Imparare a vivere… dopo i 35?
84esima puntata dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega
Estate 2008 – In fuga da Orosei, liberato dalle “grinfie” delle anarco-vegan-integraliste (sarde!), pedalando passai da un negozio di oggetti da mare, che vendeva anche libri, presi in prestito per sempre Sardinia Blues di Flavio Soriga, non foss’altro perché lo avevo avuto come compagno al corso di giornalismo a Roma, dieci anni prima. “Rubare ai piccoli negozi mai”, solo quella volta contravvenni alla regola interiore… Ero alle prime armi, avevo iniziato da poco a “recuperare” libri, non ero ai livelli del Diario di un ladro di Jean Jenet. Io ho iniziato per “dovere cattolico”… al contrario! A 14 anni, l’unico furto di gruppo alla Standa di Caltanissetta, era finito con Mibuk, il re dei ladri bambini del mio paese, che si era portato dietro una tuta indossata sotto i jeans e sotto la giacca a vento; altri come lui (mai alla sua altezza!) avevano recuperato squadrette da disegno, cancelleria varia, borse da scuola (di quelle di una volta: verde muschio o militare, tela dura con la tracolla). Nella mia unica occasione, io avevo preso una gomma da cancellare, ma quando era arrivata la commessa insospettita, ero stato l’unico ad autodenunciarmi, reo confesso, con richiesta di perdona, “peto veniam signora commessa”, insomma: furtino fallito con vergogna! Nel 2008, a Firenze, ospite degli anarchici del Panico occupato, trovai lo slancio, fu Goliarda Sapienza a tentarmi, e Filomena a introdurmi! L’arte della gioia era mio, o forse mia! Subito dopo telefonai a Franco, grande amico, guida spirituale e salesiano anarchico. Mi parlò di padre Prospero Stella, salesiano: “A Roma prendeva libri nelle librerie senza pagarli”, e alla domanda “Perché lo fai?”, rispondeva: “Per vedere se i librai se ne accorgono”. Per me era diverso, era una rivendicazione politica, come diceva quello del libro di Gioconda Belli, Il paese sotto la pelle: “La cultura deve essere per tutti, i libri non si comprano, si recuperano”, ma ai tempi di padre Stella non c’erano grandi catene di librerie e i libri all’autogrill! Ai miei tempi sì! E allora mambo! In Francia, la FNAC uccide i libri, scriveva un giornale di Marsiglia, rubiamo alla FNAC! Ai ricchi per dare ai poveri. Di tutti i libri comprati quasi nessuno mi è rimasto: tutti lasciati nelle case di amici che mi ospitavano, in Francia e in Italia. Il record fu l’11 novembre del 2008, a Marsiglia, giorno di San Martino, la mattina uno e il pomeriggio un altro, sempre lo stesso titolo: la biografia di Jacques Mesrine, era uscito da poco il libro e anche il film, con Vincent Cassel: Nemico pubblico numero 1! Il film lo andai a vedere con Dora, la ragazza friulana che mi ospitò per qualche giorno, ma in realtà mi ospitava già Laure, una ragazza di Lyon che avevo conosciuto appena arrivato a Marsiglia in bicicletta… da Genova, anzi da Borgo Taro (i dettagli di quel viaggio sono nel mio libro I diari della bicicletta). Il bello è che fino al 2008, quindi alla veneranda età di 35, non avevo mai rubato niente che fosse niente, e pagato sempre il biglietto del treno, se si escludono quelle due volte accidentali che da Catania a Roma ero senza biglietto, una volta con i treni della CGIL per la manifestazione contro la guerra in Iraq, marzo 2003, e nel 2005 per caso da Messina a Napoli non potevo pagare neanche volendo perché ero finito nel vagone dei tifosi napoletani che tornavano da Catania… Quindi come fu e come non fu, la letteratura mi ha salvato, in tanti sensi. Nel 2003 avevo pubblicato un racconto in un antologia pubblicata da Stampa Alternativa, da allora avevo incontrato un paio di volte Marcello Baraghini, il fondatore della casa editrice. Lui non me lo disse direttamente, ma un suo amico mi spiegò che Marcello non pagava mai il biglietto dei treni, e io allora ingenuamente avevo chiesto se era un “diritto” o un’agevolazione che avevano gli editori. Quello mi rispose: “No, non lo paga perché è lui così, non perché è un editore!”. Stampa Alternativa aveva pubblicato un libro dal titolo Ruba questo libro!; che io ho visto ma non ho mai né rubato né letto. Dopo qualche anno, quando rividi Marcello ero ormai un mago del prendi il libro e scappa: lui mi disse di stare attento, che un suo amico, un certo Gatto, che rubava tanti libri, gli era venuto un infarto ed era morto. Ovvio che non gli era venuto un infarto perché rubava libri, ma Marcello aveva voluto dirmi “Non ti spingere troppo oltre”, o chissà! Quando a Toulouse, sempre nel 2008, incontrai un ragazzo che “prendeva” libri come me alla FNAC, lui mi disse che lo faceva per curarsi dalla deprime. “Il sangue circola e l’adrenalina pure, e mi passa la deprime!”. Dovreste mettervi nei panni miei e suoi che stavamo a Toulouse ad aprile e pioveva da almeno una settimana di fila: io non riuscivo a fare ritratti per strada, e anche se li facevo li vendevo poco e niente, perché in Francia l’assistenzialismo uccide la solidarietà, ma questo sarebbe un discorso lungo da fare, magari lo affrontiamo più in là! Capìi che avevo superato il limite nel 2009, a Genova, dove mi ero trasferito dopo il ritorno dalla Francia, con polacca al seguito, violinista, viaggiatrice e scrocconcella, alla quale dedicai la famosa Mistica erotica. Quando un ragazzo con il quale abitavo a Genova mi disse che voleva pagarmi per rubare un libro al posto suo, mi diedi una calmata. Si fa per dire: ero arrivato al livello di prendere “blocchi” di libri: Don Chisciotte di Cervantes in due volumi e L’uomo senza qualità di Musil poi lasciati in quella casa da dove andai via alla fine dell’estate, vagheggiando tra Parigi e Montreal, per planare felicemente a Torino ad autunno inoltrato. In quel finire di estate del 2008, mentre facevo disegni alla Baia del Silenzio, incontrai Anna, le feci un ritratto e quando mi chiese quanto costava, le dissi che poteva scegliere: “10 euro oppure un’ora del tuo tempo!”. Lei sorrise un po’ sospettosa e un po’ incuriosita e chiese: “In che senso?”. Ci ritrovammo fra gli scogli della Baia verso il tramonto. Io recitai per un’ora il monologo Lu jurnu di tutti li santi, e lei mi ascoltò….con i suoi occhi verdasti tendenti al grigio un po’ strabici e per questo ancor più magnetici e intriganti. Come fu come non fu, dopo il monologo ci ritrovammo con le labbra unite in un bacio mistico e tramontino (per sapere il seguito della storia dovrete ascoltare la canzone Font Anna!). Era il periodo “insurrezionalista” per me. Amici anarchici di Bologna erano stati arrestati un anno prima e continuavano a essere perseguitati per accuse ridicole, capri espiatori a oltranza, così come anche altri anarchici di Firenze e altrove. Due anni prima, estate 2006, durante un lungo periplo in autostop per il Sud della Francia, la bella francese che mi aveva dato un passaggio tra Bordeaux e Pau mi definìi “Anarco primitivista”, ma già due anni dopo ero più “insu”, anche se nel fondo, cattolico. “Cattolico insurrezionalista” non sarebbe male, ma poi nel 2008 nella locandina del mio primo monologo teatrale in francese, Déraciné comme Cioran, scrissi “insurrezione metafisica”. Però a fine 2008, in Francia, inseguendo la bella polacca, passai all’azione diretta profonda, altro che metafisica. Fu il periodo più estremo. I ritratti a Megeve non li potevo fare: perché c’erano 7 gradi sotto zero e perché nei bar anche se pagavo il thé 5 euro, facevo ritratti guadagnando 15 euro, e con tutto ciò mi buttarono fuori perché a detta loro disturbavo i turisti! Passai al contrattacco, già allenato a Marsiglia con i libri alla FNAC, ma qui c’era da sopravvivere: salumi e vino, pane e formaggio (mai cose di lusso!) al supermercato. Solo una volta presi una bottiglia di vino senza guardare il prezzo, era un Bordeaux, poi mi dissero che costava 34 euro! Evviva la provvidenza inconsapevole del ladro cattolico! L’olio biologico fu facile prenderlo perché era proprio in uno scaffale all’ingresso della botteghina del porc bio; e questo non è un gioco di parole, sulla confezione di patè di porco biologico c’era scritto proprio così: Porc Bio! La bottiglia da mezzo litro d’olio… costava 14 euro. Lo presi perché sull’etichetta mi sembrava di aver visto scritto: “Rubami o mi uccido!”. Poi la marmellata e infine il miele, ma sono caduto sul miele! Il tipo da dietro il bancone mi vide e mi chiamò: “Monsieur!”. Cominciai a correre uscendo dalla bottega di bio lusso, e lui mi inseguì, mi rincorse per la strada, un pezzo di merda tentò di farmi lo sgambetto, saltai alla Baggio ma dopo un po’ lasciai cadere la bogatta di miele, e ringrazio lo schifo estetico e biologico dei francesi che consente di confezionare il miele in vasi di plastica, cosa immonda per un italiano, ma in quel caso un po’ mi salvò, perché il banconista che mi inseguiva si riprese la boccia di miele di plastica e fu contento così. L’indomani partii da Megeve: andai ad aspettare la polacca in Portogallo, a Coimbra e poi a Lisboa. Però prima di ripartire, insieme a lei scrissi con una bomboletta spray due belle “poesie” sul muro di una biblioteca e di un altro edificio turistico, forse un Hotel: “Turism assassin” e “Liberez Marco Camenisch”!
QUESTO APPUNTAMENTO
Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]