Scor-data: 8 novembre 63 avanti Cristo

Cicerone contro Catilina

did. b. (*)   

«Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?» (cioè Fino a quando Catilina, abuserai della nostra pazienza?) è l’esordio durissimo – e inatteso – della prima catilinaria (cioè orazione contro Lucio Sergio Catilina) di Cicerone pronunciata l’8 novembre del 63 avanti Cristo.

La prima catilinaria rimase celebre come modello di oratoria (e di traduzione per studenti liceali) ma venne anche decantata per il coraggio di Cicerone che così salvò Roma. Questa seconda verità è assai più dubbia perché sui fatti ci resta solo la versione di Cicerone.

Se la frase «fino a quando Catilina, abuserai della nostra pazienza?» è rimasta proverbiale, via traduzione, nel linguaggio comune, una esclamazione successiva – «O tempora, o mores» – viene ancora oggi citata direttamente in latino (o nel «latinorum» deformato dei finti dotti) più o meno a proposito.

Dopo 2077 anni (circa, perché la data della nascita di Cristo è assai incerta) il Senato che ha sede a Roma non è propriamente quello di Cicerone e Catilina – o forse sì per le congiure, assai meno per la qualità oratoria – però retorica vuole che l’antica Roma sia sotto gli occhi della nuova: così a palazzo Madama un affresco di Cesare Macconi raffigura Cicerone contro Catilina in un’orgia di tuniche (o toghe? ah saperlo) bianche.

Prendendo per buona l’unica versione dei fatti che ci è stata tramandata, l’8 novembre Marco Tullio Cicerone si presenta al Senato romano (nel tempio di Giove Statore) dopo aver sventato un attentato degli uomini di Catilina e subito attacca il lì presente mandante.

Secondo quanto ci è stato raccontato (sempre dal suo nemico Cicerone) Catilina è un buon soldato «ma crudele» poi questore, legato, edile, pretore – 4 termini che oggi hanno radicalmente mutato significato – infine governatore dell’Africa nel 67. Si candida l’anno successivo a console, viene accusato (ma poi assolto) di concussione e abuso di potere. Non è chiaro se il Senato, spaventato dalle ambizioni di Catilina, incarichi Cicerone di attaccarlo o se fu il brillante “avvocato” a sceglierlo come bersaglio per la sua “arrampicata” politica. Già nel suo discorso di candidatura al Senato – «In toga candida»(da qui deriva il termine candidato, dunque legato alla bianchezza) – Cicerone inizia a costruire l’immagine fosca di Catilina, insinuando che fosse incestuoso e assassino. Sempre secondo questa visione Lucio Sergio Catilina fu un demagogo che frequentava attori e gladiatori ma anche prometteva meno tasse per conquistarsi l’appoggio della plebe; comportamenti che nel 2013 risultano incomprensibili anzi impensabili nella politica italiana. (Chi legge è pregato di non sghignazzare.)

Alla fine Catilina fugge in Etruria, attuale Toscana (da rigoroso appassionato di storia ho controllato: Renzi non era ancora nato) e poi, in circostanze non chiarissime, nel 62 dà battaglia vicino all’attuale Pistoia, dove viene sconfitto e ucciso.

Anni dopo Cicerone verrà punito con l’esilio per l’uccisione illegittima di cittadini romani. E’ escluso che apprendendo la notizia abbia detto: «Sic transit gloria mundi» come farà, un paio d’anni fa, un senatore lombardo contemporaneo a proposito di un tal capo della Libia o forse leggendo il (suo) futuro… Di certo Cicerone aveva chiesto – e ottenuto – poteri speciali per combattere Catilina. Dunque gridando al golpe altrui fece un golpe silenzioso? Questo è quel che si può dedurre, con tutte le tutele del caso, dai documenti storici che conosciamo.

Resta il grande oratore. Se il copyright fosse retroattivo ed eterno e se fossero rintracciabili i legittimi eredi di Cicerone dovremmo pagare una percentuale ogni volta che elenchiamo «in primo luogo… in secondo luogo». Infatti per memorizzare i suoi discorsi Cicerone utilizzava una tecnica che fu chiamata dei locio delle stanze in quanto associava parole e concetti chiave alle stanze di una casa e durante il discorso immaginava di attraversare quelle stanze.

In primo luogo (appunto) fu un grande oratore.

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”. Ma qualche volta ci sono argomrenti più leggeri che… ogni tanto sorridere non fa male.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sull’8 novembre fra l’altro avevo ipotizzato: 392: pena di morte, Teodosio contro i pagani; 1620: la battaglia della «montagna bianca»; 1628: il matrimonio fissato nei «Promessi sposi»; 1895: Ronthen scopre i raggi X; 1926: Gramsci arrestato a Roma; 1947: assassinato Vittorio Pipitone; 2006: Israele attacca la Striscia di Gaza; 2011: buona legge (e tassa) in Australia contro le emissioni. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

 

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