grafica di Carlo Cumino

(*) vicepresidentessa Associazione Lisangà culture in movimento OdV

 

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