Manifestazioni contro il riarmo in Germania e Giappone

gli articoli di Marco Santopadre (*) e di Mattia Gallo; a seguire l’intervista della redazione di Greenreport a Chie Matsumoto.

Germania: studenti in piazza contro il ritorno della leva e il riarmo

 

Il 5 dicembre in Germania decine di migliaia di studenti e studentesse hanno partecipato allo “Schulstreik gegen Wehrpflicht”, lo sciopero scolastico indetto contro la decisione del governo del paese di ripristinare la leva militare.

Decine di cortei e di assemblee si sono svolte in almeno 90 città tedesche, indette dalle organizzazioni studentesche con il sostegno del sindacato degli insegnanti GVE e dei partiti e delle organizzazioni di sinistra.

Le autorità scolastiche hanno tentato di ridurre la partecipazione alla mobilitazione minacciando sanzioni disciplinari contro coloro che non avessero rispettato l’obbligo scolastico.

Nonostante ciò solo a Berlino sono scese in piazza più di 10 mila persone, tra studenti e lavoratori. Alcuni cartelli e striscioni recitavano “Nè una persona né un centesimo per la Bundeswehr” e “Viva l’istruzione, abbasso le armi”. In varie città manifestazioni e assemblee si sono protratte fino a metà pomeriggio.

I movimenti studenteschi promotori dell’iniziativa hanno protestato all’insegna di slogan come “Non vogliamo diventare carne da cannone” e “Il nostro futuro non è nei campi di addestramento”, contestando una militarizzazione della società e un riarmo che le autorità presentano come delle scelte obbligate di fronte alla minaccia – definita imminente – di un attacco militare russo.

Una prospettiva rifiutata dai partecipanti alla giornata di mobilitazione, che hanno invece chiesto una diminuzione delle spese militari ed un aumento degli investimenti per i servizi sociali, l’istruzione e il lavoro.

«Viviamo in un sistema che dà priorità ai profitti rispetto alle persone: i giovani dovrebbero sparare ad altri giovani, mentre i pezzi grossi bevono champagne e gioiscono per i crescenti profitti derivanti dalle armi» ha denunciato uno studente intervenendo dal palco alla manifestazione di Berlino.

Ma proprio stamattina il Bundestag, il parlamento di Berlino, ha deciso di ignorare la protesta ed ha approvato, con 323 voti a favore, 272 contrari e una astensione, la riforma della leva proposta dall’esecutivo che intende aumentare gli effettivi dell’esercito dagli attuali 184 mila fino a 270 mila, ai quali affiancare almeno 200 mila riservisti.

Contro il progetto hanno votato i parlamentari della “Die Linke” (sinistra), dei Verdi e del partito di estrema destra “Alternativa per la Germania”.

Il governo di coalizione tra cristiano-democratici e socialdemocratici, guidato dal cancelliere Friedrich Merz, vuole costituire le forze armate più numerose e potenti d’Europa, ed allo scopo ha già aumentato notevolmente le spese militari e avviato un massiccio piano di acquisto di sistemi d’arma.

Inizialmente Merz puntava a ripristinare direttamente la leva obbligatoria, sospesa in Germania nel 2011, ma a causa della contrarietà di ampi settori giovanili il cancelliere ha optato per una riforma che introduce la leva militare su base volontaria, almeno fino al 2027, nella speranza di ottenere tra due anni una coscrizione maggiormente stabile.

La legge dovrà essere sottoposta all’esame del Bundesrat entro il 19 dicembre ma il voto della camera delle regioni non dovrebbero riservare sorprese.

A difendere la necessità della riforma è stato in particolare il ministro della Difesa, il socialdemocratico Boris Pistorius, secondo il quale il rafforzamento delle forze armate sarebbe necessario per proteggere la democrazia contro i pericoli esterni. «Devono farlo persone pronte a impegnarsi, non chi resta dietro la staccionata aspettando che siano altri a farlo» ha spiegato il dirigente del centrosinistra tedesco.

In base alla riforma, dal prossimo anno tutti i ragazzi e le ragazze nati dopo il 2008 riceveranno un questionario digitale; i maschi dovranno obbligatoriamente compilarlo indicando la propria disponibilità o meno a sottoporsi ad una visita medica e a prestare il servizio militare.

Dal 2027 anche la visita di leva, che dovrà stabilire l’idoneità a svolgere eventualmente la naja, diventerà obbligatoria almeno per i ragazzi. Coloro che risulteranno idonei potranno quindi ricevere una proposta di coscrizione da parte della Bundeswehr per un periodo minimo di sei mesi estensibile fino a 24, alla quale potranno aderire o dare una risposta negativa.

Per ora, invece, le ragazze potranno compilare il questionario e presentarsi alla visita di leva su base volontaria.

Secondi i piani dell’esecutivo già dal prossimo anno i coscritti dovrebbero passare dagli attuali 12 mila a 20 mila, per poi aumentare gradualmente fino a 38 mila nel 2030, attirati anche dalla retribuzione che aumenterà dagli attuali 1800 fino a 2600 euro (lordi). Chi deciderà di sostenere l’addestramento per almeno 12 mesi riceverà un ulteriore aumento della stipendio e vari bonus.

Per aumentare la capacità ricettiva della Bundeswehr il ministro Pistorius ha già avviato un piano per la costruzione di 270 nuove caserme. Se la risposta dei giovani tedeschi dovesse essere meno entusiastica del previsto, il governo pensa già di ripristinare la coscrizione obbligatoria scegliendo i coscritti attraverso un sorteggio tra tutti gli idonei, anche se a quel punto dovrebbe ripristinare anche un servizio civile a disposizione di coloro che non fossero disponibili a prestare servizio sotto le armi.

L’articolo 4, comma 3 della Legge fondamentale tedesca, infatti, dispone che nessuno può essere costretto al servizio militare.

Per estendere la coscrizione obbligatoria anche alle ragazze servirebbe invece una riforma costituzionale votata da almeno due terzi dei membri del parlamento, numeri sui quali al momento il governo non può contare.

(*) da Pagine Esteri

 

«Mai più!»: Manifestazioni in tutto il Paese contro la svolta militarista del governo Abe

Risale al 30 agosto una manifestazione di decine di migliaia di giapponesi che si sono radunati davanti alla Dieta, Il Parlamento, per protestare contro controversa proposta di legge del primo ministro Shinzo Abe – appoggiata dalla maggioranza del Partito Liberaldemocratico e del New Komeito buddista e dall’estrema destra – che autorizzerebbe forze forze di autodifesa a trasformarsi in un vero e proprio esercito che potrebbe unirsi alle operazioni militari straniere condotte dagli alleati del Giappone.

Quella di Tokyo è stata una delle manifestazioni mai viste in Giappone, ma un po’ in tutto il Paese la gente è scesa in piazza poer protestare contro la svolta nazionalistica e guerrafondaria di Abe, che pure i giapponesi hanno votato in massa alle ultime elezioni. La gente ha circondato il Parlamento e la folla ha tracimato anche nel vicino parco, mettendo in difficoltà la polizia che evidentemente non si aspettava così tanti manifestanti di tutte le età: anziani che non dimenticano gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, giovani  anti-nucleari, molte famiglie con bambini che vogliono un futuro di pace.

I manifestanti hanno cantato e gridato slogan innalzando striscioni e cartelli che chiedevano alla Dieta di bocciare il disegno di legge e sui quali era scritto: La guerra è finita!” “No War!” “No alla guerra, sì alla pace!” “La pace non la guerra”, “Stop the security bills,” così come “Abe, smettila!”  e “Stop Abe!” . Alcuni cartelli chiedevano le dimissioni del premier e altri lo raffiguravano come un guerrafondaio e addirittura come  Adolf Hitler.

La manifestazione del 30 agosto è stata indetta da diverse associazioni studentesche e pacifiste che hanno detto che in piazza sono scese 120.000 persone, la polizia giapponese dice che erano solo 30.000, ma le immagini sembrano dar ragione ai pacifisti ed anche grandi giornali come Asahi Shimbun parlano di più di 100.000 manifestanti.

Uno dei leader della manifestazione, Ken Takada, ha detto che «La protesta di domenica è stata la più grande manifestazione civile del Giappone di dopo quella del 1960», quando la gente protestò davanti al Parlamento contro la revisione del trattato di sicurezza Giappone-Stati Uniti. Allora scesero in piazza 300.000 giapponesi, che secondo la polizia erano 13.000.

Il 29 agosto ci sono state anche poco partecipate contro-manifestazioni a Tokyo, Osaka e in altre città. A Tokyo, circa 500 persone riunite allo Shinjuku Chuo Park per indire una marcia per raccogliere a sostegno della legge  per «Proteggere le nostre famiglie». A Osaka, circa 70 persone hanno sfilato con cartelli con su scritto: “Yes! Security bills” e in altre piccole manifestazioni a Hiroshima, Fukuoka e Nagasaki, i giovani della destra nazionalista dicevano che dire che si tratta di una legge guerrafondaia è  fuorviante e che comunque il governo non ripristinerà il servizio militare obbligatorio per sostenere le nuove Forze di autodifesa.

Le 300 manifestazioni pacifiste tenutesi in Giappone nel fine settimana volevano dire No a quella che i  manifestanti ritengono, a ragione, una violazione della Costituzione pacifista giapponese, un disegno di legge che è già stato pre-approvato a luglio alla Camera bassa del parlamento e che ora è in discussione alla Camera alta. Una prima ondata di manifestazioni di protesta c’era già stata il 23 agosto e il 27 agosto un gruppo di studenti universitari di Tokyo ha iniziato uno sciopero della fame davanti al parlamento per chiedere l’abolizione della proposta di legge che, se approvata, permetterebbe all’esercito giapponese di partecipare a missioni armate all’estero, anche se il Giappone non fosse direttamente minacciato, per una non meglio specificata «Protezione dei paesi alleati». Il Giappone potrebbe così partecipare anche alle missioni Onu che prevedono  un intervento armato e mobilitare le sue (ormai ex) forze di autodifesa per dare supporto logistico agli Usa e alle altre «nazioni amiche». Asahi Shimbun spiega che «L’esercito giapponese potrebbe inoltre partecipare alle operazioni antiterrorismo internazionali e verrebbe coinvolto nel caso di una crisi con la Corea del Nord. Per la politica militare del Sol Levante si tratta di un cambiamento storico».

Alla manifestazione pacifista di domenica ha parlato anche il famoso musicista e compositore giapponese Ryuichi Sakamoto, vincitore di due Golden Globe, di un Grammy e di un  Oscar assegnati per le musiche del film “L’ultimo imperatore”. Tra la folla c’erano anche diversi leader dei Partiti di opposizione, compreso Katsuya Okada, a capo del Partito Democratico del Giappone, che ha detto: «Bisogna che il governo Abe realizzi che l’opinione pubblica sta vivendo con un senso di crisi e che è arrabbiata. Lavoriamo insieme per rottamare questa proposta di legge».

Euronews cita Mami Aoji, una professoressa universitaria: «Se dovessi descrivere il Giappone con una frase sarebbe “è una nazione pacifica”. Ma in questo momento sta accadendo qualcosa di inimmaginabile, assolutamente surreale, perché si vuole calpestare un valore come la pace. Ed è qualcosa che ci spaventa». E un’altra manifestante ha aggiunto: «Il Giappone non deve diventare un paese guerrafondaio. Il Giappone deve invece costruire e incrementare rapporti diplomatici con i paesi asiatici vicini».

Il 75enne Michio Yamada, che ha vissuto il terribile bombardamento di Tokyo del 1945,  concorda con i manifestanti più giovani: «In questa epoca di armi nucleari, non si potrà mai sapere quanto sarà grande il numero delle vittime – ha detto al Japan Times – Non dobbiamo mai permettere che accada di nuovo».

La svolta militarista di Abe è stata accolta favorevolmente dagli Usa ma ha sollevato durissime proteste da parte della Cina e di un altro alleato di ferro degli Usa: la Corea del Sud che sono state invase dai giapponesi e che hanno ancora in piedi dispute territoriali con Tokyo. Nonostante Abe dica che la svolta è dovuta anche al fatto che il Giappone deve fermare le ambizioni egemoniche della Cina, l’opinione pubblica giapponese si è sempre opposta il disegno di legge e l’ultimo sondaggio reso noto dall’agenzia di stampa Kyodo dice che quasi il 70% è contrario all’approvazione della nuova legge.

 

Il Giappone in piazza contro il nuovo nazionalismo

da Dinamopress di Mattia Gallo

Imponenti manifestazioni dalla fine dell’estate hanno attraverso il Giappone contro le modifiche costituzionali che permetterebbo al Paese di combattere all’estero. Ne abbiamo parlato con l’attivista e giornalista Chie Matsumoto.

Il 30 di Agosto, decine di migliaia di persone (120 mila second gli organizzatori) hanno protestato fuori dal parlamento giapponese contro la nuova legislazione che permetterebbe ai militari di combattere all’estero, questo accadrebbe per la prima volta dalla seconda guerra mondiale per le truppe nipponiche. Secondo la sua Costituzione, al Giappone è impedito di usare la forza per risolvere i conflitti salvo nei casi di legittima difesa. Ma una reinterpretazione della legge consentirà ora un’ “autodifesa collettiva” – usando la forza per difendere gli alleati sotto attacco. I manifestanti giapponesi hanno protestato sotto la Dieta al grido di “Salviamo il Giappone da Abe”. Di seguito un’intervista a Chie Matsumoto, attivista anti-capitalista di Kamakura, città a 50 km da Tokyo. Giornalista per Asahio Evening News, International Herald Tribune/The Asahi Shimbun, corrispondente per la German Press Agency. Ha scritto per Al Jazeera. Divenuta indipendente nel 2009 ha fondato la Chie Matsumoto Media Link LLC. E’ospite regolare di diversi programmi televisivi e web in Giappone, ed è co-autrice di “Katsudoka Iccho Agari! Shakai ni Monoiu Hajimeno Ippo” “Forza attivisti! Il primo step per alzare la vostra voce”- 2011, e “Manga de Wakaru Burakku Kigyo” , “Impariamo sulle oscure corporations attraverso i Manga” – 2013.

 

Perché la nuova legge sull’esercito giapponese può essere considerata un cambiamento storico?

La normativa consente fondamentalmente all’esercito giapponese, che è una forza di autodifesa, di unirsi alla forza collettiva in tempo di guerra. Anche se limita la capacità delle Forze di Autodifesa, la SDF – Jieitai, a fornire supporto logistico alle forze alleate, permette al Giappone di unirsi alle forze offensive al di fuori del paese, che è incostituzionale, secondo gli esperti di costituzione del paese. Le forze in opposizione a questa normativa criticano inoltre che la SDF potrebbe incappare nelle dinamiche tipiche della guerra: diventare facilmente un bersaglio sul campo di battaglia, ed alla fine il Giappone si troverebbe anche ad affrontare una crescente minaccia di terrorismo. La Costituzione – redatta dagli Stati Uniti – limita l’esercito giapponese solo come forza difensiva, in questo modo, tuttavia, si verfica un cambiamento storico.

Quali sono gli slogan intonati nella manifestazione del 30 di Agosto fuori dal parlamento Giapponese? Quali le maggiori critiche espresse da chi è sceso in strada a protestare?

Le persone hanno protestato all’esterno dell’edificio della Dieta contro le leggi sulla sicurezza, che esse chiamano “la legge di guerra” perché spinge il Giappone verso una guerra di aggressione. Hanno chiesto che il primo ministro Abe facesse cadere la legislazione di guerra e di dimettersi. Sono contro le leggi di sicurezza, ma sono anche arrabbiate per come le leggi sono state deliberate in modo non democratico. Ecco perché la gente ha anche intonato, “Dimmi a che cosa assomiglia la democrazia”, “Questo è ciò che la democrazia sembra”. Penso che ci fosse il maggior numero di persone che si riuniscono per protestare da quando ci fu la manifestazione degli anni ’60 contro il Trattato di sicurezza USA-Giappone; questo movimento non è solo contro le leggi di sicurezza: questo movimento rivendica di prendere la democrazia nelle nostre mani.

Dal tuo punto di vista, perchè il governo Giapponese sta approvando questa nuova legislazione sull’esercito?

Il governo giapponese è consapevole dell’opposizione, ma piuttosto che l’opposizione maggioritaria, ciò che ha più peso è la pressione da parte del governo degli Stati Uniti. Il primo ministro Shinzo Abe ha annunciato e promesso che farà approvare le leggi di sicurezza in estate durante il suo discorso al Congresso degli Stati Uniti quando è stato invitato. Lo ha fatto prima che la delibera è iniziata nel parlamento giapponese.

Pensi che le proteste della popolazione continueranno in Giappone?

Si. Le proteste vanno avanti quasi ogni giorno, di certo ogni settimana.

 

Enrico Semprini

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