Si continua a morire di Taranto

Il convegno nazionale “Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita“

NELLA FOTO: Stefano-Sibilla (lavoratore ex Ilva), l’avvocato Stefano Palmisano, Enzo Ferrara e una mamma del rione Tamburi

 

     Medicina Democratica ha messo a disposizione – su www.medicinademocratica.org/wp/ – le slides di alcuni interventi (Enzo Ferrara, FMLU Uniti, Annibale Biggeri, Lucia Bisceglia, Maurizio Portaluri, Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro di Castellanza, Giulia Malavasi) al Convegno di Taranto.

QUESTO IL COMUNICATO STAMPA CONCLUSIVO

     La provincia di Taranto è al primo posto fra tutte le 107 provincie italiane per decessi causati da malattie professionali: 548, per l’esattezza fra il 2013 e il 2017, un triste primato che la pone prima di Torino, Napoli, Genova e Milano, mentre Bari, ad esempio è al 41° e Lecce al 64°, per fortuna. E’ questo uno dei dati eclatanti rimbalzati oggi a Taranto al convegno nazionale “Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita“, presso il Centro Polivalente “Giovanni Paolo II”, nel quartiere Tamburi. Dati elaborati da Stefano Cervellera, cultore di demografia presso il Dipartimento Ionico dell’Università di Bari, che ha elaborato i dati INAIL Open Data, a disposizione di tutti. Un dato nuovo, che si aggiunge ai tanti, che la cronaca quotidiana ci sciorina sotto gli occhi, ogni giorno, e che fa di Taranto un caso emblematico, un luogo simbolo e per ciò scelto per una iniziativa di tale rilevanza.

     Il convegno, promosso da Medicina Democratica con 15 associazioni a carattere nazionale e locale, è stato aperto da Enzo Ferrara, direttore editoriale della rivista Medicina Democratica e chiuso da Marco Caldiroli, presidente nazionale di Medicina Democratica, al termine di una giornata intensa e partecipata, che ha visto gli interventi di specialisti, studiosi, epidemiologi, medici, giuristi di rilievo nazionale e la partecipazione dei rappresentanti del territorio. Come “le mamme” del quartiere Tamburi, che si sono rivolte alle massime cariche dello Stato per avere attenzione e giustizia, e come i giovani dei movimenti, come Alessandro, 30 anni e tanta voglia di esserci, affinchè un altro futuro sia possibile per Taranto, la sua gente, le sue imprese. “Basta”!, con questa parola d’ordine, il 4 maggio si muoverà il corteo dal quartiere Tamburi fino alla portineria D dell’ex ILVA, che Alessandro ha annunciato a nome di tutti, per manifestare la volontà di una città che vuole rinascere e che vuole vivere.

Al convegno – ha detto Marco Caldiroli – è emersa la condivisione di temi e iniziative su cui fare convergere, ognuno in autonomia, le iniziative dei comitati e delle associazioni, a partire dal riconoscimento del legame tra tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e promozione della salute nei luoghi di vita. Occorre partire dalla critica dei processi produttivi insopportabilmente impattanti. La strada è quella di una modifica radicale e tempestiva dei processi produttivi e la chiusura di quelli che non si intende attuare a ciclo chiuso o modificare all’origine (passaggio alla riduzione diretta del ferro senza cokefazione). Occorre dare sostegno alla iniziativa diretta, non delegata, dei lavoratori affinché siano i promotori di un cambiamento radicale nel modo di produrre. Non esistono posti di lavoro sicuri se inquinanti e rischiosi!”

Per quanto riguarda le responsabilità in corso di accertamento nei diversi procedimenti giudiziari in corso da anni, Medicina Democratica conferma il suo impegno come parte civile in tutti i gradi di giudizio”. Un esempio su tutti il processo che vede imputati 5 dirigenti Italsider-Ilva per la morte di 5 lavoratori per mesotelioma pleurico, il micidiale cancro provocato dall’amianto, tuttora presente: doveva tenersi in Cassazione il 5.02.2019, ma è stato rinviato a data da destinarsi, Medicina Democratica c’è e ci sarà, perchè giustizia sia fatta e i responsabili condannati.

     Al convegno sono stati presentati i contributi di esperti e studiosi a vario titolo, come Valerio Gennaro, Annibale Biggeri, Maurizio Portaluri, Mario Murgia, Michele Michelino, Lucia Bisceglia, Stefano Palmisano, Maria Filomena Valentino, Laura Mara, Antonella de Pasquale, Giulia Malavasi, Stefano Sibilla, operaio ex ILVA,Vanni Ninni di Mille per Taranto, Tiziana Magrì, Quartiere Tamburi, Iolanda De Francesco. In particolare Massimo Ruggieri, di Giustizia per Taranto, ha presentato il Piano Taranto: “Si chiede- ha detto- la chiusura degli impianti più inquinanti, e cioè l’area a caldo, proposta che prende in esame non solo l’inquinamento e i danni alla salute, ma fa una proposta occupazionale: non esiste solo l’industria dell’acciaio! Taranto ha le caratteristiche per riappropriarsi delle sue produzioni tradizionali, piscicultura, agricoltura, turismo, e gli addetti potrebbero benissimo essere utilizzati per una bonifica indispensabile, che non può essere attuata con gli impianti in funzione e che richiederà molti anni a partire dal suo avvio”.

    Dallo studio preliminare elaborato da un qualificato gruppo di lavoro pugliese, guidato dall’epidemiologo Valerio Gennaro, con Stefano Cervellera, Antonello Russo ed Emilio Gianicolo realizzato sui dati anagrafici e quindi molto più precisi di quelli ISTAT, e fatto in collaborazione con il comune di Taranto, è emerso un dato molto significativo: la città è letteralmente divisa in due parti con i quartieri a nord, confinanti con l’area industriale, Tamburi, Paolo VI, Borgo e Città Vecchia con grossi problemi di salute e una mortalità più elevata della media della città, mentre i quartieri a sud, 3 Carrare-Solito, Montegranaro-Salinella e Talsano-S.Vito-Lama, presentano una mortalità inferiore e uno stato di “buona salute”, con una aspettativa di vita per i maschi di quasi 7 anni maggiore rispetto alla zona nord.

Le bonifiche degli impianti e del territorio possono essere occasione di lavoro e di assunzione delle responsabilità da parte di tutte le società che si sono succedute- ha concluso Caldiroli- accompagnate da un rigoroso monitoraggio ambientale e dalla sorveglianza sanitaria dei lavoratori e delle popolazioni con modalità condivise e partecipate da parte degli esposti”.

     Il convegno di Taranto è stato occasione di confronto con diverse realtà come Manfredonia, Salerno, Sesto San Giovanni, Castellanza, Matera, Savona, Firenze, Brindisi, per affrontare le specificità di queste realtà emblematiche, con analisi e soluzioni possibili per conciliare lavoro e salute delle persone e dell’ambiente. L’obiettivo fondamentale è individuare percorsi in grado di porre in primo piano la tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori, quale bene costituzionalmente protetto e indisponibile e il diritto al lavoro, ad un lavoro migliore e a un reddito dignitoso.

 

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