Razzismo, Montessori e…

…molto altro: i «Fondamenti» della Ediesse

Ai tempi della rete e di Wikipedia c’è ancora bisogno di libri e soprattutto di testi che diano le informazioni-base?

Ediesse scommette di sì e a maggio 2002 lancia i «Fonda-menti» cioè «libri di taglio monografico e di alta divulgazione», curati da Marco Benvenuti, Michele Gianfelice, Chiara Giorgi e Antonio Montefusco. La collana si presenta come «uno strumento di alta divulgazione dotato di approccio critico, con l’obiettivo di intervenire positivamente nel panorama culturale italiano. I testi proposti – agili e dal taglio monografico – sono rivolti a un largo pubblico di lettori curiosi, ma non necessariamente specialisti delle diverse materie».

Cinque i volumi pubblicati: «Temperatura, energia, entropia» di Andrea Baldassarri, «Fernando Pessoa» di Simone Celani, «Il brevetto» di Andrea Capocci più due che, qui sotto, verranno esaminati in dettaglio. Altri 8 sono annunciati di prossima pubblicazione: «Gli strumenti finanziari», «L’Autunno caldo», «Georg Buchner», «Il terremoto», «Il principio di laicità dello Stato», «La procreazione medicalmente assistita», «Le eresie medievali» e «Le guerre civili nel ‘900». I libri si collocano in quattro sotto-collane: «cos’è», «chi è», «piccoli classici» e «sguardi d’insieme». Ogni testo avrà «un ricco apparato di approfondimenti e indici» Si garantisce che «le caratteristiche dei volumi sono la semplicità e la chiarezza della scrittura (…)». Al riguardo una piccola pignoleria: a pag 2 di ogni volume – dove si introduce la collana – forse sarebbe utile una nota per indicare che le parole in neretto sono spiegate nel glossario finale.

Esamino due testi in particolare che mi sono sembrati molto diversi per capacità comunicativa. Il primo è di carattere storico, nella sottocollana «cos’è», a firma Alberto Burgio e Gianluca Gabrielli: «Il razzismo» (216 pagine, 12 euri). Il secondo, «Maria Montessori» di Renato Foschi, nella sotto-collana «chi è» (208 pagine, anch’esso12 euri) indica come tematica «scienze & tecnologie». Nel caso specifico scienze sì, tecnologie no.

Burgio e Gabrielli hanno fatto un eccellente – e chiarissimo – lavoro di sintesi. Si può sempre discutere qualcosa (in questo caso le forme moderne del sessismo sono appena sfiorate e dell’omofobia si dice poco) ma i passaggi e i nodi storici, logici, politici non sono elusi: è davvero un libro “di base” perché privilegia la documentazione sull’astrazione e punta sulla semplicità – che, si sa, «è difficile a farsi» come ironizzava Bertolt Brecht – della costruzione concettuale e linguistica. La capacità del libro è di evitare le consolazioni del “politically correct”: il razzismo è un dispositivo sociale di dominio, non è affatto un ferro vecchio a uso degli ignoranti ma purtroppo «una istituzione-chiave della modernità». La nuova razza inferiore sono i poveri, gli impoveriti e i senza diritti.

Molto bella la quarta di copertina dove si legge: «Le “razze umane” non esistono in natura, sono costrutti simbolici. Il razzismo è la fabbrica delle “razze”, una fabbrica…» e poi il testo sfuma come è caratteristica di questa collana. Impossibile da sintetizzare ma l’indice aiuta a capire la direzione. Dopo «il razzismo “classico: un po’ di storia», il secondo capitolo affronta «la logica del discorso razzista», il terzo analizza «i nuovi razzismi fra Otto e Novecento» per terminare con «il razzismo oggi». A seguire le sintetiche conclusioni, il glossario, la bibliografia, l’indice dei nomi e quello analitico.

Segnalo in particolare «i cinque passaggi fondamentali» (pagg 142-143) per la costruzione del razzismo; la ragionata contestazione dell’ambiguo uso di «etnia» che serve a coprire il pregiudizio («etnici sono sempre gli altri»); alcuni esempi di aggressività sedicente democratica come Giorgio Dell’Arti su «La gazzetta dello sport» a proposito di rom; l’analisi di Pierre Bourdieu sul sessismo. Impressionanti le immagini: foto (il linciaggio di un “nero” con i bravi cittadini in posa accanto ai resti carbonizzati di Will Brown), caricature, disegni, manifesti (come quello della Lega Nord).

Un libro chiarissimo e agile, senza rinunciare agli approfondimenti, come quelli della collana “Libri di base” degli Editori Riuniti che, sotto la direzione di Tullio De Mauro, una trentina di anni fa mostrarono cosa dovrebbe fare (e quasi mai fa) la scuola per favorire un vero processo formativo e non un pappagallismo noioso e quizzistico lontano da ogni autonomo pensare, cercare, sperimentare.

A mio avviso meno positivo l’esito di «Maria Montessori» di Renato Foschi. Nulla da obiettare sul libro in sé: concordo con le lodi che Claudio Canal (su «il manifesto» del 1 novembre, con il bel titolo «Un antidoto alla quizzitura») fa all’autore e al volume. Il libro però è poco “raccontato” e quasi oscuro sul versante delle pratiche montessoriane. In molti punti è anche difficile sia nella scelta delle parole che nell’elaborazione il che sembra incoerente nella collana «Fonda-menti». Ho la fortuna di avere incontrato chi in Italia (davvero un’eccezione al contrario di altri Paesi) recupera l’insegnamento della Montessori: penso in particolare ad Asinitas (www.asinitas.org per chi non lo conoscesse) e credo che un’ora con loro fa capire molto più di una biblioteca. Peccato dunque che un libro del genere non abbia l’agilità di quello citato in precedenza: perché la Montessori in Italia e lodata quanto imbalsamata (persino la sua faccia sulle mille lire come ricorderanno i meno giovani) ma tuttora sconosciuta e non capita. Un buon libro su di lei, come è questo, va festeggiato ma – a mio avviso – ne serviva uno molto più “di base”. Infine un accenno alla questione del genere e del parlar “maschile”. Come sa chi passa da codesto blog siamo in molte/i (almeno qui) a pensare che al maschilismo della società corrisponda una svalutazione del femminile a ogni livello del linguaggio. Così io (credo in compagnia della gran parte del blog) rivendico che sia chiamata «sindaca» o «ministra» colei che sulle cronache viene indicata al maschile presunto neutro. Qui invece c’è un delirio con il femminile che appare e scompare come in questo brano (a pagina 14): «Maria Montessori è stata un medico, uno psichiatra, una antropometrista, una “esperta” di psicologia sperimentale, una pedagogista, un politico, una femminista, una teosofa, una laica e una cattolica. Lo scienziato Montessori (eccetera)». Perché non «la scienziata» tanto per dirne una?

Ripeto comunque che chi nulla sa della Montessori prenda questo buon libro come punto di partenza. Poi magari faccia un salto a vedere come si fa scuola dove il metodo Montessori è realtà viva.

Quanto alla domanda iniziale la risposta è sì: ai tempi della rete (dove gira tutto ma senza un criterio e una logica) e della pur apprezzabile Wikipedia (comoda ma ogni tanto imprecisa e talvolta reticente e/o allineata con il pensiero dominante) c’è ancora bisogno di libri e soprattutto di testi che diano le informazioni-base.

Redazione
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2 commenti

  • Caro Barbieri
    trovo il suo commento del mio libro su Maria Montessori ingeneroso e arrogante. Non capisco il neretto, non capisco perché sarebbe dovuto essere un libro semplice e raccontato…io ho letto i libri di base di ER e non erano né l’una cosa né l’altra… e neppure comprendo il luogo comune del tipo non leggete ma fate esperienza nella benemerita Asinitas che non conosco ma cosa c’entra con le scuole montessoriane? Sinceramente questi commenti mi fanno venire in mente quel brano di Nanni Moretti…”Parlo mai di elettronica? Parlo mai delle dighe, dei ponti, delle autostrade? Io non parlo di cardiologia!”…e in ultimo il commento sull’uso del femminile e del maschile mi sembra proprio un commento del tutto soggettivo del tipo professore con la matita blu e rossa.
    Cordialità
    Renato Foschi

    • doverosa risposta a Renato Foschi (qui sopra)
      1- il neretto è solo un errore di formattazione, sono uno schiappa
      2- opinioni: secondo me era meglio un libro semplice (come quelli “di base” che citavo) e più raccontato
      3- ho scritto di “non leggere” il libro di Foschi? Al contrario, per tre volte ne ho parlato bene. Prima scrivendo: “Nulla da obiettare sul libro in sé: concordo con le lodi che Claudio Canal (su «il manifesto» del 1 novembre, con il bel titolo «Un antidoto alla quizzitura») fa all’autore e al volume”. Poi: “Un buon libro su di lei, come è questo, va festeggiato”. E infine: “chi nulla sa della Montessori prenda questo buon libro come punto di partenza”.
      4 – Non parlo di solito di elettronica, di cardiologia o di Moretti ma se leggo un libro in merito è mio diritto commentare: chiarissimo, oscuro, utile ma…
      5 – scrive Foschi: “un commento del tutto soggettivo…”. Certo.
      5 bis – e aggiunge “…del tipo professore con la matita blu e rossa”. Mi pare proprio di no ma sono due diverse opinioni.
      Cordialità ricambiate
      (db)

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