Volti invisibili

1- Pochi giorni per vedere, a Imola, la video installazione ideata da Francesco Francaviglia; 2 – Brevi riflessioni personali; 3 – Il cattivo lavoro dei “grandi” media

VoltiInvisibili

1- Il comunicato di «Trama di terre» (*) sull’esposizione

Ultimi giorni – fino al 31 luglio – per visitare la video installazione fotografica «Volti invisibili» di Francesco Francaviglia a Imola presso la Rocca Sforzesca .

Il progetto Volti Invisibili, ideato e curato da Francesco Francaviglia, promosso dalla Rete Women, con un progetto sonoro a cura di Carlo Gargano e dell’attrice Giuditta Perriera, rappresenta una riflessione in fieri sulle donne migranti, richiedenti asilo, rifugiate e sulle tematiche che animano in maniera pressante le cronache dei nostri giorni.

I volti delle donne ritratte racchiudono sguardi che incontriamo per la strada, nei bar, sugli autobus e di cui mai ci fermiamo ad ascoltare la storia. Sono sguardi di sfida e di lotta, ironici e dispettosi, severi, assorti, portatori di ferite profonde e talvolta, nonostante tutto, allegri. Sguardi che scavano dentro e che ci interrogano su politiche migratorie internazionali che stanno permettendo sotto ai nostri occhi una strage continua.

Fra le donne ritratte molte fanno parte di «Trama di Terre», alcune sono rifugiate e richiedenti protezione internazionale e hanno affrontato da sole viaggi inenarrabili. «Viaggiare da sola come donna può essere una sfida. Perché le donne possono subire diverse forme di violenza: uomini che le sfruttano sessualmente, che le obbligano a lavorare come domestiche senza nessuna paga, che le picchiano. Questo può avvenire durante tutto il viaggio, un viaggio che può durare anche diversi mesi»: sono alcune delle parole che Gladys, richiedente asilo di origine nigeriana, ha usato per introdurre la visione del film «Fuocoammare» di Gianfranco Rosi il 27 giugno scorso alla Rocca in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato (l’intervento completo si può leggere sul sito di Trama di Terre al link: http://www.tramaditerre.org/tdt/articles/art_6364.html).

Per Trama di Terre promuovere questa mostra è un modo per restituire volti e storie a queste donne che abitano la città e che, come le altre, chiedono autonomia, libertà, diritti.

Con le parole di Franca Imbergamo, sostituto procuratore antimafia e antiterrorismo «Non puoi evitare il loro sguardo e non puoi eludere il potere di trasposizione introspettiva che ha la fotografia quando diventa ritratto […]. Alla fine del suggestivo carosello di sguardi ritratti ti sorprendi a sentirti direttamente chiamato in causa, a rispecchiarti in quei volti. Ti scopri inadeguato e forse ipocrita per aver pensato anche solo per un attimo di non essere coinvolto in questa tragedia contemporanea».

A detta dell’autore, Francesco Francaviglia, questo lavoro «vuole essere un modo per dare voce a chi non ne ha, per risollevare l’attenzione sui diritti sanciti dalla Costituzione della Repubblica italiana, e in questo caso, dalla Convenzione di Istanbul, in cui il Consiglio d’Europa si sofferma sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne».

L’installazione è realizzata in collaborazione e con il sostegno dell’associazione Trama di Terre, con il supporto dell’amministrazione comunale di Imola, assessorato alla Cultura e assessorato all’Immigrazione.

ORARI DI APERTURA AL PUBBLICO, fino al 31 luglio:

sabato 15-19, domenica 10-13 e 15-19

in occasione di «Rocca Cinema Estate» apertura anche nelle serate di martedì, giovedì e venerdì 20 – 21,30

Rocca Sforzesca | piazzale Giovanni dalle Bande Nere | Imola

INGRESSO GRATUITO

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2 – Alcune riflessioni personali

Le immagini di Francesco Francaviglia sono bellissime: in pochi minuti, grazie anche alla musica e all’idea di proiettarle sui vecchi muri, entrano nel cuoricino (di chi ce l’ha) e nella testa (di chi ha imparato a usarla). E poi? Ovvero… e noi? Questa la domanda – che anche Francesco Francaviglia e Franca Imbergamo sottintendono – più pressante dopo aver visto le immagini. Chi abita a Imola sa che alcune di queste donne potrà incontrarle: nella vita quotidiana e più facilmente nelle iniziative pubbliche di «Trama di terre». In altre città i muri della non comunicazione (e del sospetto che ne viene alimentato) purtroppo sono ancora più alti. Come abbatterli? Non ho risposte facili da proporre ma da sempre sono convinto che aiuterebbe il recupero della memoria – individuale e collettiva – su quando noi eravamo migranti. Durante la presentazione di «Volti invisibili», Silvia in una pausa di silenzio – forse un po’ attonito – dopo il racconto di donne eritree, somale e nigeriane, ha intonato «Mamma mia dammi 100 lire che in America voglio andar» (**). Molte persone conoscono la prima strofa, pochissime tutto il testo e uella sera sul finale ho visto facce sgomente. Quello che Silvia voleva dimostrare: eravamo noi così anche noi, perché lo dimentichiamo?

Antonello-Carloforte

 

3 -E poi ci sono i “grandi” media”

Mi scrive un amico, Giuseppe. «Da anni sono convinto che ci sarebbero meno violenze (e omicidi) da parte di balordi se non ci fosse un coro diffuso di politici, “intellettuali” e “giornalisti”. Purtroppo negli ultimi giorni a partire dall’omicidio di Fermo assistiamo a una messinscena orribile».

Giuseppe ha ragione, anche se molte persone non si rendono conto di quante menzogne, omissioni e odio la maggior parte dei giornalisti italiani – ma sarebbe più corretto dire: chi controlla i media, perché spesso giornaliste/i sono soltanto ingranaggi  – hanno creato in Italia. Qui in “bottega” ne abbiamo spesso parlato, per un periodo avevo anche una sorta di rubrica intitolata «Sparite e sparate».

Il messaggio di Giuseppe dava alcuni link utili che riprendo.

Qui una informazione iniziale sicura:

http://www.cronachediordinariorazzismo.org/soltanto-una-rissa/

Qui un’analisi della stampa più recente 

http://www.nextquotidiano.it/lomicidio-di-fermo-e-i-giornali-che-raccontano-mezze-verita-per-accusare-i-buonisti-di-razzismo-verso-amedeo-mancini/

Qui un aggiornamento ulteriore sulla “nigeriana inferocita”: http://www.ilrestodelcarlino.it/fermo/nigeriano-ucciso-versione-vedova-1.2344231

Poi c’è il cosiddetto esperto: http://www.quotidiano.net/immigrazione-1.2347358?wt_mc=emailuser

(*) www.tramaditerre.org

(**) potete leggerne il testo qui Canzoni contro la guerra – Mamma mia, dammi cento lire; più difficile invece ascoltarla o vederla in versioni non stereotipate o annacquate. Grazie allora se qualcuna/o mi suggerisce un buon link.

LE PRIME DUE IMMAGINI SONO OVVIAMENTE DI FRANCESCO FRANCAVIGLIA; NELLA TERZA IL CARTELLO CHE E’ STATO ESPOSTO, GIORNI FA, DA ANTONELLO REPETTO IN PIAZZA A CARLOFORTE

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