Scor-data: 30 ottobre 1986

«Si formano capannelli»

Un testo di Antonio Fantozzi nel giorno della morte di Abel Meeropol (*)

 

SI FORMANO CAPANNELLI
E’ nato il 10 febbraio 1903, nel segno dell’Acquario, come me. E’ alto più o meno così, è un bianco, ha i baffi, è un insegnante, è un ebreo, è un comunista. E’ un uomo. In America, a New York, a Central Park. Due ore a piedi da casa sua nel Bronx. Sta seduto sopra una panchina nella luce del sole di una tiepida giornata d’autunno. Ha una lezione da preparare per l’indomani, qualcosa da raccontare agli studenti nella scuola nel Bronx dov’è casa sua, due ore a piedi da lì. Sta leggendo un libro intitolato «
Gli ultimi giorni dell’umanità». Un libro che è una commedia che l’ha scritta un tale di nome Karl Kraus. E c’è una fotografia raccapricciante all’inizio, e c’è ogni tanto una frase che gli accappona la pelle e gli strizza i testicoli, di sole tre parole: SI FORMANO CAPANNELLI.

Ve le ricordate quelle Polaroid che hanno fatto il giro del mondo, ma sì, quelle fotografie di torture dal carcere di Abu Ghraib nella città delle Mille e una notte? Polaroid che erano come cartoline, da spedire a parenti e amici, e alle innamorate anche, o se no agli innamorati (perché le ragazze emancipate si arruolano nell’esercito e lasciano i fidanzati a casa, poi mandano le foto-ricordo delle loro imprese) come per dire: “Ci sono anch’io, eccomi qua!”. E questa qui, con la coda di cavallo, biondina bella e sorridente, è Sabrina Harman, e quest’altra morettina è Linndye England, in tuta mimetica accanto a una catasta di cadaveri appena tolti dalla ghiacciaia. Ma cosa vuoi che sia?! «Niente di nuovo sul fronte occidentale», preciso al titolo di un libro. E il grande Botero gli ha dedicato una serie di quadri di denuncia.

Ma ritorniamo al libro, e a quell’altra fotografia, e a quella frase: SI FORMANO CAPANNELLI. Lo dice il Criticone, uno dei tanti personaggi, per esempio per descrivere la folla che vuol farsi fotografare accanto al corpo impiccato di Cesare Battisti. Poveretto, è proprio il suo cadavere ritratto nella fotografia. Proprio così, si spingono e si danno gomitate, diretti tutti verso un punto che è il cerchio al centro del capannello dove si può vedere il corpo straziato di un uomo linciato. Stanno un po’ di qua e un po’ di là, mentre più in alto li sovrasta il boia, e ride beffardo. E in mezzo c’è lui, Cesare Battisti, appeso per il collo a un’asse, e fa male al cuore. Cesare Battisti, di Trento, che allo scoppio della prima guerra mondiale, gli ultimi giorni dell’umanità del titolo appunto, disertò dall’esercito austriaco e si arruolò volontario fra gli alpini italiani, e che nel 1916 fu fatto prigioniero dagli austriaci e condannato all’impiccagione per alto tradimento.

E “gli ultimi giorni dell’umanità” sono i primi giorni del nuovo mondo della guerra perpetua, in quanto tutto sarà dimenticato per poter ricominciare da capo, e avanti così fino alla fine dei tempi. Ah, l’oblio! Ma sì, domani lui avrà qualcosa da raccontare agli studenti nella scuola nel Bronx dov’è casa sua, due ore a piedi da lì. Dimenticavo, si chiama Abel Meeropol, scrive poesie e canzoni, e allora si firma Lewis Allan, come i nomi dei suoi figli morti appena nati. Sì, è vero, è una storia triste e non è ancora finita.


Una notte del 1939. I camerieri smettono di servire i clienti ai tavoli, e si spengono tutte le luci eccetto un faretto puntato su di lei. Ha gli occhi chiusi e sembra pregare. E’ l’ultima canzone dello spettacolo, poi se ne andrà. Poi, ma adesso è qui, al Cafè Society, a New York, nel Village. E Billie Holiday comincia a cantare, e fanno male le parole di questa canzone, tanto male.
Gli alberi del sud danno uno strano frutto,
sangue sulle foglie e sangue alla radice,
un corpo nero dondola nella brezza del sud,
strano frutto appeso al pioppo.

E a sentirla cantare ti sembra di essere lì, ai piedi dell’albero, all’ombra di un corpo morto che penzola da un ramo.

SI FORMANO CAPANNELLI. Ancora una fotografia, questa volta nella luce del sole del sud galante degli Usa. Ancora gente che sgomita e spinge. Ai piedi di un pioppo da cui penzolano i corpi di Thomas Shipp e Abram Smith, a Marion nell’Indiana nel 1930. Sopra una fotografia fatta da Lawrence Beitler. Ne ha vendute migliaia di copie per mezzo dollaro e s’è fatto una fortuna. E quell’uomo sulla panchina a Central Park, Abel Meeropol, l’ha vista un giorno del 1937, e quella notte non ha dormito e nemmeno quella dopo, e quell’altra, e… E allora ci ha scritto una poesia intitolata «Bitter Fruit», Frutto Amaro, e l’ha pubblicata, e poi l’ha musicata, ed è diventata «Strange Fruit», Frutto Strano, e la moglie l’ha cantata, al Madison Square Garden anche, e con la cantante Laura Duncan anche, e qualcuno l’ha ascoltata e l’ha detto a quella ragazza di ventiquattro anni che la chiamano Lady Day, quella Billie Holiday che ho detto. E adesso lei la canta ogni sera alla fine dello spettacolo al Cafè Society, nel Village, l’unico nightclub aperto ai neri, di proprietà di un uomo eccezionale che si chiama Barney Josephson.

E così Billie Holiday cantò quella canzone per la prima volta nel 1939, e nello stesso anno Julius Rosenberg sposò Ethel Greengrass. E così divennero i coniugi Rosenberg, che il 19 giugno 1953, nel carcere di Sing Sing, furono giustiziati sulla sedia elettrica (come Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti nel 1927, ma questa è un’altra storia) con l’accusa di spionaggio a favore dell’Unione Sovietica. Ebrei anche loro, e comunisti, nella patria del diritto, nella terra delle mille opportunità, furono assassinati e non nella Germania nazista. Lasciavano due figli, Michael e Robert. Furono Abel Meeropol e sue moglie Anne ad adottarli.

Ai giorni nostri. Israele bombarda per l’ennesima volta la Striscia di Gaza. Per ogni soldato israeliano morto vengono uccisi venticinque palestinesi, uomini donne e bambini. SI FORMANO CAPANNELLI.
“Poveretti tutti quei cani morti! Che colpa ne hanno loro?!”.
“Pensa, hanno ucciso anche una cagnetta con tutta la sua cucciolata. Poverini!”.
E qui per terra c’è un morto. SI FORMANO CAPANNELLI. E si sentenzia.
“E’ stata la Spagnola?”.
“Ma va’ là, questa volta è l’Ebola! Ma vedrai che poi passa”.

Ma cosa ne so io di queste cose? Io che credo ancora che la società umana sia divisa in classi. Ma ecco che tanta gente arriva. E’ una folla. SI FORMANO CAPANNELLI.

(*) Ho chiesto questa «scor-data» ad Antonio Fantozzi perché ha spesso scritto nei suoi libri di Abel Meeropol e lui mi ha mandato questo inedito. Qualche volta (ma davvero troppo poco) ho parlato in blog di Antonio Fantozzi e dei suoi libri – per esempio qui Deadwood? Che schifo, sembra Reggio Emilia – che ora vi ri-consiglio…

Ricordo – per chi si trova a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 30 ottobre avevo, fra l’altro, queste ipotesi:
1812: congiura Palabanda (già in blog); 1821: nasce Dostoevski; 1938: beffa di Welles; 1959: strage a Stanleyville; 1968: Giappone, intossicazione da Bcp; 1972: Mohamed Alì rivince; 2007: uccisa Giovanna Reggiani; 2007: muore la scimpanzè Washoe che aveva imparato il linguaggio dei sordomuti; 2009: muore Claude Levi-Strauss. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)

 

Redazione
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