Oltre le nuvole… Majakovskij
di Sandro Sardella
il karaoke della miseria politica .. maleodorantemente sempre
udibile & visibile .. disabilita .. deprime .. inferocisce ..
un poco di lenimento l’ho trovato .. (fra “compagni” ) .. nella
corroborante ri/lettura del grande Majakovskij .. dove accanto
alla rabbia è l’ironia graffiante & provocatoria che smaschera
& ridicolizza .. .. (il tempo dell’attesa pare non finire .. .. ) ……
Le smanie per le sedute
Appena la notte si converte in alba,
io rivedo ogni giorno:
chi va nel glav,
chi nel kom,
chi nel polìt,
chi nel prosvièt,
si sparpaglia la gente per gli uffici.
Ti piovono addosso gli incartamenti,
appena entri nell’edificio:
dopo averne scelti una cinquantina
- dei più importanti –
gli impiegati si sparpagliano per le sedute.
Ti presenti:
«Non potrebbe concedermi un’udienza?
Vado e vengo da tempo immemorabile».
«Il compagno Ivàn Vànyc ha una seduta
per la fusione del Teatro con le Scuderie».
Percorri cento scale.
Il mondo si fa uggioso.
Di nuovo:
«Tornate fra un’ora.
Tengono una seduta per l’acquisto
d’una boccetta d’inchiostro
dalla Cooperativa Provinciale».
Un’ora più tardi non trovi
né segretario
né segretaria:
il deserto!
Sino ai 22 anni sono tutti
alla seduta del Komsomòl.
Salgo di nuovo, benché sia già notte,
all’ultimo piano d’una casa a sette piani.
«E’ venuto il compagno Ivàn Vànyc?».
«E’ alla seduta
dell’a-bi-ci-di-e-effe-gi-comitato».
Infuriato,
come una valanga
mi precipito alla seduta,
vomitando per strada selvaggi impropèri.
E vedo
che le persone seggono qui dimezzate.
Oh, diavoleria!
Dov’è l’altra metà?
«Scannati!
Uccisi!»
mi agito urlando.
Dal quadro tremendo è sconvolta la ragione.
E sento
la vocetta tranquilla del segretario:
«Essi sono a tempo in due sedute.
In un giorno
dobbiamo partecipare
a una ventina di sedute.
Bisogna per forza dividersi a pezzi!
Sino alla cintola qui,
e il resto
altrove».
Dal turbamento non posso chiuder occhio.
Primo mattino.
Con un sogno accolgo l’alba:
«Oh, se ci fosse
ancora
una sola seduta
per estirpare tutte le sedute!».
(1922 – traduzione di Angelo Maria Ripellino)
«Ieri ho letto, per caso, nelle Izvestija, una poesia di Majakovskij
di tema politico. Non sono fra gli ammiratori del suo genio poetico,
anche se ammetto la mia incompetenza in questo campo. Ma era
da un pezzo che non provavo un tale piacere, come uomo politico
e uomo di governo. Nella poesia, il poeta prende in giro le riunioni,
e rimprovera i comunisti, perché non smettono mai di fare riunioni
su riunioni. Non mi pronuncio sul livello poetico, ma per quanto
concerne la politica, è giustissimo» (Lenin).