Scordata: 8 novembre 1923

Putsch di Monaco (tentato golpe nazista)

di Francesco Masala (*)  

Ne “Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte” Marx scrive: “Hegel nota in un passo delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano per, così dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa.”

Se Karl Marx avesse saputo della storia del Putsch di Monaco di Hitler, in quel caso avrebbe detto che la prima volta è stata farsa, la seconda tragedia.

L’8 novembre 1923, alle 20.45, mentre nella birreria Burgerbraukeller era in corso una conferenza di tre commissari del governo bavarese, Hitler e un manipolo di nazisti irruppero nella sala e lo stesso Hitler sparò un colpo di pistola in aria, prendendo la parola. Egli dichiarò ai presenti che il governo bavarese era stato rovechiato e che aveva personalmente assunto la direzione politica del nuovo governo.

Malgrado la teatralità dell’episodio, si trattava evidentemente di un bluff e nessuno dei presenti si scompose. Lo stesso generale Ludendorff, presente alla riunione, visto che l’uscita di Hitler non aveva sortito una grande impressione, assunse il ruolo di mediatore tra i nazisti e i tre commissari del governo. Hitler dichiarò allora che il suo era stato solo un “avvertimento” al governo e che per l’indomani in mattinata era convocata una grande manifestazione di massa che avrebbe dato corso alla “rivoluzione nazionale”.

La mattina seguente, alla “manifestazione di massa” erano presenti non più di 3000 persone, che cercarono di dirigersi verso il centro di Monaco [nella foto, il corteo dieci minuti prima del suo scioglimento]. Quando la polizia impedì al corteo di raggiungere il palazzo del Governo, dalle file dei militanti del NSDAP partì un colpo di pistola, che diede inizio ad una fitta sparatoria. Nello scontro, rimasero uccisi 3 poliziotti e 14 militanti nazisti.

Hitler al momento riuscì a fuggire, ma venne in seguito arrestato e processato per alto tradimento. Malgrado la gravità delle accuse (che, secondo il codice penale vigente, avrebbe comportato la pena di morte), dopo 24 giorni di dibattimento Hitler venne condannato a soli 5 anni di reclusione, dei quali ne avrebbe scontato soltanto uno [nella foto a destra, Hitler nel carcere di Landsberg nel 1924].
È interessante osservare che al momento dell’uscita dal carcere Hitler trovò ad attenderlo il vecchio amico Ludendorff e persino i giudici che lo avevano condannato si recarono ad accoglierlo e si fecero fotografare in sua compagnia, a testimonianza del fatto che la vecchia burocrazia guglielmina era tutt’altro che determinata a difendere le istituzioni repubblicane dai tentativi di sovversione di destra.

(da qui)

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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