Stereotipando che male faccio?

Da «Corriere dell’immigrazione» (*)

Le mappe del pregiudizio, Paese per Paese? Interessante, vado a vedere. Anche se fosse solo un giochino magari qualche spunto di riflessione può darlo.

Seguitemi. Dovete andare su http://oltreuomo.com/le-mappe-degli-stereotipi-europei/: qui il progetto Alpha Designer (non meglio precisato) sta realizzando le mappe del pregiudizio: dunque come gli italiani o i tedeschi o xy vedono Europa e dintorni.

I criteri? Non si sa.

Ah, beh.

Vi racconto quel che ho visto (con fatica, perché non sono anglofono): in pratica sulle mappazze ogni Paese ha il suo soprannome.

Così nell’Europa secondo i Greci l’Italia è definita zona di plagiari mentre i russi (con ogni evidenza quelli ricchi) la considerano terra di shopping.

E’ ovvio che qualcuno (o più) giudica l’Inghilterra un Paese dove si mangia male, che la Svizzera sia soprannominata cioccolato, che in Vaticano considerino l’Italia un loro territorio, che per molti europei Svezia voglia dire Ikea. Banalità che un ipotetico cittadino medio di qualunque Paese effettivamente può buttar lì, chiacchierando in un bar.

Mi pare ragionevole che i bulgari classifichino la nostra penisola come Spaghettia (o spaghettopoli) e chiamino la Russia «il grande fratello».

Forse ci sta che gli spagnoli ritengano che al Nord Italia son tutti «figli di mamma»; meno probabile – se devo dar retta al mio fiuto – che considerino ancora il nostro Sud la Catalogna Orientale.

Se un sondaggio attendibile confermasse che i tedeschi alla parola Italia associano pizza e musei… ipotizzerei che almeno in 5 – Rimini, Cesenatico, il Colosseo, la mamma e la mafia – eleverebbero vibrate proteste. Chi di stereotipo colpisce… poi potrebbe perirne.

Sorprendente (soprattutto se si ignorano i criteri di questa scelta) che in Vaticano si classifichi l’Inghilterra – o la Gran Bretagna, fate voi – terra di «donne frigide».

Volendo prendere per buona la scherzosa mappatura, un po’ di francesi considerano

la Spagna un luogo dove si balla il flamenco, l’Irlanda un posto di cattolici e pensano che nel buffo Paese a forma di stivale abiti gente simpatica ma rumorosa.

Scommetterei due euro falsi (avete presente quelli che girano in questo periodo?) che proprio adesso state pensando: e noi? Cosa malpensiamo o benpensiamo dei nostri vicini e lontani?

Gli italiani secondo le mappazze classificano come uno Stato papale la Polonia, associano la Svezia (o era la Norvegia? capperi, la geografia non è più quella di una volta) con i premi Nobel, l’Inghilterra è Wembley si sa, l’Irlanda il rugby. E fin qui… Dalle parti della Russia sembra che ci sia il Gazprom (ma a chi lo hanno chiesto? Ai dirigenti dell’Eni?) e pare che un po’ dei nostri confondano il Brasile con il Portogallo

e che chiamino Etiopia i territori sotto Roma (questo farebbe pensare che il giochino sia a misura di bergamaschi o veronesi… ma forse sto stereotipando anche io).

Un giochino insomma. Nelle mappazze manca ogni spiegazione. Quante persone, di che età, di che classe sociale dicono cosa? Quando? A chi? Dove? Sono frasi carpite nelle toilettes degli aeroporti europei o sfuggite nei corsi di formazione alle guide turistiche? Non è dato sapere e potrebbe essere poco importante.

Poco importante sarebbe se gli stereotipi e i pregiudizi non dessero linfa a banalizzazioni, pigrizie e ignoranze sempre, poi spesso anche a razzismi e discriminazioni (specie se in tempi come questi hanno imprenditori politici, talora anche a livello di Comuni, Province, Regioni e Stati).

Dunque il giochino non mi è piaciuto o non l’ho capito. Non ha fondamenti, non è interattivo, tanto meno formativo. Se «Il meraviglioso sito Alpha Designer sta sviluppando un progetto interessante» (così si presenta) allora io esagerando per esagerare vi giuro che le canadesi son tutte cleptomani e i paraguayani si rovesciano il «caldo» (cioè il brodo) sulla camicia.

Scusate se vi ho fatto perder tempo parlando di qualcosa che dopo tutto è poco interessante. Così per farmi perdonare vi propongo invece di ripensare (se avete la mia età e/o siete cinefili) al “monologo sulle parole” di Lenny Bruce – ovvero Dustin Hoffman – in «Lenny» di Bob Fosse oppure di andarlo ad assaggiare qui http://www.youtube.com/watch?v=0XmL5Lgl3S4 e poi, con tutta calma, cercarvi il film e godervelo per intero.
Non so dirvi se la formula magica suggerita da Lenny per “disinnescare” stereotipi come greco traditore, sporco negro, italiano spaghetti, giudei usurai possa funzionare… ma vale la pena pensarci su. Poi, come è noto, le migliori (o peggiori) parole sono sempre schiacciate dai solidi fatti. E questo lo capirebbe persino un carabiniere, se capite cosa intendo.

(*) Questa mia nota è stata pubblicata – parola più, parola meno – giorni fa sul settimanale «Corriere dell’immigrazione» – è qui: http://www.corriereimmigrazione.it/ci/ – che vi consiglio. (db)

 

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