Puttane antifasciste: 5 appuntamenti in Sicilia per Matteo D’Alena

   «Ammonite, recluse, internate, confinate, soggette a oblio. Non partigiane, né eroine… Sono però donne ribelli e coraggiose»

   Gli incontri (sempre di pomeriggio) partono il 24 a Catania, poi il 26 a Caltanissetta, il 27 a Palermo, il 28 a Termini Imerese e il 29 a Favara.

Si chiamano Annita Amadelli, Celestina Bradaleone, Antonia Catanzaro, Francesca Frasca, Grazia Granata e Maria Vetrano le prostitute siciliane di sentimenti antifascisti schedate nel Casellario Politico Centrale. Le storie di vita di alcune di queste donne fanno parte della ricerca dello storico, giornalista e vicepresidente dell’ANPI Provincia di Cosenza, Matteo Dalena, impegnato dal 24 al 29 ottobre in un ciclo di presentazioni in tutta la Sicilia di «Puttane antifasciste nelle carte di polizia» (pubblicato da ilfilorosso, 2017).

Questa la sinossi del libro:

https://anpisicilia.wordpress.com/2017/10/20/puttane-antifasciste-5-appuntamenti-in-sicilia-per-matteo-dalena/

Ammonite, recluse, internate, confinate, soggette a oblio. Non partigiane, né eroine. Particelle minime, fascinose perché piccole, rare, difficili da distinguere, afferrare. Figure sbiadite, dimoranti nei bassi di città cadenti dove l’esercizio della prostituzione è anticamera del crimine ma contenitore di piccole, quotidiane, resistenze al fascismo. Quale il rapporto tra queste donne dalla perduta fama e gli agenti di pubblica sicurezza? Quali le leggi vigenti e i provvedimenti adottati? Una ricerca storica su un gruppo di 27 prostitute di tutta Italia schedate dal regime, condotta nelle carte del Casellario Politico Centrale dell’Archivio Centrale dello Stato.

Dal quartiere di San Berillo a Catania fino a Favara, da Caltanissetta a Palermo e Termini Imerese, Dalena sarà ospite di una serie di associazioni tra cui ANPI e ARCI.

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Dalla introduzione di Maria Pina Iannuzzi, presidente ANPI Provincia di Cosenza “Paolo Cappello”:

La Resistenza ha rappresentato, nelle sue numerose sfaccettature, una significativa tappa del percorso emancipativo femminile, determinando per la donna un universo simbolico nuovo. Sono decine di migliaia le donne che hanno combattuto il nazifascismo affrontando arresti, violenze e deportazioni, che sono uscite di casa per prendere parte alla Resistenza e vi hanno fatto ritorno, spesso dimenticate, a guerra finita. Francesca, Agnese, Emilia, Palmira, Filomena, Maria, Celestina, Giuseppa, Romana, Michelina, Giovannina, Paolina, Grazia, Annunziata, Irma, Vittoria, Adele, Cecilia, Candida, Cunegonda, Teresa, Italia, Libera – come scrive Matteo Dalena – «non sono partigiane né eroine», non hanno partecipato in prima linea alla Resistenza. Sono però donne altrettanto ribelli e coraggiose che, nell’ombra più assoluta, hanno vissuto esistenze antifasciste. Al momento del mio insediamento, circa un anno fa, in seno al comitato provinciale ANPI Cosenza, ho fortemente voluto creare sin dai primi giorni una commissione di studi storici che potesse portare alla luce nuovi spunti di riflessione e al tempo stesso raccontare storie di antifascismo ancora poco o per nulla conosciute. Si aprono dunque i Quaderni Storici di ANPI Cosenza con questo volume che racchiude una ricerca appassionata e di grande forza espressiva. Matteo Dalena è scrittore infaticabile, storico, poeta intimo e civile, e come pochi riesce a diventare cantore di memorie dimenticate. È per me prezioso compagno di viaggio nelle attività resistenti del direttivo ANPI e membro attivo della commissione storica. I nomi e i volti anonimi delle donne che lo storico ci restituisce in queste pagine trasudano dignità. Donne determinate, scomode, insubordinate che con caparbietà hanno scelto l’impervio cammino dell’autonomia. Donne ingabbiate in stereotipi, mosse dalla volontà di autodeterminarsi nel presente e per il futuro, impegnandosi per cambiare sé stesse e la società attorno, pronte a rovesciare la subalternità, a provocare la morale e la cultura dominanti che il fascismo esaspererà. Storie che testimoniano la difficoltà e al tempo stesso il tenace impegno di stare dentro alle cose, di non subire l’ambiente circostante o la morale imperante.

Redazione
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2 commenti

  • domenico stimolo

    Bella e ben partecipata la presentazione catanese del libro “ puttane antifasciste – nelle carte di polizia – del giovane storico cosentino Matteo Dalena.
    Il libro riporta alla comune memoria le vicissitudini di ventisette donne, appellate prostitute, perseguitate dal regime fascista.
    Considerate “diverse” poiché infrangenti dei dettami ideologici del regime, così come avvenuto per tutte le altre “categorie” di umani etichettati “differenti”, quindi da ammonire, confinare, incarcerare, eliminare.
    Densa di valutazioni l’introduzione di Dalena, intenso il successivo dibattito.

    Due segnalazioni di merito.

    La presentazione del libro si è svolta nello Palazzo De Gaetani, ubicato nella parte restante dello storico quartiere “ San Berillo vecchio”, cuore dell’area centrale –storica – di Catania. La gran parte dell’ampio quartiere fu sventrata nel corso degli anni cinquanta/sessanta del secolo scorso, per fare posto alle nuove gigantesche colate di cemento. L’opera è ancora incompleta….bontà degli affari. Molte migliaia di abitanti furono strapiantati e relegati nell’estrema periferia della città. Nel quartiere era luogo quello che venne classificata uno delle più grandi aree di bordelli esistenti in Europa. Prima dell’attuazione della legge Merlin ( 20 febbraio 1958), e anche dopo. Da circa un anno il Palazzo è gestito in comodato d’uso dall’associazione “ Trame di Quartiere” che stanno costruendo un centro di documentazione sulla storia del quartiere e dei suoi abitanti.

    Proprio a Catania nell’ambito delle repressioni contro le “diversità”, politiche, sociali, religiose, etc., operate dal fascismo, durante la parte finale degli anni 30 fu attuta la più grande e sofisticata ( per solerzia) azione di persecuzione contro gli omosessuali. Molte decine di uomini furono vessati e inviati al confino per svariati anni.
    La “razza eletta” propugnata non prevedeva puttane praticanti fuori dai casini e uomini che attuavano la diversità sessuale, infrangendo le auree e maschie regole, dell’ardire e del morir nell’attacco ai “nemici”.

  • Pierluigi Pedretti

    Sono contento che l’impegno del mio concittadino/compagno Dalena paghi. Fuori regione, lo merita per l’attivismo e la qualità del lavoro culturale che da anni profonde nel nostro territorio. Bravo.

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