LEONARD PELTIER È STANCO

di Marco Cinque (ripreso da “il manifesto” del 13 settembre 2022)

Orrore giudiziario. Il simbolo della resistenza nativa è rinchiuso da 46 anni in un carcere negli Stati uniti dopo un processo-farsa. Il comitato che ne chiede la liberazione ora porterà la sua lotta all’Onu.

Leonard Peltier è chiuso in carcere da ormai 46 anni ed è l’emblema dei prigionieri politici e delle minoranze indigene negli Stati uniti. Di ascendenza Ojibwa Lakota, è tra i fondatori dell’Aim (American Indian Movement) e simbolo di una resistenza che dura da più di 500 anni. La sua vicenda giudiziaria è ormai arcinota, raccontata in svariati libri, film e anche in molti articoli dedicatigli da questo giornale.

NEI PRIMI 10 GIORNI di ottobre di quest’anno è previsto l’arrivo in Europa di una delegazione dell’International Leonard Peltier Defense Committee, storico comitato che da tempo si batte per la sua causa, composta da Jean Roach, Lona Knight e Carol Gokee, che saranno presenti anche in diverse città italiane, a partire da Milano. Il ciclo delle manifestazioni di sostegno vedrà il suo culmine a Ginevra, in un incontro con le Nazioni unite.

Per chi non la conoscesse, la storia di Peltier vale la pena di essere ricordata. Tutto ebbe inizio il 26 giugno 1975, a Pine Ridge, territorio degli Oglala Lakota, una delle Riserve indiane più grandi e povere degli Stati uniti. Erano tempi di forti tensioni e scontri, di continue aggressioni alle comunità indigene, soprattutto da parte dei “Goons”, bande armate formate in parte da nativi stessi, comprati dal governo statunitense per reprimere le lotte di rivendicazione dell’Aim.

Quel giorno, senza alcun preavviso, irruppe nella riserva un’automobile priva di targa con due uomini a bordo che diedero inizio a un conflitto armato. In seguito si scoprirà che erano agenti dell’Fbi e che il pretesto per l’irruzione fosse la ricerca di un indiano che avrebbe rubato un paio di stivali. Ovviamente erano palesi bugie e, più probabilmente, l’irruzione fu una sorta di provocazione che portò sul teatro dello scontro, nel giro di pochi minuti, centinaia di agenti.

LA SPARATORIA CHE NE SEGUÌ fu caotica, lasciando a terra i due agenti provocatori e un nativo. Sul nativo nessuno si prese la briga di indagare, come avveniva regolarmente anche per la gran quantità di indigeni uccisi in quegli anni, ma per i due agenti qualcuno doveva pagarla cara. In quanto attivista dell’Aim, il trentunenne Leonard Peltier divenne così il capro espiatorio perfetto.

In una successiva intervista Peltier rivelò: «Sono stato minacciato con le pistole in faccia quando ho cercato di filmare un blocco stradale di una squadra Goon; in un’altra occasione sono stato sbattuto contro un muro dai Goon, che tendevano a percepire l’intero corpo della stampa come simpatizzante dell’Aim. I freni della mia macchina furono tagliati e, in un’occasione, un fucile ad alta potenza fece un buco in un’automobile su cui viaggiavo. Ma le mie esperienze impallidiscono in confronto ai pestaggi, le bombe incendiarie e le sparatorie in auto durante quel periodo, dove almeno 28 omicidi di indiani rimangono ancora irrisolti e la tribù Oglala Sioux ha ripetutamente presentato petizioni al governo federale per riaprire questi casi».

L’ARRESTO DI PELTIER avvenne in Canada, il 6 febbraio successivo, ma l’estradizione fu ottenuta con prove così fasulle che, in seguito, il governo canadese protestò formalmente col governo statunitense. Peltier venne condannato nel 1976 a due ergastoli, dopo un processo segnato da discriminazione e pregiudizio, dove venne accusato dell’omicidio dei due agenti Ronald A. Williams e Jack R. Coler. Nonostante un accurato rapporto balistico della stessa Fbi rivelasse che i proiettili non potevano essere stati sparati dall’arma del leader dell’Aim, il destino dell’imputato Ojibwa Lakota era segnato. Il processo infatti fu una farsa che ricalcò un copione già scritto: la giuria era composta esclusivamente da bianchi.

NEL 2003 I GIUDICI del 10° Circuito dichiararono: «Gran parte del comportamento del governo nella riserva di Pine Ridge su quanto è accaduto a proposito del Signor Peltier è da condannare. Il governo ha trattenuto delle prove ed ha intimidito testimoni. Questi fatti sono incontestabili».

Centinaia di singoli cittadini, associazioni e comitati in tutto il mondo hanno sostenuto la causa di Peltier, raccogliendo milioni di firme e sottoscrivendo migliaia di appelli. Si sono occupate del suo caso anche personalità come Desmond Tutu, il Dalai Lama, papa Francesco, David Sassoli, istituzioni come il Parlamento europeo, organizzazioni come Amnesty International, artisti come Robert de Niro, Robbie Robertson, Bruce Springsteen e tanti altri. La sua tragica vicenda è stata dettagliatamente raccontata dal regista Michael Apted, nel film documentario del 1998, Incident a Oglala.

In una delle tante lettere scritte dal carcere Peltier denunciava: «Nelle terre indiane e in tutto il mondo ci sono uomini che lottano ogni giorno per la libertà. L’America ha più gente in prigione di ogni altro Paese e il nostro sistema giudiziario è ormai un’industria, non un mezzo per cercare la giustizia». Alla soglia degli ottant’anni, Peltier è duramente provato e malato. Lo scorso gennaio è anche risultato positivo al Covid, fenomeno molto frequente nelle carceri americane, così la sua salute è diventata ancor più precaria.

IN UN COMMOVENTE MESSAGGIO spedito ai sostenitori della sua causa, Leonard scrisse: «Ho sacrificato tutti questi anni di vita al mio popolo. Sono stanco. Per anni ho nascosto le mie sofferenze. Ho sorriso quando volevo piangere. Ho riso quando mi sentivo morire. Ho dovuto guardare le fotografie dei miei bambini per vederli crescere. Ho perduto il piacere di stare con gli amici. Ho perduto la gioia di passeggiare nei boschi. Ho perduto la mia libertà. Vi prego, non dimenticate che in tutto il mondo i popoli indigeni sono oppressi. Vi prego, non vi dimenticate di me, domani».

in bottega si parla spesso di Leonard Peltier:

https://www.labottegadelbarbieri.org/leonard-peltier-e-innocente-liberatelo-subito/

https://www.labottegadelbarbieri.org/salvare-peltier-da-covid-e-galera/

https://www.labottegadelbarbieri.org/leonard-peltier-77-anni-45-in-galera/

https://www.labottegadelbarbieri.org/liberta-per-leonard-peltier-dopo-43-anni-di-ingiusta-prigionia/


IL COMITATO NAZIONALE DEL PARTITO DEMOCRATICO STATUNITENSE CHIEDE ALL’UNANIMITA’ AL PRESIDENTE BIDEN DI LIBERARE LEONARD PELTIER

Il comitato nazionale del partito democratico statunitense chiede all’unanimita’ al presidente Biden di liberare Leonard Peltier, l’illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
La risoluzione approvata all’unanimita’ dal comitato nazionale del partito cui lo stesso presidente Biden appartiene potrebbe trovare ascolto da parte della Casa Bianca, aggiungendosi agli analoghi appelli che da tutto il mondo sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d’America affinche’ conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta’ a un uomo troppo a lungo ingiustamente perseguitato.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

5 commenti

  • DOCUMENTAZIONE. ELENA RUSCA E FELIPE ROMAN LOZANO: IL CASO DI LEONARD PELTIER ALL’ONU
    [Dal sito http://www.glistatigenerali.com riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 30 settembre 2022, li’ tradotto e pubblicato il 6 ottobre 2022 col titolo “Il caso di Leonard Peltier all’Onu: un vicolo cieco?”]

    La detenzione arbitraria di Leonard Peltier, durata 46 anni, e’ stata riconosciuta come tale da organizzazioni nazionali e internazionali per i diritti umani. Il suo caso e’ stato portato davanti al Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria che ha sollecitato il suo rilascio negli Stati Uniti durante il 50mo Consiglio per i diritti umani.Tuttavia, fino ad oggi, nulla e’ cambiato nella situazione di Leonard Peltier.
    “El Clarin de Chile” ha potuto incontrare Jean Roach, Lona Knight e Carol Gokee, tre delegati del movimento per la liberazione di Leonard Peltier, durante la 51ma sessione del Consiglio per i diritti umani, attualmente in sessione presso la sede delle Nazioni Unite a Ginevra, Svizzera. In questo consiglio hanno ribadito la necessita’ di agire per porre fine all’ingiusta detenzione di Leonard Peltier.
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    Leonard Peltier, un attivista indiano d’America, e’ stato condannato a due ergastoli in una prigione federale per il presunto omicidio di due agenti dell’FBI durante una sparatoria del 1975 nella riserva indiana di Pine Ridge nel South Dakota.
    Imprigionato all’eta’ di 32 anni, Leonard Peltier e’ ora un vecchio molto fragile. La sua sentenza incostituzionale, riconosciuta in tutto il mondo come detenzione arbitraria, sta ora diventando una condanna a morte de facto.
    Negli ultimi anni e’ stato riconosciuto l’ambiente violento creato dall’FBI nella riserva di Pine Ridge all’epoca dell’arresto di Peltier: l’FBI ha partecipato attivamente e finanziato una campagna segreta per reprimere le attività dell’American Indian Movement (AIM), un gruppo di attivisti che richiama l’attenzione sulle violazioni dei diritti dei trattati federali, sulla discriminazione e sulla brutalita’ della polizia contro i nativi americani.
    Gli sforzi per garantire il rilascio di Leonard Peltier sono stati ripetutamente ostacolati dall’opposizione dell’FBI, insieme al mancato riconoscimento del suo ruolo a Pine Ridge da parte dell’FBI. Sfortunatamente, per il governo degli Stati Uniti, queste azioni dell’FBI a meta’ degli anni ’70 nel territorio indigeno sembrano poco credibili e cio’ non aiuta a mettere in discussione la situazione di Leonard Peltier.
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    Vorremmo chiedervi dell’atmosfera creata dall’FBI negli anni ’70 nella riserva indiana di Pine Ridge. Ci interessava anche sapere se il leader della tribu’ dell’epoca, Dick Wilson, fosse in qualche modo coinvolto con le agenzie governative o come avesse contribuito a creare questa atmosfera violenta.
    Dick Wilson e’ stato il creatore della squadra di teppisti a cui sono state fornite armi automatiche e assistenza militare dal governo degli Stati Uniti per andare a Wounded Knee. E’ li’ che tutto e’ iniziato, nel 1973. Ma vale la pena considerare l’anno 1975, quando la sparatoria e’ avvenuta il 26 giugno, nel giro di un’ora la zona era gia’ inondata di polizia, l’AI, che era la polizia tribale, che ora e’ cambiata. Chi era Dick Wilson? Il capo della tribu’, che ha dichiarato che si sarebbe sbarazzato dei membri dell’AIM. Quindi qualsiasi uomo che avesse i capelli lunghi, o che credesse nella religione nativa, nella religione tradizionale, che andasse alla capanna del sudore o partecipasse a una cerimonia, divenne il bersaglio dei suoi scagnozzi. Anche quelli che erano considerati simpatizzanti dell’AIM. Molti lo erano, soprattutto le nonne.
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    Pensate che tutta questa atmosfera violenta creata dall’FBI e dalla polizia privata di Dick Wilson (i GOONS), fosse diretta principalmente a sopprimere in qualche modo qualsiasi tentativo di preservare e conservare le tradizioni indigene, un tentativo di standardizzare e occidentalizzare i popoli nativi americani?
    Proprio come Wounded Knee 73 era un movimento spirituale che partiva dai collegi e faceva pressioni sulla Chiesa cattolica riguardo all’educazione forzata dei bambini indigeni. Poi l’American Indian Movement e’ tornato e ha contribuito a riportare indietro le credenze perche’ la religione nativa era ancora li’, ma era nascosta. Grazie a questo movimento sono tornate alla luce le nostre credenze tradizionali. E questa era una delle cose principali che il governo temeva: l’unificazione degli indigeni sotto la spiritualita’.

    Cosi’ il governo organizzo’ l’assalto militare a Wounded Knee nel 1973 e poi forni’ a Wilson armi di livello militare. Quando si verificarono gli eventi del 26 giugno 1975, l’atmosfera quotidiana nella riserva era regolata dalla legge della pistola. Tutti dovevano avere una pistola per proteggersi e spesso qualcuno veniva colpito da colpi di arma da fuoco. Ma da Wounded Knee, avevamo armi a colpo singolo calibro 22, mentre loro (i GOONS) avevano armi automatiche. Ma noi avevamo solo quello per proteggerci, loro invece avevano pure veicoli corazzati, sai, carri armati. Si’, ci sono foto di quello. E cosi’, quando e’ arrivato il 26 giugno, giorno della sparatoria in cui e’ stato incastrato Leonard, hanno inviato due agenti dell’FBI al ranch dei Jumping Bulls. Questi agenti erano in borghese, senza distintivi, senza uniformi. E sapevano che il clima dell’intera riserva era delicato perche’ vivevano secondo la legge della pistola. Quindi ci chiediamo, perche’ l’hanno fatto? Perche’ hanno inviato veicoli senza identificazione? E non indossavano uniformi della polizia, nemmeno abiti, sai, come di solito indossano gli agenti dell’FBI. Quindi questa e’ come una domanda a cui non possiamo rispondere. Perche’ l’hanno fatto e anche perche’ sono venuti a sparare?
    – Jean aveva 14 anni ed era li’. –
    – Si’, io e il mio fratellino eravamo li’, ma la maggior parte di noi aveva meno di 18 anni. Adolescenti e adulti sono quelli che hanno pagato per questo. –
    Leonard e’ stato accusato di aver ucciso due agenti dell’FBI, uno dei quali ha sparato a distanza ravvicinata, ma gli studi balistici non hanno mai confermato questo fatto.
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    E presumibilmente gli agenti dell’FBI stavano inseguendo un giovane accusato di aver rubato un paio di stivali…
    Si’. E questa e’ un’altra questione di giurisdizione perche’ prima di tutto all’FBI non e’ consentito l’accesso alla nostra terra sovrana, per detenere membri della tribu’, a meno che non abbiano commesso uno dei primi dieci crimini, come il rapimento o l’omicidio. Il movente deve essere uno dei dieci crimini principali. Quindi il furto di un paio di stivali da cowboy non si qualifica come tale.
    Inoltre, questo evento si e’ verificato in Nebraska, in uno stato a sud del South Dakota. L’incidente degli stivali e’ avvenuto in un altro stato. E vorrei aggiungere una cosa: Dick Wilson, il capo della tribu’, e’ stato colui che ha deciso di far entrare i marescialli del governo degli Stati Uniti, l’FBI, perche’ stava cercando di accapparrarsi le risorse contenute nel sottosuolo della riserva. I Jumping Bulls erano autorita’ tradizionali e aveva bisogno della loro firma per trasferire la terra al governo degli Stati Uniti, interessato all’estrazione dell’uranio in quella regione. Infatti in quel momento volevano costruire un poligono di tiro, ma cercavano sempre quella terra e gli anziani si avvicinarono all’American Indian Movement dicendo: “Abbiamo bisogno del tuo aiuto, ci stanno uccidendo”.
    Hanno ucciso piu’ di sessantatre’ persone in quel momento. Li hanno aggrediti con la forza, li hanno maltrattati, li hanno cacciati fuori strada con le loro auto, hanno sparato alle case e hanno ucciso bambini. E poi l’American Indian Movement e’ venuto a proteggerli.
    Lo stesso giorno in cui si e’ verificata la sparatoria, Dick Wilson era a Washington, DC, a trasferire un terzo dei quattro ottavi dalla riserva al governo con firme contraffatte. Cosi’ in fondo si trattava della terra, si trattava di avidita’. L’American Indian Movement e’ stato classificato come un gruppo terroristico da Wilson. Quindi per questo motivo il governo degli Stati Uniti e’ andato con la grande milizia, perche’ presumibilmente si trattava di un gruppo terroristico, un gruppo di guerriglia. Ma in realta’ non lo era. Non era.
    All’FBI era il periodo dell’era di J. Edgar Hoover durante la quale fu implementato COINTELPRO, il programma di controspionaggio, in questo caso per organizzare una campagna diffamatoria contro l’American Indian Movement e per far credere che tutti a Pine Ridge Riserva erano militanti, anche se questo non era vero. Leonard Peltier stava insegnando alla gente di Pine Ridge sul giardinaggio e sulle cerimonie. Leonard non e’ affatto un uomo violento, ma ha protetto la sua gente. Darebbe la vita per il suo popolo. Ed e’ per questo che dobbiamo continuare a lottare per lui. E’ malato in questo momento. E quando l’ONU ha pubblicato il suo rapporto, siamo dovuti venire e abbiamo dovuto ampliare le informazioni. Abbiamo dovuto fare del nostro meglio per convincere tutti i leader mondiali a farsi avanti per chiedere la sua liberta’.
    Non dovremmo nemmeno chiedere pieta’. Quest’uomo avrebbe dovuto essere esonerato anni fa quando e’ uscito il Freedom of Information Act e siamo riusciti a ottenere alcuni documenti. In quel momento abbiamo avuto la prova che hanno nascosto il rapporto balistico e falsificato i rapporti balistici per condannare Leonard. E vorrei aggiungere un’altra cosa che, nella sua recente dichiarazione al presidente Biden, James Reynolds, il procuratore degli Stati Uniti, procuratore distrettuale supervisore, Evan Hultman, che ha incarcerato Leonard, ha dichiarato: “Ho convissuto con questo per 45 anni. E devo dirti che abbiamo mentito, abbiamo usato una teoria dopo l’altra. Quando una teoria non funzionava, ne creavamo un’altra. Abbiamo fatto questo e abbiamo portato quest’uomo in prigione. E basta. Deve essere rilasciato”.
    Non gli e’ mai stata data una data di uscita. Quindi in questo momento sta per morire in prigione quando ha gia’ scontato la pena piu’ di cinque anni fa. Se guardiamo al tempo in cui era in prigione, uno con l’ergastolo al momento della sua condanna era di 17 anni e mezzo e aveva due ergastoli. Cio’ equivale a 35 anni. E poi e’ scappato in California, a Lompoc, perche’ il governo lo ha incaricato di attentare alla sua vita. Hanno chiesto a un altro detenuto di aiutarlo a scappare e gli avrebbero sparato alla schiena perche’ stava ricevendo molta attenzione da parte dei media fuori dalla prigione. Quello era l’unico modo per fermare Leonard. Tuttavia, il piano falli’ perche’ non distinguevano un nativo dall’altro. Cosi’ ne hanno sparato a un altro e l’hanno ucciso pensando che fosse Leonard. Ma Leonard e’ scappato per cinque giorni. Alla fine e’ stato catturato e gli sono stati aggiunti 7 anni di prigione, quindi cinque anni fa avrebbe dovuto essere rilasciato. Leonard combatte per la sua vita da 47 anni. E ha delle persone importanti che lo supportano. Ora la nostra coalizione e’ riuscita a riunire politici, giornalisti, insegnanti, medici, avvocati, paralegali e anche molte organizzazioni stanno lavorando con noi.
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    Abbiamo anche letto delle condizioni di vita dei nativi americani negli Stati Uniti, in particolare nella riserva indiana di Pine Ridge, ancora oggi. Quindi ci siamo preoccupati di leggere che ci sono numeri molto alti di poverta’, alcolismo e suicidio tra adolescenti. Ad oggi c’e’ discriminazione da parte del governo e non si fa abbastanza. Potreste dirci qualcosa in piu’ su questo e sullo stato delle cose nella riserva?
    Parliamo di genocidio, colonizzazione, fino ad oggi. Vivere nelle riserve e’ come essere in guerra, come in un campo di prigionia.
    Le riserve non sono autonome e il governo non ci porta del buon cibo: nessuno qui in questo Paese mangerebbe mai il cibo che ci danno. E non solo quello, ma la droga che hanno portato, questo distrugge l’intera comunita’.
    La chiesa e’ altrettanto velenosa. Quindi hai tutti questi elementi con cui sono cresciute diverse generazioni. Ad esempio l’obbligo di mandare i bambini in collegio, d’altronde i nonni non possono parlare la lingua o praticare i loro costumi, questi sono abusi. Abbiamo sentito cosa e’ successo in Canada e abbiamo anche collegi negli Stati Uniti. Lona e’ una sopravvissuta al collegio. Hanno rotto la sua famiglia. Quindi, quando distruggi la famiglia nucleare, voglio dire, hai un’intera generazione che non si e’ mai presa cura dei propri figli perche’ erano in collegio. Quindi e’ un vero e proprio attacco volto al collasso del popolo, della famiglia, delle tribu’. E il risultato si vede nelle condizioni attuali delle riserve indigene.
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    Cosi’ le famiglie sono state costrette a mandare i loro figli in questi collegi.
    Esatto, sono stati prelevati con la forza a cinque anni e restituiti a 18 o 24.
    I funzionari statali sarebbero venuti e avrebbero portato via i bambini. Lo stesso Leonard fu portato in una di queste istituzioni. E’ stato cresciuto da suo nonno e sua nonna e, quando suo nonno e’ morto, sua nonna stava lottando per nutrire lui e i suoi fratelli. Quindi ha chiesto aiuto e i funzionari hanno iniziato ad arrivare con le auto del governo. A nove anni, Leonard sapeva cos’era un’auto del governo e quando quelle auto arrivavano nella proprieta’, i bambini correvano perche’ sapevano che sarebbero stati presi. E un giorno non hanno sentito arrivare la macchina e li hanno portati via.
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    Dagli Stati Uniti all’Onu, chiedendo giustizia per Leonard Peltier
    Tutte le istanze legali per chiedere la liberta’ di Leonard Peltier negli Stati Uniti sono state inutili. Solo la speranza rimane nelle istanze internazionali. Tra questi, quelli dell’Onu a Ginevra, il cuneo dei diritti umani.
    “La condanna di Leonard Peltier e’ stata un grave errore giudiziario e, tra le altre cose, una violazione dei suoi diritti a un giusto processo. Leonard e’ stato condannato nel 1977 a due ergastoli consecutivi in ??connessione con la sparatoria e la morte di due agenti del Federal Bureau of Investigation (FBI) nella riserva di Pine Ridge, SD, dopo un processo ampiamente criticato per cattiva condotta dell’FBI e del Procuratore generale degli Stati Uniti”, denuncia Jean Roach, Miniconjou, Lakota, membro della Oceti Sakowin Nation e sopravvissuto alla sparatoria di Oglala del 1975, che porto’ all’incarcerazione di Leonard Peltier, durante la 51a sessione del Consiglio per i diritti umani.
    “Leonard Peltier ha esaurito le vie di ricorso interne e ora solo il Presidente degli Stati Uniti puo’ concedere clemenza. La sua salute e’ peggiorata negli ultimi anni”, spiega Jean Roach. “Leonard Peltier e’ il prigioniero politico piu’ longevo degli Stati Uniti. Il fatto che il prigioniero politico piu’ longevo sia un uomo indigeno e’ un esempio delle continue eredita’ del colonialismo che le popolazioni indigene devono affrontare”.
    Le dichiarazioni del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria, durante la sua 93a sessione svoltasi tra marzo e aprile di quest’anno, sottolineano le denunce di Jean Roach.
    Il gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria e’ stato stabilito nella risoluzione 1991/42 della Commissione per i diritti umani. In accordo con le sue modalita’ di lavoro, il 10 dicembre 2021 il Gruppo di lavoro ha trasmesso al governo degli Stati Uniti d’America una comunicazione riguardante Leonard Peltier: “Dall’inizio della sua condanna, il sig. Peltier ha subito una serie di violazioni di i diritti del giusto processo garantiti ai prigionieri in cerca di liberta’ condizionale dalla legge degli Stati Uniti. Nel 1977, la Parole Commission ha implementato una procedura che richiedeva ai detenuti senza una pena minima di essere informati della data “presunta” della liberta’ vigilata. Tuttavia, il signor Peltier non e’ mai stato informato della sua presunta data di liberta’ vigilata, come richiesto. La decisione della Commissione del 1993 di negare la liberta’ condizionale e’ stata presa su raccomandazione di un esaminatore dell’udienza per la liberta’ vigilata che non aveva pieno accesso ai fatti del caso. L’esaminatore ha raccomandato di negare la liberta’ condizionale perche’ il signor Peltier aveva “commesso un omicidio”. Tuttavia, all’epoca, non sapeva che il governo aveva precedentemente ammesso di non poter provare che il signor Peltier fosse la persona che aveva ucciso gli agenti del Federal Bureau of Investigation. I pubblici ministeri avevano riconosciuto nel 1978 di non sapere nello specifico chi avesse sparato i colpi mortali e i fatti non indicavano direttamente la persona responsabile dell’omicidio.
    La fonte sostiene che il Federal Bureau of Investigation (FBI) ha preso di mira Peltier per il suo attivismo politico relativo ai diritti degli indiani prima che fosse imprigionato e da allora ha continuato a esercitare influenza sul suo caso. Gli interventi nel caso Peltier riflettono la storia dell’agenzia nel prendere di mira i gruppi dissidenti politici, in particolare quelli delle minoranze razziali e delle comunita’ indigene.
    Prima del suo arresto, Peltier era un attivista dell’American Indian Movement. Nel 1973, il Federal Bureau of Investigation inizio’ a monitorare e lavorare per infiltrarsi nel Movimento per indagare sulla sua presunta attivita’ estremista. Le comunicazioni dell’ufficio di quel momento si riferiscono agli sforzi per coltivare informatori all’interno dei membri del Movimento e alla sorveglianza delle attivita’ dei singoli membri del Movimento. Dalla sorveglianza segreta, l’Ufficio ha intensificato le sue attivita’ in minacce fisiche. Un memorandum della riunione dell’aprile 1975 mostrava che l’agenzia si stava preparando a impegnarsi in uno scontro armato con il Movimento.
    Il gruppo di detenzione arbitraria sostiene che “la detenzione del sig. Peltier e’ arbitraria nelle categorie I e III. Anche se un arresto era legale all’inizio, puo’ diventare illegale una volta che la persona ha scontato la pena o quando le circostanze che hanno giustificato l’arresto sono cambiate. Questo e’ il caso dell’arresto del signor Peltier. Sebbene il gruppo di lavoro non abbia ritenuto che la detenzione del sig. Peltier fosse arbitraria nel 2005, le circostanze sono cambiate e la sua continua privazione della liberta’ 17 anni dopo e’ ora diventata arbitraria”.
    In tal senso, il Gruppo di lavoro ricorda che, anche quando nessun singolo difetto considerato di per se’ renderebbe arbitraria la detenzione, una serie di difetti puo’ cumulativamente indicare che la detenzione e’ effettivamente arbitraria. Il caso in esame, per il Gruppo, e’ tale: l’effetto cumulativo delle carenze procedurali subite da Leonard Peltier nel procedimento per la liberta’ vigilata e’ schiacciante, rendendo arbitraria la sua continua detenzione.
    Ora il governo degli Stati Uniti ha 6 mesi per rispondere alla comunicazione del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria.

    a cura del “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo: centropacevt@gmail.com

  • VI PROPONIAMO DI SCRIVERE AL PRESIDENTE BIDEN PER CHIEDERE LA GRAZIA PER LEONARD PELTIER

    Con preghiera di adesione e diffusione ulteriore

    Gentilissime e gentilissimi,
    vi proponiamo di scrivere al Presidente Biden per chiedere la grazia per Leonard Peltier, l’illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente dopo aver subito un processo in cui fu condannato sulla base di “prove” false e di “testimonianze” altrettanto false (gli stessi magistrati accusatori e giudicanti hanno in prosieguo di tempo riconosciuto la falsita’ delle cosiddette “prove” e delle cosiddette “testimonianze”; e il pubblico ministero che ottenne allora la condanna si e’ successivamente ripetutamente pubblicamente espresso per la liberazione di Leonard Peltier scrivendo accorati appelli a vari Presidenti succedutisi alla Casa Bianca).
    La liberazione di Leonard Peltier, innocente, anziano e malato, e’ stata richiesta da milioni di persone, tra cui personalita’ come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu’, Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama.
    E’ stata richiesta ripetutamente anche dal Parlamento Europeo e da innumerevoli altre istituzioni e personalita’ istituzionali, tra cui il compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli ed i Sindaci di vari Comuni d’Italia.
    Alcuni mesi fa un’autorevole commissione giuridica ad hoc dell’Onu ha per l’ennesima volta esaminato la documentazione, constatato l’iniquita’ della condanna e della detenzione di Leonard Peltier e rinnovato la richiesta della sua liberazione.
    Nel settembre 2022 con un voto unanime anche il Comitato Nazionale del Partito Democratico degli Stati Uniti d’America (il partito di cui fa parte lo stesso Presidente Biden) ha chiesto che il Presidente conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta’ a Leonard Peltier.
    *
    Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d’America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
    Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
    Compilare quindi gli item successivi:
    – alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
    – alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita’
    – alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
    – alla voce SECOND NAME: si puo’ omettere la compilazione
    – alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
    – alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo’ omettere la compilazione
    – alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
    – alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
    – alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
    – alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
    – alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta’ e il relativo codice di avviamento postale
    – alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
    Mr. President,
    Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
    I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
    I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
    *
    Traduzione italiana del testo che precede:
    Signor Presidente,
    sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell’ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e’ stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
    Mi appello quindi alla Sua suprema autorita’ affinche’ conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
    La ringrazio fin d’ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.

    Il “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo

    Viterbo, 27 novembre 2022

  • SETTE PROPOSTE PER ESTENDERE ED INTENSIFICARE LA MOBILITAZIONE PER LA GRAZIA CHE RESTITUISCA LA LIBERTA’ A LEONARD PELTIER

    Carissime e carissimi,
    vi proponiamo sette iniziative per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta’ a Leonard Peltier.
    Il momento e’ questo: in questo torno di tempo infatti sia negli Stati Uniti che a livello internazionale sta crescendo la mobilitazione, ottenendo nuove, ampie e rilevanti adesioni che possono finalmente trovare ascolto alla Casa Bianca, nelle cui mani e’ il potere di restituire la liberta’ a Leonard Peltier attraverso la concessione della grazia presidenziale.
    *
    1. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d’America
    La prima: scrivere a Biden e diffondere quanto piu’ possibile la proposta di scrivere a Biden.
    Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d’America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
    Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
    Compilare quindi gli item successivi:
    – alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
    – alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita’
    – alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
    – alla voce SECOND NAME: si puo’ omettere la compilazione
    – alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
    – alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo’ omettere la compilazione
    – alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
    – alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
    – alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
    – alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
    – alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta’ e il relativo codice di avviamento postale
    – alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
    Mr. President,
    Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
    I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
    I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
    Traduzione italiana del testo che precede:
    Signor Presidente,
    sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell’ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e’ stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
    Mi appello quindi alla Sua suprema autorita’ affinche’ conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
    La ringrazio fin d’ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
    *
    2. Scrivere al sindaco di Roma
    La seconda: scrivere al sindaco di Roma affinche’ affinche’ unisca la sua voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier. La voce del sindaco di una delle citta’ piu’ importanti del mondo puo’ trovare favorevole ascolto sia presso la Casa Bianca che presso l’opinione pubblica non solo italiana ma internazionale.
    Indirizzi di posta elettronica cui scrivere: segreteria_cg@comune.roma.it, donato.iannone@comune.roma.it, segreteriavcgv.debernardini@comune.roma.it, giorgio.piccarreta@comune.roma.it, pietropaolo.mileti@comune.roma.it, gianluca.viggiano@comune.roma.it, caterina.cordella@comune.roma.it, segreteria.direzionegac@comune.roma.it, accesso.semplice@comune.roma.it, ld.gabinetto@comune.roma.it, mariagrazia.tretola@comune.roma.it, seg.gen@comune.roma.it, laura.dimeglio@comune.roma.it, patrizia.bernardini@comune.roma.it, eufrasia.cogliandro@comune.roma.it, vicesindaco@comune.roma.it, assessorato.bilancio@comune.roma.it, assessorato.ambiente@comune.roma.it, assessorato.rifiuti@comune.roma.it, assessoratodecentramento@comune.roma.it, assessoratopersonale@comune.roma.it, assessorato.politichesociali@comune.roma.it, assessorato.cultura@comune.roma.it, assessorato.sviluppoeconomico@comune.roma.it, assessorato.pariopportunita@comune.roma.it, assessorato.sport@comune.roma.it, assessorato.turismo@comune.roma.it, assessorato.grandieventi@comune.roma.it, assessorato.mobilita@comune.roma.it, assessoratoallascuola@comune.roma.it, assessoratolavoroformazione@comune.roma.it, assessorato.infrastrutture@comune.roma.it, assessorato.urbanistica@comune.roma.it, tiziana.marrone@comune.roma.it, assessorato.patrimoniocasa@comune.roma.it, presidenza.assembleacapitolina@comune.roma.it,
    Modello di lettera:
    Egregio Sindaco di Roma,
    sicuramente conoscera’ gia’ la vicenda di Leonard Peltier, l’illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
    E sicuramente sapra’ anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e’ stata richiesta da personalita’ come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu’, Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
    Ricordera’ anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell’improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia’ negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
    Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d’America affinche’ conceda la grazia che liberi l’illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell’Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
    Gia’ lo scorso anno, su nostra sollecitazione, molti sindaci italiani (tra cui quelli di citta’ importanti come Aosta, Bologna, Palermo, Pesaro…) espressero il loro sostegno alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
    Sarebbe di grande importanza che anche il Sindaco del Comune di Roma volesse unire la sua voce all’appello promosso da prestigiosissime personalita’, innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche’ il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta’ a un uomo innocente che e’ ormai per l’umanita’ intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
    Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarla di voler anche lei richiedere al Presidente degli Stati Uniti d’America la concessione della grazia che restituisca la liberta’ a Leonard Peltier.
    *
    3. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani
    La terza: scrivere alle ed ai parlamentari italiani affinche’ uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
    Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari sono disponibili nel sito del Senato e della Camera (www.senato.it e http://www.camera.it).
    Modello di lettera:
    Egregie senatrici, egregi senatori,
    Egregie deputate, egregi deputati,
    conoscete gia’ la vicenda di Leonard Peltier, l’illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
    E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e’ stata richiesta da personalita’ come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu’, Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
    Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell’improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia’ negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
    Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d’America affinche’ conceda la grazia che liberi l’illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell’Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
    Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento italiano volesse unire la sua voce all’appello promosso da prestigiosissime personalita’, innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche’ il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta’ a un uomo innocente che e’ ormai per l’umanita’ intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
    Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d’America la concessione della grazia che restituisca la liberta’ a Leonard Peltier.
    *
    4. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo
    La quarta: scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo affinche’ uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier, proseguendo nell’impegno gia’ espresso dal Parlamento Europeo nel 1994 e nel 1999 e rinnovato nel 2021 dal compianto Presidente David Sassoli.
    Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari europei sono disponibili nel sito del Parlamento Europeo (www.europarl.europa.eu).
    Modello di lettera:
    Egregie ed egregi parlamentari europei,
    conoscete gia’ la vicenda di Leonard Peltier, l’illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
    E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e’ stata richiesta da personalita’ come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu’, Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
    Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell’improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia’ negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
    Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d’America affinche’ conceda la grazia che liberi l’illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell’Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
    Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento Europeo volesse ancora una volta unire la sua voce all’appello promosso da prestigiosissime personalita’, innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche’ il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta’ a un uomo innocente che e’ ormai per l’umanita’ intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
    Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d’America la concessione della grazia che restituisca la liberta’ a Leonard Peltier.
    *
    5. Scrivere all'”International Leonard Peltier Defense Committee”
    La quinta: scrivere all'”International Leonard Peltier Defense Committee” per far sentire direttamente la nostra solidarieta’ a chi e’ piu’ vicino a Leonard Peltier e coordina la mobilitazione per la sua liberazione
    Per contatti diretti con l'”International Leonard Peltier Defense Committee”: sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact@whoisleonardpeltier.info, recapiti telefonici: Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453; Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127; Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier’s lead attorney, 615-434-7001.
    *
    6. Scrivere direttamente a Leonard Peltier
    La sesta: scrivere direttamente a Leonard Peltier.
    L’indirizzo e’: Leonard Peltier, #89637-132, USP Coleman I, P.O. Box 1033, Coleman, FL 33521.
    Possono essere inviate solo lettere postali.
    Ovviamente le lettere devono essere adeguate alla situazione. Possono bastare anche poche parole.
    *
    7. Costruire una rete italiana di solidarieta’ con Leonard Peltier
    La settima: costruire una rete italiana di solidarieta’ con Leonard Peltier.
    Ovviamente una rete senza gerarchie o primazie, policentrica e plurale, in cui possano impegnarsi insieme persone provenienti da tutte le culture, le esperienze e le tradizioni.
    Una rete di persone e realta’ che si prefigga ad esempio di:
    a) partecipare a iniziative comuni;
    b) promuovere iniziative proprie, locali e non solo;
    c) premere nonviolentemente sui media, locali e non solo, affinche’ diano notizia della vicenda di Leonard Peltier e delle iniziative per la sua liberazione;
    d) premere nonviolentemente sulle rappresentanze democratiche (istituzioni, associazioni, forze politiche e sindacali, esperienze della cultura e della solidarieta’…), locali e non solo, affinche’ si impegnino per la liberazione di Leonard Peltier.
    *
    E’ ovvio che tutte le iniziative che proponiamo devono essere rigorosamente nonviolente, coerentemente con il fine dell’iniziativa: ottenere la grazia presidenziale che restituisca la liberta’ a Leonard Peltier.
    Se necessaria, varia documentazione utile, in inglese e in italiano, puo’ essere richiesta scrivendo al nostro indirizzo di posta elettronica: centropacevt@gmail.com
    Ringraziandovi fin d’ora per l’attenzione e l’impegno, un forte abbraccio dal

    “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo

    Viterbo, 9 dicembre 2022

    Mittente: “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt@gmail.com
    Il “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo e’ una struttura nonviolenta attiva dagli anni ’70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E’ la struttura nonviolenta che oltre trent’anni fa ha coordinato per l’Italia la piu’ ampia campagna di solidarieta’ con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano “La nonviolenza e’ in cammino”. Dal 2021 e’ particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l’illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
    Piu’ specificamente: dal giugno 2021 il “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” ha lavorato intensamente a qualificare ed estendere la solidarieta’ con Leonard Peltier in Italia (ma anche in Europa e negli Stati Uniti d’America e in Canada).
    Sul piano della qualificazione della solidarieta’ ha promosso molti incontri di studio e ha fatto conoscere per la prima volta in Italia molti libri il cui studio e’ fondamentale per chi vuole impegnarsi per sostenere Leonard Peltier e le lotte attuali dei nativi americani.
    Sul piano dell’estensione della solidarieta’ ha raggiunto ripetutamente decine di migliaia di interlocutori, e raccolto migliaia di adesioni: coinvolgendo figure di grande prestigio della riflessione morale e dell’impegno civile, della scienza e delle arti, dei movimenti e delle istituzioni.
    Il criterio e’ stato di coinvolgere persone, associazioni ed istituzioni in grado di esercitare un’azione persuasiva nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d’America affinche’ conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta’ a Leonard Peltier.
    In questa iniziativa, sul versante del coinvolgimento delle istituzioni, di particolare valore e’ stata l’adesione del compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quelle di molti parlamentari e parlamentari emeriti, quelle dei sindaci di vari comuni d’Italia, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.

  • Ecco l’appello di Amnesty International per Peltier. Questo il link per firmare: https://www.amnesty.it/appelli/stati-uniti-chiediamo-la-grazia-per-leonard-peltier/

  • La “bottega” riceve su Peltier due msg: dal “Centro di ricerca per la pace” di Viterbo e da Giorgio Ferrari. Li trovate qui sotto.
    UNO
    26 giugno
    DA MILANO A ORTE, DA ROMA A TERNI, DA TORINO A VITERBO, IN VARIE CITTA’ ITALIANE INIZIATIVE PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER, DA 47 ANNI DETENUTO INNOCENTE
    Nella ricorrenza della tragica vicenda del 26 giugno 1975 a Pine Ridge, si sono svolte in varie citta’ italiane iniziative per la liberazione di Leonard Peltier, da 47 anni detenuto innocente.
    A Milano si e’ svolta un’iniziativa con proiezione di un documentario il 23 giugno; altre due iniziative il 26 giugno, dapprima un presidio in piazza Duomo e successivamente un incontro con la proiezione di un documentario.
    A Orte, a Roma e a Terni nella settimana tra il 19 e il 26 giugno e’ stato diffuso un appello al Presidente statunitense per sollecitare la concessione della grazia a Leonard Peltier, appello accompagnato da un documento di puntuale ricostruzione della figura e della vicenda dell’illustre attivista nativo americano.
    In provincia di Torino, a San Didero, il 24 giugno si e’ tenuto un incontro con proiezione di un documentario.
    A Viterbo si e’ svolto un ciclo di sei incontri di studio dal 19 al 24 giugno.
    Anche in alcuni altri centri dell’Alto Lazio si sono svolte iniziative il 24 e 25 giugno: a Bolsena, Capranica, Soriano e Tarquinia sono stati diffusi appelli e materiali di documentazione; a Vetralla si sono svolti due incontri di testimonianza.
    Leonard Peltier, l’illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente, da 47 anni e’ detenuto innocente in un carcere di massima sicurezza statunitense.
    Condannato all’ergastolo da una giuria razzista, e’ stato dimostrato che le cosiddette “testimonianze” contro di lui erano del tutto false, e che le cosiddette “prove” contro di lui erano anch’esse false.
    Lo stesso pubblico ministero che sostenne l’accusa contro di lui ha successivamente riconosciuto l’errore giudiziario e chiesto la sua liberazione.
    La liberazione di Leonard Peltier e’ stata chiesta da innumerevoli prestigiose personalita’ come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu e Shirin Ebadi, papa Francesco e il compianto presidente del Parlamento Europeo David Sassoli. Due anni fa proprio David Sassoli fu autorevole voce di una rinnovata campagna per la liberazione di Leonard Peltier che coinvolse innumerevoli persone, associazioni ed istituzioni italiane, tra cui i sindaci di alcune delle principali citta’.
    L’Onu ha chiesto la liberazione di Leonard Peltier.
    Amnesty International ha chiesto la liberazione di Leonard Peltier.
    Tutte queste voci chiedono al Presidente degli Stati Uniti d’America di concedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta’ a Leonard Peltier, un simbolo della lotta dei popoli oppressi in difesa dell’umanita’ intera e dell’intero mondo vivente, un uomo generoso e coraggioso, un uomo ferocemente perseguitato, un uomo ingiustamente imprigionato da quasi mezzo secolo, un uomo innocente ormai vecchio e malato.
    Nell’anniversario dello scontro a fuoco di Oglala del 26 giugno 1975, in cui furono uccisi due agenti dell’Fbi e un giovane militante dell’American Indian Movement (scontro a fuoco che faceva seguito a decine di omicidi di nativi americani da parte degli squadroni della morte sostenuti dall’Fbi nell’ambito di una scellerata campagna di persecuzione e di omicidi mirati intesa a reprimere il movimento di resistenza dei nativi americani), si sono svolte in varie citta’ d’Italia iniziative per la liberazione di Leonard Peltier e di solidarieta’ con i popoli nativi americani in lotta contro il genocidio, l’etnocidio e l’ecocidio, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra.
    I messaggi per richiedere al Presidente statunitense Biden la grazia presidenziale (anche molto semplici, come ad esempio: “Free Leonard Peltier”) possono essere inviati attraverso la seguente pagina web della Casa Bianca: http://www.whitehouse.gov/contact/
    Per contattare il Comitato internazionale di difesa di Leonard Peltier visitare il sito: http://www.whoisleonardpeltier.info, e/o scrivere alla e-mail: contact@whoisleonardpeltier.info
    Per una informazione essenziale sulla figura e la lotta di Leonard Peltier segnaliamo alcuni testi fondamentali:
    – Edda Scozza, Il coraggio d’essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
    – Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
    – Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin’s Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
    – Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'”International Leonard Peltier Defense Committee”: http://www.whoisleonardpeltier.info).
    – Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
    – Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara – Denver – Oxford, 2013 e piu’ volte ristampata.
    – Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI’s Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
    – Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI’s Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
    – Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
    – Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples’ History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
    Nella rete telematica e’ disponibile in italiano una breve ma precisa esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo “Alcune parole per Leonard Peltier”.
    Il “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera”
    Viterbo, 26 giugno 2023
    Dal 2021 il “Centro … ” di Viterbo e’ particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l’illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente. Piu’ specificamente: dal giugno 2021 il “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” ha lavorato intensamente a qualificare ed estendere la solidarieta’ con Leonard Peltier in Italia (ma anche in Europa e negli Stati Uniti d’America e in Canada).
    Sul piano della qualificazione della solidarieta’ ha promosso molti incontri di studio e ha fatto conoscere per la prima volta in Italia molti libri il cui studio e’ fondamentale per chi vuole impegnarsi per sostenere Leonard Peltier e le lotte attuali dei nativi americani.
    Sul piano dell’estensione della solidarieta’ ha raggiunto ripetutamente decine di migliaia di interlocutori, e raccolto migliaia di adesioni: coinvolgendo figure di grande prestigio della riflessione morale e dell’impegno civile, della scienza e delle arti, dei movimenti e delle istituzioni.
    Il criterio e’ stato di coinvolgere persone, associazioni ed istituzioni in grado di esercitare un’azione persuasiva nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d’America affinche’ conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta’ a Leonard Peltier.
    In questa iniziativa, sul versante del coinvolgimento delle istituzioni, di particolare valore e’ stata l’adesione del compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quelle di molti parlamentari e parlamentari emeriti, quelle dei sindaci di vari comuni d’Italia, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.
    DUE – da Giorgio Ferrari
    Dopo oltre 200 anni di colonialismo razzista e omicida, la nazione più libera del mondo se la prende ancora con i nativi americani.
    https://www.heraldonline.com/news/politics-government/article276737521.html
    La decisione della Corte Suprema di questa settimana che afferma che gli Stati Uniti non devono garantire l’acqua per la Navajo Nation nega l’aiuto a una comunità che lotta per l’accesso all’acqua, affermano esperti e sostenitori. L’alta corte ha stabilito giovedì che gli Stati Uniti non devono intraprendere “passi positivi” per garantire l’acqua alla tribù in base a un trattato di pace del 1868. “Ci rende più difficile garantire i nostri diritti sull’acqua”, ha detto a The Hill il presidente della Navajo Nation, Buu Nygren. “Non dice che non ne avremo. … [Semplicemente] crea barriere per noi.” Molti dei circa 170.000 residenti della riserva Navajo Nation non hanno accesso a un sistema idrico. Il Dipartimento delle risorse idriche della Navajo Nation afferma che circa il 30 percento della popolazione della Navajo Nation non ha accesso ad acqua potabile pulita e affidabile, e il sito web dell’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti afferma che circa il 15 percento non ha accesso all’acqua convogliata a le loro case. Mentre molti dei problemi derivano dalla mancanza di infrastrutture piuttosto che dalla mancanza di acqua in sé, alcuni affermano che una decisione più favorevole del tribunale avrebbe potuto aiutare la tribù mentre cerca di affrontare il problema.
    E LEONARD PELTIER STA SEMPRE IN GALERA

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