Psichiatria a Bologna: voltare pagina

Pieno sostegno alla iniziativa di Bruna Bellotti.

di Vito Totire

Bruna Bellotti ha protestato il 18 gennaio 2024 davanti alla sede del Centro Salute Mentale di via Nani a Bologna. Noi sosteniamo la sua lotta.
Il contesto sia sulla vicenda individuale a monte della protesta, sia in generale è estremamente critico.

Da decenni Bruna Bellotti critica il modo di operare della “psichiatria bolognese” che “irritata” dalle sue  critiche ha tentato persino di “psichiatrizzare” il suo dissenso nonostante che queste critiche fossero condivisibili e condivise di fatto da tante persone (in primis la critica alla evanescenza dei percorsi di riabilitazione sostituiti nella attesa messianica affidata al trattamento psicofarmacologico a vita!
• Oggi ci troviamo di fronte ad una “presa in carico” di una congiunta della signora Bellotti che sconfina nella deprivazione sociosensoriale nella misura in cui ostacola la possibilità di una adeguata relazione tra due sorelle. Una deprivazione immotivata che da spazio ad un “freddo” e discutibile affidamento ad un tutore.
I limiti imposti alla relazione tra due sorelle più che lo stato assistenziale fa venire in mente un modello carcerario da art.41 bis.
Onde evitare polemiche sottolineiamo il nostro punto di vista: non viene imposto un regime carcerario ma una prassi custodialistica viene comunque in mente per associazione di idee.
• I fatti che portano alla protesta della mattina del 18.1.2024 si inseriscono in un contesto generale molto critico della psichiatria bolognese:
a) negli ultimi mesi gli organi di vigilanza hanno individuato due ghetti psichiatrici in cui venivano agiti comportamenti vessatori e violenti di rilevanza penale.
b) solo qualche settimana fa è emerso un episodio increscioso: una ragazzina , “minore non accompagnata” legata al letto di contenzione.
Non facciamo speculazioni, tuttavia “il metodo” deve essere bandito e, quantomeno, abbiamo avviato su questo una discussione che pare proficua.
c) il disagio giovanile cresce: ma la risposta non convince affatto.
Non crediamo che sia utile potenziare la accoglienza in clinica privata, la presa in carico deve essere pubblica e deospedalizzata.
d) da un paio di anni è comparsa a Bologna una offerta privata di stimolazioni elettriche cerebrali che, a nostro parere, non hanno alcuna valenza terapeutica ma sulle quali la autorità sanitaria locale e la Ausl (neanche ovviamente la università) hanno detto nulla: evidentemente non si intende disturbare il “mercato”.
e) qualche esponente della psichiatria istituzionale locale ha segnalato una crescita della
“depressione“ (in parte registrata dalla sanità pubblica ma in maggior parte gestita da attività liberoprofessionale) Il fenomeno è verosimilmente oggettivo ma è stato accompagnato dal rilancio di tesi di tipo genetista che sono prive di fondamento o, quantomeno, marginali visto che la “depressione” in crescita non può che essere effetto non di cause genetiche ma di una condizione di crisi e di insicurezza dilagante sia sul piano socioeconomico che su quello ambientale.
f) I trattamenti sanitari obbligatori: nessuna trasparenza, nessun dato disponibile, nessuna strategia per ridurli e azzerarli.
g) la chiusura della REMS di via Terracini e la tragica situazione di sofferenza psicofisica del penitenziario della Dozza di Bologna: assordante silenzio delle “istituzioni”.

In questo contesto generale critico auspichiamo che la protesta di Bruna Bellotti non rimanga una vox clamans in deserto ma possa essere un “sasso lanciato nello stagno” affinché ogni persona interessata ad una psichiatria dal volto umano apra bene le orecchie per ascoltare.
Noi siamo solidali Bruna Bellotti e lavoriamo perché la psichiatria a Bologna, in tutta Italie e nel mondo “volti pagina”.

Vito Totire, portavoce Centro per l’alternativa alla medicina e alla psichiatria “F.Lorusso” via Polese 30 40122 Bologna
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alexik

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