Luigi Di Costanzo – Noi, che sappiamo

by Marina Muther

Noi sappiamo dei bambini braccati che succhiano violenza dai capezzoli d’asfalto di Rio de Janeiro, delle loro cornee alloggiate in occhi altrui, dei loro reni, polmoni e di tutti gli altri pezzi di ricambio venduti nei nostri mercati dell’usato garantito.
Noi sappiamo dei piccoli boskettari che svernano accucciati tra i cartoni, nel tepore delle fogne di Bucarest.
Noi sappiamo dei fanciulli di Baktapur, crocifissi ai telai per i nostri tappeti made in.
 
Il primo freddo autunnale disturba la città che si sveglia. Proteggo le mani nelle tasche dei pantaloni mentre i miei pensieri fendono l’umidità. Come ogni mattina sto andando a guadagnarmi la sopravvivenza. Non so se questo basta a fare di me un uomo.
 
Noi sappiamo dei piccini di Sialkot che trapuntano la loro prigionia su palloni che non calceranno mai. 
Noi sappiamo del feto strappato dal ventre squarciato di sua madre, pulcino mai nato nelle nebbie della Selva Lacandona, e sappiamo delle mosche che nutrono la loro prole nella pelle rinsecchita di alcuni lattanti sudanesi. 
Noi sappiamo delle gole, degli orifizi anali, delle vagine acerbe e di tutto quanto annega nel lubrico mare di sperma occidentale.
 
Il mio respiro si condensa in vapore biancastro, nuvole grigie e sprazzi d’azzurro convengono per una modica quantità di pioggia. Mi rinchiudo nell’impermeabile, procedo a piedi  verso la stazione. Ho freddo.
 
Noi sappiamo dei ragazzini che sperimentano quanto è debole il luccichio dell’oro e dei diamanti nel buio franoso delle miniere del Katanga.
Noi sappiamo dei giovani assassini di Città del Messico, annebbiati dai miasmi di un barattolo di colla, e sappiamo dei piccoli innocenti che aprono nuove vie tra le montagne d’immondizia di Dandora. 
 
Il buco nero della metropolitana inghiotte schiere di condannati al lavoro, poi li agglutina nei vagoni. Una volta a bordo nessuno spazio vuoto separa i corpi, una gelatina che vibra e ondeggia, un blocco unico di materia viva ed inerte.
 
Noi sappiamo delle gambe e delle braccia dei pastorelli afgani e iracheni recise dalla chirurgica precisione di giocattoli a frammentazione che, occasionalmente, risparmia loro la vita.
Noi sappiamo di sbarbatelli palestinesi che si procurano pietre da lancio dai detriti delle loro case abbattute, e sappiamo anche delle attività ludiche dei soldatini congolesi, protagonisti imberbi di un tragico gioco di guerra.
Noi sappiamo dei rivoli di sangue che trascinano via la felicità mutilata delle bimbe somale, infibulate dalla cruenta, millenaria cultura dei maschi dominanti.
 
E’ una tacita, mutua sopportazione, ma nessuna complicità. Manca ancora un po’ alla mia fermata, adesso ho caldo. L’aria illude le narici, poi solidifica nei polmoni. Non respiro come vorrei.
 
Noi sappiamo del cancro e delle deformità dei frugoletti italiani che nasceranno nei pressi di fabbriche a norma, discariche legali, inceneritori conformi, centrali sicure.
Noi sappiamo della sofferenza degli ometti votati all’eccellenza dalle frustrazioni dei propri genitori.
Noi sappiamo della colpevole, cristiana carità che incoraggia miseri nomadi ad esibire dolci zingarelle sozze sui nostri marciapiedi del benessere.
Noi sappiamo del ricordo opprimente dei marmocchi rapiti e mai più ritrovati.
Lo sappiamo, sono il parto rinnegato della globalizzazione, sono i figli illegittimi della dittatura mondiale chiamata liberismo, sono la discendenza sacrificata sull’altare dell’unico capitalismo possibile, quello feroce, sono i cuccioli della razza umana, sono bambini.
Sono solo bambini.
La pietà, la compassione, le lacrime, hanno lo stesso peso del vomito di una pulce. Dolersi non serve. Serve uno specchio in cui guardarsi e…
 
Toglierei l’impermeabile se potessi, ma so che non servirebbe, sono stipato sottoterra. Le mie ossa, i miei muscoli, il mio sudore mi implorano, lo schifo mi convince: spezzando legami molecolari mi faccio strada con violenza, mi avvicino all’uscita. Io non proseguo, non con voi, io scendo alla prossima, io scendo adesso.

 

 

per informazioni e invio testi:
clelia pierangela pieri – xdonnaselva@yahoo.it
luigi di costanzo       – onig1@libero.it

Clelia

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