Un Marte(mix)dì nevoso/nervoso: con Uppsala-choc, Napoli e l’ultimo premio Urania

SOMMARIO: 1) la schockante scoperta di Alessandro Ghebreigziabiher; 2) fanta-metamorfosi partenopee; 3) «Il sigillo del serpente piumato» e «Saltare avanti»

Una scioccante scoperta

di Alessandro Ghebreigziabiher

ripreso da Storie e Notizie 1511
A Uppsala la più antica università svedese ha individuato caratteri arabi che a quanto pare rappresentano le parole “Allah” e “Alì” intessute in abiti da sepoltura vichinghi.
I ricercatori hanno definito la scoperta di tali incisioni, in argento su tessuti di seta, come sconcertanti.
Eh, ma questo è niente, cari uppsaliani, o come caspita si dice.
Basta seguir la storia…

Udite, udite.
Dall’altra parte del mondo, e soprattutto della rassicurante logica, c’è un’altra università.
Non posso dirvi il nome e neppure quello della cittadina, altrimenti qui si rischia, ragazzi.
Perché la scoperta in questione, non solo fa impallidire quella svedese quasi quanto le gaffe dell’attuale presidente americano qualora messe a confronto con quelle del nostro amato cavaliere, ma potrebbe causare ai ricercatori grane in quantità industriali, vedi attentati, auto attentati, boicottaggi sotto forma di attentati, macellerie messicane sotto forma di sgomberi autorizzati, guerre preventive, pacificanti o difensive, tagli dei fondi, tagli e basta, altri attentati, ma solo per infermità mentale, intrusioni hacker e di ratti, che non influenzeranno le elezioni, ma bene non fanno, ecco.
Siete seduti?
Ottimo, perché qui la roba è forte.
Sembra, anzi sembrerebbe – il condizionale è d’obbligo e anche un po’ paraculo per il sottoscritto, vedi attentati, intrusioni, ratti, ecc. – che nel suddetto istituto, il più antico della nazione (anche perché l’unico, ma ci marciano), abbiano scoperto e costruito la macchina del tempo.
Bum, esclamerà qualcuno.
See… aggiungerà qualcun altro.
Davvero? Farà un altro ancora.
Ecco, colgo l’occasione per ringraziar di cuore quest’ultimo e tutti i suoi pari.
Altrimenti, come farebbero i balle-narratori di questo mondo a sopravvivere senza costoro?
Con questo non voglio assolutamente mettere in dubbio la veridicità del racconto in oggetto, perlomeno non nel vivo della diretta, cribbio.
D’altra parte, la trama è ancora all’antipasto, poiché la macchina del tempo i ricercatori l’hanno teorizzata e poi assemblata decenni addietro, ma ovviamente non ne hanno parlato finora per le ragioni di cui sopra, cito solo i ratti, per capirci.
“Sperimentiamola prima, colleghi” ha proposto il capo dell’equipe, figlio di papà, ma orfano di mamma, quindi tollerato. “Il cielo, e soprattutto il magnifico rettore, ci scampino da ciò che potrebbe saltar fuori.”
Così han fatto i nostri eroici esploratori temporali.
Ne hanno scovati di portenti, sapete?
Roba da far impallidire gli uppsalesi – mi hanno appena messaggiato che si dice così – quasi quanto il quotidiano dolore dei cittadini autoctoni innanzi alla strillata invasione di migranti, qualora messo a confronto con quello di questi ultimi in ogni singolo secondo del viaggio più importante della loro difficile esistenza.
Ciò malgrado, non appena letto l’annuncio dei rivali nordici, i nostri si son detti: “Non possiamo rimanere con le penne in mano.”
Ebbene sì, gli impavidi eredi di AccaGi – come simpaticamente usano chiamare Herbert George Wells, inevitabilmente il loro scrittore preferito – hanno inventato la straordinaria macchina brucia secondi, ma prediligono ancora la biro a scapito della tastiera del pc.
Che volete farci, son bislacchi questi geni.
Così, hanno preso una scoperta ad hoc e l’hanno condivisa sul Crazy Web, una sotto rete dell’intraracconto che si può visitare solo tramite il muletto, non Emule, ma proprio un vero asino, connesso al Wi-Fi tramite coda e orecchie, ma non chiamate la protezione animali, perché la bestiolina è contenta, in quanto può continuare la relazione a distanza che ha da anni con una femmina di koala dagli occhi di cerbiatta, le zampe da gazzella e le labbra… ok, basta con il gossip zoologico.
Gli umani all’orizzonte.
Questo è il titolo della relazione.
Sottotitolo: quando si amano.
Difatti, con la precisa intenzione di far impallidire gli uppsalini – aggiornamento delle 15 e 13 – quasi quanto i sopracitati abitanti del domani qualora venissero a conoscenza delle nostre attuali priorità, i ricercatori senza nome hanno rivelato alcune a dir poco spiazzanti incisioni sugli abiti di un matrimonio.
Nondimeno, non mi riferisco a un’unione in particolare, eccezionale nella sua eccentricità, bensì le festive vesti di una giornata incredibilmente comune, a riprova che lo straordinario di oggi è soltanto una delle innumerevoli normalità del vivere venuta alla luce troppo in anticipo.
Non parole, incise, ma frasi.
Come meravigliosamente diversi, nessuno uguale per paura, tutti differenti per natura.
Una tra tutte, fra le varie, risulterà la più scioccante, per noi, giammai per loro.
Il passato non ci dividerà mai… quanto ci unirà il futuro…

MUTAZIONI E METAMORFOSI: LINGUAGGI E MODELLI NARRATIVI DELLA FANTASCIENZA. Prospettive critiche in Italia

Così si intitola un appuntamento a Napoli (16-17-18 novembre) 2017 in San Domenico Maggiore, Sala del Capitolo.

Questo è una sintesi del programma.

Giovedì 16 novembre

ore 14  Apertura lavori e saluti delle Autorità con Elda Morlicchio, rettrice dell’Università di Napoli ‘L’Orientale’ e Augusto Guarino, direttore del DSLLC

Introduce Oriana Palusci

Conferenza d’apertura: alle 15 Carlo Pagetti (Università degli Studi di Milano): «La fantascienza e la critica: un universo trisolare»

ore 16: «La fantascienza: tra passato e futuro»

Francesco Marroni (Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara): «One mystic opalescent void”: suggestioni poesche in At the Mountains of Madness di H. P. Lovecraft»

Francesca Guidotti (Università di Bergamo): «La New Wave di J. G. Ballard tra fantascienza e slipstream»

Elena Lamberti (Università di Bologna): «Oltre il déjà vu: fantascienza, inquinamento cognitivo e società mediatizzate»

Francesca Bellino (UNIOR): «Fables: frammenti di Mille e una notte in esilio a Fabletown»

Vita Fortunati (Università di Bologna): «Utopia e ricerca in Italia dal 1978 a oggi»

Venerdì 17 novembre

ore 9 – La fantascienza delle donne

presiede: Maria Teresa Chialant

Eleonora Federici (UNIOR): «I linguaggi di genere nella fantascienza femminista»

Domenico Gallo (scrittore e saggista): «Ci sono mondi in cui tutto è luminoso. La narrativa di Maggie Gee nella tradizione politica della fantascienza inglese»

Nicoletta Vallorani (Università degli Studi di Milano): «Lo spazio che non c’è. Che ne è della città delle donne?»

Serena Guarracino (UNIOR): «Clonazione di genere: A Number di Caryl Churchill e la fantascienza a teatro»

ore 11 – La fantascienza e i media

presiede Eleonora Federici

Giuseppe Balirano (UNIOR): «La grammatica del genere non-binario nei film di fantascienza»

Mirko Casagranda (Università della Calabria): «Una varietà post-apocalittica? L’inglese del futuro in Cloud Atlas di David Mitchell»

Federico Pio Gentile (UNIOR): «The Sanctuary of All: il linguaggio multi-genere della fantascienza canadese contemporanea»

Rita Monticelli (Università di Bologna): «“Imaginative counter discourses”: la fantascienza come ecocritica. Il caso di Under the Skin»

14 – Dalla distopia all’ecologia

presiede Vita Fortunati

Ada Barbaro (UNIOR, Università degli Studi internazionali di Roma): «Tra ecologia e catastrophic fiction: sentieri e immaginari distopici nella letteratura araba»

Elena Colombo (University of Nottingham): «La tematica ecologica nella distopia contemporanea: un appello alla solidarietà»

Bianca Del Villano (UNIOR): «The Year of the Flood come distopia ecocritica»

15.30 – Ucronie e postumanismo

presiede Carlo Pagetti

Carlo Bordoni (scrittore e saggista): «Narrazioni postmoderne: mutanti, cyborg, e altre ibridazioni»

Umberto Rossi (critico letterario): «Altre Americhe: Ucronie statunitensi da Sinclair Lewis a Michael Chabon»

Salvatore Proietti (Università della Calabria): «SF delle donne e cyborg nel terzo millennio in America»

Gabriele Frasca (Università di Salerno): «P. K. Dick: il grigiore dei mondi possibili»

Giulia Iannuzzi (Università di Trieste): «Traduttore, editore, intellettuale: Riccardo Valla e la storia della fantascienza in Italia»

Sabato 18 novembre 2017

ore 9 – presiede Paola Laura Gorla

«Etica ed estetica del Cyborg: introduzione alla Mostra Cyborg Invasion»

Elena Tavani (UNIOR); Paolo Giulierini (direttore Museo MANN Napoli); Daniela Savy (coordinatrice del progetto OBVIA); Mario Punzo (direttore della Scuola Italiana di Comix, Napoli)

Daniele Barbieri (Università di Bologna): «L’eclissi dello spazio profondo. 90 anni di fantascienza a fumetti»

Alberto Manco (UNIOR): «L’elemento femminile (e non solo) nel fumetto di fantascienza: aspetti testuali, sociolinguistici, traduttologici»

Esterino Adami (Università di Torino): «Antichi futuri: l’epica indiana nei graphic novel indiani di fantascienza»

Antonella di Nobile (UNIOR): «L’importanza della scuola argentina nel fumetto di fantascienza»

Matteo Rima (Università di Verona): «Verso un uomo nuovo: il graphic novel della mutazione. I casi di Akira, Ronin, Aâma, Golem»

In edicola due premi Urania (in uno): romanzo più racconto

Mentre il mio omonimo – vedi sopra – si preparava (suppongo) per Napoli, un altro dei possibili Daniele Barbieri che poi sono io correva in edicola, con grande aspettativa, per «Il sigillo del serpente piumato» di Piero Schiavo Campo, vincitore del Premio Urania 2016. Lo trovate anche voi – 250 pagine per 6,50 euri – con il contorno del racconto «Ariadne» (dello stesso autore) e con un altro vincitore di Premio Urania (ma in questo caso “short” 2017, una piacevole iniziativa che si ripeterà; istruzioni nella penultima pagina) ovvero «Saltare avanti» di Linda De Santi.

Ero ansioso di leggere questo Premio Urania perché quel che avevo letto finora del suo autore mi aveva “intrippato”. Anzi a proposito della recensione del numero 80 della rivista «Robot» mi ero così sbilanciato: «Assai bello “La rotta verso il margine del tempo” (premio Robot 2017) di Piero Schiavo Campo che è astrofisico di formazione e nel racconto si sente. La frase finale – “Ridevano tra loro e si tenevano per mano” – resterà fra le mie 10 favorite di questo piccolo squarcio di secolo». Mi spiace dirvi che la (mia) aspettativa è andata delusa. Ci sono passaggi piacevoli ma il romanzo non regge: intrecci e personaggi sono inverosimili e verso la fine si insinuano anche esagerazioni da improbabili “super eroi”. Per rubare una domanda (pag 200) proprio a Piero Schiavo Campo: «Sei riuscito a darti una spiegazione?». No e me ne stupisco assai perché mi pare un passo indietro anche rispetto al suo precedente romanzo, «L’uomo a un grado Kelvin» – premio Urania 2012 – del quale avevo scritto: «una buona storia (non un capolavoro) fra thriller e fantascienza». Qui la storia annega subito. Discorso simile per il racconto «Ariadne»: si fa leggere ma di memorabile (a parte forse qualche vagina e pene che noi terrestri inevitabilmente giudicheremmo alieni) c’è poco. Molto meglio l’altro Urania in edicola che ripropone il vecchio Delany, come Fabrizio Melodia ha raccontato stamattina in “bottega”. Però…

Peròperompomperoperon una lietissima sorpresa c’è anche in coda a questo serpente “un po’ spiumato” ed è il racconto di Linda De Santi: belle intuizioni, ottima scrittura e finale all’altezza della provocazione. La definizione «letteratura di idee» calza a pennello per questo racconto di fanta-lavoro che si svolge non in qualche lontanissimo,vago futuro o su remoti mondi ma dopodomani – o fra 3 anni circa – in qualche piega del pianeta Terra. Da consigliare a chi fatica già, a chi spera di trovare un impiego e soprattutto a chi soffre di «amnesie da stress»; ma provate a donarlo anche a qualche amica/o stakanovista (è probabile che non lo leggerà – se no che Stakanov sarebbe? – ma tentate lo stesso). Io ci ripenserò… al prossimo treno da prendere. E lo stesso spero per voi.

 

L’IMMAGINE CHE APRE E’ UN OMAGGIO AL GRANDE KAREL THOLE

Redazione
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