La strage nazista a Sant’Anna di Stazzema e…

… e il ricordo del partigiamo e sindacalista Omero Angeli.

di Usi (Unione Sindacale Italiana nazionale) e di Usicons

L’Usi ribadisce che il contrasto al nazifascismo (specie dopo il ritorno, in Italia e soprattutto in Europa, delle destre anche estreme a livello istituzionale) è una pratica attuale e concreta, da esercitare a livello culturale, sociale e di autodifesa collettiva e di massa. […]

Nell’81° anniversario della strage fascista (12 agosto 1944) di Sant’Anna di Stazzema, si intreccia la memoria storica con la pratica attuale di RESISTENZA ATTIVA.

Fu assieme a quella di Marzabotto e alle Fosse Ardeatine, una delle azioni e crimini più atroci, verificatisi durante l’occupazione tedesca in Italia. L’eccidio del 12/8/1944, a Sant’Anna di Stazzema e zone limitrofe (operazione  iniziata all’alba a Mulina e concluso nel tardo pomeriggio a Valdicastello Carducci e Capezzano Monte) va ricordato nella sua brutalità. Un crimine e atto terroristico a tutti gli effetti, compiuto dai soldati nazisti della 16° SS-Panzergrenadier-Division “Reichsführer-SS”, comandata dal generale (Gruppenführer) Max Simon, con formazioni austriache. Non fu un’azione di rappresaglia, criminosa comunque, messa in atto come risposta ad un’azione degli insorti, di ribelli, di oppositori ad un’occupazione militare, ma un atto violento e premeditato, con la volontà di annientare la popolazione civile sostenitrice dei gruppi partigiani combattenti, sottomettendola grazie al terrore. L’obiettivo che fu raggiunto con inaudita e razionale ferocia, era quello di distruggere il paese e sterminare la popolazione, per eliminare i collegamenti fra i civili e i gruppi di partigiani presenti nella zona (tra cui la “Gino Lombardi”, formazione partigiana che operò a lungo tra le Alpi Apuane che poi, a seguito di dissidi interni, prese il nome di X bis Brigata Garibaldi).

LE INDAGINI E LE SENTENZE (della magistratura militare italiana), CONFERMARONO LA NATURA TERRORISTICA E CRIMINOSA DI QUESTA STRAGE. E fanno da corollario alle stragi di stato e della strategia della tensione, come quella alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. 

L’avvio di tale indagine scaturì da una circostanza casuale, con il ritrovamento in uno scantinato della procura militare, nel 1994 di un armadio che conteneva 695 fascicoli “archiviati in via provvisoria” – mentre si cercava documentazione sul “caso Priebke” – relativi a crimini di guerra commessi da tedeschi e repubblichini di Salò, tra cui si rinvenne quella della strage di Sant’Anna di Stazzema.

SOLO NEL 2007, ALCUNI DEI RESPONSABILI INDIVIDUATI, FURONO CONDANNATI DEFINITIVAMENTE.

IL CONTESTO STORICO NELL’AGOSTO DEL 1944

La popolazione di Sant’Anna di Stazzema e dei borghi vicini crebbe a dismisura, con l’arrivo di gruppi di sfollati che cercavano di scampare ai bombardamenti anglo americani da un lato, dalle azioni dei tedeschi dall’altro. I tedeschi cercavano, con rastrellamenti, forza lavoro per l’utilizzo nelle opere di fortificazione della linea difensiva, che dal Tirreno doveva arrivare all’Adriatico e che necessitava, per espressi ordini di Hitler, di avere per un raggio di circa 10 Km dalla cosiddetta “linea gotica”, un territorio sgombro da qualsiasi insediamento abitato da civili. 

In questo quadro bellico, l’azione delle diversificate formazioni partigiane, con sabotaggi, attentati e interventi, fu rilevante, colpendo le posizioni occupate dai tedeschi e dai fascisti, che rispondevano con sanguinose rappresaglie contro la popolazione civile, su indicazione dello stesso Kesserling.

La zona di Sant’Anna di Stazzema e quelle vicine, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto del 1944, era stata qualificata dallo stesso comando tedesco come “zona bianca”, cioè località adibita per accogliere sfollati provenienti da altre zone, che si stima in quel periodo fossero circa mille persone. Gli stessi partigiani avevano lasciato l’operatività in quella zona, senza effettuare azioni contro tedeschi e nazifascisti, proprio per evitare azioni di rappresaglia alla popolazione, che si stava raggruppando in quei comuni e frazioni nei pressi di Sant’Anna.

A maggior ragione, l’azione terroristica e stragista compiuta (dall’alba al tardo pomeriggio del 12 agosto 1944) acquista la qualificazione di crimine e di strage premeditata, non di mera rappresaglia, acclarata anche dalle tardive indagini della procura militare italiana, all’interno di un processo di “guerra di liberazione nazionale”, non come vorrebbero sostenere alcuni pseudo storici revisionisti, di “guerra civile tra fratelli”.

LA CRONACA DELLA STRAGE

Alle sette de mattino del 12 agosto 1944, il paese era circondato. Quando le SS giunsero a Sant’Anna, gli uomini del paese si rifugiarono nei boschi per non essere deportati, mentre donne, vecchi e bambini, sicuri che nulla sarebbe capitato loro in quanto civili inermi, restarono nelle loro case. In poco più di mezza giornata vennero uccisi centinaia di civili, di cui solo 350 furono in seguito identificati, tra le vittime 65 erano bambini minori di 10 anni di età.

Dai documenti tedeschi peraltro non fu facile ricostruire con precisione gli eventi: in data 12 agosto 1944, il comando della 14ª Armata tedesca comunicò l’effettuazione con pieno successo di una «operazione contro le bande» da parte di reparti della 16° SS-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS nella «zona 183», dove si trova il territorio del comune di S. Anna di Stazzema.

L’ufficio informazioni del comando tedesco affermò che nell’operazione 270 “banditi” erano stati uccisi, 68 presi prigionieri e 208 “uomini sospetti” assegnati al lavoro coatto. Una successiva comunicazione dello stesso ufficio in data 13 agosto 1944, precisò che «altri 353 civili sospettati di connivenza con le bande» erano stati catturati, di cui 209 trasferiti nel campo di raccolta di Lucca. I nazisti rastrellarono i civili, li chiusero nelle stalle o nelle cucine delle case, li uccisero con colpi di mitra, bombe a mano, colpi di rivoltella e altre modalità violente, stupri compresi.

La vittima più giovane, Anna Pardini, aveva solo 20 giorni (23 luglio-12 agosto 1944). Gravemente ferita, la rinvenne agonizzante la sorella maggiore Cesira (Medaglia d’Oro al Merito Civile) miracolosamente superstite, tra le braccia della madre morta. Morì pochi giorni dopo nell’ospedale di Valdicastello. Infine, incendi appiccati a più riprese causarono ulteriori danni a cose e persone.

LE INCHIESTE GIUDIZIARIE

Dopo il ritrovamento occasionale della documentazione, le inchieste durarono 13 anni (dal 1994). Il processo fu celebrato presso la Procura militare di La Spezia, con la sentenza dell’8 novembre 2007, con cui furono confermate dalla Corte di Cassazione,  le condanne all’ergastolo all’ufficiale Gerhard Sommer e ai sottufficiali nazisti Georg Rauch e Karl Gropler. La Cassazione rigettò le tesi difensive e confermò che l’eccidio fu «un atto terroristico premeditato». Non arrivò alle stesse conclusioni la magistratura tedesca, che a Stoccarda nel 2012, archiviò il procedimento. Secondo i giudici tedeschi, non sarebbe stato possibile accertare se la strage sia stata effettivamente un atto premeditato contro la popolazione civile, in quanto (sempre secondo la Procura di Stoccarda) è possibile che gli obiettivi dell’azione militare siano stati «solo la lotta antipartigiana» e il rastrellamento di uomini da deportare ai lavori forzati in Germania, anche alla luce della circostanza che non fu possibile indicare «il numero esatto delle vittime». Tale decisione, in netto contrasto con le risultanze processuali della magistratura italiana, produsse sdegno fra i sopravvissuti alla strage.

LA VALUTAZIONE STORICO POLITICA DI QUESTA STRAGE

Al di là delle risultanze processuali che spesso non rendono piena verità e giustizia, VA CONTRASTATA E COMBATTUTA SEMPRE LA BARBARIE NAZIFASCISTA, la sub-cultura di violenza, sopraffazione e dominio, sotto qualsiasi forma si presenti o in qualsiasi modalità, anche formale, essa si nasconda.

La memoria storica e il ricordo avranno sempre un valore rilevante, se come per le stragi di Stato o quelle di stampo criminale e mafioso, servono come esempio per le generazioni future, come impulso a contrastarle sempre, per un futuro migliore e una società basata sui diritti, sulla libertà, sulla solidarietà e la giustizia sociale. Servono anche come monito e come argomentazione, per coloro che oggi, governano il Paese e le istituzioni o si raggruppano in alleanze a livello europarlamentare, senza dimenticare i gruppi eversivi della cosiddetta “internazionale nera”, ad una seria autocritica e presa di distanza, da certe modalità giustificatrici,  finalizzate a minimizzare la portate reale dei fatti, nonché il clima di collaborazionismo del regime fascista in genere, non solo la sua fase finale della repubblichina Salò, o dare versioni addomesticate, addolcite o depistanti di fatti rilevanti della nostra storia.

I valori di “Dio, Patria e Famiglia” – parte integrante del programma del regime fascista – fanno ancora oggi parte di programmi elettorali e di governo di forze politiche della destra italiana.

IN RICORDO DEL PARTIGIANO E SINDACALISTA OMERO ANGELI

Va ricordata anche la figura di uno dei nostri attivisti e “partigiani combattenti”, Omero Angeli scomparso nell’estate di 9 anni fa.

Utente della Casa di Riposo comunale di Roma 1, associatosi a Usi e all’Usicons dopo un passato in Cgil, fu tra i partigiani attivi nelle formazioni che lottarono e combatterono in quelle zone, per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo.

Omero, che aveva sempre mantenuto un certo riserbo di quel periodo, ci raccontò quegli episodi di vita da partigiano combattente per la libertà, in occasione di una iniziativa pubblica fatta a Piazza Caterina Cicetti a Roma al quartiere Trullo ex borgata/villaggio Ciano, per presentare il libro “Le borgate del fascismo” di Luciano Villani).

Omeeo Angeli trovò nel nostro antico sindacato, che ha sempre lottato contro la barbarie fascista, una valida sponda per proseguire dopo la fine del conflitto bellico, la lotta per l’emancipazione delle classi lavoratrici, dallo sfruttamento e dall’oppressione, sino alla fine della sua esistenza.

Anche nel suo ricordo proseguiamo quotidianamente la nostra attività, nei posti di lavoro e nei territori, anche attraverso convegni, iniziative culturali solidali nella difesa dei diritti di chi lavora.  

Unione Sindacale Italiana fondata nel 1912 e ricostituita

Associazione Usicons aps (accreditata al Runts)

In “bottega” cfr Sant’Anna Stazzema, 12 agosto 1944: «era un giorno qualsiasi», Nuovi strumenti contro i fascismi, Nel luogo della strage è nata l’«Anagrafe antifascista» e Scor-data: 12 agosto 1944

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Redazione
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