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La Bottega del Barbieri

Pfas: un avvocato fa tremare Solvay ma…

… ma intanto occhio alla Val Susa. Riprrendiamo un “lancio” da Rete Ambientalista e un articolo di Roberto Mairone sulla situazione PFAS in Val di Susa nei primi mesi di quest’anno.
L’AVVOCATO CHE FA TREMARE SOLVAY (*) 
Con uno scoop, abbiamo pubblicato il documento “La verità’ sul caso Miteni/Solvay che nessuno ha raccontato” (clicca qui) che l’avvocato Luca Santa Maria, punta di diamante del collegio di difesa della Solvay nei precedenti processi penali, ha trasmesso alle Procure della Repubblica di Alessandria e Vicenza. Ad esso fa seguito il deposito di questo esposto (clicca qui) che approfondisce l’accusa di come Miteni di Trissino non sia stato che “l’esecutore di un disegno pianificato da Solvay e Dupont” nel provocare i disastri ambientali e sanitari dei Pfas. Dei quali il filo conduttore è il pfas cC6O4 della Solvay  Syensqo. I suddetti documenti dell’avvocato Santa Maria sono al vaglio, oltre che delle Procure, anche dei collegi legali delle Parti civili, dei Comitati e delle Associazioni che stanno mettendo a punto il piano di azioni  per scongiurare la tragedia dei Pfas, clicca qui.
(*) Tratto dal sito “Rete Ambientalista” www.rete-ambientalista.it – che è gestito dal “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro”. Nel 2019 ha sostituito rete-ambientalista.blogspot.it.

PFAS in Valle di Susa: a che punto siamo?

(Foto di Greepeace PFAS)

Il Report “Acque senza veleni” diffuso in data 22 gennaio 2025, a conclusione dell’indagine indipendente di Greenpeace, ha previsto l’analisi di 260 campioni prelevati in 235 comuni italiani per verificare lo stato della contaminazione da PFAS, e ha rilevato la presenza di 58 di queste pericolose molecole in ben 121 comuni (il 47% del campionamento).

Com’è noto, le sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate (PFAS) sono un gruppo di sostanze chimiche artificiali ampiamente utilizzate in moltissime produzioni industriali e nell’edilizia, che nel corso del tempo si accumulano nell’organismo degli esseri umani e nell’ambiente. Non per niente, per la loro persistenza di tossicità, vengono comunemente definite «sostanze chimiche permanenti» o «inquinanti eterni», con effetti molto negativi sulla salute: danni al fegato, malattie della tiroide, alterazioni del sistema immunitario, obesità, problemi di fertilità e cancro. (https://www.eea.europa.eu/it/help/domande-frequenti/cosa-sono-i-pfas-e).

Il sopraccitato report di Greenpeace indica che le criticità maggiori si registrano al Centro – Nord e in Sardegna. Relativamente alla molecola PFOA (sostanza cancerogena denominata acido perfluoroottanoico) desta particolare preoccupazione il valore riscontrato a Bussoleno, in Valle di Susa (To): con 28,1 ng/l (nanogrammi per litro) è infatti il più altro a livello nazionale.

I dati circa la presenza di PFAS nelle acque dei comuni valsusini sono noti già dal febbraio 2024 (https://www.greenpeace.org/static/planet4-italy-stateless/2024/02/6a3d346f-pfas_piemonte_def.pdf) sulla base dei monitoraggi effettuati dalla stessa SMAT nel corso del 2023, i cui risultati sono stati comunicati a Greenpeace nei termini riportati nella tabella di pag. 28 e segg. del Report “PFAS e acque potabili in Piemonte”, pubblicato appunto in data 8 Febbraio 2024. Alla medesima richiesta di accesso agli atti avanzata da Greenpeace ad ASL Torino e Regione Piemonte, queste ultime rispondevano di non aver effettuato nessuna analisi relativamente alla presenza di molecole PFAS nelle acque potabili.

Il prelievo SMAT, effettuato a Bussoleno l’11 aprile 2023, registrava valori uguali a zero nanogrammi/litro per la presenza di PFOA (cancerogeno), PFOS (acido perfluoroottansulfonico, possibile cancerogeno), cC6O4 (categoria di PFAS attualmente senza limiti ambientali a livello nazionale) e GenX (sostituto del PFOA a minore impatto ambientale). Sempre relativamente a Bussoleno, era stato invece rilevato un valore di somma di PFAS pari a 30 nanogrammi/litro.

Il preoccupante primato della somma di PFAS spettava al prelievo effettuato nel comune di Gravere (96 nanogrammi/litro) seguito da Chiomonte con una somma di PFAS pari a 82 nanogrammi/litro.

Relativamente all’acqua potabile del Comune di Bussoleno desta legittimi dubbi e perplessità la differenza di concentrazione di PFOA rilevata da SMAT nel 2023 rispetto a quella rilevata più recentemente da Greenpeace, nel corso dell’indagine indipendente condotta fra settembre e ottobre 2024. Mentre sul prelievo effettuato da SMAT non veniva rilevata alcuna presenza di PFOA, il campione prelevato da Greenpeace a poco più di un anno di distanza, otteneva il primato nazionale con 0,0281 microgrammi/litro (limite massimo per le singole molecole PFAS pari a 0,0015 microgrammi/litro).

Cosa può essere successo nell’arco di tempo intercorso fra i due prelievi? Quali possono essere state le cause che hanno determinato un simile aumento? Qual è la fonte delle sostanze PFAS nelle acque distribuite dagli acquedotti della Valle di Susa?

Queste e altre domande hanno spinto alcuni cittadini della valle di Susa a costituire il Comitato Acqua SiCura, che da oltre un anno è attivo per ottenere informazioni attendibili e per proporre ai cittadini azioni di tutela della salute pubblica, che dovrebbero essere messe in atto da quelle istituzioni che hanno il mandato di salvaguardarla: Amministrazioni Comunali, Regione, Unione Montana, SMAT, ARPA, ATO3, ASL.

La pretesa dei cittadini di bere e utilizzare acqua sicura deve necessariamente passare attraverso un piano di monitoraggio capillare, costante e prolungato, che preveda il continuo coinvolgimento di organi istituzionali e di istituti o organizzazioni indipendenti (es. CNR). Questi devono impegnarsi nella ricerca, scevra da interessi di parte, delle fonti di tali sostanze e delle possibili soluzioni di mitigazione e bonifica.
Le analisi dovranno indagare ogni possibile fonte d’inquinamento, attraverso una ricognizione dell’intero territorio della Valle: discariche abusive, cantieri stradali, ferroviari, lavori propedeutici alle ‘grandi opere’, aree industriali dismesse, aree di stoccaggio di materiali di risulta, ecc.

Il comunicato SMAT del 27 gennaio 2025, nonostante i toni rassicuranti utilizzati per tentare di ridurre la “pressione mediatica sulla questione PFAS”, di fatto non tranquillizza nessuno, soprattutto laddove ribadisce, contrariamente ai dati di Greenpeace, che “nel 2024 non è stata riscontrata alcuna presenza di PFAS”! Maggiori certezze sono attese dai risultati dell’incarico che l’Unione Montana Valle Susa ha dichiarato di voler affidare, al CNR-IRSA (Istituto di Ricerca Sulle Acque), come confermato il 30 gennaio.

Nell’attesa che venga formalizzato quest’incarico, il Comitato Acqua SiCura e i cittadini della Valle di Susa sollecitano dati finalmente certi ed oggettivi, mantenendo alta l’attenzione contro possibili “mercanti di dubbi” (come vengono definiti nel libro Naomi Oreskes, Erik Conway, Mercanti di dubbi. Come un manipolo di scienziati ha nascosto la verità, dal fumo al riscaldamento globale, Edizioni Ambiente, 2019).

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Enrico Semprini

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