Venezia, modulistica scolastica, omofobia e dintorni

di Fabio Barbieri (*)
Premetto che mi pare uno spreco di tempo e spazio dover commentare gli atti violenti e le pseudo-argomentazioni con cui i militanti di estrema destra

puntualmente qualificano l’infimo livello della propria statura civile e umana, per cui dedico alla loro miseria solo questi pochi pixel.
Vorrei piuttosto soffermarmi ad analizzare le reazioni che ho avuto modo di osservare all’interno dei contesti sociali e culturali che sento più affini, reazioni che a mio giudizio esemplificano abbastanza fedelmente la tendenza a frammentarsi in posizioni e disquisizioni puramente intellettuali, spesso perdendo di vista l’obiettivo comune che dovrebbe restare banalmente condiviso.
A proposito del tema in oggetto (il cambio della dicitura dei moduli d’iscrizione scolastica e il successivo cancam delle destre e del Vaticano – Ndr) ho registrato principalmente la critica sarcastica alla numerazione 1 e 2 applicata al termine genitore: comprendo come talvolta si possa rimanere suggestionati dalla sintesi giornalistica, ma fatico a vedere come un’analisi ragionata possa basarsi su un tale aspetto di forma, che ancorché fosse veritiero non rappresenterebbe di certo la sostanza della questione, dimostrandosi piuttosto e soltanto un pretesto per vuoti giochi di parole riservati agli ingenui.
Quindi ho rilevato le ragioni dell’avversione a quella che per taluni si caratterizza esclusivamente come fastidiosa correttezza politica a cui piegare le parole: costoro paventano un’omologazione a standard asettici che annullerebbero le diversità , reputandola una scelta linguistica che denoterebbe un disconoscimento delle funzioni naturali di uomo e donna.
O ancora ho raccolto lamentele di quanti vedono come controproducente, anche a livello di percezione mediatica, il rifiuto delle parole “padre”e “madre” quasi venissero considerate in un certo senso inferiori.
C’è chi segnala l’ambiguità implicita della negativizzazione dei termini, ritenendo che l’etimologia della parola genitore si presterà strumentalmente a nuove istanze di sostituzione, dovute a ulteriori richieste ipocrite di correttezza formale.
Infine non si contano coloro che la ritengono una scoperta dell’acqua calda, una mera operazione modulistica neanche tanto originale e visti i veri problemi che affliggono la scuola e le vere discriminazioni che subiscono gli omosessuali, sarebbero ben altri i provvedimenti seri da adottare.
Nella mia ridotta e mi auguro non rappresentativa esperienza in ambienti legati alla non credenza, ho notato ancora una volta come il manifestarsi di un personalismo ricorrente tenda a ignorare la nobiltà dei fini: mi sembra infatti che per taluni sia troppo normale ammettere che questa proposta è un passo in avanti, che cioè sia giusto togliere l’abitudine allo stereotipo padre-madre allo scopo di veicolare il messaggio che quella di biblica estrazione non è la sola combinazione possibile.
Favorire fin dalla scuola l’accettazione anche inconscia della genitorialità non convenzionale, anteponendo una visione allargata al modello di famiglia ritenuto unico esclusivamente per inerzia culturale, fa per me coincidere in maniera evidente il rispetto degli ideali di laicità e l’ottica di una visione sociale scevra dai retaggi religiosi prevalenti.
Risulta fallace e paradossale, a mio modo di vedere, scomodare la biologia e la potenzialità procreativa per tacciare di conformismo questa scelta, soprattutto se sono comunque in oggetto la difesa e il servizio delle coppie e dei singoli con figli: promuovere un appellativo neutro che sleghi la connotazione sessuale dalla funzione tutoriale non può che rivelarsi un tecnicismo utile al semplice e dovuto riconoscimento della pari dignità degli individui.     (30/03/14)
(*) Ringrazio Fabio Barbieri, socio Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) per questo suo intervento. Che evidentemente tiene conto del post Sul corteo omofobo di Forza Nuova a Venezia…) e non del successivo Libretti Unar e censura omofoba. Ovviamente la discussione resta aperta. (db)

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