SSN Emilia-Romagna: affidarsi a Santa Lucia?

Vito Totire (*) per la serie «Parlamm e nun ce capimm?»

Ieri sui calendari era santa Lucia. Molti credenti (e forse qualche laico disperato) avranno chiesto protezione per i loro occhi.

Ausl, signor Sindaco, signor Prefetto, Regione Emilia-Romagna: vogliamo parlare di occhi e cure per la vista?

Alcune settimane (**) fa abbiamo sollevato la questione dell’accesso alle visite oculistiche a Bologna.

Per anni siamo stati raggiunti da messaggi propagandistici sul lieto ed imminente avvento della «medicina di prossimità». Al momento non è di prossimità neanche la medicina in regime libero professionale! Quindi il cittadino deve pagare la parcella ma non riesce neanche a fare la visita nel suo Comune; questo significa tempo, spostamenti anche su strade franate, trasporti (impronta carbonica?) ma

soprattutto significa che se devi dilatare la pupilla per un esame approfondito devi farti accompagnare perché. al ritorno, non puoi guidare l’auto per alcune ore…

I media hanno dato spazio a ulteriori notizie promettenti ma si ha la impressione che non si quagli mai; dopo la nostra proposta di precettazione abbiamo recepito messaggi sul tema delle “code” e dei disagi per i pazienti. L’ospedale sant’ Orsola ha annunciato «l’ematologo di prossimità»; sarebbe una buona notizia ammesso che l’epilogo non sia destinato a ricalcare quello della “medicina di prossimità” propagandata anche con manifesti murali già nei primi anni 2020.

Peraltro : si può parlare di medicina di prossimità solo per l’ematologia ? la Regione dopo qualche messaggio cripto-leghista del presidente pro tempore ha annunciato un accordo con la regione Calabria. Francamente (e ovviamente) non siamo critici a priori. Fare peraltro intravedere alcuni punti positivi che non cedono al luogo comune “leghista” (tendente a fare ostruzionismo nei confronti dei pazienti provenienti dalle regioni del sud) non basta. Pare di poter dire che il punto più interessante dell’accordo sta nel cominciare, sia pur timidamente (a nostro parere) a mettere qualche freno a una attività libero professionale eccessiva che crea profitti per certi

medici ma squilibri e disagi per gli assistiti.

Bisogna entrare nella ottica di limitare e controllare la libera professione fino al punto che il cittadino possa ricorrere a essa solo per vera scelta e non per “sbarramento” dell’accesso alla sanità pubblica in tempi ragionevoli.

La questione riguarda ovviamente non solo la visita ma anche gli interventi specialistici e chirurgici eventualmente suggeriti come necessari dalla visita (pensiamo per esempi agli interventi per cataratta). Su questo ci sono intollerabili attese in particolare denunciate anche dall’ultimo numero della rivista «PENSIONATI UNITI» diretta da Ezio Gallori.

Per andare al sodo: abbiamo proposto la precettazione degli oculisti senza la pretesa di trasformare gli attuali libero-professionisti in “medici anargiri” (cioè totalmente gratuiti) sull’esempio di Cosma e Damiano, ma ipotizzando una retribuzione garantita dalla Ausl ai medici “precettati” (o magari più gentilmente invitati) a collaborare per lo smaltimento delle cosiddette code. Come è evidente il linguaggio si va facendo sempre più inquietante visto che “smaltimento” è un termine che si usa spesso per i rifiuti e “code” rievoca alla mente quelle per il pane in tempo di guerra.

La nostra proposta di «precettazione» è rimasta inascoltata anche perché pare che a Bologna per farsi ascoltare occorre usare altri metodi ed altri canali. Tuttavia poiché «siamo nel giusto» (per usare una espressione di Alex Langer) riteniamo di dover

insistere. Le constatazioni di sociologi, economisti e di chiunque altro abbia buon senso dicono che le cure sono sempre più precluse ai meno abbienti e, stante il fallimento subtotale delle politiche di prevenzione primaria, si va affossando anche il diritto alla diagnosi precoce, alla prevenzione secondaria e alle cure.

E’ accaduto , decenni fa, in un paesino agricolo del sud (“sitibonda Apulia”) che un oratore democristiano in un comizio abbia auspicato che il parroco, per fronteggiare una fase di siccità, organizzasse una processione «ad petendam pluviam»…il parroco non rispose ma, col tempo, piovve comunque.

Siamo tornati a quel tempo? Le istituzioni non rispondono, per la vista ci resta solo la possibilità di affidarci a Santa Lucia? Sarebbe bello risolvere tutto senza spostamenti a rischio, senza ticket e rispettando i tempi visto che tante persone devono fare controlli annuali per monitorare pregressi eventi acuti (tipo distacco parziale di retina) per correttezza nei loro confronti – ma nei confronti di tutti visto che nessuno fa visite oculistiche superflue o inutili, anzi più la visita è tempestiva più le chances di diagnosi precoce sono buone .

Ieri i calendari indicavano che era il giorno di santa Lucia. Potrebbe la coincidenza indurre il ceto politico e istituzionale ad avere una visione più chiara sulle decisioni da prendere per la salute pubblica ? Almeno nel campo “meno impegnativo” della diagnosi precoce e della prevenzione secondaria ?

Per la prevenzione primaria, senza offesa, santa Lucia non basta.

(*) VitoTotire è portavoce della Rete Nazionale Lavoro Sicuro

(**) vedi «Occhio non vede e Ausl che duole: l’Emilia-Romagna non garantisce visite» in E-R e Lombardia: la salute è roba da ricchi

 

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