La signora che sconfisse il diluvio

di Maria G. Di Rienzo 

L’immagine mostra quel che resta del tempio di Ix-Chel sull’isola di Cozumel (costa orientale del Messico) conosciuta anche come Isla Mujeres, l’Isola delle Donne. Se fate ricerche su questa divinità dei Maya probabilmente troverete classificazioni del tipo: dea lunare, dea della fertilità, moglie del dio del sole. Analizzando i suoi tratti, che sono quelli di una “grande dea” che regola vita e morte, ho l’impressione sia precedente al pantheon in cui è inserita, ma anche se non è così le definizioni suddette sono di gran lunga riduttive.

Le raffigurazioni di Ix-Chel ce la mostrano in almeno due aspetti. Nel primo è «La Signora Arcobaleno», la forza che manda la pioggia a nutrire le piante e a dissetare le creature viventi. Periodicamente rovescia la sua giara-utero sul mondo per assicurare la vita e mantenere le acque correnti. A questo aspetto potrebbero appartenere le sue raffigurazioni come giovane donna seduta sulla luna crescente, abbracciata ad un coniglio: o, se la Signora Arcobaleno è la Madre archetipale, la luna piena, questa Ix-Chel potrebbe raffigurare la Fanciulla. Il secondo aspetto, a volte chiamato «Lei dal volto pallido», raffigura Ix-Chel da vecchia, con un serpente che le fa da tiara, a volte con un gonnellino composto da ossa incrociate e zampe di giaguaro al posto delle mani… in cui sovente tiene un fiore. E questi sono senza dubbio i segni della terza figura della triade, «l’Anziana», connessa alla luna calante. In questo aspetto, Ix-Chel è la custode delle anime dei morti e viene chiamata anche “tessitrice” (è quindi colei che taglia i fili al termine della tessitura). La piena circolarità del suo potere, che va dal creare e nutrire la vita al dare la morte, è quel che mi fa pensare a lei come a una delle grandi dee primordiali. Uno dei miti legati al suo nome la vuole progenitrice di tutti gli altri dei assieme al dio Itzamna.

Ad ogni modo, le sue devote erano convinte che Ix-Chel abitasse il tempio sulla piccola isola a lei sacra, Cozumel, e che là, come maestra di medicina e magia, dispensasse cure particolari alle donne incinte e partorienti. Madri e figlie hanno compiuto pellegrinaggi all’isola, durante il sesto giorno seguente la luna nuova, sino a tempi recenti. Ma il vero motivo per cui vi sto parlando di questa divinità è il suo collegamento a un mito che quasi tutte le culture umane conservano, quello del diluvio universale. Anche i Maya lo avevano: in esso, Ix-Chel è raffigurata come la creatura che il diluvio non riesce ad abbattere. La Signora dell’Arcobaleno resta in piedi e i flutti si infrangono su di lei senza arrecarle danno. C’è chi perciò l’ha definita «dea della catastrofe» ma io vedo la cosa in modo un po’ diverso. Vedo Ix-Chel come simbolo di una donna che rifiuta di diventare vittima di oppressione. La vedo come una figura che può incoraggiarci a riconoscere le cose negative che disturbano le nostre vite, e come sprone ad affermare pienamente noi stesse di fronte alle violenze fisiche o psicologiche che vorrebbero cancellare la nostra coscienza e il valore che ci attribuiamo.

Aprite le braccia, siate salde: il diluvio non vi travolgerà.

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