Il sole di Sara illumina e ferisce

Angelo Maddalena sul libro di Sara Giulia Vitale

Chissà cosa penserebbe Pier Vittorio Tondelli, di cui quest’anno ricorre il trentesimo anniversario della morte, di questo “colpo di sciabola” di Sara Vitale che descrive quel mondo che Tondelli, negli anni ‘80, aveva raccolto nelle antologie di giovani scrittori (under 25: e Sara ci rientra in pieno!).

«Risorgerà il sole» – Robin edizioni, settembre 2022: 140 pagine, 14 euro – sembra non avere pretese, lo scrive la stessa autrice nelle «conclusioni», se non quella di condividere un vissuto tragico serpeggiante nelle quotidianità di molti coetanei di Sara. Qualcuno potrebbe trovarci una traccia di “romanzo terapeutico” (la scrittura è sempre terapeutica, soprattutto se scava e apre o fruga nelle ferite, direbbe Cioran) e non si sbaglierebbe. «Risorgerà il sole» ha sicuramente il valore di un documento letterario e di una testimonianza preziosa. Chi lo ha letto ci ha trovato uno stile coinvolgente, asciutto: forse l’ispirazione letteraria di Charles Bukovki, come suggerisce la breve bio dell’autrice fa sentire il suo “tocco”. Scritto «di getto, in meno di un mese» racconta l’autrice a Federico Palacio, che ha fatto da moderatore nella prima presentazione, a Genova, durante il «Festival della Malanotte&Librìsdo», il 1° ottobre scorso.

Da leggere per capire cosa serpeggia nel sottobosco in cui gli psicofarmaci sono magari più presenti di droghe e alcool, e in cui la violenza interiore spesso finisce in tragedia: sul tema cfr il servizio «Disturbi psichici, le fragilità non viste» (sul quotidiaqno Avvenire del 15 ottobre) ma anche www.vita.it/it/article/2022/10/10/il-suicidio-e-la-quarta-causa-di-morte-per-i-giovani-tra-i-15-e-i-19-a/164382/.

Lucia, una ventenne presente a Genova, dopo la presentazione ha commentato: «finalmente vedo un libro scritto da una giovane donna che racconta vissuti diffusi e importanti della nostra generazione di cui si parla molto poco». Chissà cosa ne penserebbe Marcello Baraghini, che 25 anni fa definiva “ammansiti” certi scrittori cosiddetti cannibali. Il libro di Sara Vitale scava nelle ferite, come si augura Emile Cioran che Baraghini cita e mette nelle cartoline promozionali della sua casa editrice Strade Bianche di Stampalternativa. Frase che Sara sembra conoscere da sempre: «un libro deve frugare nelle ferite o crearne di nuove, un libro dev’essere pericoloso».

Aggiungo una nota più personale. A luglio 2021 ho regalato un taccuino a Sara, eravamo a Palermo e stavamo per imbarcarci sull’aaliscafo per Filicudi. Sara iniziò a scrivere febbrilmente e dopo meno di un mese mi mandò un manoscritto di 130 pagine! Io invece per scrivere il mio primo libro ci avevo moolto di più: stavo per laurearmi e avevo fatto un viaggio in autostop con i camion da Milano a Barcellona, era il 1997. Ma i nostri tempi li conosce solo lo Spirito (per chi, come me, ci crede): mia madre Maria, nonna di Sara, lo diceva sempre: «lo Spirito soffia dove e quando vuole». Per un gioco di “ritorni”, nel 1997 avevo regalato un taccuino a mia madre prima che partisse per Lourdes, chiedendole di scrivere un diario di quella stagione: quelle pagine sono diventate «Una stagione a Lourdes, diario di una pellegrina operaia». Se basta così poco – regalare un taccuino – per far nascere un fiore di letteratura in una giovane donna (mia nipote) o in una donna di mezza età, c’è ancora da sperare. Come ricorda nella «Lettera su alcune vie senza uscita» il già citato Cioran: «Stai attento, amico che stai pubblicando il tuo primo libro, adesso dovrai cummattiri (quasi come combattere) con un mostro pericoloso che è in te: l’Autore». Mi auguro e credo che Sara abbia la stoffa e la forza per tenere testa alla responsabilità di pubblicare un libro “prematura”. A volte, guardando lei (e altri suoi coetanei) mi sembra più matura di come io e i miei coetanei eravamo a quell’età, sicuramente per il verso letterario. Ma il letterario, in questo caso, è anche elaborazione della realtà, sano distacco e determinazione, oltre che esprimere una consapevolezza: non si può solo contare con i numeri della pagine, ma è già un segno di potenza della luce che attraversa e illumina il buio, spingendo verso l’Alto.

 

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