La poesia politica di Aharon Shabtai

di Sandro Sardella

poeta che affronta l’orrore del suo tempo e parla .. uno dei più

interessanti poeti contemporanei di ispirazione “civile” ..

l’aria e il vento .. oltre il muro .. rabbia e humanitas .. e sogni

non dimenticati .. nella passione del dire … ..

una poesia coraggiosa agita la torbida oscurità israeliana ..

 

Una poesia per Neta Golan

 

Nel 1938

dopo essere stato condotto

su una nave militare

e condannato a ventotto

anni di reclusione

con l’accusa di aver istigato

i marinai turchi alla rivolta,

il poeta Nazim Hikmet

fu gettato

nel fondo

della latrina della nave.

Davanti agli occhi dei suoi torturatori,

rimase in piedi

nella merda

fino alle ginocchia,

e quando fu sul punto di svenire

e cadere

per l’immenso fetore,

aprì la bocca

e iniziò a cantare

canzoni d’amore,

ballate di campagna,

e qualsiasi melodia gli venisse in mente.

E così, come racconta Neruda,

le sue forze tornarono

a lui con orgoglio.

Mio caro Nazim,

imparerò da te,

canterò oggi

di Neta Golan,

rinchiusa

nella prigione di Kishon

per essersi legata

a un albero di ulivo

davanti alle ruspe dell’esercito

nel villaggio di Dir Istiyya.

Grazie a Neta

oggi non crollerò

nella fogna di Sharon.

 

5766

 

Molti libri

molti volumi di poesia

sono stati pubblicati nel 5766

e disposti sui banchi

della Fiera del Libro.

Ne sfoglio alcuni,

e in ogni pagina

dalla pagina 1

alla pagina 30,

alla pagina 80,

alla pagina 308,

vi è solo

una frase:

le madri e i bambini

di Gaza cercano cibo

tra mucchi di rifiuti.

 

(da: “Politica” – Multimedia Edizioni; traduzione dall’originale ebraico di Davide Mano)

 

Il 7 dicembre 2007 Aharon Shabtai trovatosi inserito fra i 40 scrittori

indicati” dal governo israeliano per il Salone del Libro di Parigi ha

risposto con queste parole: «Io non ritengo che uno Stato che mantiene

un’occupazione, commettendo giornalmente crimini contro civili, meriti

di essere invitato a una qualsivoglia settimana culturale. Ciò è

anti-culturale; è un atto barbaro mascherato da cultura in maniera

cinica. Manifesta un sostegno a Israele, e forse anche alla Francia

che appoggia l’occupazione. E io non voglio partecipare.”

(Fece la stessa cosa con il Salone del Libro di Torino l’anno successivo.)

 

Aharon Shabtai è nato a Tel Aviv nel 1939 ed è stato membro del

kibbutz Merchavia. Ha insegnato greco antico e teatro all’Università

di Tel Aviv. Molto stimate in Israele le sue versioni ebraiche dei

tragici greci. In traduzione italiana è disponibile una breve selezione

di sue poesie in «Poeti Israeliani», a cura di Ariel Rathaus (Einaudi,

Torino, 2007) e «Politica» (Poesie scelte 1997-2008) presso Multimedia

Edizioni – Baronissi (Salerno) – 2008.

 

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • Sulla complessa questione del boicottaggio di fiere (o saloni) del libro e più in generale accademico e culturale per denunciare le politiche aggressive e repressive dei governi israeliani segnalo il documentato libro «Boicottare Israele: una pratica non violenta» (DeriveApprodi, 2009) a cura di Diana Carminati e Alfredo Tradardi.
    Su alcuni aspetti italiani della campagna Bds (cioè Boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni) – partita nel 2005 – qualcosa si trova anche in blog: in particolare «Donne in nero e campagna Bds» del 25 febbraio 2011.
    (db)

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