Rigaglie: estate elettorale e bambini

di Andrea Appetito (*)

Perché l’edilizia popolare non ha diritto ai balconi? «La vittoria è nostra!» grida un bambino dall’ultimo piano di un casermone, «All’attacco!». Chissà in quale campo di battaglia armeggia la sua immaginazione. Le tapparelle delle facciate popolari sono ammainate; un anziano boccheggia seduto su una panchina, cariatide di un mondo sgretolato dal tempo come l’intonaco delle facciate. Il luglio torrido non risparmia neppure questa collina assediata da nemici immaginari. «Fuoco a volontà!» ripete il bambino, asserragliato nella libera repubblica dell’immaginazione. Una tapparella si alza e un’anziana in vestaglia guarda verso di me imboscato nell’ombra. C’è odore di melanzane fritte e bucato steso a tostare al sole di mezzogiorno. Anche le fogne d’estate boccheggiano senza speranza. Alla chetichella qualcuno torna a casa per pranzo. Nessuna traccia ancora della prossima campagna elettorale. Verranno qui verso la fine i fratelli d’italia e i democratici a battere casa per casa. Il ragazzino dev’essere a corto di munizioni perché ora grida, «Banzai!». È così che nascono i martiri della nuova generazione. Le cicale cantano la canzone dell’estate fino all’ultima nota quando lasceranno appesi alle cortecce degli olmi i loro involucri intatti, la muta dell’ultimo canto.

(*) Dal 9 gennaio ogni domenica – alle 14 – in “bottega” trovate «Rigaglie» ovvero le ispirazioni e riflessioni di Andrea Appetito. Qui le ultime: Rigaglie: cadono pinne, nascono dita, Rigaglie: pioggia benedetta e Rigaglie: gustare le sere e Rigaglie: presenze e assenze.

 

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