Lamento su Point Lenana (di Pabuda)
pensavo
(è attività gradevole, ma
sempre un po’ pericolosa…)
pensavo
fosse un romanzo (*),
un bel racconto che ti prende
e non ti molla più.
ero eccitato
come per un invito a pranzo.
minchia, come ci son rimasto!
la storia: soltanto un pretesto
lasciato presto in un canto
per rifilarmi un saggio a pezzettini
gettati alla rinfusa,
senza motivo, né garbo, né scusa.
il meglio
va via tutto nel prologo,
poi mi sembra
di dovermi difendere
da una frenesia un po’ esibizionista
d’un tuttologo gauchista (o due).
tra l’altro, tradito mi son trovato:
due volte:
la prima in quanto innamorato
del Wu Ming
(sia in pacchetto collettivo
sia in versione di sigaretta singola)
e la seconda per colpa d’una promessa
che mi sembrava d’aver compreso
leggendo la premessa:
s’annunciava un tentativo,
uno sforzo
di fare i conti coi punti di vista
di quegli altri
che la pensano e le combinano
molto diversamente
da come piace a noialtri…
invece: niente di niente:
un quinto dei miei scrittori preferiti
colla complicità del suo agente
sembra intestardirsi
a convincermi
di quel che già mi convince da sempre.
così, per la prima volta
nel corso della mia storia d’amore
pluriennale e poligama
cogli scrittori Senza Nome,
lascio la lettura interrotta:
stavolta non me la sfango
e, quasi, piango.
(*) parlo del libro di Wu Ming 1 e Roberto Santachiara, che avrei voluto leggere tutto