Sicurezza? Il sindacato denuncia Ausl Romagna che…

a ogni richiesta o denuncia si è fatta di nebbia

di Davide Fabbri

ESPOSTO IN PROCURA DELLA FIALS. DIPENDENTI AUSL ROMAGNA: SEGNALAZIONI PER EMERGENZA CORONAVIRUS.

Mancanza di trasparenza dell’Azienda USL della Romagna. Non risponde a segnalazioni e diffide. Scatta l’esposto in Procura.
Questi sono i fatti. Un sindacato ha presentato un importante esposto alla Procura della Repubblica in seguito a mancate risposte a segnalazioni da parte dei responsabili dell’Azienda USL della Romagna.
Il sindacato è la FIALS (Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità). Ha chiesto alla magistratura di fare chiarezza sulle sottovalutazioni riguardanti la mancanza di DPI (Dispositivi di Protezione Individuali) e sulla mancata informazione e formazione ai dipendenti delle strutture sanitarie dell’AUsl della Romagna (Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena). Ovviamente si chiede di accertare eventuali responsabilità penali sui fatti descritti nell’esposto.
Prima della stesura dell’esposto (inoltrato alle Procure di Rimini e Ravenna in data 23 marzo 2020) sono state innumerevoli le segnalazioni pervenute al sindacato in merito a carenza, se non addirittura a mancanza di dispositivi di protezione, quali mascherine FFP2 e FFP3, occhiali, camici e tute monouso impermeabili fra medici, infermieri e operatori socio-sanitari, tutti impegnati nei reparti di terapia intensiva e negli ospedali destinati all’emergenza sanitaria coronavirus.
Inoltre – dichiara il sindacato FIALS – «diverse segnalazioni pervenute al sindacato riguardavano l’insufficienza anche delle semplici mascherine chirurgiche, che hanno costretto ad operare in condizioni tali da non rispettare gli standard di sicurezza previsti».
Già in data 27 febbraio, a seguito dell’ordinanza regionale 66/2020 del 23 febbraio 2020 il sindacato aveva chiesto ai responsabili aziendali «l’immediata necessità di utilizzo dei DPI, oltre alla sospensione dei ricoveri ordinari e di alcuni servizi, quali le attività chirurgiche programmate».
Numerose sono state le note e le email inviate dal sindacato anche nei giorni successivi, fino alla presentazione di una diffida datata 19 marzo 2020.
L’aspetto inquietante dell’intera vicenda è legato al fatto che a tutte queste richieste del sindacato – inviate ai responsabili delle direzioni generali e sanitarie dell’A.Usl Romagna – non è mai stato dato alcun riscontro. Nessuno ha risposto.
Sono state ignorate le norme sulla trasparenza di ente pubblico che svolge servizi pagati dalla collettività. Un ente pubblico – l’Azienda USL della Romagna – non ha risposto a significative segnalazioni e diffide di un sindacato in materia di sicurezza e salute dei lavoratori dipendenti delle strutture sanitarie, problematiche che coinvolgono l’intera comunità.
Si calpestano di fatto i princìpi generali della buona attività amministrativa di un ente pubblico, che devono per legge favorire la partecipazione assicurando l’imparzialità e la trasparenza delle proprie azioni.
Il sindacato ha inoltre denunciato «la scellerata, nonché arbitraria, gestione dei tamponi non effettuati al personale sanitario esposto a pazienti positivi senza l’ausilio degli idonei DPI, se non in presenza di sintomi, in assoluta controtendenza rispetto alle raccomandazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità): far lavorare, senza aver eseguito i dovuti controlli, personale esposto a pazienti positivi al Covid-19, significa mettere in campo un esercito di potenziali untori e contribuire in maniera sostanziale alla diffusione del contagio».
Nell’esposto del sindacato inoltre è stata segnalata una questione specifica riguardante un’eventuale «omissione di atti d’ufficio nella ritardata sanificazione dell’edificio denominato “Colosseo” in via Coriano 38 a Rimini» dove in data 11 marzo 2020 all’interno del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica «sono stati accertati quattro casi di positività al Covid-19». E’ stata disposta l’evacuazione dell’edificio, «pur mantenendo funzionanti e garantiti i servizi essenziali, ivi compreso il servizio di Igiene e Sanità Pubblica, mentre si è provveduto alla sanificazione degli uffici soltanto nel week end, cioè tra sabato 14 e domenica 15 marzo 2020». Ad avviso del sindacato tutto ciò «ha comportato che nel frattempo venissero contagiati sia altri dipendenti che cittadini».
Gli ultimi dati ufficiali dei contagi da Covid-19 (ore 12 di domenica 12 aprile 2020) nella nostra Regione, sono i seguenti:
Contagi totali 20.098 in Emilia Romagna, di cui:
nella Provincia di Rimini 1.706.
nella Provincia di Forlì-Cesena 1.211.
e in quella di Ravenna 801.
In considerazione dell’alta percentuale dei casi di contagio in Romagna e soprattutto nella provincia di Rimini, l’esposto del sindacato FIALS è di fondamentale importanza e merita risposte puntali ed urgenti.
Vanno accertate eventuali responsabilità per la «gravissima negligenza, imprudenza e mancanza di previsione del rischio, con conseguenze e ricadute sulla salute pubblica e su quella degli operatori sanitari che vanno, invece, tutelati e immediatamente dotati di adeguati dispositivi di protezione».
«Il risultato della pessima programmazione e dell’inefficienza nel gestire l’emergenza Covid 19 da parte dell’AUsl della Romagna è drammaticamente sotto gli occhi di tutti ed evidenzia» – ad avviso del sindacato FIALS – «se non la superficialità, l’incapacità di prevedere l’evolversi dell’emergenza».
«Siamo in una situazione di emergenza, difficilmente gestibile a causa anche dei tagli alla sanità, con migliaia di posti letto distrutti in nome del contenimento della spesa e dei patti di stabilità. In molti casi il rispetto delle regole dell’Unione Europea è servito come alibi per privatizzare servizi o destinare al privato fondi sottratti alla sanità pubblica».

Recentemente – due giorni fa – il governatore della nostra Regione Stefano Bonaccini, l’assessore regionale alle politiche per la salute Raffaele Donini, assieme al ministro della Salute Roberto Speranza, hanno annunciato che l’ospedale Infermi di Rimini entrerà nella rete delle strutture per la Terapia Intensiva, con un investimento di oltre 26 milioni di euro, tra fondi regionali, statali già a disposizione della Regione, donazioni e attrezzature dedicate fornite dalla Protezione civile (9,5 milioni di euro). Una struttura con dotazione permanente di terapia intensiva del sistema sanitario regionale.

E’ il segnale che qualcosa cambierà?

Cesena, 13 aprile 2020

Davide Fabbri, blogger indipendente

 

Davide Fabbri

2 commenti

  • Oltre agli elementi evidenziati dalla denuncia del FIALS, mi piacerebbe ragionare su un’altra questione.
    Nel 2009 l’allora Direttore Generale della AUSL Romagna, Tiziano Carradori (PD), annunciò trionfante la “razionalizzazione” delle attività laboratoristiche, con il trasferimento di tutti i laboratori analisi delle AUSL dei territori di competenza – Rimini, Ravenna, Cesena e Forlì – in un centro unificato a Pievesistina (Cesena). Sui territori venivano lasciati sette laboratori a risposta rapida, oltre a una rete di punti prelievo che però afferiva al laboratorio cesenate (alla faccia del km 0).
    Con il passaggio dei comuni del Montefeltro dalle Marche alla Romagna, venne chiuso, con la stessa logica, anche il laboratorio analisi di Novafeltria.
    Ovviamente il termine “razionalizzazione” , tradotto dalla neolingua orwelliana, sta per “taglio alla sanità”.
    Ora, non è che questa operazione ha sguarnito i territori da una rete di centri analisi che avrebbero potuto essere in questi mesi immediatamente attrezzati per la diagnostica del Covid-19 ?
    Quante strutture attrezzate sono state perse in questa razionalizzazione ?
    Quanto personale di laboratorio non è stato più rimpiazzato ?
    Dove ha origine la situazione denunciata oggi dalla FIALS, dei tamponi negati agli operatori sanitari (e figuriamoci ai normali abitanti) ?
    Quanto è stata generalizzata in tutta la penisola questa “razionalizzazione” dei presidi a servizio della diagnostica?
    Quali scelte politiche hanno distrutto alla base la possibilità di una risposta epidemiologica all’epidemia ?

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