Strike – 18

«O cara moglie»: una canzone, scritta da Ivan Della Mea, nel 1966 (*)

O cara moglie

stasera ti prego

dì a mio figlio che vada a dormire

perché le cose che io ho da dire

non sono cose che deve sentir.

Proprio stamane là sul lavoro,

con il sorriso del caposezione,

mi è arrivata la liquidazione

m’han licenziato senza pietà.

E la ragione è perché ho scioperato

per la difesa dei nostri diritti,

per la difesa del mio sindacato,

del mio lavoro e della libertà.

Quando la lotta è di tutti per tutti

il tuo padrone, vedrai, cederà;

se invece vince è perché i crumiri

gli dan la forza che lui non ha.

Questo si è visto davanti ai cancelli:

noi si chiamava i compagni alla lotta,

ecco: il padrone fa un cenno, una mossa,

e un dopo l’altro cominciano a entrar.

O cara moglie, dovevi vederli

venir avanti curvati e piegati;

e noi gridare: crumiri, venduti!

e loro dritti senza guardar.

Quei poveretti facevano pena

ma dietro loro, là sul portone,

rideva allegro il porco padrone:

l’ho maledetto senza pietà.

O cara moglie,

io prima ho sbagliato,

dì a mio figlio che venga a sentire,

chè ha da capire che cosa vuol dire

lottare per la libertà

chè ha da capire che cosa vuol dire

lottare per la libertà.
(*) La trovate facilmente in rete; io ho controllato il testo su «Il deposito.org» (canti di protesta politica e sociale) e www.antiwarsongs.org. La miscellanea di oggi – cioè 24 post intorno a scioperi, fatica, diritti e alla lunga storia delle lotte per un mondo migliore nel quale lavorare non significhi rischiare la pelle o essere sfruttate/i – è curata dalla piccola redazione di questo blog. Qui e nelle piazze lo ripetiamo: «l’unico generale che ci piace si chiama sciopero».

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

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