Asimov che cambiò i mondi

Fabrizio Melodia commenta l’arrivo di una serie tv sulla Fondazione

Isaac Asimov è il mio autore di fantascienza preferito, non fosse che ricevetti ancora ragazzino una delle sue antologie robotiche più belle. Rimasi folgorato dalle leggi della robotica e dai solerti e a volte imbranati eroi che tentavano in tutti i modi di risolvere situazioni spinose create da sapienti fraintendimenti del linguaggio di programmazione.
Solo qualche anno dopo, in seguito alla lettura del «Signore degli anelli» di Tolkien, mentre scorreva un’estate calda come questa, trovai una libreria a Venezia – la Solaris (specializzata in fantascienza e fumetti) ora scompa rsa– e in vetrina ammirai un autentico Paese dei balocchi per i miei occhi di quindicenne: l’opera di Asimov nelle edizioni Oscar Mondadori e tanti Urania che poi sarebbero arrivati nelle mie mani. Il libraio era una persona molto gentile e preparatissima (scoprii in seguito che era stato un traduttore professionista, al suo attivo annotava numerose collaborazioni, una su tutte la traduzione del romanzo «Dune» di Frank Herbert) e mi accolse a braccia aperte, avendo notato il fuoco che mi ardeva negli occhi.
Uscii con la trilogia completa della Fondazione: i prezzi dei libri erano a portata di un deca, anche se già all’epoca non potevi andarci nemmeno in pizzeria, come cantava Max Pezzali in una famosa hit.
Passai l’estate immerso nei meandri del matematico Hari Seldon con la sua psico-storia, disciplina in grado di prevedere con estrema precisione i periodi di prosperità e crisi nella Storia, dunque anche la caduta dell’impero galattico e la creazione della Fondazione “ai limiti della Galassia” con il compito di creare l’ Enciclopedia, contenente tutto lo scibile.
Perchè questa premessa? Avevo parlato in “bottega” di Asimov e della Fondazione, ma ora è ufficiale la notizia: Apple TV sta preparando il Ciclo della Fondazione, affidandosi alla penna di David S. Goyer – autore di film come «Blade», «Batman: The Dark Knight» e «Batman Vs Superman: Dawn of Justice» – con inizio delle riprese il prossimo novembre, Covid permettendo.
Le riprese avverranno principalmente in Irlanda, nella regione di Limerick. La prima stagione sarà composta da dieci episodi prodotti, fra gli altri, da Robyn Asimov, figlia dello scrittore. Alcune voci, confermate dalla produzione, lasciano intendere che a interpretare il personaggio del matematico eliconiano Hari Seldon sarà Jared Harris, mentre la parte di Gaal Dornick, matematico allievo di Seldon, è per l’attore Lee Pace.
La speranza è che l’adattamento tenga conto di molti fattori caratteristici di Asimov: assenza di alieni, estremo dinamismo dei dialoghi, visione della Fondazione quale alternativa a un mondo in totale decadenza…
«» Asimov mostra sempre più la propria attualità e intuito, applicando davvero la psicostoria a più livelli.
Nel 1983 Asimov rilasciò un’intervista. Gli venne chiesto come sarebbe stato il mondo nel 2019, data non casuale perchè «Blade Runner», uscito l’anno precedente era ambientato in un 2019 dove la guerra nucleare aveva distrutto l’ecosistema e gli esseri umani stavano piano piano emigrando sulle colonie orbitali. Asimov ipotizzò una generazione di transizione, formata e determinata, che avrebbe traghettato l’umanità nel nuovo millennio, arrivando a costruire una cooperazione tra le nazioni, pagata comunque a caro prezzo. Le nuove generazioni avrebbero preso coscienza delle nuove tecnologie mentre quelle più vecchie sarebbero state escluse, in un vero e proprio darwinismo sociale.
Tre i punti focali secondo Asimov, come Hari Seldon predisse tre momenti di crisi per la Fondazione. Avrebbero dovuto essere superati non solo con l’aiuto della psicostoria, ma con l’intuito e l’intelligenza delle persone: il controllo delle nascite, l’inquinamento più spinto e la guerra tra le nazioni, con il pericolo nucleare sempre presente. Asimov pensò a un mondo in cui i giovani sarebbero stati valorizzati traghettando la società verso un futuro in cui finalmente saremmo stati liberi dalla schiavitù del lavoro e ognuno avrebbe potuto coltivare le sue passioni.
A conferma della profonda pratica filosofica di Asimov, uno dei romanzi appartenente al ciclo dei robot, ovvero «Il sole nudo» (scritto nel 1956). Come il precedente «Abissi d’acciaio» è un noir fantascientifico con una strana coppia di investigatori: l’umano Bailey e il suo collega Robot Daneel Olivaw, incaricati di risolvere uno spinoso caso d’omicidio su una colonia terrestre nello spazio.
Qui gli spaziali sono pochi e abitano in ville lussuose e immense, accuditi e viziati dai robot. La scarsa popolazione e i le grandi estensioni hanno reso ripugnante il contatto umano: qui il distanziamento sociale è un privilegio rispetto alla sovrappopolazione terrestre.
Lascio al “buon dottore” («The Influence of Science Fiction» sulla rivista “The Isaac Asimov’s Science Fiction Magazine” 8-1981) un sapiente colpo di coda: «Vi assicuro che negli anni Quaranta quando scrivevo sui robot positronici, le mie intenzioni erano chiare e semplici. Volevo soltanto scrivere racconti, venderli a qualche rivista, guadagnare un po’ di soldi per pagarmi l’università e vedere il mio nome stampato. Se avessi scritto qualcosa di diverso dalla fantascienza, non sarebbe successo niente di più. Però scrivevo fantascienza; e così, adesso sto cambiando il mondo». 

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

4 commenti

  • Questo articolo è davvero piacevole, autentico, confidenziale. Descrive con pienezza la luce che certi romanzi hanno portato (e portano) nella vita di tanti ragazzi. Tra i romanzi di fantascienza ce ne sono alcuni che sembrano non voler invecchiare, e alcuni cicli si rinnovano sostituendo le immagini con la fantasia. Li guarderemo con trepidazione, e le nostre generazioni si incroceranno, dei lettori e degli spettatori, cercando le parole gli uni e le scene cinematografiche gli altri. Tutto questo è meraviglioso… come meraviglioso conoscere il traduttore di Dune, il mio primo libro di SF, avevo tredici anni o poco più. Che emozione!

    • Fabrizio Melodia

      Caro Diego, a volte il destino aiuta. Per me fu una porta spalancata su mondi che riempivano la mia fantasia, come adesso sono cambiati sensibilmente nell’epoca della smaterializzazione dei supporti e della preponderanza dell’immagine sul contenuto scritto o anche solo disegnato.
      Le buone idee vivono per sempre proprio perchè vanno a toccare quelle corde interiori che in noi suscitano le emozioni più diverse.
      Le librerie e le edicole sono il cuore pulsante della trasmissione della cultura, sempre più messe a dura prova dalla cronica mancanza di lettori e da un livellamento culturale da panico. E’ la cartina al tornasole di una pigrizia mentale che si spera sempre di poter invertire. Libri e fumetti hanno una forza eversiva che raramente si ritrova, proprio in virtù di quella materialità e unicità che sanno trasmettere.

  • Maurizio Di Bella

    Asimov è stato uno degli autori che mi ha riavvicinato alla lettura. Lasciato il periodo pre-adolescenziale con le letture di Salgari, Verne e pochi altri autori di libri di avventure, avevo smesso quasi completamente di leggere. L’incontro con Asimov, quando ero ormai ventenne, mi ha fatto scoprire nuovi mondi ma anche il piacere di ritrovarsi nel mondo della lettura. Questo articolo riporta alla mia mente le molte emozioni provate con i robot ma soprattutto la voglia di leggere per la curiosità di vedere cosa c’è o ci potrebbe essere al di fuori del mio ristretto spazio di vita quotidiana. Non so se mi farà piacere vedere le avventure della Fondazione nelle serie televisive. Temo di rimanerne deluso.

    • Fabrizio Melodia

      Caro Maurizio, per me è un continuo misurarmi con questo timore. Ti faccio solo pensare che ancora devo vedere Star Trek: Picard perchè ho paura di rimanere deluso come per altre derivazioni del mio amato Star Trek, forse troppo amato.
      Spesso riempiamo di aspettative piuttosto che avvicinarci a un prodotto nuovo senza pregiudizi.
      Sarebbe meglio tenere presente che parola scritta e cinematografia sono due media diversissimi tra loro, due modi assai diversi di trasmettere emozioni e rappresentare.
      Ecco perchè molto spesso una idea filmata non ci restituisce la stessa forza emotiva di una parola scritta bene. Narrare con le immagini è diverso che narrare con le parole. Per quanto il primo si avvicini sempre di più al nostro comune modo interiore di rappresentare, il nostro “immaginare”. La cinematografia è spesso definita una fruizione passiva mentre la letteratura è una fruizione attiva, proprio perchè interessano aree diverse del cervello. Un consiglio che mi sentirei di darti, prova a guardare la serie tv delle Fondazioni senza aspettarti di trovare Gaal Dornick che incontra per la prima volta Hari Seldon. Guardalo come se non conoscessi… penso potrà piacerti.

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