Napoli caput mundi

di Angelo Maddalena

Napoli scuola di civiltà europea”, o una cosa del genere. E’ il titolo di uno dei tanti libri incontrati nelle mille librerie che ho “attraversato” negli ultimi giorni: non so nemmeno se è il titolo esatto, e se l’ho visto in uno scaffale di una libreria di Napoli ieri pomeriggio o tre giorni fa a Roma, ma non importa. Ieri sono sbarcato a Napoli dopo molti anni, troppi anni. Ci sono andato per imbarcarmi per Catania, ieri sera, ma ci sono arrivato in tarda mattinata per avere un po’ di tempo per vivermi Napoli. Avevo una notizia di due anni fa: un ragazzo di Torino che conoscevo aveva preso una pallottola in testa ed era sopravvissuto miracolosamente: era a Napoli la notte di capodanno! Un’altra notizia terrificante era tutto il racconto mediatico dei rifiuti a Napoli del 2008 e dintorni. All’epoca avevo litigato con un varesotto che stava in una casa occupata a Barcellona per togliersi dei debiti (dato che non pagava l’affitto era comodo) e commentava i fatti di Napoli, le lotte e le manganellate con la solita solfa buonista e legalitarista del tipo «Colpa dei napoletani se ci sono i rifiuti a Napoli»; gli facevo osservare … che era colpa delle industrie del varesotto che scaricano la loro merda radioattiva a Napoli e dintorni e dei pezzi di merda parassitoidi come lui.

Vorrei raccontare con piccoli aneddoti la meraviglia di Napoli e del mio arrivo. Dal tipo del negozio di alimentari in Supportico Lopez (vicino piazza Cavour) che mi dice «ti ho già visto» e mi riconosce (non venivo da dieci anni a Napoli, eppure… o mi prende in giro?) al libraio Raimondo della libreria editrice Dante e Descartes che trovo appena inizio la salita di via Mezzocannone e mi dà ospitalità almeno per lo zaino e la chitarra così posso girare leggero (lui lo avevo conosciuto ai tempi di «Un po’ come Giufà», il mio primo libro che avevo presentato dieci anni fa a Napoli), ad Alex Zanotelli che incontro anche lui dopo dieci anni al Supportico Lopez. Ma anche i nomi delle vie sono meravigliosamente evocativi. Bambini che giocano per strada o nelle piazzette e nei parchetti (piazza Cavour) e tutti i giovani o meno giovani seduti fuori a cantare, bere, chiacchierare e a fare festa, ed è lunedì sera! E poi il giornale Monitor (napolimonitor.it) che trovo e compro alla libreria «L’ibrido», in una salita anzi in un vicoletto che si chiama via Nilo: ci si arriva salendo da una via molto trafficata di cui non ricordo il nome, ricordo che ci ho incontrato Giovanna e Giovanni, due musicisti di strada che ritrovo a cadenza biennale sempre per strada (ma in città diverse: Ferrara, Perugia, Pisa, Napoli, dove giocano, anzi suonano in casa). E quindi ci devo tornare a Napoli, a maggio con spettacoli, magari all’Archeobar, caffè letterario in via Mezzocannone, che ho trovato per caso salendo dalla libreria Dante e Descartes per andare verso l’Asilo Ex Filangieri, oppure o anche alla libreria «Librido» per presentare «Amico treno non ti pago» o un altro dei miei libri come concordato con Manola, la libraia di «L’ibrido», libri per ragazzi: «ma Amico treno non ti pago va bene anche per i ragazzi?» dico e lei: «Sì sì, così imparano subito a viaggiare liberamente e politicamente» (e detto questo io e Manola sorridiamo, in realtà ci sono anche libri di narrativa per adulti nella libreria). E poi il ristorantino piccolino dove vengo attratto da una ragazza che fa volantinaggio promozionale, e mi dice «una scarpetta di ragù 4 euro, e un piatto di rigatoni al ragù 6 euro» allora conviene la pasta, mi dico e le dico, e ci vado. E lì mangio tutto, poi mi butto (mi cade) il ragù nei pantaloni, ad altezza patta, e chiedo se c’è il borotalco, mi danno uno spray smacchiante e una spazzola, molto gentilmente, io lo spruzzo sui pantaloni ma la cosa peggiora, mi dicono molto gentilmente che è strano, di solito funziona, ma la macchia si allarga e si vede di più, è imbarazzante, allora la ragazza che serve ai tavoli si preoccupa, molto gentilmente mi dice che se non fossero pantaloni e se non dovessi ripartire la sera stessa me li farebbero smacchiare, e molto gentilmente, lasciandomi incredulo e spiazzato, mi dice che mi offrono il pranzo.

Me ne vado alla ricerca dei miei luoghi letterari e teatrali, ma prima dico alla ragazza che le darei un libro o un dvd di un mio spettacolo ma non li ho dietro, ho lasciato tutto da Raimondo; allora le consiglio «Amico treno non ti pago» che è alla Feltrinelli alla stazione centrale di Napoli, e lei si appunta il titolo, poi vado via e mentre salgo per via Nilo lei mi passa accanto, le dico «ma tu sei quella di prima» (ha capelli sciolti ed è vestita senza grembiule da cameriera) e lei mi dice «sì ma adesso devo scappare», e scappa, lasciandomi dietro e lasciandomi lo sguardo libero e attento…e così scopro la «Librido». Un altro libro che vedo si chiama «Poveri a chi (i napoletani di fronte alla crisi)», sia il titolo che il sottotitolo sono approssimativi, ma la casa editrice credo sia Gruppo Abele, collana “biciclette”, azzurro in copertina come i libri «Non solo un treno» e «La grammatica dell’indignazione», entrambi questi titoli sono esatti (uno ce l’ho) ed entrambi parlano del movimento Notav della Val di Susa e ovviamente entrambi editi da Gruppo Abele.

Prima di partire vado al porto per fare il biglietto, la bella bigliettaia della TTLines mi dice «Posto ponte?». Rispondo: «Sì ma come lo sa?». E lei: «si vede che sei povero», dice con un espressione non espressamente ironica come solo al sud sappiamo fare. «Ma sono l’autore di Amico treno non ti pago» dico scherzando. «Sì sì ti conosco» risponde lei convinta, cioè con espressione finta convinta come solo noi “attori” del sud sappiamo fare (sarà vero?). Non mi prende in giro, o forse sì? «Povero ma famoso» concludo io andandomene e scambiando un sorriso con lei e altri napoletani e catanesi in procinto di fare il biglietto… posto ponte.

(primo martedì di marzo 2014)

 

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