Paraguay, da Curuguaty verso il futuro

di Francesco Cecchini

El trueno cae y se queda entre las hojas. Los animales comen las hojas. Los animales comen las hojas. Los animales comen las hojas y se ponen violentos. Los hombres comn los animales y se ponen violentos. La tierra se come  a los hombres y empieza a rugir como el trueno. Il tuono cade e resta tra le foglie. Gli animali mangiano le foglie e diventano violenti. Gli uomini mangiano gli animali e diventano violenti. La terra mangia gli uomini ed inizia a ruggire come il tuono.

(da una leggenda di un popolo originario del Paraguay)

E in Paraguay, di questi tempi, la terra sta proprio ruggendo. Una terra color rosso, non solo perché impregnata di titanio, il Paraguay ha le maggiori riserve mondiali di questo minerale, ma perché macchiata dal sangue di molti contadini assassinati dai vari regimi. Sangre seca sobre tierra roja, sangue secco su terra rossa,è il titolo un articolo del settimanale uruguaiano Brecha su questo paese.Solamente dalla caduta della dittatura di Stroessner, nel 1989, si sono registrati circa 200 assassini di dirigenti sindacali  campesinos. Ai quali si sono aggiunti gli undici contadini massacrati a Curuguaty, due anni fa.

Curuguaty, prende il nome da una parola  guaraní, Curuguá, una pianta da frutti, si trova nel nord est del paese a circa 250 km da Asunción e non lontano dai confini con il Brasile.Ora non è solo un luogo geografico, ma l’emblema di tutta la storia del Paraguay.

Un agile documentario, 12 minuti, di un giovane regista, Marcelo Martinessi, La tierra en Paraguay, aiuta a capire la storia del latifondo, dalla guerra della triplice alleanza ad oggi e delle sue conseguenze sociali e politiche compreso il conflitto per la terra a Curuguaty.

http://www.youtube.com/watch?v=MxW5guGc5go&feature=youtube_gdata_player

L’ espulsione  dalle campagne  dei contadini paraguaiani ha le sue radici nell’ esproprio generale che segui alla sconfitta subita dal Paraguay nel 1870 da Brasile, Argentina e Uruguay  quando il sistema di proprietà pubblica della terra costruito dal governo di Gaspar Rodriguez de Francia venne liquidato. Bernardino Caballero, presidente dal 1880 al 1886, decretò la vendita di milioni di ettari per far fronte alle spese e ai debiti della guerra e per incentivare lo sviluppo economico attraverso l ‘ azione privata. I contadini sopravvissuti alla guerra furono costretti ad abbandonare le terre dove avevano vissuti per generazioni a diventare proletari in città o braccianti dei nuovi padroni.

In Paraguay l’ 85% della terra è in mano al 2,5% della popolazione, i  terratenientes, ma Il sentimento dei campesinos che la terra appartiene naturalmente a  loro, il desiderio di riconquistarla, le loro lotte per questo obiettivo sono il filo rosso che unisce la storia paraguaiana dal saccheggio che seguì la guerra della Triplice Alleanza fino ai giorni nostri.

A Curuguaty l’ ex presidente del Partido Colorado Blas Riquelme, morto il 2 settembre 2012,  aveva, ora è degli eredi, una proprietà di 70.000 ettari, acquisita,assieme ad altre, durante la dittatura di Stroessner. Inoltre asseriva di essere  il legittimo proprietario, attraverso sua impresa Campos Morombi,  di Marina Kué. Marina Kué è un caso esemplare di quella che in Paraguay viene chiamata “ tierra mal habida”, terra mal ottenuta. Sia durante  lo stronismo che dopo enormi quantità di campi che avrebbero dovuto essere oggetto di riforma agraria furono consegnati a politici, impresari e militari in maniera fraudolenta. È il caso di Marina Kué. Nell’ anno 1967, Industrial Paraguaya S.A. donò allo Stato una proprietà e lì si installò un distaccamento della Marina fino al 1999 quando per problemi economici abbandonò il presidio. Per questa ragione il luogo è conosciuto come Marina Kué, la Vecchia Marina. La Marina paraguaiana rimase sul posto per circa trent’ anni operando secondo i criteri della Doctrina de Seguridad Nacional. Dopo un lungo abbandono da parte dello stato famiglie contadine iniziarono a fare pratiche per abitare legalmente e coltivare i campi. Riquelme iniziò ad interessarsi allora allora per avere Marina Kué quando si rese conto che le pratiche dei contadini presso l’ INDERT (Istituto Nacional de DesarolloRural y de la Tierra) andavano avanti. Il 4 ottobre del 2004 il potere esecutivo dichiarò le terre di interesse sociale per iniziare un processo di riforma agraria. Contemporaneamente Riquelme iniziò una causa per usucapione ed un giudice corrotto emise una falsa sentenza, confermata anche in seconda istanza, che le terre gli appartenevano. Una sentenza che i campesinos non riconobbero e non accettarono sia sul piano giuridico che su quello delle azioni pratiche di riappropriazione. I campesinos  consideravano e considerano che Marina Kuè non sia  proprietà del terrateniente Riquelme, ma dello stato.Va sottolineato chela Comision de la Verdad sulla dittatura di Stroessner provò l’ esistenza di gravi irregolarità negli acquisti di  tutti i terreni che Riquelme fece in quel periodo.

A maggio 2012 una sessantina di  contadini con donne e bambini occuparono  i 2000 ettari di Marina Kuè. Il metodo di lotta fu  quello utilizzato in altri paesi dell’ America Latina, innanzitutto in Brasile dal movimento dei sem terra:occupare i campi, coltivarli, negoziare con il governo per tenerli in possesso. Il terrateniente Riquelme che si credeva padrone, oltre che di migliaia e migliaiadi ettari,anche dei 2000 di Marina Kué, reagì chiedendo lo sgombero perché ritenne l’occupazione illegale. La sua richiesta, invece,  non era legale;lo mise in evidenza anche un editoriale del giornalista Alcibiades  Gonzales Del Valle apparso su ABC Color, il maggior quotidiano paraguaiano e non certo di sinistra. La richiesta venne però accolta dal l Ministro dell’ Interno del governo di LUGO, Carlos Fillizola,che inviò il Grupo Especial de la Policia Nacional, specializzato in sgomberi di terre occupate. Va detto che in seguito Lugo dimise Fillizola.

Il mattino di venerdì 15 giugno 2012 iniziano le operazioni di sgombero.
“Mba’érepejupéicha .Oi  orendivekuña ha mitá. Pepytánañañemongeta”, “Perché vengono così. Tra di noi ci sono donne e bambini. Si fermino a parlare.” Queste furono le parole di Rubén Villalba, leader dei campesinos  a Erven Lovera, capo del contingente di polizia, ma non ci fu conversazione; la parola passò alle armi e rimasero uccise 17 persone, 11 contadini e sei agenti di polizia. Un massacro. La versione immediata ed ufficiale dell’accaduto fu che i contadini armati avevano teso un’imboscata, si parlò anche di infiltrazione dell’ EPP ( Ejercito del Pueblo Paraguayo), alla quale il contingente di polizia reagì, difendendosi e reprimendo l’ attacco.

In base a queste bugie il 9 ottobre 2012 dodici contadini vennero incriminati dal Procuratore della Repubblica Jalil Rachid per associazione criminale,  invasione di proprietà privata, omicidio doloso, etc., etc..

Anche molti  giornali e televisioni di Asunción raccontarono storie parziali, mostrarono immagini di poliziotti feriti o morti, ma non quelle dei contadini.  Fecero eccezione TV Publica de Paraguay diretta allora da Marcelo Martinessi ed articoli apparsi qua e là.

Immagini prese con il telefono cellulare da giovani reporters raccontarono invece la storia non ufficiale di quanto avvenuto.

http://www.youtube.com/watch?v=t1aVAG5U0XA&feature=youtube_gdata_player

Anche Radio Comunitaria Popular gridò che la verità non era quella raccontata dal potere.

Un libro edito nel 2013, “ Masacre de Curuguaty, golpe sicario en Paraguay”, scritto dal giornalista Julio BenegasVidallet,  racconta in 124  pagine l’ intera  verità. Il modello del lavoro è il miglior giornalismo  investigativo latino americano, quello di Rodolfo Walsh , di Rogelio Garcia Lupo e di Horacio Verbitski. Il libro  di Benegas, ex giornalista di ABC Color ed ora collaboratore dei settimanale on line E’a,è il frutto di quattro mesi di ricerca sul campo. Raccoglie testimonianze di contadini ed agenti  e rivela che le prime pallottole sparate furono di poliziotti con un fucile mitragliatore israeliano Galil. Vi fu ovviamente risposta dei contadini armati di escopetas, fucili da caccia, ma la reazione fu tremenda, furono uccisi anche feriti che giacevano inermi al suolo.  In una dichiarazione apparsa in Paraguay.com del 21 marzo del 2013 Benegas affermò: “ Tutta l’operazione fu illegale, perché le terre appartengono allo stato. Dovrebbero essere processati il giudice, il fiscal il ministro dell’interno. I contadini aspettavano che andassero a parlare con loro, mostrassero i documenti di proprietà. Non andarono a parlare, furono sloggiati con violenza, con un’ ordine di perquisizione e non di sgombero, tutto questo processo deve dichiararsi nullo, assolutamente nullo  e mettere sotto processo i responsabili di quest’ operazione infame.”

Ha contribuito a sbugiardare le menzogne ufficiali un reportage della giornalista brasiliana Natalia Viana dell’ Agencia Publica del Periodismo Investigativo del Brasile pubblicato da El Puercospin e ripreso tra l’altro da E’a e da Brecha.

http://ea.com.py/curuguaty-la-masacre-que-derrumbo-a-lugo/

Prima ancora sono da  segnalare :

il consistente Informe de derechos humanos sobre el caso Marina Kue redatto dalla Coordenadora de Derechos Humanos del Paraguay

http://www.codehupy.org/index.php?option=com_docman&task=doc_download&gid=18&Itemid=21

e l’ Informe preliminar misión de investigación caso Marina Cué della Via Campesina. Entrambi i lavori risalgono a settembre 2012.

È interessante inoltre guardare il  documentario Detrás de Curuguaty della giornalista e regista paraguaiana Daniela Candia  fatto a sette mesi dai fatti.


http://www.youtube.com/watch?v=9tSNrgrkIHU&feature=youtube_gdata_player

La narrazione si svolge su 6 assi tematici: i fatti del 15 giugno 2012, l’ investigazione, lo smembramento famigliare dei contadini, la giustizia, i duemila ettari all’origine del conflitto e la speranza.

Dall’ analisi dei difensori dei contadini sono emerse con chiarezza delle contraddizioni che permettono di definire l’eventuale  processo del 26 giugno  una farsa:

– La proprietà della terra, come abbiamo visto, non è di Riquelme, ma dello stato.

– Il materiali sequestrati sono fucili da caccia in cattivo stato, una carabina ad aria compressa, cellulari, cinture, una borsa militare, chiavi di motocicletta, colla per giunti, inadatti a causare una strage di quelle dimensioni.

– La criminalizzazione arbitraria dei contadini. Non ci sono prove inoltre la richiesta di habeas corpus è stata respinta.

– Tutti gli accusati sono contadini, nessun poliziotto è stato incriminato. Per la morte degli 11 campesinos nessuno è stato incriminato,fatto indicativo dell’unilateralità delle indagini.

– Investigatori e giudici parziali. Per esempio chi condusse l’investigazione è stato Jalil Rachid, figlio di BladerRachid, ex presidente del Partido Colorado come Blas Riquelme. La famiglia Rachid è coinvolta nell’assegnazione fraudolenta di quantità ingenti di terre.

– Violazione dei diritti basici dei detenuti: ritardi a dare risposta a reclami ed in molti casi nessuna risposta, assistenza medica insufficiente a prigionieri in sciopero della fame, dichiarazioni di testimoni strappate con la tortura.

– Non vennero analizzate le prove a carico e a discarico.

– La scena del crimine venne contaminata.

– Introduzione di prove precostituite.

– Violazione del diritto di difesa.

Cresce la mobilitazione nazionale ed internazionale. Una campagna organizzata da sindacati ed organizzazioni politiche, da comunità contadine che reclamano la terra, da Oxfam ed Articulación por Curuguaty, 40 organizzazioni e collettivi paraguaiani si sta sviluppando negli Stati Uniti, Messico, Brasile, Colombia, Perú, Nicaragua, Honduras, Guatemala, El Salvador ed Europa,innanzitutto in Spagna. A Madrid la penultima settimana di Aprile 1500 persone hanno firmato una petizione diretta al governo paraguaiano. Hanno preso posizione Amnesty International e La Confederación Sindical de Trabajadores de Las Americas ( CSA). Anche l’ ONU si è espressa per un processo giusto.

Una prima vittoria è stata la decisione di concedere gli arresti domiciliari ai cinque campesinos in sciopero della fame, anche se uno di loro, Rubén Villalba è stato subito dopo incarcerato per un altro caso.

Il processo del 26 giugno avverrà in una situazione politico e sociale locale , non normalizzata, ma in movimento.

L’obiettivo della libertà per i prigionieri politici diventa quindi possibile La dichiarazione di Rubén Villalba di ritorno alla prigione: “ Ritorneremo a Marina Kué”, può diventare realtà.

Lo sciopero generale dello scorso 26 marzo, contro il governo neoliberale e di destra  di Horacio CarTes proclamato dalla FederaciónNacional Campesina (FNC), la Corriente Sindical Clasista (CSC), il Partido Paraguay Pyahurã (PPP) y la Organización de Trabajadores de la Educación  (OTEP-SN).è stato un fatto storico, il primo dopo 20 anni ed  il terzo in tutta la storia dl Paraguay. Le  rivendicazioni: aumento salariale del 25%, stop all’aumento dl costo del trasporto pubblico e di altri prodotti e servizi pubblici, difesa del diritto di organizzazione e libertà sindacale, deroga delle leggi di Alianza Publico-Privadae la Ley de Defensa Nacional,  contro il modello neoliberale ed autoritario e per uno sviluppo negli interessi del popolo hanno dato un carattere fortemente politico e di lotta: contrastare la linea del governo Cartes che implementa, la supremazia del mercato nell’ economia e nella società, del privato sul pubblico dei più ricchi sui più poveri. Gli effetti positivi dello sciopero sono stati vari:

– la scesa in campodi un vasto schieramento. Oltre i promotori lo sciopero ha avuto l’appoggio di un vasto arco di forze politiche e sociali di opposizione, dal Frente Guazú al Partido Comunista del Paraguay, ad altri soggetti.

– il ritorno di un movimento contadino ed innanzitutto operaio sulla scena nazionale. In Paraguay l’azione del  movimento operaio non fu una costante della storia di questo paese. La lotta di classe fu sempre condizionata da un’economia poco industriale e poco urbana. Il confronto  sindacale vero e proprio fu sostituito in genere dal clientelismo

– la partecipazione allo sciopero fu molto alta: parteciparono l’ 80% dei lavoratori del paese. Coinvolse 35 regioni del paese e vi furono 40 punti di mobilitazione. 30.000 attivisti e militanti organizzarono l’evento. Vi furono 30 sbarramenti di strada compreso il Puente de la Amistad con Brasile e 10 picchetti nella capitale e nella sua area metropolitana che fecero collassare il traffico automobilistico. Anche il lontano Chaco, el impenetrable partecipò. Asunción fu invasa da migliaia e migliaia di operai, contadini, commercianti, impiegati amministrativi, popoli originari, gay, lesbiche ed altri soggetti

– l’ aver costretto il governo a riconoscere la magnitudine del reclamo popolare e a prendere inconsiderazione le rivendicazioni. Non è certamente la vittoria, ma un’indice della forza del movimento. Significative sono le parole le parole della dirigente femminista  socialista del partito KuñaPirenda: “ Dopo settimane di discorsi aggressivi e minacciosi, d’interferire con  i sindacati del settore pubblico, di propaganda pagata per disattivare lo sciopero, di minacce di violenza e d’ invenzioni di cospirazioni; tra ieri ed oggi, Cartes ed i suoi portavoce hanno dovuto chinare la testa chieder negoziazione e perfino lodare lo sciopero. Oggi, a Cartes non gli rimane che capire che le sue misure di impresario prepotente e incapace di comprendere il valore del bene collettivo hanno stufato la gente. Può favorire i suoi amici potenti e calpestare i diritti della maggioranza, ma difficilmente il silenzio e la rassegnazione saranno la risposta di tutta la gente. Bisogna cambiare la direzione, perché questo non è una barca privata, ma un paese di cui sono padrone tutte le persone che abitano il Paraguay.”. Un punto di debolezza fu una sostanziale separazione tra operai, contadini ed altre categorie sociali in lotta. Sindacati contadini ed operai fecero coincidere l’ annuale marcia campesina con lo sciopero degli operai, degli autisti, degli insegnanti. Lo stesso, la stessa ora, la stessa direzione, ma non uniti. Ci sono due velocità, altre condizioni, interessi ed esperienze. Operai e contadini paraguaiani non sono ancora un collettivo.

La conquista degli obiettivi dipende dal rafforzamento dell’unità non perfetta,  dalla continuazione della lotta e dalla capacità di cambiare il quadro economico politico e sociale generale. La partita è aperta, ma il cammino lungo.

UNA VALUTAZIONE DEL PARAGUAY D’ OGGI

Valutare, anche sinteticamente, la situazione del Paraguay attuale, significa prendere in considerazione il passato prossimo di questo paese e rispondere ad alcune domande: cosa ha significato il governo Lugo?  Quali sono le cause che hanno portato alla destituzione di Lugo? Qual è la natura del governo di Horacio Cartes? Qual’ è la situazione del movimento di opposizione?

La vittoria di Fernando Lugo nel 2008 fu la fine di 60 anni di governi del Partido Colorado, compresi i 35 anni ( 1954-1989) della dittatura di Alfredo Stroessner. Negli anni novanta il Paraguay visse la crisi del regime di clientele e di prebende del Partido Colorado che sopravvisse alla caduta di Stroessner e fu caratterizzato da tentativi di colpi di stato, da omicidi politici, quello del  Vice Presidente Luis Maria Argaña nel 1999 e da elezioni fraudolente in presenza di forti mobilitazioni popolari.  La rottura di questo quadro fu l’ elezione di Lugo a Presidente, ex vescovo di San Pedro, una delle regioni più povere del paese sempre molto vicino alle lotte campesinas. Per vincere Lugo dovette allearsi con il PLRA ( Partido Liberal Radical Autentico) molto lontana da posizioni progressiste. La sinistra quasi non ottenne dei seggi in Parlamento che furono occupati da liberali, colorados ed altri partiti di destra come Patria Queriday la Unión de Ciudadanos Eticos. Nel parlamento Lugo aveva l’appoggio solo di tre senatori e di una deputata.

Lugo tentò di democratizzare lo stato, promuovendo la partecipazione politica sociale, negoziò favorevolmente con Brasile una ripartizione più equa dei benefici della diga di Itaipú, che aumentarono in maniera considerevole le entrate dello stato paraguaiano, promosse un sistema di assistenza sanitaria gratuita, coperture sociali per i più poveri ed altro. Ma non fu un governo di fronte popolare o di sinistra, in quanto non esisteva di fatto un fronte popolare che lo sostenesse. Nella sostanza un programma iniziale basato su 3 punti cardini una democratizzazione della società, su una riforma agraria integrale con partecipazione popolare e sulla sovranità nazionale con particolare riguardo alla questione enrgetica,  non venne attuato se non in maniera molto parziale. Per molti aspetti il governo di Lugo fu di destra. Lugo non contrastò, anzi promosse, l’ingerenza degli Stati Uniti in Paraguay attraverso l’ USAID e i Plan Umbral I e II o Iniciativa zona Norte(IZN), nel settembre del 2008 strinse un patto con l’allora narco presidente della Colombia Alvaro Uribe. Vi furono grandi capitolazioni antinazionali ed antipopolari quali i progetto di privatizzazioni di strade, vie fluviali ed areoporti. Non si oppose anzi sembra agì in favore all’ installazione di una multinazionale dell’alluminio Rio Tinto Acan, che oltre acreare pochi posti di lavoro è altamente inquinante, consuma tanta energia elettrica quanto l’industria nazionale e chiede che questa venga somministrata a prezzo di favore. Quindi se si fa un bilancio del governo Lugo sono molte di più le misure a sfavore del popolo paraguaiano che quelle a favore.

Il golpe istituzionale che portò alla caduta di Lugo fu il culmine di un processo che iniziò il giorno stesso che Lugo diventò capo del governo, il 15 agosto del 2008. Durante il suo governo fu minacciato di giudizio politico e destituzione in più di venti occasioni. Alla fine il golpe fu messo in atto da un fronte di partiti di desta che rappresenta l’ oligarchia paraguaiana. Il governo Lugo con tutti i limiti elencati favorì uno spazio di crescita ed influenza politica insopportabile. Come descrisse bene il giornalista argentino Rogelio Garcia Lupo nei suoi articoli e nel suo lavoro Il Paraguay de Stroessner, lo stronismo costruì  una solida società fatta di affari più o meno puliti, di narcotraffico e anticomunismo che perdurò dopo la caduta del  dittatore e che il pur timido e contraddittorio riformismo di Fernando Lugo metteva in discussione. In poche parole il governo di Lugo costituiva un ostacolo ad modello di potere politico e di società rappresentato da quello attuale di Cartes.

Il governo di Cartes è quello degli sfruttatori deisettori agroesportatori, dei latifondisti, degli impresari impresari speculativi, tutti  nemici di uno sviluppo nazionale che favorisca il popol paraguaiano. Una delle prime importanti decisioni è stata quella di concentrare il potere nell’ Esecutivo sminuendo il ruolo del parlamento. Con la modifica della Ley de Defensa Nacional. Cartescome presidente può decidere direttamente senza consultarsi con nessuna istituzione  l’ impiego delle forze armate. La ley de Alianza Público Privada significa saccheggio consegna di imprese produttrici di beni e servizi a capitali privati e stranieri. Con questa legge  tutti i beni statali ( strade, idrocarburi, elettricità, comunicazione acqua, energia, etc) a  capitali privati e multinazionali per un periodo di 30 anni con possibilità di un’estensione di ulteriori 10 anni. In questa legge esiste una clausola che prevede che lo Stato paraguaiano garantisca l’ investimento privato; se un’impresa investe nella costruzione di una strada e questa non genera profitti lo Stato deve intervenire a compensare perdite e mancati profitti. È questa una delle ragioni per cui in questo momento Paraguay attira capitali privati di rapina. La Ley de responsabilidad fiscal serve essenzialmente a mantenere i privilegi dei pochi padroni del paese.

La caduta di Fernando Lugo ha prodotto disillusione e rabbia nel popolo paraguaiano. Lugo fu eletto con più di 840.000 voti e fu tolto di mezzo con gravi violazioni costituzionali da 117 parlamentari. L’ opposizione si manifestò in manifestazioni di protesta, Lugo poi non chiamò ad una resistenza popolare contro il golpe, ma non riuscì ad affermarsi nelle elezioni del 2013, caratterizzate da vari brogli. Punto di partenza per una alternativa al governo di Cartes è lo sciopero generale del 26 marzo scorso.

Il Paraguay di oggi è un paese autoritario ed ultra librale dove Il sentiero verso il futuro non è completamente luminoso. Vi sono luci, certo, ma anche  ombre. Una di queste  è un’ unità politica delle opposizioni che lo sciopero generale non ha consolidato. Significativa è stata la celebrazione separata dello scorso primo maggio. La CNT ( Central Nacional deTrabajadores)che dopo lo sciopero del 26 marzo partecipa a negoziazioni con il governo si è riunita con il ministro del Lavoro, Guillermo Sosa e parallelamente ha denunciato licenziamenti per attività sindacali e processi in corso di subcontrattazioni che violano diritti dei lavoratori. La CSC ( Corriente Sindical Classista)  organizzò  un atto separato ed il suo presidente Eduardo Ojeda dichiarò: “Denunciamo i dirigenti che partecipano al tavolo delle negoziazioni per voler svendere lo sciopero”. Altre organizzazioni realizzarono una manifestazione al Panteón de los Héroes dove riposano i resti di ex-presidenti paraguaiani.

Uno dei gravi problemi che ha il movimento sindacale e politico in genere  è che i suoi dirigenti non si sono rinnovati. C’ è una dirigenza burocratizzata che si è formata nelle lotte contro la dittatura e occupa le cariche sindacali, politiche e sociali. Lo si è notato anche durante il governo Lugo che incorporò parte di questo personale che si convertirono in burocrati ed in un certo modo impedirono l’approfondimento dei cambi. È vitale che si promuova un processo di rinnovamento orientato verso l’unità. Tanto più che esiste una piattaforma programmatica comune per l’immediato futura che quella dello sciopero generale del 26 marzo: un modello economico produttivo al servizi degli interessi del popolo paraguaiano, lotta contro la politica ultraliberale di Cartes, la revoca delle leggi di Alianza Público-Privada e di Militarización, fine alla repressioni delle lotte sociali, libertà per i prigionieri politici di Curuguaty, riforma agraria  recupero delle terre mal habidas, male ottenute, aumenti salariali ed altro.Le divisioni che attraversano il movimento politico e sindacale sul rapporto con il governo: negoziazione o lotta frontale o lotta e negoziazione allo stesso tempo, sono indicative delle difficoltà attuali.

 

 

 

 

 

 

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