Sinner, il sogno di Mary, l’italianità Vespa-Meloni

di Enrico Fletzer

Recentemente ho visitato a Merano la mostra della figlia di Ezra Pound, Mary de Rachewiltz che pur centenaria, da sempre protesta per l’utilizzo da parte dei neofascisti del nome di suo padre. La mostra è molto interessante come pure quelle permanenti del Museo dedicate alla italianizzazione forzata decretata da Benito Mussolini in una regione abitata prevalentemente da persone di lingua tedesca e ladina.

«Il Sogno di Mary» (Mary’s Dream) è al Palazzo Mamming: è stata prorogata fino al 22 febbraio 2026 e coincide con la decisione del Comune di Merano di conferirle la cittadinanza onoraria. Di questa mostra ha parlato abbondantemente il quotidiano il manifesto. È la storia di una bambina affidata dalla madre a una coppia di contadini della Val Pusteria che è cresciuta per tutta la vita tra il jet set internazionale e il Sudtirolo.

Ma forse la sorpresa più grande della mia domenica a Merano è stata la scoperta di un giornale progressista di lingua tedesca, FF – – ff – Il Settimanale Altoatesino – che dedicava gran parte del giornale alle imprese dei fascisti a livello locale anche perché un “fratello d’Italia” aveva querelato il giornale per aver pubblicato una satira sul suo viaggio a New York dove apparentemente si era recato per propagandare lo speck e i prodotti tipici altoatesini .

«Marco Galateo, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, ha denunciato Anton Rainer collaboratore dello Spiegel e di FF perché avrebbe leso il suo “onore e reputazione”. Ma secondo l’avvocato Burkard Zozin: “Il testo è una satira , che è coperta dalla libertà di opinione, molto humour ma nessuna diffamazione. Le politiche e i politici devono sopportare lo humour”».

Ma i guai per le destre neofasciste locali non sembrano terminare perché il presidente della giunta comunale Carlo Vettori ha una accusa di maltrattamenti (che lui rigetta) e il sindaco di Bolzano Claudio Corrarati afferma che nel Consiglio comunale non dovrebbe sedere nessuno che porta un braccialetto alla caviglia.

Il numero 44 del settimanale (datato 30 ottobre) conteneva alla novantesima pagina una vignetta dedicata  a Bruno Vespa che si scaglia contro Yannik Sinner con lo slogan Vincere ma vinceremo, con la delirante accusa di osteggiare il concetto di nazione e l’italianità. Ed è proprio qui il punto che il giornale ha piuttosto sapientemente trattato. Fin dal titolo: «Picchiate Sinner. Che cosa nasconde la persecuzione della nostra stella del tennis».

La rivista FF è nata in contemporanea alla liberalizzazione dell’etere, fu poi salvata dal sostegno di un imprenditore locale interessato al pluralismo in una provincia dominata dalla stampa della Suedtiroler Volkspartei ed ha nel corso degli anni dimostrato grande coraggio su temi scomodi come le droghe, l’educazione sessuale e l’aborto tuttora contrastato dai politici locali dei due principali partiti locali, Fratelli d’Italia e SVP.

Secondo FF  il modo in cui Sinner viene trattato, le emozioni che suscita non sono solo quelle positive di un protagonista del tennis mondiale. Ha un piccolo difetto che i nazionalisti non gli perdonano, pur essendo iscritto all’AIRE, l‘associazione degli oltre 6,8 milioni di cittadini residenti all’esteero, su cui la destra ha sempre puntato. 

Bruno Vespa ha recentemente affermato:

«Perché’ un italiano dovrebbe tifare per Sinner?

Parla tedesco (giusto, è la sua lingua madre), risiede a Montecarlo, si rifiuta di giovare per la nazionale. Onore ad Alvarez che gioca la coppa Davis con la sua Spagna».

Come sostiene la senatrice sudtirolese Julia Unterberger  in una intervista al giornale «se Sinner vince l’opinione pubblica lo esalta, ma se perde o commette degli errori allora non è un vero italiano…In questo senso Giorgia Meloni non parla mai di uno Stato Italia, ma sempre della nazione italiana.

FF: Ma che differenza c’è?

Ad uno Stato appartengono tutti i cittadini e le cittadine. In una nazione l’italianità è l’elemento legante. È un fattore importante nella narrativa dei nazionalisti. Se uno sportivo come Sinner che apparentemente non appartiene a questa nazione e a questa italianità, è un dilemma. Il noto rapper Fedez ha recentemente sproloquiato “I miei concittadini hanno un nuovo idolo, un vero italiano con l’accento di Adolf Hitler”

FF. La nazione è una bella facciata?

La si cita molto ma in realtà non vi è un gran senso della comunità. A cominciare dal fatto che solo un italiano su due paga le tasse. E dunque si straparla della nazione ma quando si tratta di fare qualcosa per lo Stato, il sentimento di appartenenza sparisce come d’incanto. Ma guai se qualcuno non onora la bandiera italiano o non canta l’inno nazionale! Allora la rabbia è grande. 

FF. Ma c’è speranza di un miglioramento?
Con questo governo di destra difficile immaginarlo . Il clima si fa sempre più duro. La diversità, le differenze e l’empatia per le minoranze non si confanno con l’ideologia della destra».

Il giornale mette l’accenno anche sulla comunità di lingua tedesca che da vittima degli accordi tra Hitler e Mussolini (ambedue desiderosi di ristabilire una purezza etnica ai due lati del Brennero avevano deciso di nazionalizzare le rispettive aree di influenza) si trova ora in una regione in cui gli eredi del fascismo siedono insieme con gli eredi delle vittime ma anche dei complici dei nazifascisti nella giunta provinciale. Anche per i locali Sinner rappresenta una sorta di proiezione al contrario.

Gli articoli citati terminano con una considerazione di Hans Heiss. «Lui rinforza la percezione che noi abbiamo di noi stessi: Noi siamo piccoli, una minoranza, ma siamo i migliori. Questo produce un sentimento di sicurezza ma dietro il quale si nasconde chiaramente la profonda insicurezza dei sudtirolesi di lingua tedesca e ladina».

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