Poveri, Purosangue, medaglie: il mondo a rovescia

di Guglielmo Ragozzino

Il 13 settembre 2022, data di nascita del Purosangue, soppianterà nella memoria del secolo quell’11 settembre che ha offeso l’America e tutta la gente pacifica del mondo? Si dirà così: «l’11 settembre è niente in confronto a quello che è avvenuto due giorni dopo e dopo 21 anni: la nascita del Purosangue!».

Purosangue – per chi volesse sentire ancora una volta la storia – è il nome di un’automobile della casa Ferrari, prenotata quel giorno, il primo giorno, da seimila persone e dal costo previsto, per la messa in strada, di 450 mila euro l’una. Va detto a scanso di equivoci che non si tratta di un’auto elettrica avveniristica (capace di volare o di trasformarsi in un natante) ma di comunissimo Suv – Sport Utility Vehicle – che in un curioso bisogno di sbigottire e distinguersi, i produttori hanno chiamato Fuv (Ferrari Sport Utility Vehicle). Così nell’articolo di Mario Cianflone «Purosangue, il super suv della svolta Ferrari vale già oltre 2 miliardi». In un successivo articolo del 17 settembre lo stesso Mario Cianflone è tornato in argomento: «Ferrari Purosangue, non chiamatelo Suv. La rivoluzione a ruote alte di Maranello». Per un disinformato che si occupasse di altro, Maranello è il paese sede della fabbrica Ferrari. Per il resto si ribadisce che l’unica vera novità sono le ruote alte. Ciò è di conforto per i ferraristi ovvero i cultori del genere, ritenuti assai conservatori da tutti i Ceo – finanzieri o industriali – succeduti al volante di Ferrari. Niente elettrico, neppure mild (*).

Quanto all’elettrico si stanno facendo, in Ferrari, questi progetti: nel 2021, l’80 per cento della produzione ha motori tradizionali mentre il 20% sono ibridi; nel 2026 i tradizionali saranno scesi al 40% mentre gli ibridi saliranno al 55 e gli elettrici al 5%; per arrivare al 2030, anno in cui gli elettrici saliranno al 40% gli ibridi caleranno al 40% e gli altri – con motori tradizionali, «che hanno ancora molto da dare», secondo la convinzione dei Ceo – arriveranno al 20%. Un 20% che è la quota della produzione che i capi di Ferrari contano di riservare adesso al Purosangue.

I seimila appassionati che hanno prenotato non costituiscono un numero esagerato, anzi essi sono ritenuti dal venditore – e sono ben convinti di essere- l’avanguardia di un esercito di compratori molto più copioso. “Esagerato” a giudizio di un cauto commentatore è il paio di miliardi di euro (o dollari, è lo stesso) che i compratori prevedono di dedicare all’acquisto, per lo sfizio di arrivare prima di altri a possedere un’auto che potranno usare al più a velocità ridotta in un ambiente protetto, oppure da mostrare nel garage del castello avito, in visite guidate. Per la visita guidata alle bellezze dell’auto, si veda un paragrafo seguente.

Casa Ferrari” prevede di vendere negli anni futuri molte migliaia di Purosangue da 400 mila euro (et ultra) ciascuna, senza peraltro soffocare gli altri modelli – non Fuv – che clienti diversi potrebbero preferire. Si tratterà, a conti fatti, di decine di miliardi di euro spesi (o buttati?) per soddisfare la smania di possedere e di esibire da parte di qualche migliaio di clienti danarosi.

Il mondo è un po’ bislacco, almeno agli occhi degli invidiosi come noi. Ci sono duemila persone o cinquemila o mille e mille di più che bramano l’occasione della vita: comprarsi il Ferrari, il Fuv, che potranno usare un paio di volte l’anno, con la massima cautela, ma più spesso mostrare a qualche estimatore, a un conoscente invidioso. Un mondo, quello dell’auto di lusso, che non conoscevamo abbastanza. In questa occasione ci è capitato di leggere che Carlo III – il neo re del Regno Unito – ha in una sua automobile di elezione (una Aston Martin) una zuccheriera, come oggetto progettato e indispensabile, come fosse la ruota di scorta. La zuccheriera, in una macchina regale, è più rilevante ancora di un volante da favola, tutto d’oro e tempestato di pietre preziose, perché è un oggetto veramente inutile, più inutile di una bustina di zucchero con il fondo bucato: per questo è fastoso e invidiato. Ci è capitato poi di leggere che va in vendita la “Spiaggina”, una Fiat 500 (la vecchia Cinquecento, degli anni cinquanta) trasformata, da usarsi sulla riva del mare, sulla sabbia: cabriolet, senza porte, quattro posti, sedili di paglia. Fu costruita in due esemplari: uno di Onassis, andato distrutto, probabilmente, e l’altro molto apprezzato e unico rimasto, già di proprietà di Gianni Agnelli, in vendita all’asta a Torino per la cifra prevista di un milione di euro. Una Dune Buggy,come si chiamavano una volta auto inutili così, questa però esemplare unico, dunque con i simboli regali, come la zuccheriera di Carlo III.

Il penultimo punto di questa storia scintillante è la descrizione del Purosangue che ricopiamo dal resoconto chiaramente pubblicitario di un esperto del ramo, Fabio De Rossi che ha avuto modo di entrare nell’auto.

«Se dentro la Purosangue la vista galoppa, altrettanto può dirsi per il tatto: materiali e sellerie da orgasmo dei polpastrelli, per di più in gran parte (l’85%) realizzati con strutture riciclate (il tessuto del padiglione), rigenerate (il tappeto ricavato da reti da pesca recuperate in mare) e comunque ecosostenibili. Non mancano chicche optional con il tessuto balistico e antiproiettile per il tappeto o gli elementi in fibra di carbonio con gli inserti in rame dall’effetto lievemente sbriluccicoso, ma sempre elegante». Un po’ dopo l’autore, che forse sta prendendo in giro i lettori, prosegue: «Come chiudere questa breve esperienza “dentro” la Purosangue? Con quello che ho fatto. Mi sono sdraiato al posto del guidatore e ho attivato le funzioni di massaggio del sedile. Ho chiuso gli occhi. E per qualche secondo ho sognato».

Pur sapendo di avere appesantito lo scritto di numeri, devo aggiungerne altri: i miliardari in dollari sono 2.668 nel mondo, di cui circa cinquanta in Italia. Pochi per i Purosangue. A questi livelli inoltre ogni patria va bene come un’altra, come sanno gli agenti di cambio, tranne forse la Russia in cui si realizza una imprevedibile moria di miliardari che si sporgono senza buon senso dalle finestre. Ferrari non mira a tanto, s’accontenta di puntare ai 3.637 concittadini italiani con redditi annui di almeno un milione. Basta anche meno, tutto considerato. L’obiettivo si può restringere ai 41 mila italiani con redditi annui pari a 300 mila euro o più alti. Persone che forse aumenteranno di numero se il governo entrante rinuncerà a mettere un tetto agli emolumenti (salari?) pubblici.

Vorremmo chiudere questo scritto con parole forti di rampogna e di sfida. Ne sappiamo tante e magnifiche. Per questa volta ci asteniamo e ci limitiamo a raccontare una vignetta di Altan, comparsa il 25 giugno 2017 su «L’Espresso», a pagina 71. Due personaggi: un poveraccio striminzito e un riccone opulento e sgargiante. Dice il primo. «Lei è ricco e io povero». L’altro risponde, senza perdere tempo. «Siamo le due facce della medaglia, caro il mio!».

(*) Le automobili presentano attualmente quattro soluzioni in ordine alla forza motrice. 1. Auto full electric prive di motore termico e che quindi non fanno uso di combustibili fossili; 2. Auto Hybrid che si servono di due motori, uno elettrico e uno tradizionale a benzina o gasolio che è l’unico che si ricarica al distributore; 3. Auto Plug-in hybrid che devono ricaricare anche l’energia elettrica per il secondo motore; 4. Auto Mild con un motore elettrico piccolo e non in grado di muovere da solo la vettura, ma che è solo di supporto al motore termico.

NOTA 1

Dietro la pagina 7, alla pagina 8 su quell’antico numero dell’Espresso c’è la pubblicità della Toyota che publicizza la Nuova Yaris Hybrid con lo slogan “L’ibrido contagia la città”. Sotto l’invito ai lettori: «celebra con noi i vent’anni dell’ibrido, 140.000 italiani già lo guidano. Lasciati contagiare. Non tornerai più indietro». A conti fatti casa Ferrari ha una quarantina di anni di ritardo, in tema di auto elettrica.

Letto l’articolo i ronzini della redazione hanno deciso – non potendo al momento rovesciare il mondo – di mettere sottosopra la vignetta.

 

 

Redazione
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