Venezia per Peltier e per i migranti

16 e 17 settembre: in programma cortei, dibattiti e documentari (un link intanto ve lo diamo).

 

Rise up per Leonard Peltier

 

 

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • “Il centro per la pace” di Viterbo RICORDA:
    12 settembre 2023: Leonard Peltier compie 79 anni, dei quali 47 trascorsi nelle prigioni USA
    Facciamo sentire la voce dell’umanita’.
    Chiediamo al Presidente Biden di concedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta’ a Leonard Peltier, “il Nelson Mandela americano”.
    Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche’ e’ vecchio e malato, ma perche’ e’ un innocente perseguitato, un eroe dell’umanita’.
    Giustizia e liberta’ per Leonard Peltier.
    Giustizia e liberta’ per l’umanita’ intera.
    Salvare le vite e’ il primo dovere.
    Free Leonard Peltier.
    – RINNOVIAMO L’IMPEGNO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER, DA 47 ANNI PRIGIONIERO
    Negli scontri di Oglala” del 26 giugno 1975, persero la vita 2 agenti dell’Fbi e un giovane militante dell’American Indian Movement.
    Per quanto accadde quel giorno Leonard Peltier, l’attivista nativo americano difensore dei diritti umani di fu condannato all’ergastolo da una giuria razzista sulla base di “prove” false e di “testimonianze” altrettanto false:da 47 anni e’ detenuto in un carcere di massima sicurezza pur essendo del tutto innocente dei delitti che gli sono stati menzogneramente attribuiti.
    Ha scritto lui stesso nella sua autobiografia: “Non ho scuse da porgere, solo tristezza. Non posso scusarmi per quello che non ho fatto. Ma posso provare dolore, e lo faccio. Ogni giorno, ogni ora, soffro per quelli che sono morti nello scontro di Oglala del 1975 e per le loro famiglie – per le famiglie degli agenti dell’Fbi Jack Coler e Ronald Williams e, si’, per la famiglia di Joe Killsright Stuntz, la cui morte per una pallottola a Oglala quello stesso giorno, cosi’ come le morti di centinaia di altri indiani a Pine Ridge in quel terribile periodo, non e’ mai stata oggetto di inchiesta. Mi piange il cuore nel ricordare la sofferenza e la paura nella quale molta della mia gente fu costretta a vivere a quel tempo, la stessa sofferenza e paura che quel giorno spinse me e gli altri a Oglala per difendere chi era indifeso.
    Provo pena e tristezza anche per la perdita subita dalla mia famiglia perche’, in qualche misura, quel giorno sono morto io stesso. Sono morto per la mia famiglia, per i miei bambini, per i miei nipoti, per me stesso. Sopravvivo alla mia morte da oltre due decenni.
    Quelli che mi hanno messo qui e che mi tengono qui sapendo della mia innocenza avranno una magra consolazione dalla loro indubbia rivincita, che esprime chi essi sono e cio’ che sono. Ed e’ la piu’ terribile rivincita che potessi immaginare.
    Io so chi sono e quello che sono. Sono un indiano, un indiano che ha osato lottare per difendere il suo popolo. Io sono un uomo innocente che non ha mai assassinato nessuno, ne’ inteso farlo. E, si’, sono uno che pratica la Danza del Sole. Anche questa e’ la mia identita’. Se devo soffrire in quanto simbolo del mio popolo, allora soffro con orgoglio.
    Non cedero’ mai.
    Se voi, parenti e amici degli agenti che morirono ricaverete qualche tipo di soddisfazione dal mio essere qui, allora posso almeno darvi questo, nonostante non mi sia mai macchiato del loro sangue. Sento la vostra perdita come mia. Come voi soffro per quella perdita ogni giorno, ogni ora. E cosi’ la mia famiglia. Anche noi conosciamo quella pena inconsolabile. Noi indiani siamo nati, viviamo, e moriamo con quell’inconsolabile dolore. Sono ventitre’ anni oggi che condividiamo, le vostre famiglie e la mia, questo dolore; come possiamo essere nemici? Forse e’ con voi e con noi che il processo di guarigione puo’ iniziare. Voi, famiglie degli agenti, certamente non avevate colpa quel giorno del 1975, come non l’aveva la mia famiglia, eppure voi avete sofferto tanto quanto, anche piu’ di chiunque era li’. Sembra sia sempre l’innocente a pagare il prezzo piu’ alto dell’ingiustizia. E’ sempre stato cosi’ nella mia vita.
    Alle famiglie di Coler e Williams che ancora soffrono mando le mie preghiere, se vorrete accettarle. Spero lo farete. Sono le preghiere di un intero popolo, non solo le mie. Abbiamo molti dei nostri morti per cui pregare e uniamo la nostra amarezza alla vostra. Possa il nostro comune dolore essere il nostro legame.
    Lasciate che siano quelle preghiere il balsamo per la vostra pena, non la prolungata prigionia di un uomo innocente.
    Vi assicuro che se avessi potuto evitare quello che avvenne quel giorno, la vostra gente non sarebbe morte Vi giuro, sono colpevole solo di essere un indiano. E’ questo il motivo per cui sono qui”.
    LA LIBERAZIONE DI PELTIER e’ stata chiesta da prestigiose personalita’ mondiali, da Nelson Mandela a madre Teresa di Calcutta, da Mikhail Gorbaciov a papa Francesco. Amnesty International ha chiesto la sua liberazione. Una commissione giuridica ad hoc dell’Onu ha chiesto la sua liberazione. Hanno chiesto la sua liberazione milioni di persone da tutto il mondo. Innumerevoli istituzioni e rappresentanti istituzionali, tra cui in primo luogo il Parlamento Europeo ed il suo indimenticabile presidente David Sassoli, hanno chiesto la sua liberazione.
    Rinnoviamo pertanto ancora una volta la richiesta che il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta’ a un uomo innocente, a un testimone della dignita’ umana.
    Chiediamo a chi legge queste righe di diffondere le informazioni su Leonard Peltier, di prendere pubblicamente posizione per la sua liberazione, ma anche di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d’America affinche’ gli conceda la “grazia presidenziale”.

  • Riceviamo da comitatovtperpeltier@tiscali.it.

    L’illustre poeta cheyenne Lance Henson, uno dei piu’ grandi poeti d’America viventi, che con l’Italia ha un rapporto assai intenso come docente e come autore, ha scritto un intervento per chiedere ancora una volta la liberazione di Leonard Peltier, l’attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
    Nella sua profonda e appassionata dichiarazione – una luminosa testimonianza di impegno culturale, morale e politico – Lance Henson ha espresso la sua solidarieta’ a Leonard Peltier, come a tutte le vittime della violenza dei poteri oppressivi e distruttivi che dominano il mondo, e al movimento che anche in Italia si impegna per la liberazione di Leonard Peltier e a sostegno dei popoli nativi che ovunque nel mondo lottano contro il genocidio, l’etnocidio, l’ecocidio, in difesa dell’intera umanita’ e della Madre Terra.
    IN QUESTI GIORNI in 16 regioni e 37 province italiane decine di iniziative pubbliche per la liberazione di Leonard Peltier: Abruzzo: Chieti, Pescara; Calabria: Cosenza; Campania: Caserta, Napoli; Emilia Romagna: Bologna, Parma, Ravenna, Reggio Emilia; Lazio: Frosinone, Roma, Rieti, Viterbo; Liguria: Savona; Lombardia: Brescia, Como, Milano, Varese; Marche: Ancona, Macerata; Piemonte: Alessandria, Torino; Puglia: Foggia; Sardegna: Cagliari, Sassari; Sicilia: Palermo, Trapani; Toscana: Firenze, Livorno, Pistoia, Siena; Trentino Alto Adige: Trento; Umbria: Terni, Perugia; Veneto: Padova, Treviso, Venezia.
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    NOTIZIE SU LEONARD PELTIER.
    Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
    Nell’infanzia, nell’adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche’ tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l’emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e’ descritto in pagine profonde e commoventi.
    Nei primi anni Settanta incontra l’American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita’ ai nativi americani; e con l’impegno nell’Aim riscopre l’orgoglio di essere indiano – la propria identita’, il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
    Partecipa nel 1972 al “Sentiero dei trattati infranti”, la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei “Venti punti” che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l’occupazione del Bureau of Indian Affairs.
    Dopo l’occupazione nel 1973 da parte dell’Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge – in cui Wounded Knee si trova – si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell’Aim unitisi a loro nel rivendicare l’identita’, la dignita’ e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati “Goons”) sono favoreggiati dall’Fbi che ha deciso di perseguitare l’Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
    Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l’aiuto dell’Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita’.
    Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
    Il 26 giugno 1975 avviene l'”incidente a Oglala”, ovvero la sparatoria scatenata dall’Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell’Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell’Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell’Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l’accerchiamento da parte dell’Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
    Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi’ come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l’Fbi scatena una vasta e accanita caccia all’uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell’uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
    Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche’ viene loro riconosciuta la legittima difesa.
    A quel punto l’Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e’ riuscito a riparare in Canada; li’ viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una “testimone” che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta “testimone” successivamente rivelera’ di essere stata costretta dall’Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita’.
    Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia’ assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall’Fbi.
    Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall’Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
    Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l’Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto “fucile di Peltier” ad aver ucciso i due agenti.
    In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
    Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un’intensa attivita’ di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un’attivita’ non solo di riflessione e d’impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu’ un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell’apartheid.
    La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita’, ma e’ costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e’ sempre respinta, cosi’ come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
    Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
    Nel 1999 viene pubblicata l’autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
    Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un’altra militante del’Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall’Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella “guerra sporca” dell’Fbi contro l’Aim, Joseph Trimbach, da’ alle stampe un libro che e’ una vera e propria “summa” delle accuse contro Leonard Peltier.
    Tuttavia e’ ormai chiarissimo che Peltier e’ innocente, e la prova definitiva dell’innocenza la da’ proprio il libro di Trimbach: in quest’opera il cui scopo dichiarato e’ dimostrare che l’Aim e’ nient’altro che un’organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e’ nient’altro che un efferato assassino, l’autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi’ che prove contro Peltier non ci sono.
    Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta’ con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta’ a Leonard Peltier la reazione dell’Fbi e’ minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita’ dinanzi alla capacita’ di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell’Fbi?
    E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e’ gia’ affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e’ stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
    Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche’ e’ anziano e malato, ma perche’ e’ innocente.
    BIBLIOGRAFIA:
    – Edda Scozza, Il coraggio d’essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
    – Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
    – Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin’s Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
    – Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
    – Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara – Denver – Oxford, 2013 e piu’ volte ristampata.
    – Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI’s Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
    – Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI’s Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
    – Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent’s True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
    – Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples’ History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
    – Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
    – Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
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    Da Nelson Mandela a papa Francesco, dal Parlamento Europeo all’ONU, la richiesta che Leonard Peltier sia finalmente liberato
    Ricordiamo anche ancora una volta che la liberazione di Leonard Peltier e’ stata richiesta anche da figure indimenticabili come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, da autorevoli figure spirituali come papa Francesco e il Dalai Lama, da istituzioni come il Parlamento Europeo e l’ONU (una cui commissione giuridica ad hoc lo scorso anno ha riesaminato l’intero processo e concluso che Leonard Peltier deve essere liberato), da movimenti umanitari come Amnesty International.
    In Italia innumerevoli personalita’ della cultura e della vita civile si sono unite all’appello per la liberazione di Leonard Peltier; Tra le innumerevoli adesioni all’appello promosso nel 2021 e fatto proprio dal compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli ricordiamo ad esempio don Luigi Ciotti, Nando dalla Chiesa, Raniero La Valle, Gad Lerner, Luisa Morgantini, Moni Ovadia, padre Alex Zanotelli, le Sindache ed i Sindaci di vari Comuni d’Italia come quelli di Abbadia San Salvatore, Aosta, Baveno, Bologna, Carrara, Chieri, Cuneo, Gorizia, Livorno, Monte San Pietro, Palermo, Pesaro, Pienza, Reggio Calabria, Soriano nel Cimino, Verbania, Vitorchiano, numerosi rappresentanti delle istituzioni, molte illustri personalita’ della cultura, della riflessione morale, della vita civile e della solidarieta’ concreta, e tante, tante persone di volonta’ buona.
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    Giustizia e liberta’ per Leonard Peltier.
    Giustizia e liberta’ per l’umanita’ intera.
    Salvare le vite e’ il primo dovere.
    Free Leonard Peltier.
    Mitakuye Oyasin.
    NOTA A CURA del Comitato viterbese per la liberazione di Leonard Peltier

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