Sottrarre Alfredo Cospito al 41/bis

Lettera aperta al Ministro degli interni Matteo Piantedosi.

di Vito Totire

Sottrarre il detenuto Alfredo Cospito al regime 41/bis è un atto umanitario ma anche costituzionale.

Signor Ministro, mi rivolgo a lei memore della percezione che ebbi alcuni decenni fa in un incontro presso la prefettura di Bologna, primi anni ’90 secolo scorso, a latere di una manifestazione contro la guerra.
La percezione, supportata anche da eventi precedenti, era che lei fosse propenso al dialogo con le comunità rom della città piuttosto  che all’uso o alla stessa minaccia della “ruspa”. Rimasi sorpreso quando seppi della sua vicinanza all’area politica della Lega anche se, al momento, questo particolare potrebbe apparire una intenzione polemica che invece vorrei assolutamente evitare perché, soprattutto oggi, sarebbe del tutto fuori luogo.

La mia percezione di lei come persona incline al dialogo mi induce a suggerirle che lei è in errore (e con lei altri esponenti del governo in carica) se dovesse ritenere che la “questione Cospito” sia una questione che riguarda soltanto governo/stato/istituzioni e anarchici (o una parte dell’area anarchica).
Viceversa la “questione Cospito” cioè , brutalmente, il fatto che Alfredo Cospito non diventi il “Bobby Sands italiano”, è questione che riguarda certo governo/stato/istituzioni ma riguarda assolutamente tutti i cittadini italiani che scongiurano un epilogo mortifero della vicenda.
Il garante nazionale (che ringrazio per l’impegno profuso) ha proposto una strategia (poi, tardivamente, accolta) che rischia di “medicalizzare” un conflitto che in verità non necessita di tso e/o di alimentazione coatta ma necessita della sospensione del 41/bis e di una gestione della temporanea privazione della libertà che contemperi la interruzione dei canali potenzialmente utilizzabili per organizzare attività illegali con la esigenza di non sconfinare in forme di deprivazione socio-sensoriale capaci di compromettere gravemente la salute psico-fisica della persona reclusa.
Come è ovvio questa non è una critica al “garante” che ha agìto nell’ambito delle sue competenze istituzionali e col fine, comunque meritorio, di “riduzione del danno”.
Il recente trasferimento di Alfredo Cospito al carcere di Opera è dunque una decisione incongrua: una sintesi tra rischioso (per la persona detenuta) temporeggiamento e medicalizzazione inappropriata; nella condizioni cliniche note il temporeggiamento è sofferenza evitabile e ingiustificata.

Pensare che le condotte messe in atto negli ultimi giorni da alcuni manifestanti siano state dirette da Alfredo Cospito è del tutto fuori dalla realtà; la deprivazione socio-sensoriale che egli subisce , piuttosto, sconfina palesemente nell’abuso di mezzi di correzione e nel trattamento disumano e degradante.
Il braccio di ferro facilita l’escalation ma la grande maggioranza dei cittadini italiani al braccio di ferro non ha mai partecipato e non intende parteciparvi in futuro.
La vera aspettativa della stragrande maggioranza dei cittadini è evitare un lutto che peserebbe su tutta la comunità.
La Costituzione esige che la speranza di vita e di salute di Alfredo Cospito sia uguale a quella di tutte le altre persone; governi, istituzioni e cittadini possono e devono cooperare per il superamento della violenza ma senza che sia messa a rischio il diritto alla vita e alla salute dei singoli.
Signor ministro, la sospensione del regime 41/bis per il detenuto Alfredo Cospito sarebbe un atto coerente con la costituzione e alimenterebbe la non – violenza , non il contrario.
I bollettini medici ci riempiono di angoscia e disturbano il sonno anche di noi cittadini “non detenuti”; occorre costruire ponti senza arroccarsi a causa e per effetto di riflessi condizionati .
Con la aspettativa di un riscontro, certo potrei essere in errore io, la invito comunque a riflettere ulteriormente.

Vito Totire, medico psichiatra, circolo “Chico” Mendes (Rete europea per l’ecologia sociale)
Via Polese 30 40122 Bologna
Bologna, 31.1.2023

alexik

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